Se il quadrante Alfa vedeva la forte presenza della Federazione Unita dei Pianeti, con le sue leggi, la sua flotta esplorativa e la sua politica, il quadrante Beta, per quanto influenzato di riflesso dalla politica e dall'interesse federale, continuava ad essere ancora un ambiente colmo di misteri e, soprattutto, di pericoli. Dopo gli eventi che avevano interessato l'Impero nel corso della seconda metà del 2200 l'Impero aveva lanciato una serie di campagne per la consolidazione dei suoi territori e, soprattutto, per l'esplorazione dei territori lunghi i suoi confini, in particolar modo lungo la zona neutrale con la Federazione e con l'Impero Klingon.
Negli ultimi mesi l'attenzione dell'Impero si era concentrata proprio verso quei settori di spazio confinanti con i territori sotto il controllo dell'Impero Klingon, erano state lanciate una serie di sonde sia verso H'atoria che verso Balduk per raccogliere dati astrometrici e procedere con una mappatura del confine e inviate navi oltre la zona neutrale e gli avamposti di confine per delle esplorazioni approfondite.
Proprio lungo il settore di Balduk diverse navi esplorative, seguendo la rotta di sonde precedentemente scomparse, avevano a loro volta cessato di comunicazione informazioni al quartier generale della flotta e con l'Accademia di Astrofisica Romulana.
La situazione aveva immediatamente attirato l'attenzione della flotta imperiale e, soprattutto, della Tal Shiar provocando un insolito movimento di navi da guerra lungo il confine, nel triangolo Chaltok, D'Deridex e Dewa, il genere di movimenti che erano soliti rendere i klingon nervosi. Alla fine il centro di queste sparizioni era stato identificato come un pianeta non mappato situato a circa 14 anni luce dal confine e 9 anni luce dal Sistema Balduk sede di quella che sembrava essere una colonia autonoma dal governo centrale del fiero quanto pericoloso popolo originario dell'omonimo sistema. Una colonia situata in una posizione chiave e potenzialmente dotata di tecnologia militare avanzata che, se accuratamente gestita, avrebbe permesso un controllo pressoché totale sul confine in quel settore di spazio.
Scartata l'operazione militare diretta a causa della vicinanza al confine klingon, già pericolosamente attivo a seguito dei movimenti precedenti della Flotta Romulana, l'unica ipotesi rimasta sul tavolo del Senato e del Pretore era stata inviare una delegazione dei corpi diplomatici imperiale ed aprire quella che, nelle intenzioni del Senato, sarebbe dovuta essere una rara operazione diplomatica dell'Impero atta ad acquisire la tecnologia balduk.
Il primo contatto con la colonia planetaria, chiamata dai nativi Cyris, era stato semplificato molto dalla prevedibile reazione dei klingon alla notizia che era stata fatta filtrare loro dalla polizia imperiale. Il primo tentativo di distruggere la colonia e, conseguentemente, il rischio che potesse essere fortificata dai romulani, non aveva sortito minimamente l'effetto sperato e questo, tra le altre cose, aveva fatto crescere esponenzialmente l'interesse dell'Impero Stellare per la tecnologia del piccolo pianeta. Per garantire il successo della missione indipendentemente dalla buona riuscita della missione diplomatica oltre che al vascello inviato "in via ufficiale" nel sistema era arrivata anche una nave della Tal Shiar per permettere lo sbarco di quello che era stato presentano alle autorità locali come il secondo gruppo di diplomatici che avrebbe seguito le trattative tra Cyris e Romulus.
Inutile nemmeno specificare che gli ordini del secondo gruppo erano quelli di prendere possesso a qualunque costo della tecnologia e, se necessario, distruggerla per evitare che potesse rappresentare un pericolo per l'Impero.
In pochi giorni il pianeta, scoperto quasi per caso a seguito della sparizione di alcune sonde di ricerca, era diventato il centro di un improbabile missione diplomatica romulana che, complice il primo attacco dei klingon e il loro fallimentare tentativo di distruggere la colonia, procedeva con quello che sembrava essere un discreto margine di successo.
Llaiir non aveva mai creduto nel potere della diplomazia e delle parole ma sapeva bene come la paura potesse essere, a volte, ancora più forte delle armi. L'attacco dei klingon aveva permesso loro di insinuarsi perfettamente tra le pieghe della società balduk, un popolo per sua natura guerriero, promettendo un adeguato compenso in cambio del loro appoggio al punto tale che la romulana non considerava l'arrivo imminente di una delegazione klingon come un grosso problema. I loro diplomatici erano lì già da diversi giorni e, soprattutto, l'Agenzia stava lavorando per preparare il piano di riserva da attivare nella malaugurata idea che la colonia non avesse accettato la loro generosa offerta.
Non di meno tuttavia il suo compito lì era evitare che ci potessero essere problemi e, al momento, il problema più grande era rappresentato dalla delegazione klingon per quello aveva lasciato perdere la trattativa diplomatica in senso stretto, non che la sua assenza fosse una grande perdita per i corpi diplomatici romulani, e si era messa ad osservare e monitorare i movimenti della delegazione allo scopo di carpire informazioni e, potenzialmente, debolezze.
Pur non indossando la divisa standard della Tal Shiar e pur non avendo, in segno di rispetto che le era stato imposto di mostrare, armi con se, almeno a vista, era abbastanza palese che non fosse una semplice diplomatica. I suoi
vestiti richiamavano inevitabilmente le linee e i colori tipici dei vestiti che avrebbe potuto scegliere un militare o un ufficiale della Tal Shiar che, complice l'ambiente spartano e polveroso, la rendevano molto simile ad una sorta di spettro pronto a colpire.