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TFB Un cielo senza stelle - Versione stampabile

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RE: Un cielo senza stelle - Neris - 28-04-2012

Elina Milayn Dax

Joined Trill

Salkar. Ripeto nella mia mente, chiedendomi che significato abbia il suo nome. Purtroppo non sono una linguista e devo ammettere che, anche se conosco un po' di vulcaniano, non ne sono un'esperta (a dirla tutta, se conosco qualcosa di quella lingua è tutto merito di Lela, perché solo grazie alle sue conoscenze se ho passato diversi esami di lingua all'Accademia) e, quindi, non sono in grado di risalire l'etimologia di un nome. Non senza consultare una marea di dizionari etimologici, ovviamente. In effetti, è già tanto che so che il mio nome è una variante del terrestre 'Elena'. Mia madre e le sue strambe passioni. Penso, mentre un brivido mi attraversa la schiena al sol pensare a lei.

Il vulcaniano commenta che la botanica è una branca affascinante della biologia, facendomi così smettere di fantasticare. Poi inizia a chiedermi qualcosa, probabilmente che riguarda la botanica, ma non riesce a completare la frase. Una ragazza, infatti, ci si è avvicinata ed è intervenuta nel nostro discorso, dimostrando con poche parole di conoscere già Salkar. Ah... è anche un biologo? Non posso far a meno di chiedermi, mentre - come minimo - i miei occhi si illuminano. Dopo tanto tempo che son stata considerata (e mi sono comportata) soltanto come un pilota, ora ho la possibilità di parlare con qualcuno della mia passione numero uno: le mie adorate piante.

"È un piacere conoscerla, dottoressa." Affermo, osservando con vivo interesse la nuova arrivata, e cercando di nascondere il terrore che ha provocato in me la parola 'etnologa'. Non che io abbia timore di essere intervistata da una studiosa di antropologia - dopotutto... so perfettamente cosa, in un caso simile, non dovrei dire per mantenere il segreto dei simbionti - ma quella disciplina non può fare a meno di ricordarmi una certa persona: Amyra Yeerum, la mia professoressa di Antropologia Culturale all'Accademia. E i ricordi che ho di quella giovane professoressa non sono buoni: dopotutto, ho provato il suo odio per i non umani sulla mia pelle. Cavolo, quanti votacci! E quanti insulti che mi sono beccata! No, Elina, non pensare a lei... pensa... pensa alla Mayfair. Mi dico. No, non pensare nemmeno a lei e ai suoi sbalzi di umore: non puoi pensare che tutte le etnologhe siano come loro!

"Concordo con lei, signorina Heparel." Dico, quindi, cercando di scacciare i brutti ricordi che la professione della nuova arrivata mi ha fatto venire in mente. "Oggi sono proprio fortunata." E ci voleva, dopo tutti i casini che ha provocato Sheppard! Penso, prima di tornare a rivolgermi al vulcaniano. "Se io volessi veramente provare ad imparare a suonare, lei da cosa mi consiglierebbe di iniziare? Sono attirata dal piano trill..." Affermo, mentre il mio sguardo cade per qualche istante sulla piccola tastiera presente in vetrina, per poi tornare a guardare Salkar. "...ma preferisco rimettermi ai consigli di un esperto."

In realtà, ci sarebbero diverse cose che vorrei chiedere ai due, ma preferisco non bombardarli di domande. Poi... devo ancora decidere se chiedere a Heparel se ha avuto l'indubbio (sì, come no) onore di conoscere la Yeerum e la Mayfair. Mm... forse è meglio che mi limito a chiedergli qual'è il suo campo di interesse: l'etnologia è una disciplina immensa.



