TFB Chi non borbotta in compagnia...
#11

Where I come from, if someone
saves your life, you don't stab them in the back.

James T. Kirk | Human

Il suono del campanello interruppe la sua lettura Avanti... disse Jim, senza distogliere lo sguardo dallo schermo del computer, determinato a terminare il rapporto che aveva davanti. Aveva scaricato dal database della Flotta tutto ciò che era riuscito a trovare a proposito di incontri con i romulani ed era arrivato al punto in cui cominciava ad accusare una certa stanchezza. Accomodatevi disse distrattamente, facendo cenno ai due di attendere un istante mentre leggeva le ultime righe. Poi, finalmente, si decise a spegnere lo schermo e si stropicciò gli occhi, alzando lo sguardo verso i suoi ospiti e rivolgendo loro un sorriso cordiale Signori... li salutò.

Volevo proprio parlare con lei... disse rivolgendosi in direzione di Rekon per poi guardarsi attorno come se cercasse qualcosa. La sua attenzione fu attirata da una scheda dati che si trovava in un angolo della scrivania, si allungò per afferrarla e la porse al tellarite. Queste sono le registrazioni dei sensori della nave nel momento in cui è comparso sul pianeta spiegò ... le ho fatte studiare, ma non abbiamo trovato niente che possa spiegare il suo arrivo. Provi a darci un'occhiata, magari riuscirà a vedere qualcosa che a noi è sfuggito, perché al momento non abbiamo la più pallida idea di come farla tornare indietro fu costretto ad ammettere. Finché non troveremo una soluzione, ovviamente, è il benvenuto qui. aggiunse, ritenendo superfluo preoccuparsi di possibili contaminazioni temporali: difficilmente il tellarite sarebbe riuscito a fare più danni dei romulani, anche se fosse andato in giro per la nave ad aggiornare tutti i sistemi e raccontare loro cosa li aspettava.

Ehi, Bones, avevi parlato anche di qualche bicchierino o sbaglio? continuò mentre spostava lo sguardo sul medico e sulla bottiglia di whiskey che reggeva tra le mani ti dispiace...? chiese, stiracchiandosi per indicare una delle paratie alla sua destra. Primo compartimento... lo indirizzò. Se il medico lo avesse aperto, avrebbe trovato una bottiglia di Brandy Sauriano. Ho come il sospetto che il signor Rekon sia più il tipo da brandy scherzò, visto che il tellarite non ne aveva certo fatto mistero.
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#12

Rekon

Tellarite


”Immagino che l’intuito sia una qualità molto apprezzata nei Capitani, in qualunque epoca…” ghignò Rekon, divertito alla battuta di Kirk sulla sua – non così celata – preferenza per il Brandy rispetto al Whisky, dopodiché parcheggiò le sue stanche membra su una poltroncina e aggiunse ”ma sarò onesto con lei, signore, dopo una giornata come quella di oggi…beh, diciamo che mi farei andare bene anche una mezza bottiglia di quella brodaglia dolciastra che i Cardassiani chiamano Kanar…”

Mentre parlava afferrò i dati relativi al teletrasporto che aveva trasferito l’intensificatore di segnale e che – incidentalmente – aveva materializzato anche Rekon: Kirk aveva ragione, ovviamente, il segnale del Tellarite non si trovava nel raggio di teletrasporto, non era stato rilevato dai buffer dello strumento e non era stato rilevato un secondo raggio.

Analizzò qualche secondo le informazioni, prima di poggiare il datapad a terra e commentare ”Sarò onesto, Capitano…dubito fortemente che sia stato il vostro teletrasporto a prelevarmi dalla mia linea temporale e trasferirmi qui: innanzitutto mi trovavo nel Settore 001, e secondariamente l’intera Enterprise non avrebbe avuto energia sufficiente a generare da sola una distorsione così potente.”

Sfiorò la delta del proprio comunicatore, aggiungendo poi meditabondo ”Però scommetto che, se lei richiedesse una analisi manuale dei dati dei sensori, troverebbe una sorta di distorsione al momento del mio arrivo. Una varianza di fase nel continuum spaziotempo o qualcosa di simile, che i vostri computer hanno probabilmente ignorato considerandola una anomalia nelle letture.”

