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TFB Gli esploratori dell'Arca Perduta - Versione stampabile

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RE: Gli esploratori dell'Arca Perduta - @Les - 25-07-2024

Where I come from, if someone saves your life, you don't stab them in the back.

James T. Kirk Umano

Jim scostò una pianta che gli ostruiva il cammino, ascoltando in un meditabondo silenzio le parole dell'antropologa. A forza di girovagare per la frontiera dello spazio federale, prima o poi si sarebbero trovati di nuovo faccia a faccia con i romulani e sapeva che quello non sarebbe stato il momento migliore per filosofeggiare sul nemico.

Non fu sorpreso di scoprire che l'immagine che Haruka aveva di loro fosse diversa dalla sua, in fondo solo così si spiegavano i sentimenti per un uomo che, se ne avesse avuto l'opportunità, li avrebbe uccisi tutti a sangue freddo. Capisco... borbottò distratto dal fatto che gli sfuggiva ancora il punto centrale della questione: c'era davvero qualcosa di meritevole nel comportamento dei romulani o, come nel corso dell'ultima missione, Haruka stava solo ingannando se stessa, aggrappandosi a un'idea di loro in cui aveva bisogno di credere per accettare la loro cultura?

Il capitano non era tanto ottuso da ritenere che i nemici non potessero essere in grado di sentimenti o di atti di reciproca generosità. Comprendeva inoltre fin troppo bene cosa Haruka intendesse nel sostenere che le azioni militari cui aveva assistito non fossero un buon metro per giudicarne l'intera cultura. Per quanto il fine ultimo della Flotta Stellare fosse l'esplorazione, nel corso degli anni non erano mancati scontri in cui il Comando aveva usato l'Enterprise come nulla più che una pedina su una scacchiera. Cosa avrebbero potuto pensare degli alieni di una cultura disposta a giocare a quel modo con la vita di centinaia di uomini e donne? Cosa avrebbero potuto pensare dell'abnegazione che portava tutti loro ad accettare quegli ordini? Forse più di chiunque altro, Jim capiva ciò che Haruka voleva dire con quelle parole, perché si era ritrovato ancora a dover imporre all'equipaggio quelle decisioni prese unilateralmente, non sempre con cognizione di causa.

Capitano! chiamò nuovamente Liepmann, interrompendo i sui pensieri. C'era un senso di urgenza nella sua voce e d'istinto Jim affrettò il passo, sbucando tra le fronde a pochi passi dall'archeologo per ritrovarsi di fronte l'ultimo degli spettacoli che si sarebbe aspettato di trovare: la ragione per cui gli strumenti avevano indicato che il passaggio in quel punto era ridotto, era che la forra era attraversata da una struttura di evidente origine artificiale, inglobata in gran parte da piante e arbusti. Un ponte?! esclamò Jim, dando voce ai pensieri dei presenti. La parte centrale della struttura era collassata, rendendo impossibile utilizzarla per oltrepassare la forra, ma su entrambi i lati erano rimaste due grandi piattaforme e parte della campata. In fondo la ragione per cui volevano andare dall'altra parte era perché speravano di trovare delle tracce di civiltà... e le avevano appena trovate, anche se non esattamente dove si aspettavano.

Signori, congratulazioni! annunciò allegro il capitano, raggiungendo l'archeologo per sottrargli l'olocamera Ok, tutti vicino a quella colonna, questo è un momento da immortalare! Penseremo dopo alle rilevazioni! decise, indicando una delle strutture con l'entusiasmo di un turista in vacanza di fronte a qualche bizzarra opera d'arte aliena.



RE: Gli esploratori dell'Arca Perduta - Neris - 06-08-2024

It is worthwhile studying other peoples, because every understanding of another culture is an experiment with our own.

Haruka Abe Umana

Al secondo richiamo di Liepmann, Haruka spostò la sua attenzione dalla conversazione in corso alla situazione attuale. Qualcosa era cambiato. Non poteva vederlo a causa degli alberi, ma immaginava fossero arrivati al punto dove il precipizio si restringeva. La donna si affrettò a seguire il capitano, facendosi largo tra la rigogliosa vegetazione del pianeta. E allora lo vide.