RE: Un cielo senza stelle - nastrorosso - 30-04-2012

Tan-Kantlya Heparel

Human/Betazoid

Avvicinarsi e dire “un penny per i tuoi pensieri” (antico modo di dire terrestre per sapere cosa l’altro stia pensando in quel momento) non è esattamente il modo migliore per approcciare con un vulcaniano. Chi non ci ha mai avuto a che fare non può sapere cosa realmente passi per la testa di questi campioni di emotività. Tan-Kantlya però aveva avuto la fortuna di conoscerne uno, e vederlo esprimere la sua sorpresa con quella atona inflessione della voce la faceva divertire, soprattutto quando era accompagnata da un’alzata di sopracciglio, unico segno rivelatore che il vulcaniano non era rimasto del tutto indifferente alla situazione che aveva d’avanti. Si affretta a rispondere al saluto della giovane Trill facendo un cordiale, ma appena accennato inchino <<lieta di conoscerla signorina Dax. A dire il vero sono ben lieta di fare la conoscenza di chiunque che, come me, sta per affrontare il suo primo imbarco. Non posso fare a meno di osservare il suo giovane aspetto. Deduco quindi che per lei sia la prima volta, o forse mi sbaglio?>> Una spiegazione accettabile per non lasciar trapelare il suo interesse da etnologa nell’esaminare una razza ricca di elementi ancora oscuri agli studiosi, pensa. Avrebbe così tante domande da farle. Aveva letto un paio di saggi sul modo di vivere dei Trill, ma finché si tratta solo di teoria, non si è mai certi al cento percento delle conoscenze che si acquisiscono finché non si ha l’occasione di parlare con l’oggetto dei propri studi. Tuttavia, farla sentire come una cavia da laboratorio sarebbe irrispettoso nei confronti della ragazza e imbarazzarla è l’ultimo dei suoi pensieri .
L’immagine dell’etnologo è stato già abbastanza demonizzato grazie al gentile contributo della professoressa Yeerum, anche lei xeno antropologa e maga nell’instillare il terrore negli studenti non umani. Anche Tan-Kantlya non era stata risparmiata nonostante si occupasse della stessa branca di etnologia. Se non avesse avuto suo padre come modello, avrebbe di sicuro cambiato indirizzo di studi. Anche la Mayfair aveva i suoi momenti, ma a differenza della prima, Tan-Kantlya attribuiva i suoi sbalzi d’umore ad un probabile esaurimento nervoso. La Yeerum invece …. Averle dedicato una canzone dal titolo “se l’inferno esistesse, saresti satana” ai tempi della band è un chiaro segno di ciò che pensa di lei.
Lo sguardo ora è di nuovo rivolto a Salkar <<si, infatti. Sto per imbarcarmi sulla U.S.S. Eternity. E lei signor Salkar? A quale nave è stato assegnato?>> Incrocia le braccia e tende leggermente la testa in avanti in attesa della risposta del suo vecchio collega d’accademia. Gli occhi cadono accidentalmente sulle mani affusolate, coperte da uno strato di stoffa bianca<<mio dio, indossa ancora quei guanti.>> pensa tra se. <<beh, si. Effettivamente potrebbe cambiarli di colore ogni tanto. Neri sarebbero fighi.>> interviene la voce maschile. <<ma a che diavolo pensi? Non intendevo questo. Ha ancora paura del contatto con gli altri. Mi domando come agirà ora che sarà costretto a interagire con nuovi pianeti e nuove razze.>> risponde lei in tono preoccupato, ma la voce fuori campo la interrompe subito <<io mi preoccuperei più di me stessa che di lui. Devo ricordarti la tua vita sociale all’accademia? Non preoccuparti, è Salkar. Se la caverà egregiamente.>>



