24 dicembre
Andoria, Montagne Thoran
George Byron, professore di Storia Interstellare all’Accademia della Flotta Stellare, era irrequieto. Da poco più di un mese, le strade di San Francisco si erano riempite di luci e decorazioni. Babbo Natale olografici sembravano aver assalito le vetrine dei negozi, tanto che passeggiare per la città ora significava essere continuamente fermati da ologrammi che consigliavano possibili doni per famigliari ed amici.
Immerso così dall’atmosfera festiva, George si sentiva quasi soffocare. Da quanti secoli, tutti i dannati anni, succedeva la stessa cosa? Ogni volta che si avvicinava il Natale comparivano quelle dannate decorazioni, si spendeva capitali in regali e ci si sentiva più buoni. Nessuno partiva per un’interessante avventura, ma tutti se ne stavano tranquilli davanti ad un caminetto olografico in attesa che un Babbo Natale olografico scendesse da un camino olografico e finisse su delle braci olografiche. Una noia mortale per un’entità semidivina come lui.
Solitamente, in quel periodo, Q abbandonava la sua identità di George e scappava dalla Federazione Unita dei Pianeti, rifugiandosi nell’Impero Romulano o in qualche altro luogo nella galassia dove non fosse ancora arrivata quell'antica tradizione terrestre, ma anche quel suo fuggire l’aveva stufato.
Perché, al posto di andarsene, questa volta non provare a rendere un poco più interessante la festa? Il problema era come. E dove. Se voleva far festeggiare alle sue vittime un Natale più emozionante del solito, avrebbe dovuto scegliere un luogo adatto, che potesse donare in un certo qual modo un’atmosfera natalizia. E Natale significava neve, ghiaccio e freddo: gli stessi elementi che caratterizzavano Andoria, pianeta di Classe P.
Così, con uno schiocco di dita e un lampo di luce bianca, Q… ehm… George aveva lasciato l’opprimente aria festiva di San Francisco ed era comparso al centro di una piccola valle nascosta delle Montagne Thoran, nella zona settentrionale di Andoria. Aveva osservato per qualche istante il luogo, senza che i -27 gradi sembrassero turbarlo, poi aveva schioccato le dita un’altra volta e davanti a lui era comparsa una villa dotata delle più aggiornate tecnologie.
Un altro schiocco e il paesaggio innevato che attorniava la villa fu disegnato da sentieri che serpeggiavano attorno a rocce intagliate in simpatiche figure di folletti, renne, abeti addobbati e doni. Nelle vicinanze dell’abitazione comparvero varie strutture.
Per qualche istante il cielo si tinse di viola, prima di tornare azzurro. George aveva eretto un campo di forza. Non temeva che i suoi ospiti tentassero la fuga per le montagne in quanto sarebbe stato un suicidio, ma non voleva che chiedessero soccorso appena arrivati. Se un'astronave si fosse presentata a dieci minuti dalla partenza della festa, come minimo sarebbe stato costretto a mandarla tra i borg. La cosa migliore, quindi, era bloccare il passaggio di qualsiasi segnale, comunicatori compresi.
Infine, l’abbigliamento stesso di George si modificò. Ora indossava un paio di pantaloni e una maglia rossi bordati di pelliccia bianca, la sua pancia si era gonfiata nel tradizionale pancione di Babbo Natale, i suoi capelli si erano allungati ed erano diventati bianchi, un cappuccio rosso bordato di pelliccia bianca gli copriva la testa e una folta barba nascondeva i suoi lineamenti. Difficilmente qualcuno sarebbe riuscito a riconoscere George Byron in quella figura.
Il palcoscenico era stato preparato, ora mancavano gli attori, coloro che sarebbero stati invitati alla festa di Q e che avrebbero dovuto subire i suoi capricci, con lo scopo di renderlo meno annoiato del solito.
Entrato nella villa, George si diresse senza indugio verso la maestosa sala da pranzo. La pareti della stanza erano verde scuro, decorate con cornici e rilievi dorati. Al centro, circondato da tavolini e divanetti rossi, c’era un grosso abete, addobbato con le più tradizionali decorazioni natalizie.
Fermatosi di fianco al grande albero, il finto Babbo Natale schioccò ancora una volta le dita e, al suo comando, un gruppo di camerieri comparve nella sala. Tutti avevano le antenne e la pelle blu caratteristici degli andoriani ed indossavano un costume da folletto verde e rosso che stonava particolarmente col colore della loro pelle. Appena gli ospiti fossero arrivati, quei particolari camerieri avrebbero servito piatti e bevande provenienti dall'intera galassia, sia conosciuta che sconosciuta.
Dopo aver osservato per qualche istante la sua opera, l'uomo annuì soddisfatto. Uno splendido sorriso comparve per un breve istante sul suo volto, per poi essere sostituito da un'espressione concentrata. Il suo potere mentale si espanse fino a toccare due diverse dimensioni. Dopo che Q ebbe selezionato le sue vittime, uno schiocco risuonò nuovamente nell'aria.
Ci fu un lampo di luce bianca e diverse persone comparvero nella sala. Il volto di ognuno di loro era parzialmente coperto da una
maschera da renna. Non essendo sufficiente per nascondere completamente i tratti fisici caratteristici della loro specie, la maschera non aveva di certo lo scopo di nascondere la loro identità o di portare membri di specie nemiche a relazionarsi. Era solo una burla.
Oh Oh Oh! Una volta che la confusione e l'eventuale terrore si furono un poco pacati nella sala, Q attirò l'attenzione dei presenti con la caratteristica risata di Babbo Natale.
Buon Natale! Continuò.
Benvenuti al Polo Nord! Cof, cof... ok, lo ammetto: questo non è il Polo Nord. Non è nemmeno la Terra. Ma in questi tempi, con la globalizzazione e l'espansione nello spazio, il mio lavoro si è espanso in buona parte della galassia. Dopotutto, non c'è bambino che non desideri i miei doni! Così, mi è sembrato giusto spostare la mia villa.
Ma non soffermiamoci su certi dettagli! Bevete! Mangiate! Litigate e duellate, se ne sentite il bisogno... ma, soprattutto, divertitevi!
Ah, giusto! Un piccolo dono vi attende sotto l'abete! Chissà, magari potrebbe esservi utile in futuro. Sempre che voi riuscite a lasciare questo luogo... Oh Oh Oh!
E, con uno schiocco di dita e un lampo di luce, 'Babbo Natale' scomparve.