Il ponte era gravemente danneggiato dal passare del tempo, dall'incuria e dalla vegetazione ma era splendido. Simbolo di una civiltà perduta, era una preziosa fonte di informazioni per chi sapeva come guardare. Le sue considerazioni sulla società romulana e le sue preoccupazioni per il fato di Vaurek passarono in secondo piano di fronte a quella visione. Il ponte aveva risvegliato la sua passione per l'antropologia, dandole qualcosa a cui aggrapparsi per distrarsi da quegli argomenti ancora spinosi. Estratto il tricorder, si preparò ad iniziare le sue analisi: che fosse supportare i colleghi archeologi nel loro lavoro o cercare iscrizioni e rilievi scultorei che offrissero indizi sulla cultura di quella civiltà ormai estinta, Haruka aveva molto da fare.

Fu l'allegra affermazione di Kirk a fermarla. Un'olofoto? Esclamò, tra l'esasperato e il divertito. Erano in missione o in vacanza? Eppure, Haruka era sull'Enterprise da abbastanza tempo per conoscere bene i modi del suo capitano. Quel suo gesto poteva sembrare stupido, ma in verità era servito a tirar su il morale della squadra. Soprattutto il suo. Perché non poteva negarlo, la conversazione un po' l'aveva scossa. Ma sì, facciamola.

Un sorriso sulle labbra, Haruka si avvicinò alla parte del ponte che Kirk aveva loro indicato. Mentre attendeva che il resto del gruppo, diede una prima veloce occhiata da vicino alla struttura: in alcuni punti, la superficie era decorata da elementi geometrici ma, coperta com'era dalla vegetazione, era difficile dire se essi avessero un qualche significato. Avrebbe voluto analizzarli meglio ma c'era una foto da fare, così si costrinse a distogliere lo sguardo.

Si mise in posizione, aspettando che il capitano posizionasse l'olocamera e li raggiungesse. Cheese. Disse poi, assieme a tutti gli altri, sfruttando il classico trucco per apparire sorridenti in fotografia. Mentre avveniva lo scatto, sentì come un sibilo dietro di lei. Per un istante lo credette un disturbo uditivo creato dall'allungamento della "s" di "cheese", poi si rese conto che si trattava di ben altro.

Serpente. Avvertì, mentre si allontanava di qualche passo dalla struttura. La creatura era sulla piattaforma, la parte anteriore del corpo innalzata col fare minaccioso. Era evidente che facendo la foto l'avessero disturbata, forse spaventata. Le sue sembianze erano simili a quelle di un serpente terrestre. Le uniche differenze stavano nelle protuberanze simili a foglie sulla testa e nel colore delle sue squame: considerando che variavano dal colore del ponte a quello della vegetazione, era possibile che avesse capacità mimetiche.



RE: Gli esploratori dell'Arca Perduta - @Les - 06-08-2024

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James T. Kirk Umano

Jim posizionò l'olocamera su un grosso masso interamente ricoperto dalla vegetazione. Forse avrebbero poi scoperto che non si trattava realmente di un masso, ma di un qualche reperto correlato alla presenza del ponte, tuttavia avrebbero avuto tempo per analizzarlo più tardi. Quella era senza dubbio una scoperta straordinaria che andava festeggiata dignitosamente: in sole due settimane avevano ipotizzato l'esistenza di una razza aliena mai incontrata prima, erano risaliti a quel pianeta in base a un numero infinitesimale di informazioni e avevano trovato evidenti tracce di civiltà proprio lì dove si aspettavano di trovarle. Beh... a qualche centinaio di metri di distanza, ad essere pignoli, ma si trattava pur sempre di un'approssimazione più che accettabile considerando le dimensioni del pianeta. Nelle ore seguenti avrebbero forse potuto confermare le ipotesi che in quei giorni avevano tenuto impegnata la loro immaginazione, ma per il momento quella scoperta era una ragione più che sufficiente per celebrare.