RE: Un cielo senza stelle - Salkahr - 02-05-2012

Salkhar

Vulcan/Romulan

C’avrebbe messo la mano sul fuoco che ciò che leggeva negli occhi della giovane Trill fosse gioia. Gioia nell’aver trovato qualcuno che condividesse la sua stessa passione, molto probabilmente. Non era mai stato semplice per un vulcaniano distinguere gli stati d’animo delle razze emotive, incomprensibili erano ai suoi occhi gli sbalzi d’umore improvvisi, eppure era certo di poterlo affermare con sicurezza. Al giovane Comandante la felicità appariva come l’emozione con le sintomatiche più semplici da identificare, per la loro evidenza. Quando gli umanoidi – quelli che aveva avuto modo di frequentare all’Accademia - provavano gioia erano soliti sorridere, alle volte in maniera labile, mentre alle altre non badavano a spese. Non era neppure raro vederne alcuni urlare, abbracciare il compagno, specie se quello di banco, saltare letteralmente dopo aver ricevuto una bella notizia o, semplicemente, per aver attenuto un buon voto ad un esame. C’era anche chi sorrideva senza un’apparente ragione plausibile, talvolta. E quelli rappresentavano, per lui, il mistero più enigmatico e tuttora irrisolto, qualcosa che schizzava fuori da ogni schema logico. La conseguenza senza derivazione di causa, se questa non era almeno maledettamente banale. Gli era sempre sembrato che gli umani vendessero un sorriso davvero per poco o niente.
Eppure al vulcaniano le emozioni non erano sempre state del tutto estranee. Quanti esempi eclatanti ne insignivano la storia della sua famiglia e non era forse sangue di una razza rifiutata da Surak millenni addietro quello che scorreva nelle vene sue e in quelle di suo fratello? Da bambino aveva conosciuto rifiuto e disprezzo, ma quanto può essere forte l’odio sragionato di un moccioso con appena un misero accenno di personalità? No, Salkhar non era estraneo ai sentimenti, ma ne aveva avuto giusto un assaggio, li aveva allontanati come voleva suo padre e poi li aveva dimenticati ed ora era già troppo tardi per tornare indietro e permettergli di riaffiorare. Anzi, non si trattava neppure più di questo, di controllare. Era semplicemente diventato incapace di sentire. Com’era pure incapace di comprendere cosa fosse quella strana sensazione che gli cresceva dentro, sempre più veemente, ogni volta che aveva a che fare con un romulano.
Non osò interrompere lo scambio di battute tra le due perite, tanto fomentate ad idolatrarne le doti, ma avrebbe peccato di modestia se avesse negato di esserne rimasto indifferente. Non ebbe bisogno di esprimere a parole il suo compiacimento, perché il gesto di passarsi la mancina tra i capelli scomposti e la postura fiera che assunse parlavano da sé e l’etnologa avrebbe, forse, ricollegato quell’atteggiamento ai molti precedenti trascorsi ai tempi dell’Accademia, quand’erano nient’altro che due cadetti inesperti. Si decise a rompere il silenzio solo quando la Trill lo chiamò in causa e si dondolò appena sulle punte dei piedi, in preda a quello che poteva apparire come un involontario raptus di apprezzamento. “Davvero interessante, dottoressa Dax.” Annuì con qualche cenno del capo nel rivolgersi a lei con un appellativo certamente molto più consono alla sua posizione sociale. “Non è mai stato stabilito che vi fosse uno strumento più o meno adatto per cominciare ad avvicinarsi alla musica, Signora, dal momento che ognuno ha una propria difficoltà, legata prevalentemente ad abilità tecniche basilari di cui ogni musicista dovrebbe essere dotato.” La formale compostezza del vulcaniano dava quasi l’impressione di stare assistendo alla noiosa lezione di un docente di