Star Trek GDR

Versione completa: (SNW) - U.S.S. Enterprise - Missione di Pace
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Christopher Pike


=^=Diario del Capitano, Data Stellare 2347.2. L'Enterprise si trova in rotta verso il Sistema Trillus, al fine di svolgere un'opera di mediazione diplomatica tra i Trill ed i Cardassiani, una razza rettiloide il cui Impero si estende ai margini conosciuti del Quadrante Alfa. Il Primo Contatto con una nave cardassiana è avvenuto circa cinque anni fa, ai margini di una zona estremamente estesa di anomalie spaziali nota come Badlands. In quella occasione la U.S.S. Saladin - grazie ai suoi sensori di ultima generazione - è riuscita a soccorrere e trascinare in salvo una nave esplorativa cardassiana vittima delle anomalie.

Da allora non abbiamo più avuto contatti con l'impero Cardassiano, ma evidentemente l'incontro deve averlo favorevolmente impressionati, dato che sono stati loro a proporre fosse la Federazione a fungere da mediatore della controversia con il popolo Trill.

Cinque giorni fa ci siamo pertanto incontrati con una nave diplomatica Cardassiana ai confini del loro spazio e - dopo una serie di incontri preparatori al summit di pace - abbiamo accolto a bordo la loro delegazione per scortarla su Trillus.

Sìno ad ora il viaggio si è svolto senza alcun genere di problema, anche se l'Ambasciatore Nerak ci ha tenuto a segnalare il potenziale rischio di attacco da parte di una fazione terrorista contraria al governo Cardassiano, che avrebbe base proprio nelle Badlands. Per il momento, comunque, non abbiamo rilevato tracce di eventuali insorti e i nostri ospiti si sono dimostrati cortesi e rispettosi delle nostre regole e procedure. Le sole infrazioni ai regolamenti riscontrate da parte della delegazione sono legate alla figlia dell'ambasciatore, una deliziosa bambina di cinque anni di nome Miiral con un evidente spirito da esploratrice. Nonostante le attenzioni del padre e della sua balia, il Tenente Noonien-Singh ha dovuto recuperarla dal Ponte di Volo, dai laboratori astrometrici e ben tre volte dai Tubi di Jeffries, oltre che dall'alloggio del Primo Ufficiale.=^=



-----    -----    Plancia    -----    -----

Erica Ortegas



Con una manovra perfetta il Tenente Ortegas disattivò i motori a Curvatura dell'Enterprise, riportandola nello spazio normale appena al di fuori del sistema solare Trill. Quindi, una volta verificato che tutti i sistemi rispondessero correttamente, aggiunse "Stazioniamo ai margini del sistema solare in attesa di ricevere il permesso a procedere, Capitano. Motori a impulso in Standby e sistemi di navigazione perfettamente efficienti..."

Certo, nonostante la presunta minaccia del terrorismo Cardassiano il volo era stato tranquillo, ma Erica era ugualmente soddisfatta: La'an aveva insistito affinché si sottoponessero ad una serie di esercitazioni di combattimento contro navi Cardassiane - o, quantomeno, contro quel poco che sapevano delle navi Cardassiane - e la cosa era stata un piacevole diversivo rispetto alla routine.

Quantomeno era stato più piacevole rispetto agli incontri bilaterali che avevano dovuto fare Una ed il Capitano, chiusi per ore ed ore con l'ambasciatore e il suo entourage alla ricerca di un accomodamento per evitare un conflitto con i Trill.

Una non era stata di troppe parole quando - la sera - si erano confrontate negli alloggi del primo Ufficiale davanti ad un bicchiere di Brandy Sauriano, ma Ortegas aveva capito che la situazione era complessa, ma con buone possibilità di una risoluzione pacifica.

Apparentemente i Cardassiani avevano occupato militarmente un settore vicino al pianeta Trill al fine di creare un cuscinetto di interdizione tra il proprio territorio e le Badlands, la regione di spazio dove la fazione ribelle si nascondeva. I Trill ovviamente non avevano gradito la cosa, ritenendola una minaccia ai propri territori, ma i Cardassiani erano disponibili a valutare soluzioni alternative al loro problema di sicurezza interna.