Non stette comunque ad aspettare che Kirk controllasse o meno quanto detto, poiché spiegò ”Questo perché, Capitano, non è stato un incidente a portarmi qui, ma la precisa volontà di qualcuno. Una entità molto teatrale, a giudicare dal modo e momento in cui mi ha fatto apparire…” accettò con gratitudine il bicchiere che il buon Dottor McCoy gli porse, prima di aggiungere ”Avete familiarità col principio di Ascensione?”

Si trattava di un postulato di fisica teorica, al quale a suo tempo – quando era studente in Accademia – Rekon aveva dato la stessa importanza che aveva riservato ai programmi di replicazione alimentare tarati sull’alimentazione Vulcaniana, ovvero poco o nulla. A quel che ricordava, comunque, si trattava di un postulato in base al quale una razza che fosse stata in grado di evolvere la propria comprensione dell’Universo ad un livello superiore rispetto alla sola percezione della Materia avrebbe potuto fare a meno della propria esistenza materiale, divenendo tutt’uno con l’energia permeante l’Universo stesso ed evolvendo in una forma di vita superiore.

La storia dell’esplorazione spaziale aveva individuato diverse entità che – a vari livelli – erano riuscite in questo processo. I Q erano probabilmente la forma definitiva di tale evoluzione, ma c’erano anche gli Organiani, esseri che un tempo avevano abitato un mondo al confine tra la Federazione e l’Impero Klingon e che esistevano tutt’oggi in una sorta di forma ibrida, pura energia ma ancora legati alle loro passate esistenze terrene. Oltre a queste due razze, inoltre, c’erano alcuni singoli individui che avevano mostrato capacità simili, come il cosiddetto Cavaliere di Gothos, o l’entità che risiedeva intrappolata al centro dell’Universo.

Non aggiunse nulla, nell’attesa che i due Ufficiali del passato rinfrescassero la propria memoria in tal senso con un po’ di alcol e, intanto, si perse nei propri pensieri: se Q lo aveva inviato lì un motivo doveva ovviamente esserci, ma quale? Possibile avesse a che fare con le ricerche romulane su quel motore che in quell’epoca non sarebbe dovuto esistere?

Sbuffò, aggiungendo ”Non ho idea del perché Q – questo è il nome dell’entità che aveva rapito me e diverse altre persone, prima di affermare di volermi mandare a casa per poi spararmi qui – mi abbia voluto far incontrare voi, ma di certo saprei che paroline gentili rivolgergli, se lo incontrassi. E allora non mi risparmierei, neppure se mi ritrasformasse in una bambina umana con le treccine…senza offesa per voi e la vostra linea temporale, eh!”

@T'Dal
Johanna ha assistito alla scena di Rekon tramutato in bambina, quindi potrebbe averlo raccontato, anche solo come aneddoto
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#13

I don't need a doctor, damn it! I am a doctor!

Leonard McCoy Umano

Jim ci invitò a sederci e attendere un momento, poiché stava cercando di completare il rapporto che aveva davanti e decisi di fare gli onori di casa. «Certo che ne avevamo parlato. Sono un dottore, non un barista, ma per una volta posso fare un'eccezione.» dissi con un sorriso, depositando la bottiglia che tenevo tra le mani sulla scrivania del capitano e dirigendomi all'armadietto che Jim aveva indicato, tirai fuori il Brandy Sauriano, poi tre bicchierini.
Il Capitano, intanto si rivolse a Rekon e io rimasi in silenzio, osservando l'interazione tra loro. Kirk gli consegnò una scheda dati contenente le registrazioni dei sensori relativi al momento in cui era comparso sul pianeta. Era evidente che il Capitano stava facendo del suo meglio per aiutare Rekon a capire cosa fosse successo e come fosse finito sull'Enterprise.
Quando Rekon menzionò qualcosa chiamato "Ascensione" e chiese se eravamo familiari con il concetto, annuii. Era una teoria di fisica teorica, secondo cui una razza avanzata avrebbe potuto evolvere la propria comprensione dell'universo fino a diventare una forma di vita superiore, fatta di pura energia.