storia particolarmente preso dalla propria spiegazione. Ma, d’altronde, il giovane Comandante non era mai stato tipo da poche parole spicciole. “Sarebbe prima appropriato conoscere e sviluppare caratteristiche come orecchio, indispensabile per distinguere le chiavi, e senso del ritmo tramite delle assidue esercitazioni di solfeggio.” Conclusa la parte tecnica, incrociò le braccia al petto, assumendo una postura meno impettita, prima di proseguire. “Personalmente, non ho mai avuto modo di apprezzare il pianoforte Trill, ma presumo abbia delle proprietà simili a quelle dell’omonimo terrestre, per cui…” sollevò ambo le sopracciglia a questo punto “… se davvero Le interessa e possiede una buona dose di pazienza e di assiduità, sono convinto che sia l’ideale per cominciare.” Le consigliò, così come la Logica gli suggeriva fosse più appropriato. Se avesse, invece, parlato per preferenza, avrebbe di sicuro optato per la chitarra elettrica, ma non sarebbe certamente stata una scelta saggia, o almeno non per una principiante. Una principiante che, a detta della Heparel, poteva essere anch’ella in procinto di partire, il che non sarebbe stato strano vista la sua presenza alla Stazione Spaziale. Piuttosto lo aveva preso in contropiede la rivelazione dell’ex-cadetto e, sebbene fosse rimasto impassibile, i brevi attimi di silenzio che precedettero la sua risposta furono un chiaro segnale del suo sconcerto. “Una coincidenza davvero inattesa, dottoressa Heparel.” Ammise con l’usuale inflessibilità. “Anch’io, come Lei, presterò servizio sulla U.S.S. Eternity. Sarà interessante lavorare al Suo fianco.” Non si premurò di nasconderle, alla luce delle gradevoli esperienze trascorse in passato. Non si poteva definire una profonda amicizia, la loro, quanto più una convivenza stimolante, soprattutto dal punto di vista culturale. Era merito della giovane etnologa se i betazoidi avevano più che qualche segreto in meno, per lui, come pure doveva ringraziarla di avergli trasmesso la sua vasta conoscenza musicale.



RE: Un cielo senza stelle - Neris - 04-05-2012

Elina Milayn Dax

Joined Trill

La risposta del vulcaniano mi fa comprendere di colpo quanto dovrei impegnarmi se volessi veramente imparare a suonare. Per un attimo mi viene voglia - per l'ennesima volta, in effetti - di lasciar perdere tutto, ma faccio il possibile per scacciare il pessimismo dalla mia testa. Chissà, magari non sono portata per la musica... ma cosa costa provare? Ok, ho deciso che imparerò a suonare il piano trill quindi non mi darò per vinta ancor prima di iniziare! Mi dico, in una promessa tra me e me... o, meglio, tra me e Dax. Che è la stessa cosa.

"Esercitazioni di solfeggio." Ripeto, come per appuntarmi mentalmente la cosa. "La ringrazio per i consigli, signor Salkar. Li seguirò sicuramente." Aggiungo poi. E il talento - se esiste - farà il resto. Penso. Ma che problemi mi faccio? Mica voglio diventare una musicista! Desidero solo imparare a suonare qualcosina! Non sarà un'impresa megagalattica!

Approfitto delle ultime parole del vulcaniano per rispondere anche alla dottoressa. "No, non è il mio primo imbarco: è da un anno che sono ufficialmente nella flotta. Sono il timoniere della Constellation." Affermo quindi, chiedendomi vagamente se abbiano già sentito parlare di quella nave. Come se si potesse non aver sentito del casino che ha combinato l'ammiraglio. Mi dico, d'un tratto un poco depressa. Eh... beh, non importa. Quello che è fatto è fatto. Ed è andata abbastanza bene: Sheppard è stato fermato, l'A.I. spenta e non è scoppiata una guerra contro i klingon. Ora bisogna solo vedere cosa succederà con Romulus.