Ma tutto questo era un problema delle alte sfere, non certo del Timoniere!

Con la massima tranquillità la ragazza dai capelli corti si volse quindi verso Uhura, attendendo indicazioni su quando procedere per riprendere la rotta verso il pianeta Trill.

Lanciò comunque - per sicurezza - un'occhiata alla consolle tattica. Per essere certa non vi fossero pericoli che i sensori di navigazione non avevano rilevato.


-----    -----    Sala Macchine    -----    -----


Quando la nave uscì dalla Curvatura la vibrazione del potente Reattore Materia/Antimateria si attenuò, tornando ad essere un suono di sottofondo, un piacevole ronzio perfettamente armonizzato ai numerosi bip delle apparecchiature di controllo dei sistemi.

Quando il Comandante Pelia sollevò il capo dal sistema di controllo dell'Intermix poté notare subito una piccola anomalia nel suo regno. Piccola nel senso di alta circa un metro, anomalia perché i tratti da rettile non erano così diffusi tra le specie della Federazione ed il vestitino bianco a balze decisamente non era la divisa d'ordinanza del reparto ingegneria della Flotta Stellare.

A quanto pareva - si disse - la piccola Miiral aveva colpito per la settima volta. Chissà se nel giro di scommesse organizzato dai sottufficiali dei Ponti Bassi qualcuno aveva scommesso che sarebbe successo proprio nella Sala Macchine principale?
Pelia, come un po' tutti a bordo, si era fatta un'idea abbastanza chiara della ragione per cui si trovavano lì. Non le era sfuggito nemmeno l'argomento di conversazione del giorno, ovvero la marmocchia dell'ambasciatore e la sua abilità nel dileguarsi non solo dalla presenza del genitore e della balia, ma sembrava dare del filo da torcere perfino agli esperti ufficiali della sicurezza dell'Enterprise. Non fu, quindi, del tutto sorpresa quando se la vide apparire di fronte all'improvviso, mentre cercava di allungare le manine su una delle console Ma tu guarda se non abbiamo un nuovo aspirante ingegnere, qui! esclamò, riservando un sorriso divertito a quell'ospite inattesa. La donna frugò un istante nelle tasche della propria uniforme e ne tirò fuori una caramella ti piacciono queste? chiese, offrendola alla bambina prima di decidere che poteva concedersee una anche lei. La piccola cardassiana non esitò un solo istante: quella di non accettare caramelle dagli sconosciuti doveva essere un'abitudine esclusivamente terrestre, perché non si fece grossi problemi a cacciarsela in bocca per poi riprendere a correre tra le console.

Forse Pelia avrebbe dovuto allertare la sicurezza, forse avrebbe dovuto informare il capitano o l'ambasciatore che la bambina si trovava lì, ma in fondo se Miiral aveva deciso di evitare le riunioni diplomatiche dei piani alti doveva avere le sue ragioni. Di sicuro meritava un po' di supporto per tutto l'impegno che metteva nello sfuggire ai vari ufficiali, così la donna si limitò a controllare con la coda dell'occhio che non si cacciasse nei guai e tornò al proprio lavoro.

se volete la mamocchia dovete trovarvela con i sensori, io non muovo un dito Tongue
Not believing you're going to die is what gets you killed.