Liepmann accennò un sorriso divertito: non gli capitava spesso di far parte di una squadra di sbarco e mai prima di allora gli era capitato di poter studiare qualcosa che nessun occhio umano aveva visto prima di lui. Per l'archeologo quello era il sogno di una vita che si realizzava e sebbene non vedesse l'ora di poter mettere le mani su quella struttura, condivideva il desiderio di immortalare quel momento. Morozov, anche lei! incitò Jim in direzione del riluttante addetto alla sicurezza che sembrava più preoccupato di studiare i dintorni in cerca di potenziali minacce che interessato a mettersi in posa con gli altri. Difficilmente comunque sarebbero incorsi in pericoli mortali, considerando che avevano analizzato l'intera area con i sensori della nave, prima di sceglierla come potenziale punto di sbarco.

Senza perdere tempo Jim sistemò un ciuffo ribelle che gli si era appiccicato sulla fronte mentre si metteva in posa; sarebbe servito ancora un po' prima che la sua uniforme si asciugasse del tutto, ma non gli importava: Cheese! esclamò, unendosi allegramente al coro dei colleghi. Solo il guardiamarina Izar, l'unico alieno del gruppo, parve confuso da quell'esclamazione improvvisa. Prima che il giovane potesse indagare cosa avesse stimolato quella voglia di formaggio in tutti i componenti del gruppo, l'avvertimento di Haruka fece immediatamente scattare la sua mano verso il phaser, mentre gli altri si allontanavano di qualche passo.

Che colori! esclamò entusiasta la voce di Jim, che nel frattempo era corso a recuperare l'olocamera per scattare un paio di foto anche al serpente, certo che i biologi a bordo sarebbero stati più che felici di darci un'occhiata più tardi. Chissà quante altre forme di vita non ancora classificate avrebbero trovato su quel pianeta! Una scoperta come quella avrebbe potuto tenerli impegnati per settimane! Izar, faccia un passo indietro, probabilmente lo stiamo solo spaventando suggerì il capitano, abbassando l'olocamera per guardarsi attorno. Una leggera brezza spazzava quel lato del pianoro, diffondendo il delicato profumo di qualche pianta aliena, mentre il rumore dell'acqua si poteva ancora percepire debolmente in lontananza... ah! Se solo avessero portato un cesto da picnic! Possiamo iniziare qui le nostre analisi. Cercate solo di essere prudenti, preferirei evitare emergenze mediche finché non avremo scoperto perché il teletrasporto non ha funzionato a dovere. li avvertì restituendo, con un po' di riluttanza, l'olocamera a Liepmann.

Prontamente i due ufficiali addetti alla sicurezza ripresero a scannerizzare l'area in cerca di potenziali minacce, mentre Liepmann si avvicinava prudentemente alla piattaforma di accesso del ponte per saggiare la vegetazione con un bastoncino. Rimuoverla avrebbe esposto la struttura sottostante, ma se non fosse stato fatto con cautela avrebbero rischiato di danneggiarla. L'attenzione del filologo, invece, era stata catturata dai simboli geometrici che si scorgevano qua e là, dove le strutture emergevano brevemente dalla vegetazione. Solo Jim, dopo i primi momenti di entusiasmo, si rese conto di non avere nulla da fare. Do un'occhiata qui attorno per vedere se salta fuori qualche altra struttura. annunciò, avviandosi nuovamente verso la zona boschiva: starsene lì fermo con un pianeta intero da esplorare era diventato una tortura già dopo la prima decina di minuti e, anche volendo aiutare, l'archeologia non era esattamente la sua area di competenza ... se sorgessero problemi, chiamatemi! si premurò, accennando rapidamente al proprio comunicatore in segno di saluto.



RE: Gli esploratori dell'Arca Perduta - Neris - 14-08-2024

It is worthwhile studying other peoples, because every understanding of another culture is an experiment with our own.