Per un attimo mi domando se aggiungere qualcosa su quello che è successo sulla Luna, ma decido di lasciare perdere. Se mi chiederanno qualcosa, risponderò... nei limiti del possibile, ovviamente. Ho già deciso che non è fattibile andare a chiedere a chiunque incontro se conosce la Sezione 31. Se non voglio finire male, è meglio che io mi muova con discrezione.

D'un tratto, mi viene in mente una cosa.
"Sbaglio o il capitano dell'Eternity è Edward Harris?" Domando, ricordandomi vagamente di aver sentito qualcosa in proposito. Ovviamente, non ho intenzione di raccontare loro la mia esperienza con Harris, non esattamente buona, anche perché non è detto che - alla fin fine - Harris non si riveli un buon capitano. Beh, sicuramente è meglio di Sheppard. Il fatto che a me non sia piaciuto il suo comportamento nei confronti del capitano Suder non significa che sia da paragonare a Sheppard! Dopotutto, due capitani su una sola nave sono guai assicurati.



RE: Un cielo senza stelle - nastrorosso - 11-05-2012

Tan-Kantlya Heparel

Human/Betazoid

Tan-Kantlya ascolta interessata la Trill che le spiega di avere già prestato servizio sulla U.S.S. Constellation. Il nome di questa flotta le ricorda qualcosa. Dai media era trapelato la possibile presenza di basi Klingon sulla luna terrestre. Tuttavia giravano anche voci riguardo l’infondatezza di quest’informazione, lasciando intendere che ci fosse sotto qualcosa di più grosso. Un chiaro quadro di quanto fosse o stesse ancora accadendo lì non c’era, poiché le notizie riguardo l’ambigua situazione non avevano avuto ulteriori sviluppi e, in poco tempo, tutto era finito nel dimenticatoio senza che la Federazione dei Pianeti Uniti avesse dato spiegazioni in un dichiarato stampa. Stando a quanto aveva appreso sulla storia dell’informazione, i governi, per nascondere i propri intenti politici ed economici, tendono a manipolare la realtà degli eventi per trarne vantaggio, oppure mettono tutto a tacere, come in questo caso. Per ogni cosa esiste un diritto e un rovescio e la Betazoide è certa che non si tratti solo di proteggere i pianeti dagli attacchi Klingon. Era giusto un caso, ma solo un caso, che molti pianeti che la Federazione aveva a cuore fossero ricchi di dilitio? La Trill doveva quantomeno essere al corrente dell’attuale situazione sulla luna, ma sicuramente, qualora lei avesse provato ad introdurre l’argomento, la ragazza avrebbe fatto il possibile per deviare il discorso pur di non mettere in cattiva luce la flotta e il suo ammiraglio la cui reputazione, secondo voci di corridoio, era già parecchio compromessa. << … Sheppard è stato fermato, l'A.I. spenta e non è scoppiata una guerra contro i klingon. Ora bisogna solo vedere cosa succederà con Romulus … >> Senza che la bocca emettesse suono la voce della signorina Dax le rimbomba nella testa d’improvviso. Era involontariamente entrata in contatto con la sua mente. Succedeva sempre più di rado che i pensieri di chi le stava vicino la invadessero senza preavviso e contro la sua volontà, ma succedeva. Forse era stata proprio la sua invadente curiosità che l’aveva indotta inconsciamente ad abbassare le difese della barriera psichica. Mantiene un volto impassibile per evitare ogni minima espressione che esprima la sua colpevolezza, mentre un << Accidenti>> le muore in gola e deglutendo lo rimanda giù come un grosso boccone difficile da ingoiare. Doveva stare più attenta. E’ vietato ai Betazoidi entrare e uscire dalla testa di chiunque a proprio piacimento. Ad ogni modo aveva avuto risposta alle sue domande. << Dunque c’è stato effettivamente il rischio di uno scontro tra i Klingon e la flotta della Federazione. Ma cosa c’entrano i Romulani? Che siano anche loro invischiati in questa faccenda?>> pensa preoccupata. Ora ha più domande di quante non ne avesse prima.
Prima che potesse dire qualcosa però, Salkar interviene informandola di un’inaspettata e piacevole notizia: anche lui é stato scelto per la U.S.S. Eternity. Passando dalla ragazza al vulcaniano, lo sguardo dapprima incredulo, s’ illumina di contentezza. << Già, è proprio una bella sorpresa. Un evento fuori dal comune oserei dire. >> dice con voce calda e profonda. Sapere di essere affiancata al vulcaniano la fa sentire incredibilmente forte e sicura di sé. Ai tempi dell’accademia, non erano mancate le situazioni in cui l’una aveva aiutato l’altro o viceversa. Entrambi avevano affrontato le difficoltà spalleggiandosi. Ora “Lo strambo duo”, uno dei tanti affettuosi soprannomi che gli altri studenti avevano ideato per loro, era pronto ad imbarcarsi in nuove avventure. La Betazoide riprende il discorso, questa volta in tono scherzoso, mentre le mani afferrano i fianchi in atteggiamento spavaldo << Dormirò sonni tranquilli ora che ci sarà abbondante scorta di tè vulcaniano a bordo della flotta>> riferendosi alle innumerevoli volte in cui si autoinvitava in camera del compagno di studi per scroccargli la deliziosa bevanda.
La voce della Trill che domanda del comandante della Eternity, la riporta alla realtà ricordandole di essere in presenza di una sconosciuta. Resasi conto che col suo atteggiamento poco professionale aveva fatto la figura della cretina, si ricompone riunendo i piedi e portando le mani dietro la schiena. Rischiara la voce con due colpi di tosse e si affretta a rispondere << Edward Harris dice? Si, sarà lui il comandante. Ne ho sentito parlare. Tuttavia non ho avuto il piacere di conoscerlo di persona.>> Era difficile non conoscerne la fama poiché, insieme al capitano Kirk, è il comandante più giovane della storia della Federazione. La cosa che più la entusiasma però è l’idea di essere agli ordini di un uomo nelle cui vene scorre il sangue di uno dei più grandi combattenti della storia, l’ammiraglio Horatio Nelson. Era un’appassionata di storia terrestre e in particolare di strategie militari dopotutto. << Lei invece, signorina Dax? Sa dirmi che persona sia il comandante? Ha avuto occasione di parlarci?>> chiede guardando la ragazza con i suoi occhi neri e penetranti pieni di curiosità. La preoccupazione per la scoperta fatta poc’anzi, quando aveva accidentalmente letto nella mente della sua interlocutrice, era già passata in secondo piano.