La'an Noonien-Singh Umana

L'Enterprise si trovava in rotta verso il Sistema Trillus, dove dovevamo svolgere un'importante opera di mediazione diplomatica tra i Trill e i Cardassiani. Era una missione delicata e le tensioni erano palpabili a bordo. Personalmente, avevo sempre avuto difficoltà a lavorare in squadra e a interagire con gli altri. Non che mi mancasse la competenza o la dedizione al dovere, ma le dinamiche sociali mi risultavano... sfidanti, per usare un eufemismo.
Durante questo turno, il mio compito era stato quello di gestire la piccola Miiral, la figlia dell'ambasciatore Cardassiano, come se fossi la sua guardiana non ufficiale, ruolo che personalmente mi andava un po' stretto: ero un ufficiale, non una babysitter! Nonostante i miei sforzi e quelli della sua balia, sembrava che la bambina avesse un talento innato per scomparire nei luoghi più impensati della nave. Era come se ogni angolo nascosto fosse diventato per lei un invito all'esplorazione, dato che a quanto sembrava la sua curiosità non conosceva limiti.
Quella giornata non fu tranquilla, ma in un certo senso, la presenza di Miiral riuscì a rompere la monotonia e l'ansia che accompagnarono il viaggio fino a quel momento. Le esercitazioni di combattimento e le attività di formazione avevano contribuito a distogliere la mia mente dalle sfide diplomatiche che ci attendevano. Non ero solita partecipare a giochi o attività ricreative, ma stranamente, il coinvolgimento con Miiral aveva aggiunto una sorta di diversivo rispetto alla routine.
Mentre l'Enterprise si preparava a entrare nel Sistema Trillus, il Tenente Ortegas eseguì una manovra perfetta, portando la nave fuori dalla curvatura e in uno spazio normale appena al di fuori del sistema solare Trill. Sentii un senso di calma e di attesa. Era un momento cruciale, e il mio addestramento in combattimento e tattiche si intrecciava con la mia abilità di prendere decisioni rapide e calcolate. Mi chiesi come avrebbero reagito i Cardassiani a questa situazione e se le tensioni diplomatiche avrebbero trovato una soluzione pacifica.
Era chiaro che la mia infanzia difficile aveva contribuito a forgiare la mia personalità e le mie scelte. Non avevo spazio per i divertimenti infantili, ma ero diventata un'insegnante rigorosa quando si trattava di addestramento tattico e combattimento. Questa abilità mi aveva resa una risorsa preziosa per le missioni di sbarco su civiltà meno avanzate, dove la tecnologia della Flotta Stellare non poteva essere utilizzata. Era un ruolo che accettavo con serietà e orgoglio.
Tutti i dettagli di questo turno, dalle manovre della nave alla comparsa di Miiral, sembravano intrecciarsi in un disegno più ampio. L'attesa nel Sistema Trillus continuava, ma ero pronta ad affrontare le sfide che ci attendevano, sia diplomatiche che personali. La mia esperienza nell'eludere il dolore e mantenere la calma si rivelò utile non solo nella mia formazione, ma anche nelle sfide inaspettate che la vita spaziale ci riservava. E mentre osservavo la console tattica, sapevo che avrei continuato a mantenere la mia guardia alta, sia per la sicurezza della nave che per quella della piccola esploratrice che sembrava aver trovato in me una sorta di complice involontario... dato che non mi ero resa conto che era fuggita. Di nuovo.

Erica Ortegas

Umana


La Plancia di una nave stellare era sempre impegnata, anche mentre la stessa stazionava immobile nello spazio.

Che poi immobile era un concetto relativo, ovviamente. Anche una volta spenta ogni forma di propulsione e arrestato il moto inerziale c'erano sempre piccoli aggiustamenti di rotta da fare, per tenere conto dei venti solari che impattavano sul deflettore, di piccole masse rocciose e - banalmente - del semplice movimento del sistema solare stesso.

Così, mentre un attendente portava a Pike alcuni registri da siglare, Erica stava operando sui controlli del timone, mantenendo la nave esattamente dove doveva trovarsi in attesa dell'autorizzazione a procedere.

Autorizzazione che non impiegò poi molto ad arrivare perché, dopo appena dieci minuti di stazionamento,dal corpo celeste più vicino i sensori captarono due vascelli in rapido avvicinamento.

Pike ordinò ad Uhura di mettersi in contatto ed intanto li fece mettere sullo schermo visore principale: si trattava di navi di piccole dimensioni - la massa complessiva era probabilmente pari a quella di una gondola dell'Enterprise - dotate probabilmente di una limitata capacità curvatura. I motori ad impulso erano però molto grandi e sullo scafo era possibile vedere dei banchi phaser.

"Sembrano dotati di una buona manovrabilità ed anche armati..." commentò il timoniere, cercando istintivamente di valutare come sarebbe stato manovrare contro quegli affari... L'Enterprise era una nave che in manovra risultava inaspettatamente agile - ad esempio rispetto ai D5 Klingon - ma aveva una massa enorme e sarebbe stata dura tenersi lontano da quei piccoli vascelli "Fatemi indovinare...navi da difesa planetaria?"