«Sarà interessante approfondire questa questione» dissi, prendendo finalmente anche io un bicchierino. «Nel frattempo, non vedo l'ora di scoprire perché Q ti ha portato qui e cosa abbiamo da imparare da te. Sembra che tu abbia avuto un incontro piuttosto interessante con questa entità e sì, concordo, se mai dovessimo incontrarlo, sarebbe difficile trattenerci dal fargli alcune domande. In ogni caso, per quanto mi riguarda, non preoccuparti, non mi offendo facilmente. Abbiamo affrontato situazioni molto strane qui, quindi una bambina umana con treccine sarebbe solo un'altra giornata in ufficio.» sorrisi pensando a quanto stravagante e imprevedibile potesse essere la nostra vita su quella nave, nonché quanto potesse esserlo quel Q, in base a quante volte Rekon lo avesse nominato, per poi ricordare una cosa.
«Credo tu abbia incontrato mia figlia, ne sono sempre più convinto. Spero si sia comportata bene. » dissi con un sorriso.
Era evidente che c'era molto da discutere e scoprire, e mi preparai ad ascoltare attentamente le parole di Rekon, cercando di comprendere meglio la sua situazione e il motivo per cui era finito sulla nostra nave. Sempre se non ci fosse qualche pericolo di cui avrei fatto volentieri a meno.
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#14

Where I come from, if someone
saves your life, you don't stab them in the back.

James T. Kirk | Human

Intuito... e la dose di arroganza necessaria a credere di poter gestire situazioni disperate. Basta uscirne vivi un paio di volte e il posto è assicurato. ironizzò Jim ... ma scherzi a parte, ci ha dato una bella mano oggi: lo prenda come un sincero ringraziamento. rispose con un sorriso cordiale, mentre l'ingegnere scorreva rapidamente i dati che gli aveva fornito. Non fu una grande sorpresa constatare che tra tutti quei dati non ci fosse nulla più di quanto avevano già scoperto, ma fino a quel momento gli era rimasta la speranza che tra le conoscenze del tellarite ci fosse qualcosa di utile a rivolvere quel mistero. Evidentemente non era quello il giorno buono per una simile rivelazione. Quando Rekon suggerì di tentare un'analisi manuale dei sensori, Jim fece per alzarsi e andare a inoltrare la richiesta, ma le successive parole del loro ospite lo trattennero: era abbastanza sicuro di aver già sentito menzionare il "principio di Ascensione" di cui parlava, ma in quel momento gli sfuggiva del tutto il contesto. Vide il medico annuire e gli lanciò un'occhiata interrogativa. Fu solo quando il discorso si spostò su una fantomatica entità di nome Q con il potere di trasferire una persona perfino attraverso i secoli che nella sua mente balzò tutto al proprio posto e sentì il bisogno di prendere un sorso di quel brandy che aveva nel bicchiere.

Forse la questione non è tanto il perché questo Q abbia voluto che incontrasse noi... ma perché ha voluto che noi incontrassimo lei non poté fare a meno di considerare, ascoltando distrattamente le considerazioni di McCoy. Comunque se non è stato il nostro teletrasporto a portarla qui, è improbabile che il nostro teletrasporto possa riportarla indietro. Al momento direi che l'opzione migliore che abbiamo sia scambiare due parole con questo Q. aggiunse, anche se l'idea di poter diventare una bimbetta con le treccine non gli suonava esattamente allettante. Come lo contattiamo? si informò, lanciando un'occhiata distratta al contenuto del bicchiere che aveva tra le mani.

Le parole del medico, comunque, lo distrassero un istante dall'intenzione di prendere un altro sorso Johanna? chiese perplesso Come...?. Per quanto ne sapevano il tellarite era piovuto lì direttamente dal futuro e ora, all'improvviso, saltava fuori che non era il suo primo viaggio temporale? Quando? si informò, mentre il suo sguardo passava dall'amico al tellarite.
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