RE: Un cielo senza stelle - Salkahr - 14-05-2012

Salkhar

Vulcan/Romulan

Scosse appena il capo, alle parole della Trill, in una movenza che la invitava a non scomodarsi a ringraziare, e non aggiunse altro sull’argomento. Aveva già dato sfoggio a sufficienza delle sue conoscenze musicali, ma d’altronde, come vulcaniano, non era solito porsi il problema di poter apparire arrogante. Egocentrismo, solipsismo e perfino umiltà e modestia erano concetti sconosciuti ai sangue-verde che il giovane genio aveva imparato a conoscere – non ad applicare – solo sulla Terra. E aveva anche imparato a capire che fossero atteggiamenti pericolosi. Non ne era completamente sicuro, eppure la loro causa sembrava essere legata ad una profonda sofferenza, il più delle volte inconscia. Il processo era logico, in fondo: egocentrico era chi aveva uno sfrenato bisogno di apparire agli occhi degli altri, di essere apprezzato; modesto era chi ne aveva abbastanza di rispondere a delle aspettative di cui neppure aveva potere decisionale. Ciò a cui, invece, non trovava un senso era la ragione di questo dolore. Forse era la paura di essere dimenticati, o forse era il timore di deludere le persone care. Di quante sensazioni inutili erano capaci le creature emozionali. Tanti sforzi e per cosa, poi? Per un piedistallo fatto di sangue e di cadaveri? Per una bara fatta di rabbia e di lacrime? Alle volte si riteneva così fortunato ad essere nato vulcan e ad aver avuto un padre intransigente e tanto razionale da avergli risparmiato lo strazio delle passioni, ciò che, invece, paradossalmente, suo padre prima di lui aveva inseguito per tutta la vita. T’maekh gli aveva sempre parlato del nonno come di un traditore, un V’tosh ka’tur che aveva rifiutato la pace di Surak e che aveva addirittura sposato una romulana. Suo padre aveva dovuto pagare con la società per gli errori dei suoi genitori e aveva dovuto pagare per quella somiglianza fisica che lo rendeva troppo simile a sua madre. Lui, T’Mana e pure i loro due piccoli. Ma aveva rimediato – forse non del tutto – nonostante le cose non fossero state semplici. E ora che lui era svanito assieme a Vulcano, chissà come stavano Senak e la sua amata ex-decurione. Probabilmente da dio, visto che non avevano mai provato a contattare lui e Sorak nemmeno una volta, negli ultimi quattro anni. Meglio così. Lui e suo fratello non avevano niente da dire ad un traditore.
Vrrr! Vrrr!
Una vibrazione nella tasca interna dei pantaloni dell’alta uniforme catturò l’attenzione del giovane vulcan. Chi diavolo poteva essere? Mancava ancora un po’ alla partenza, se aveva fatto bene i conti, ma, se così non fosse stato, presumeva che anche la Heparel si sarebbe beccata una bella lavata di capo al primo giorno di servizio. Solo una volta estratto il dPad realizzò che si trattava di un messaggio, da parte di Sorak. Il testo conteneva solo poche parole.
“Rom-halan, Salkhar. Dif-tor heh smusma.”
Deglutì mentre ancora fissava il display luminoso, ma non azzardò altro e neppure pensò di rispondere. Ripose, invece, l’oggetto al suo posto, si schiarì la gola lievemente occlusa e tornò a concentrarsi sulla conversazione che, nel frattempo, aveva preso tutt’altra piega: si era spostata sull’attuale impiego della dottoressa Dax.
“Dunque è il Timoniere della U.S.S. Constellation.” Ripeté tra sé e sé, espediente per fare mente locale, aggrottando le sopracciglia. “Mi corregga se sbaglio, ma ‘Constellation’ non è anche il nome della Nave Stellare di cui s’è tanto voficerato recentemente?” Giravano dicerie, in Accademia, secondo cui alcuni membri della leggendaria Sezione 31 avessero fatto un po’ di casino sulla Luna. Dicerie parecchio insistenti, benché spesso contrastanti, che lasciavano supporre ci fosse qualcosa di veramente grosso sotto. Personalmente, riteneva che solo un cretino potesse credere che la Federazione fosse del tutto pulita, considerando casi simili nel corso della storia. Umanità è anche interesse politico, economico, tradimento e semplice follia, tutti intenti che l’informazione federale si guardava bene dal rendere pubblici, per salvarsi la faccia. “Pare che il Capitano in carica fosse invischiato in faccende scomode alla Federazione, ma non sono che semplici dicerie, attualmente.” Stavolta, poi, sembrava fossero coinvolti pure i Klingon. Non c’era nulla di esatto, ma, stando alle voci, questi erano riusciti ad installare una base segreta nel Settore 001. Non che fosse un fatto impossibile. Benché la filosofia Klingon si fondasse principalmente sull’Onore, la loro subdola tecnologia militare era una prova sufficiente a dimostrare che fossero avversari temibilmente astuti e assolutamente degni di rispetto.
Comunque decise non fosse il caso di aggiungere altro. Se la Constellation aveva davvero qualcosa a che fare col presunto attentato alla Luna, Elina Dax non ne sapeva niente, o non avrebbe incautamente ammesso di esserne il Timoniere. E, se qualcosa sapeva, non l’avrebbe certamente raccontata a loro.
Dal momento che intese lasciar morire la questione, il suo sguardo si spostò sulla betazoide, che appariva a dir poco entusiasta di averlo come compagno di esperienze ancora una volta, forse al ricordo dei momenti piacevoli trascorsi assieme all’Accademia. Momenti piacevoli che terminavano, la maggior parte delle volte, con la drastica diminuzione della sua scorta di foglie di tè vulcaniano. Gli era stato chiaro fin dal principio che quella roba, per l’etnologa, fosse peggio di una droga, da cui andava facilmente in astinenza. E, proprio sapendo di questo suo piccolo vizio, non era mai stato un problema, per lui, fornirgliene ogni volta che la giovane ne avesse avuto voglia.
“Ritengo che Lei approfitti fin troppo della mia disponibilità, dottoressa Heparel.” Non mancò, comunque, di appuntarle in quello che suonò come un commento tanto acido quanto inespressivo. Ma solo Tan-Kantlya tra i presenti lo conosceva bene a sufficienza da capire che quella voleva essere solo una battuta simpatica. Il fatto, poi, che gli fosse venuta fuori tanto male era imputabile alla sua educazione vulcan. “Ma La riterrei meno obbligata se mi concedesse in prestito quei CD dei Talking Heads a cui mi ha accennato qualche tempo fa, per sdebitarsi.” La sua era evidentemente una richiesta esplicita, di cui, nel gesto di sollevare le sopracciglia, non mancò di sottolineare la retorica. Forse fu per un particolare effetto dell’illuminazione artificiale che sembrò impercettibilmente accennare ad un sorriso, quando tornò a voltarsi verso la Trill.
"No, non sbaglia, dottoressa Dax, la Sua informazione è esatta." Le confermò, alzando appena il mento. Per quanto poco ne sapesse sul nuovo equipaggio della U.S.S. Eternity, era certo di aver sentito dire che il Capitano fosse proprio Edward Harris. La risposta della Heparel arrivò come la definitiva conferma e, a quanto pareva, non era il solo a non saperne molto a riguardo. “Neppure io ho avuto modo di conoscere personalmente il Capitano Harris, ma ho sentito dire che, prima di essere assegnato all’Eternity, abbia prestato servizio come massimo dirigente della U.S.S. Essex in una missione quinquennale.” Insomma, non era esattamente un novellino.