Probabilmente anche il Tenente Noonien-Singh sarebbe giunta alle medesime conclusioni: gli scudi delle navi in avvicinamento erano abbassati, quindi i sensori tattici - anche in modalità passiva - erano riusciti ad analizzarle: erano pesantemente armate e corazzate (comunque nulla che i phaser dell'Enterprise non potessero sistemare, al bisogno) per la loro minuscola taglia e dotate di motori concepiti per offrire loro manovre estremamente strette - anche se, probabilmente, ai limiti dei loro campi di integrità strutturale. Quelle navi non erano pensate per esplorare ed erano probabilmente scomode per il piccolo equipaggio - dieci persone - che le manovrava, ma avrebbero potuto fare male. Erano navi da difesa!

Non vi fu comunque il tempo per preoccuparsi dell'arrivo delle due navi, poiché esse diedero immediatamente il codice di riconoscimento come vascelli della Flotta di Autodifesa Trill e chiesero all'Enterprise di unirsi loro in formazione, per essere scortata al summit di pace.

"Ah, ottimo!" esclamò Erica, attendendo il cenno di assenso di Una - seduta accanto a lei - per procedere. Mentre l'ammiraglia della Flotta si inseriva in una formazione a triangolo con le due navette, aggiunse "Magari riuscirò ad effettuare io la manovra di inserimento orbitale prima.della fine del turno!

Nel frattempo, la consolle di comunicazione interna di La'an si illuminò sul canale della Sicurezza. Controllando i codici la donna notò che era Scott Baker, un Marinaio addetto alla vigilanza presso il ponte dove era situata la delegazione Cardassiana.

Un piccolo brivido - sfida o noia? - le corse lungo la schiena...

-----    -----    Sala Macchine    -----    -----

La bimba aliena fece un occhiolino a Pelia, quando quest'ultima le diede la caramella, e se la infilò in bocca.

Dopo un momento, però, si fermò e cominciò a frugare le tasche del vestitino, come se cercasse qualcosa al loro interno. Quando non lo trovò sbuffò ed il piccolo volto - le placche ossee di fronte e zigomi ancora poco marcati rispetto agli adulti - si corrucciò.

Durò pochi secondi perché, appena un attimo dopo, la bocca si allargò in un sorriso e la bimba cominciò ad armeggiare con uno dei numerosi braccialetti di perline che aveva al polso. Dopo qualche secondo riuscì a slacciarlo e. Con movimento rapido, raggiunse nuovamente il Capo Ingegnere, mettendosi in punta di piedi ed afferrandole il braccio.

Se Pelia glielo avesse consentito, la bimba avrebbe attirato a sé la mano rosa, quindi le avrebbe allacciato il braccialetto al polso, affermando "Grazie Signora..."

Quindi si sarebbe allontanata, cominciando a guardare le varie consolle e le loro luci. Dopo un po', però, sarebbe tornata dalla bionda donna, intenta a ricalibrare un disallineamento nei sensori, indicando il reattore di Curvatura e chiedendo "Scusa Signora...quel ragazzo ha detto che quella grande scatola è il motore a..a..Cur-va-tu-ra. vuol dire che fa fare le curve alla nave?"

Pareva aver preso confidenza con lei, quindi aggiunse in tono più sicuro "E perché avete attaccato dei grossi tubi fuori dalla nave? E perché la vostra nave è così strana, con un piatto separato dal resto?"

Effettivamente la nave cardassiana incontrata - così come quella salvata anni prima - avevano un unico scafo e gondole di Curvatura integrate e non esterne.

Pelia

Lanthanitiana

Pelia osservò il braccialetto di perline che si era ritrovata improvvisamente al polso e qualcosa nella fattura o, forse, nel bizzarro abbinamento di colori e nel modo in cui quelle perline erano disposte, le suggerì che doveva essere opera della bambina oh, grazie piccola disse, scompigliandole affettuosamente i capelli io sono Pelia, tu ce l'hai un nome signorina? si informò. Miiral! rispose la piccola, mentre correva di nuovo verso le console, forse attratta dalle luci colorate.