Haruka Abe Umana

Mentre prendeva distanza, Haruka osservò con attenzione il serpente. Annuì all'esclamazione entusiasta del capitano: il rettile aveva colori spettacolari. Lo stava ancora ammirando quando Kirk richiamò il guardiamarina Izar e fu solo allora che la giapponese si rese conto che l'alieno aveva portato la mano al phaser e sembrava pronto ad affrontare la minaccia. Scusa serpentello, ho rischiato di farti sparare. Pensò, lanciando un'occhiata desolata verso lo strano rettile. Il modo in cui aveva avvertito i colleghi era parte del problema, ne era consapevole. Se l'avesse fatto in maniera diversa, con più tranquillità o dicendo qualche parola in più, probabilmente non avrebbe provocato allarme. A sua discolpa si poteva dire che si era spaventata: i serpenti non vedevano l'uomo (o gli umanoidi) come prede, ma potevano mordere se spaventati. Avendo a che fare con una specie sconosciuta, era difficile dire se fosse velenoso o meno.

Una volta che il capitano ebbe finito di fare foto al serpente, Haruka estrasse il suo tricorder scientifico. Faccio una scansione veloce al serpente. Propose. Non è proprio il mio campo, ma i nostri biologi potrebbero essere interessati ad un'analisi preliminare. Se poi i colleghi si fossero realmente dimostrati interessati, immaginava che si sarebbe organizzata un'altra discesa sul pianeta per prelevare qualche esemplare della fauna locale.

Stando attenta a rimanere a distanza di sicurezza, fece partire la scansione. Il serpente non sembrava felice di averla ancora attorno, così Haruka si beccò qualche altro sibilo minaccioso. Il tempo di completare la scansione e l'antropologa si allontanò dal povero rettile. In parte perché incuriosita e in parte per necessità, Haruka diede una veloce occhiata ai risultati della scansione. I suoi occhi quasi brillarono quando trovò la prova che la pelle del rettile poteva cambiare colore, in modo non poi così dissimile da quella del camaleonte terrestre. Un'ombra di preoccupazione attraversò il suo volto quando scoprì la presenza di ghiandole velenifere. La scansione non era sufficientemente approfondita per accertarsi quanto quel veleno fosse pericoloso, ma era indubbiamente una fonte di rischio.

Avvicinatosi ad uno degli addetti alla sicurezza (non Izar, per il bene del povero serpente), riferì quanto scoperto in modo che venissero prese le precauzioni necessarie. Ci pensa lei ad avvertire il capitano? Alla conferma dell'uomo, Haruka finalmente si riunì al resto della squadra e cominciò a fare il suo vero lavoro. Analizzare i resti del ponte era un compito minuzioso. Le registrazioni dell'olocamera avrebbero permesso loro di proseguire lo studio con tutta calma nella sicurezza della nave ma non erano onnipotenti: l'olocamera non poteva rimuovere i rampicanti dalla struttura. Dovevano farlo loro, a mano e con la dovuta attenzione.

Pian piano che ripuliva un pezzo, Haruka analizzava i segni geometrici che decoravano la sua superficie. Era difficile dire se si trattasse di un sistema di scrittura ma di certo aveva i requisiti per esserlo. Estratto il PADD, cominciò a confrontare i segni con i sistemi di scrittura della zona. Non avevano molte informazioni sulle antiche civiltà del sistema di Pygoria, e buona parte delle stesse erano state raccolte da loro nei giorni precedenti, ma Haruka notò delle somiglianze. E il carattere centrale... Davies, guardi qui. Richiamò l'attenzione del filologo. Questo non è uno dei simboli presenti sull'artefatto? Ci sono delle leggere differenze, ma potrebbero essere dovute ad un evoluzione nel tempo o anche solo all'utilizzo di uno stile di carattere differente.