RE: Un cielo senza stelle - Neris - 16-05-2012

Elina Milayn Dax

Joined Trill

Sembra che, involontariamente, io abbia portato la conversazione su due argomenti di cui preferirei non parlare: la Constellation e Harris. Ma, visto che sono stata la prima ad accennare ai due argomenti, ora non posso tirarmi indietro, anche se la tentazione sarebbe tanta. Ma non posso neppure raccontare tutto: anche se alcune informazioni e voci sono girate per l'intera federazione, non posso di certo svelare certi particolari a cuor leggero. Non solo rischierei il posto, ma anche potrei incorrere in qualcosa di più spiacevole. Dopotutto, la 'questione Sheppard' è sotto la responsabilità del Comando di Flotta: sono gli ammiragli del Comando che devono capire cosa fare per rimetterlo in riga... non io. Anche se ho il brutto sospetto che alla fine non faranno molto: la Sezione 31 sembra essere molto potente... troppo.

"Mi piacerebbe potervi spiegare quello che è successo sulla Constellation, ma - purtroppo - diverse informazioni sono riservate." Affermo, quindi, con un sospiro. In effetti non sto mentendo: è così. E lo posso capire: il Comando non avrebbe piacere che certe informazioni circolassero liberamente per la Federazione. Soprattutto se mettono la Flotta Stellare in cattiva luce. Ma non può far niente per evitare che certe voci girino: credo che oramai siano in molti a sapere che è successo qualcosa, che centrano i romulani e che si è fatta una specie di alleanza temporanea con i klingon. "In ogni caso, posso dirvi che non approvo il comportamento dell'ammiraglio Sheppard, il mio comandante." Aggiungo, senza preoccuparmi troppo di eventuali ripercussioni di questa mia rivelazione. Dopotutto... Sheppard ha violato così tante regole che non basterebbero le mie dita per contarle.

"Per quanto riguarda Harris..." Aggiungo subito dopo, decidendo di non commentare la loro battuta/commento sul tè vulcaniano... evidentemente molto personale. "Non posso dire di averlo incontrato in un buone circostanza, né di avergli veramente parlato. Ma è certo che ha evitato che si avesse un grosso incidente diplomatico con i klingon." Ma non si è preoccupato di fare lo stesso con i romulani. Rifletto. Non che i romulani volessero evitare un incidente simile, anzi... lo stavano quasi cercando, ma non posso approvare la sua decisione repentina di ascoltare solo i klingon e di non dare la possibilità ai romulani di spiegare la loro presenza nel settore 001. E il fatto che, alla fine, la sua teoria di come fossero andare le cose si sia rivelata corretta, non cambia il fatto che il suo comportamento non mi sia piaciuto. E potrebbe anche aver compromesso eventuali trattative con i romulani.



RE: Un cielo senza stelle - nastrorosso - 21-05-2012

Tan-Kantlya Heparel

Human/Betazoid

<< Come volevasi dimostrare>> pensa. La signorina Dax è al corrente di una notizia troppo scomoda per diventare di dominio pubblico. Inoltre, stando a quanto aveva poc’anzi captato dalla mente della ragazza, deve trattarsi di qualcosa di grosso, abbastanza da poter suggerire il rischio di un conflitto di notevole entità. Ma ovviamente queste sono solo ipotesi di una betazoide che adora i film di spionaggio e romanzi gialli. Magari la cosa è meno grave di quanto pensi. Annuisce alla risposta della Trill come per rassicurarla che non le verranno fatte ulteriori domande sull’argomento, almeno da parte sua.
Salkar, al contrario, non si è minimamente trattenuto dal toccare direttamente la nota dolente. Salkar ha sempre avuto la straordinaria quanto inconscia capacità di mettere in difficoltà il prossimo con la sua curiosità. Le torna in mente di quando entrò nella sua camera, senza bussare, mentre lei era nel bel mezzo di una pomiciata col collega xeno-linguista Pallusha Dadzinski, per prendere il dpad che aveva dimenticato. Quella stessa sera le fece un mucchio di domande sul perché avesse scelto Pallusha come “compagno di vita” e se il cappello da cow boy che questi indossava durante l’”atto sessuale” e il gridare “Ya-Hooo!” avessero un qualche ruolo determinante nella “procreazione”. A braccia conserte scrolla le spalle, inarca le sopracciglia e sospira in segno di resa per il carattere dell’amico. Appena il vulcaniano accenna al CD, annuisce sorridendo: << Quando vuole signor Salkar. E’ uno scambio più che equo. A tal proposito starei ancora aspettando la sua considerazione riguardo lo stile dei Dresden Dolls >>.
Improvvisamente, una voce dagli altoparlanti riecheggia per i corridoi della Deep Space One << Attenzione. Tutti coloro che sono stati assegnati alla U.S.S. Eternity si presentino al punto d’imbarco. La partenza è prevista tra venti minuti>>. Il messaggio viene ripetuto altre due volte. Il cuore di Tan-Kantlya sussulta. <<ci siamo. E’ ora!>> pensa. Guarda la signorina Dax e le sorride gentilmente. la Trill sembra una persona simpatica; è stato un vero peccato non essersi conosciute all’accademia. Ora però è il momento di separarsi. Un velo di rammarico s’ intravede negli occhi neri che brillano dall’emozione. << E’ stato un vero piacere chiacchierare con lei. Spero che ci rivedremo presto. Le auguro buona fortuna per tutto signorina Dax. Arrivederci>> e le porge la mano mimando il modo di salutare terrestre. Infine, indietreggiando di pochi passi verso il corridoio alle sue spalle, si rivolge a Salkar: << Allora, si va?>> .