La donna era appena ritornata al proprio lavoro, quando la bambina spuntò nuovamente nel suo campo visivo, con una bizzarra idea di curvatura che sembrava voler verificare oh, che idea interessante valutò Pelia, riflettendo che per quanto quella non fosse esattamente la funzione principale del motore, non c'era alcun dubbio sul fatto che, in effetti, consentisse alla nave di muoversi all'interno di uno spazio ricurvo. Muoversi su una curva non era forse la definizione esatta di curvare? Sì, immagino si possa vedere anche così... decise dopo quella sua piccola riflessione. Le domande, comunque, non sembravano essere finite. Tubi? chiese perplessa di rimando, cercando di visualizzare quali tubi potesse aver notato sullo scafo dell'Enterprise. Poi, all'improvviso, ebbe un'illuminazione Gondole! Sono le gondole di curvatura. Anche quelle servono per curvare. rispose, divertita da quell'originale concezione della fisica alla base del loro sistema di propulsione.

Strana, eh? chiese, riflettendo un istante sulla questione. La fisica in grado di spiegare perché le configurazioni che consentivano all'intero sistema di funzionare in modo efficiente fossero limitate era perfettamente lineare, ma allo stesso tempo richiedeva competenze di ingegneria che andavano al di là della capacità di comprensione perfino di alcuni degli ufficiali della Flotta. Pensa che io mi stavo chiedendo come mai la tua nave fosse così strana... alcune cose sono davvero molto curiose quando le vedi per la prima volta, non è vero? rispose secondo te è più strana la nave o siamo più strani noi? chiese con un sorriso, certa che per una bimbetta di quell'età nemmeno vedere tutti quegli alieni di forme e colori insoliti non dovesse essere del tutto normale.

Vuoi vedere una bella cosa? chiese indicando con un cenno il nucleo di curvatura. Attese che la bambina alzasse lo sguardo, poi ricalibrò rapidamente i parametri dei campi magnetici che controllavano le reazioni all'interno del nocciolo in modo da far sfarfallare ritmicamente l'emissione della radiazione di Cherenkov. In pochi istanti il nucleo di curvatura iniziò a brillare come un insolito albero di Natale. Probabilmente dalla plancia avrebbero rilevato un calo di potenza, ma lo spettacolo valeva certamente la pena.

*Lexi si diverte* non so se è della bambina che dovete preoccuparvi, comunque...
Not believing you're going to die is what gets you killed.

La'an Noonien-Singh Umana

Il turno di servizio era entrato nel vivo. Essere addetta alla sicurezza comportava una costante vigilanza e prontezza, specialmente in situazioni diplomatiche delicate come quella che stavamo vivendo. Mentre la nave stazionava in attesa dell'autorizzazione a procedere, mi ero dedicata ai controlli e alle analisi dei sensori, garantendo che tutto fosse sotto controllo.
La comparsa delle due navi trill non era passata inosservata e i pensieri correvano mentre osservavo gli schermi che mostravano i dettagli delle navi in avvicinamento. Come sempre, la tattica era fondamentale, e avevo già iniziato a valutare le potenziali manovre per reagire a diverse situazioni, pronta a rispondere a qualsiasi possibile minaccia.
Quando Ortegas commentò che sembravano dotati di una buona manovrabilità ed anche armati, non potevo fare a meno di concordare con lei. Mi ritrovai a pensare che anche se le navi erano piccole, la loro presenza non andava sottovalutata, in quanto avevano una chiara funzione difensiva e potevano costituire una minaccia se le circostanze lo richiedevano.
La richiesta di scortare le navi cardassiane arrivò poco dopo. Essere l'addetto alla sicurezza era un compito che richiedeva attenzione e professionalità, ma in situazioni diplomatiche il mio ruolo era più complesso, in quanto dovevo assicurarmi che tutti a bordo fossero al sicuro e che nulla andasse storto durante il viaggio.
Ero concentrata sui miei compiti, quando la console di comunicazione interna si illuminò con il nome di Scott Baker, uno dei marinai della sicurezza che si occupava della delegazione cardassiana. Il brivido che mi attraversò la schiena era un mix di emozioni, tra cui una leggera preoccupazione. La mia relazione con le persone non era mai stata facile, e spesso mi trovavo a combattere contro le sfide che esse presentavano.
Era il momento di rispondere. «Tenente La'an Noonien-Singh qui. Scott, cosa c'è?» chiesi, cercando di mantenere la mia voce calma e professionale, nonostante il brivido di inquietudine che mi percorreva.