RE: Gli esploratori dell'Arca Perduta - @Les - 17-08-2024

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James T. Kirk Umano

Jim non era riuscito a percorrere che qualche decina di metri prima che il suo comunicatore cominciasse a trillare Kirk... rispose, fermandosi un istante per guardarsi attorno, certo di una cosa: se gli alieni avevano costruito un ponte, significava che da quelle parti si trovava una strada... e le strade avevano la tendenza a portare da qualche parte. Doveva esserci qualcosa nei dintorni, presumibilmente molto più interessante di un paio di colonne mezze collassate. ... velenoso concluse l'ufficiale, riportando il messaggio di Haruka. Un serpente velenoso e in grado di mimetizzarsi con l'ambiente circostante non era esattamente l'animale più simpatico che si potesse trovare in giro, ma tutto sommato nemmeno il più pericoloso. Ricevuto. Tenete d'occhio gli archeologi: non hanno avuto molte occasioni di partecipare a missioni sul campo di recente, e quelle rovine rischiano di distrarli... meglio che qualcuno ricordi loro di fare attenzione a dove mettono le mani. Kirk chiudo. rispose, agganciando il comunicatore alla cintura prima di tornare a scandagliare i dintorni con il tricorder.

Dovevano essere passate migliaia di anni da quando quella civiltà prosperava sul pianeta e qualunque cosa avessero costruito, ora era interamente ricoperta dalla vegetazione. Rintracciare segni di possibili strutture, distinguendole dalla naturale conformazione del terreno, non era semplice nemmeno con la tecnologia che avevano a disposizione. Jim riprese ad addentrarsi tra la boscaglia, arrampicandosi sopra ad un tronco caduto che gli sbarrava la strada. Un groviglio di piante, dalla curiosa conformazione ad arco, aveva attirato l'attenzione del capitano: si trattava di una serie di rampicanti, ma qualunque cosa fosse quella su cui avevano deciso di arrampicarsi, non sembrava essere una pianta. Jim raggiunse la strana struttura con un balzo e posò a terra il tricorder, lanciando un'occhiata all'alto arco che lo sovrastava. Senza esitare afferrò saldamente una delle piante con l'intenzione di strapparla dal suo sostegno, e se qualcuno fosse stato presente avrebbe probabilmente notato l'ironia del fatto che stava completamente ignorando l'indicazione che aveva appena dato al resto della squadra sul fare attenzione a dove mettessero le mani.
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Il filologo raggiunse Haruka, osservando con sguardo attento i simboli che lei gli aveva mostrato mmmh... borbottò tra sé e sé, studiando con attenzione ciò che aveva di fronte per compararlo mentalmente con quei simboli che lo avevano tenuto sveglio per giorni. Non saprei: così su due piedi potrebbe essere una variante allografica, ma questo ridurrebbe l'alfabeto di questa specie a soli otto caratteri. Preferirei non emettere alcun giudizio per il momento. disse, analizzando i simboli vicini tra l'altro non salterei nemmeno alla conclusione che si tratti di caratteri alfabetici: il fatto che si trovino su un ponte mi fa chiedere se non ci siamo sbagliati nel ritenere che lo fossero quando abbiamo studiato l'artefatto. Credo dovremmo tenere in considerazione l'idea che possa trattarsi di semplici motivi ornamentali. fece notare l'uomo, sebbene fosse parzialmente deluso dall'idea che forse si era lasciato ingannare per quanto riguardava l'artefatto.

facciamo che gli alieni comunicano per via musicale? I simboli sono note e indicano toni e pause, non lettere. Quella sul ponte potrebbe essere una preghiera alle divinità locali perché concedano un passaggio sicuro.



RE: Gli esploratori dell'Arca Perduta - Neris - 11-09-2024

It is worthwhile studying other peoples, because every understanding of another culture is an experiment with our own.

Haruka Abe Umana

Haruka osservò di nuovo i simboli, riflettendo sulle parole di Davies. Si trattava veramente di semplici motivi ornamentali? Se fosse stato così, sarebbe stato deludente. Avrebbe significato che quello su cui avevano lavorato fino a quel momento era carta straccia. Capisco cosa intendi: otto caratteri sono pochi. Rispose, pensierosa. Ma, se fossero solo decorazioni, perché trovarli in maniera così sistematica? Questi simboli devono avere una funzione, qualcosa che non stiamo vedendo.

Era la sua competenza professionale a parlare o la sua speranza? Fece una pausa, scrutando i simboli sul ponte alla ricerca di qualche indizio. E se non fossero lettere? Un alfabeto sillabico, magari? No, servirebbero più caratteri. Teorizzò. I simboli sono disposti in sequenze ripetitive, con intervalli regolari. Potrebbe indicare un qualche tipo di codice, ma... non alfabetico. Se non era un alfabeto, allora cos'era? Suoni, toni? Non sono un'esperta in musica, ma se i simboli indicassero toni o pause piuttosto che lettere?

Si trattava di una teoria azzardata, ma Haruka stava utilizzando un po' di sano brainstorming nel tentativo di trovare qualcosa - qualsiasi cosa - che li sbloccasse dal punto morto a cui erano arrivati. Ci vorrebbe Uhura...



RE: Gli esploratori dell'Arca Perduta - @Les - 12-09-2024

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James T. Kirk Umano

Davies incrociò le braccia, scrutando la collega con sguardo pensieroso beh... fino ad ora abbiamo scoperto veramente poco di questa civiltà: abbiamo per le mani un artefatto, qualche riferimento del quale non possiamo essere troppo sicuri e questo. I simboli erano presenti sia sull'artefatto che qui, ma due ritrovamenti sono pochi per affermare che la loro presenza sia sistematica. Inoltre non abbiamo testi o registrazioni sulle quali compaiano questi simboli. Solo oggetti. Cerchiamo di non escludere l'eventualità che si tratti di semplici decorazioni, almeno finché non avremo qualcosa di più consistente. suggerì il filologo.

Il suggerimento riguardo all'alfabeto sillabico, comunque, attirò l'attenzione dell'uomo che si perse per una frazione di secondo nei propri pensieri potrebbe esserci un'altra eventualità che non abbiamo considerato: uno di questi simboli, o una loro sequenza specifica, potrebbe costituire un modificatore e cambiare il significato dei simboli seguenti. Non è molto comune, ma è un sistema che è emerso in diverse culture. Pensi ad esempio al sistema geroglifico degli antichi egizi sulla Terra, o alla traslitterazione del dialetto andoriano. spiegò, accogliendo con un cenno del capo l'idea che si potesse trattare di toni o suoni.

L'idea è sicuramente interessante, ma avremo tempo di lavorarci. valutò l'uomo, preferendo la prudenza ad impelagarsi in teorie senza avere un sufficiente numero di elementi a supportarle. Uhura? Temo di non conoscerlo, è un musicista? chiese, riscuotendosi dai propri pensieri quanto Haruka suggerì di cercare un aiuto su quel versante.

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Era passata quasi un'ora quando qualcosa si mosse tra i cespugli, facendo scattare automaticamente i due ufficiali della sicurezza, che puntarono entrambi i phaser in direzione del rumore. Non sparate, vengo in pace! scherzò Jim, ricomparendo tra le fronde con una mela mezza morsicata in una mano e quello che aveva tutta l'aria di essere un cestino da pic-nic nell'altra. Buone notizie, signori: abbiamo di nuovo il teletrasporto! annunciò allegramente mentre ritornava dal resto della squadra ... direi che è un buon momento per fare pausa pranzo. Chi vuole tornare a bordo è libero di farlo, per gli altri... spero vi piacciano i tramezzini. disse, cacciandosi in bocca la mela per liberare entrambe le mani e tentare di stendere una coperta impermeabile che era più grande di lui nell'unica area sufficientemente libera da alberi e arbusti. Morozov, mi dà una mano? biascicò con la bocca ancora piena in direzione di uno degli ufficiali addetti alla sicurezza.