Erica Ortegas

Umana


"Ecco fatto, docile come un cavallo ben ammaestrato, anche se ad un certo punto abbiamo avuto un calo di potenza e ho dovuto compensare. Ma è stata cosa di pochi secondi e non si è ripetuta..." riferì Ortegas tutto d'un fiato, una volta inserita L'Enterprise nell'orbita di parcheggio che era stata loro indicata.

A quanto pareva il summit di pace non si sarebbe svolto direttamente su Trillus, ma su una luna del quinto pianeta, una luna dotata di atmosfera e di un clima torrido e semidesertico, probabilmente pensato per mettere a proprio agio la delegazione Cardassiana.

L'Umana lanciò uno sguardo al Guardiamarina Stendi, il timoniere che sarebbe dovuto subentrare di turno venti minuti prima, e gli fece l'occhiolino. Dopodiché si stiracchiò come una gatta e si alzò in piedi, lieta di lasciare il timone ora che il massimo dell'eccitazione sarebbe stata probabilmente una correzione di rotta ogni tre o quattro ore, qua do l'orbita di parcheggio cominciava naturalmente a degradare.

"Signore, io stacco...vorrei andare a divert...hem, ad addestrarmi un altro po' al simulatore..." disse ad Una, che nel frattempo aveva preso il posto del Capitano sulla poltrona centrale. Come da protocollo, infatti, Pike si sarebbe teletrasportato per primo sul pianeta per incontrarsi con la delegazione Trill.

La Illiriana fece un cenno di assenso, accompagnato da un sorriso divertito, e Ortegas si diresse al turboascensore.

Si bloccò però vicino alla consolle tattica, quando sentì la conversazione che La'an stava avendo con qualcuno della sua Sezione, il quale rispose =^=Mi perdoni se la disturbo, Tenente, ma... è successo. Di nuovo...=^=

Erica si bloccò incuriosita: a quanto pareva la Piccola Peste aveva colpito di nuovo. Le esplorazioni della bambina Cardassiana erano ormai cosa nota all'equipaggio e - anche se nessuno lo avrebbe ammesso neppure sotto tortura - era probabile che qualcuno dei Ponti Bassi le trovasse talmente divertenti da assecondarle.

Quel che era invece cosa nota ai più era che c'era una specie di giro di scommesse - nulla di illegale, ovviamente...in fondo la Federazione non usava denaro per gli scambi interni, quindi scommettere soldi era relativamente importante - su dove e quando sarebbe avvenuta la prossima marachella. Ortegas aveva puntato che sarebbe successo prima dell'inizio del summit, scommettendo anche che l'avrebbero ritrovata almeno in un'area a livello.di sicurezza 3, se non superiore.

Per questo si appoggiò placidamente accanto alla parigrado e - col ghigno divertito di un gatto che ha visto il canarino - ascoltò Scott spiegare che la sua tata e la guardia che le accompagnava l'avevano persa di vista in un corridoio del Ponte 5 dopo aver fatto passare alcuni carrelli antigravitazionali che stavano movimentando materiali di manutenzione, per poi commentare serafica "Fammi indovinare...vi siete persi un'altra volta la bambina..."

-----    -----    Sala Macchine    -----    -----

La piccola fissò lo spettacolo creato da Pelia ad occhi sgranati poi, quando finì, si mise a pensare attentamente alla domanda della bionda.

Fu solo dopo che ebbe tormentato per un po' le balze di pizzo del vestitino che rispose con una serietà notevole per la piccola età "Sì, è vero. Non avevo mai visto tanti...alieni tutti insieme..."

Si mise quindi a guardare le schematiche dell'Enterprise che - sotto forma di vari spaccati - comparivano su molti degli schermi della Sala Macchine. Era estremamente improbabile che sapesse leggerle, dato che erano anche in una lingua che non era certo la sua, ma sembrava affascinata dalla forma della nave, da quel piatto e da quei tubi che spuntavano dallo scafo principale...

Alla fine si avvicinò all'ingegnere e le tirò la divisa, come per convincerla a chinarsi alla sua altezza, e le disse in un orecchio "Comunque è più strana la vostra nave. Voi siete carini con tutti questi colori di vestiti, capelli e pelli diverse..."

Dopodiché si allontanò di nuovo, stavolta per guardare il pulsare costante del collettore del plasma che trasferiva la massa rovente di gas ionizzato verso la Gondola di Dritta, lasciando Pelia a riflettere che - in effetti - i Cardassiani non sembrassero particolarmente propensi all'uso di colori nei.loro abbigliamenti, estremamente scuri e monotono.

Pelia

Lanthanitiana

La serietà con cui la bambina aveva valutato la domanda strappò un sorriso a Pelia. Molto meno allegro sembrava essere uno degli ingegneri, che stava osservando l'insolito sfarfallio del nucleo di curvatura con aria decisamente preoccupata ehm... comandante...?! chiese, senza sapere bene come completare quella richiesta. Pelia spostò lo sguardo dalla piccola al giovane, per poi seguirlo in direzione del nucleo di curvatura. Sì...? chiese, incitandolo a proseguire, ma prima che l'altro riuscisse a fornire una risposta coerente, la donna intuì cosa dovesse avergli mangiato la lingua, alzò gli occhi al cielo e sbuffò leggermente, mentre correggeva i parametri per riportare i campi magnetici alla loro normale funzionalità è un nucleo di curvatura, giovanotto. Non una bomba a orologeria! protestò, ritenendo decisamente eccessiva quella reazione.

La marmocchia, intanto, era tornata a studiare le schematiche della nave e sembrava davvero essersi appassionata alle gondole di curvatura perché Pelia la scorse fermarsi ad osservare tutte le console sulle quali erano attivi i controlli. La donna era intenta a cercare di individuare l'origine di un leggero scompenso nel flusso della gondola di dritta, quando la bambina le si avvicinò di nuovo, costringendola a priegarsi perché potesse confessarle quanto li trovava carini vestiti a quel modo e Pelia non poté fare a meno di pensare che, più che la scarsa varietà nell'abbigliamento Cardassiano, era sorprendente come riuscissero a perdersi con tanta faciiltà una marmocchietta che indossava un vestitino bianco dall'aspetto di una meringa.

Se ti piacciono le gondole dovresti salire verso il ponte nove, da lì puoi vederle fuori dal corridoio esterno disse, porgendo una mano alla bambina per accompagnarla nuovamente verso una delle schematiche guarda... noi siamo qui disse, indicando la sala macchine devi seguire tutto questo corridoio... prendi il turboascensore qui... ti fai portare fino a qui... e poi continui finché non le vedi spiegò.

caccia alla marmocchia che gira per la nave, forza! Laugh
Not believing you're going to die is what gets you killed.

La'an Noonien-Singh Umana

Ascoltai Scott Baker con attenzione e l'uomo ammise che era stata persa di vista la bambina Cardassiana... di nuovo. Era sorprendente quanto una piccola presenza possa causare tanto fermento su una nave stellare, ma la bambina era diventata una sorta di leggenda tra l'equipaggio. Sembra che ci sia persino un giro di scommesse riguardo a dove e quando la prossima "marachella" sarebbe avvenuta e decisi di chiudere un occhio. Ortegas sembrava particolarmente divertita da tutta la situazione.

Scott ha spiegato che la tata e la guardia che accompagnavano la bambina l'avevano persa di vista mentre erano impegnati con dei carrelli antigravitazionali che trasportavano materiali di manutenzione, così Ortegas commentò in tono serafico: «Fammi indovinare...vi siete persi un'altra volta la bambina...»

Alzai lo sguardo verso Ortegas, facendo un leggero sorriso, mentre mi avvicinavo alla consolle tattica, pronta ad affrontare la situazione. «Sembra che Miiral sia all'opera di nuovo, è vero» dissi con tono più neutro possibile, mostrando un vago sorriso. Era strano come anche le situazioni più complicate potessero diventare parte della routine a bordo di una nave stellare e odiavo dover inseguire una bambina per tutta una nave, possibile che una tata che dovrebbe essere pagata se la facesse sfuggire a cadenza regolare? Era la settima volta, ma la tata non poteva giocare con la bambina?

Scott fece un breve resoconto della situazione, spiegando che avevano perso di vista la bambina nel corridoio del Ponte 5, dopo aver fatto passare dei carrelli antigravitazionali. Annuii, dimostrando di capire la situazione. «Va bene, Scott. Grazie per avermi avvisato. Vado a vedere cosa posso fare» ho detto con calma, dirigendomi al ponte 5, iniziando a esaminare il corridoio e ho notato una serie di carrelli antigravitazionali parcheggiati lungo il lato. Sembrava che la bambina avesse sfruttato la situazione per farsi avanti. Ho sorriso leggermente, ammirando la sua ingegnosità, ma la bambina non c'era.
Iniziai a seguire le tracce, cercando indizi che potessero condurmi alla sua posizione. Mentre camminavo lungo il corridoio, ho notato delle tracce di impronte sul pavimento, segno che la nostra giovane esploratrice era passata di lì di recente.
Ho continuato a seguire le tracce, entrando in una zona meno frequentata del corridoio. Nulla. Pensai a cosa avrebbe potuto fare una bambina, così decisi di dirigermi al ponte 8, nella sala macchine principale, sperando di trovarla.

Erica Ortegas

Umana


"Aspetta, ti accompagno..." disse rapidamente Erica, quando vide la giubba rossa parigrado lasciare la propria postazione ad un subalterno per occuparsi in prima persona della piccola peste. Per quanto potesse essere interessante andare nel simulatore a giocare col nuovo programma Cardassiano, infatti, dare la caccia alla giovane fuggitiva sembrava decisamente più entusiasmante "potresti aver bisogno di un paio di occhi in più per ritrovare quella diavoletta cardassiana. E poi, così, se la delegazione vedrà due ufficiali superiori sapranno che ci stiamo impegnando per loro..."

La seguì pertanto nel Turboascensore col quale raggiunsero il Ponte 5. L'indagine fu piuttosto laboriosa, poiché dovettero letteralmente seguire le tracce della bambina lungo i corridoi.

A giudicare dalla ricostruzione di La'an, la piccola Cardassiana aveva dovuto seguire un carrello di manutenzione fino ad un turboascensore, cosa che la avrebbe virtualmente potuta portare ovunque a bordo della nave.

Fortunatamente tutti i carrelli di manutenzione che avevano trasferito materiale dal Ponte 5 si erano diretti alla Sezione Motori, cosa che aveva notevolmente semplificato l'indagine, portandole infine a stabilire che - con ogni probabilità - la piccola esploratrice si era quasi certamente recata al Ponte 8.

Mentre le due donne erano sole nel turboascensore che - dalla sezione a disco - le stava trasportando nel regno del Capo Ingegnere, Erica chiese alla collega "Che idea ti sei fatta di questi negoziati? Perché non so come la pensi tu, ma per me questi Cardassiani sono abbastanza imperscrutabili..."

Nulla nel loro comportamento aveva fatto pensare che fossero intenzionati ad andare avanti con questa guerra con i Trill, almeno a quanto aveva capito, ma ogni volta che sorridevano, i loro ospiti davano al Tenente Ortegas una sorta di brivido alla base del collo.

-----    -----    Sala Macchine    -----    -----

La bambina ringraziò con grande educazione Pelia per le indicazioni e, saltellando in maniera talmente buffa che le gonne a balze del vestitino sembravano quasi oscillare come un enorme budino boliano, si avviò approssimativamente nella direzione indicata.

Il capo ingegnere ebbe così una quindicina di minuti buoni per individuare e correggere lo squilibrio che aveva notato, prima che con passo di carica La'an ed Erica entrassero in Sala Macchine.

Le due donne si guardarono un po' attorno, dopodiché la pilota disse con voce palesemente scherzosa alla superiore "Salve Comandante, stiamo facendo una ispezione a sorpresa per verificare se è in corso lo sfruttamento di manodopera mi prende in Sala Macchine...niente da dichiarare?"

Il sorriso divertito co.univava perfettamente quanto la situazione la stesse divertendo...
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