RE: Un cielo senza stelle - Salkahr - 23-05-2012

Salkhar

Vulcan/Romulan

S’era sbagliato se aveva creduto che la questione sarebbe morta con la sua invadente curiosità, perché il giovane Timoniere non solo era a conoscenza dell’intera situazione in cui la Constellation era imbrigliata, ma non si faceva neppure problemi ad ammetterlo. Colto completamente alla sprovvista, aggrottò le sopracciglia: gli era davvero difficile comprendere perché la Trill stesse rivelando dell’esistenza di informazioni riservate e del comportamento poco encomiabile dell’ammiraglio Sheppard a due perfetti sconosciuti che, per quanto a lei era dato di saperne, potevano persino essere spie della Federazione incaricate di individuare e sbarazzarsi di testimoni scomodi. Si chiese se la Dax avesse inavvertitamente – e anche piuttosto ingenuamente – omesso di considerare la pericolosità di tale ipotesi, o si stesse, invece, riferendo ad un altro genere di informazioni, differenti da quelle che lui aveva in mente, o se, ancor peggio, avesse mentito sulla sua attuale attività. In sincrono all’ultima considerazione, gli incisivi scivolarono sul labbro inferiore, umettandolo appena. Non era una supposizione da scartare. Era logico tenere in considerazione che la Trill potesse essere stata incaricata da qualcuno – forse un avversario politico? – di spargere in giro la voce che il Capitano della U.S.S. Constellation fosse un individuo così poco raccomandabile da aver addirittura rischiato di dare inizio ad una guerra interplanetaria.
“Dunque non si tratterebbe unicamente di semplici dicerie.” Osservò, rivolgendosi più a se stesso che al resto dei presenti, ma non fece neppure in tempo a convincersene che il presunto Timoniere, ancora una volta, fu in grado di prenderlo in contropiede: era evidente che la Trill fosse a conoscenza dei precedenti di Edward Harris meglio di quanto non lo fossero la betazoide e il vulcaniano, ambo membri del suo nuovo equipaggio, come pure era evidente che il Capitano avesse molto più prestigio ed influenza di quanta il mezzosangue potesse anche solo immaginare. In realtà, non era stata tanto la notizia che anche Harris fosse implicato nella faccenda a toccarlo, quanto il fatto che un incidente diplomatico con i Klingon s’era effettivamente rischiato. E questo rovesciava completamente le carta in tavola, dal momento che rendeva probabile almeno al novanta per cento che i sospetti sulle basi installate nel Settore 001 fossero fondati. Alla luce di ciò, non era neppure più convinto che lei fosse una bugiarda o avrebbe omesso di implicare il Capitano Harris nella faccenda al cospetto si due ufficiali della U.S.S. Eternity che non avrebbero certamente taciuto sull'accaduto.
“Lei è conoscenza di dettagli davvero molto interessanti, Signora Dax.” Ammise, senza stare troppo a preoccuparsene, considerando che la Trill non aveva, fino a quel momento, dimostrato particolari doti di segretezza. “Ma presumo riterrebbe indiscreto da parte mia pretendere di sapere che genere di incidente diplomatico fosse in corso con i Klingon.” Voleva, quella, essere una domanda indiretta, ma che non pretendeva necessariamente una risposta. A breve avrebbe avuto tutto il tempo del mondo per accertarsi di come stavano realmente i fatti, dal momento che il suo comandante aveva partecipato direttamente della vicenda. Qualunque sarebbe stata la reazione della Dax alle sue parole, dunque, ormai non aveva più molta importanza. Proprio per questo la sua attenzione si spostò sulla betazoide, quando questa lo invitò ad esprimere il suo parere riguardo ad un argomento che, diverso tempo prima, avevano dovuto lasciare in sospeso.
“Sì, certo.” Le labbra si dischiusero leggermente, mentre annuiva con l’aria di chi ha appena ricordato qualcosa che gli era sfuggito. “Molto interessante, dottoressa Heparel.” Esordì, in un espediente che gli forniva tempo per organizzare un punto di vista da proporle. “Se mi consente, vorrei esporle anche alcune mie personali riflessioni sulla scelta dell’espressione Dresden Dolls quale nome del…” Cominciò, ma l’avviso di imbarco che risuonava negli altoparlanti della Stazione Stellare interruppe quella che si prospettava come una considerazione terribilmente prolissa. La giovane antropologa aveva davvero avuto un enorme coraggio a chiedere al mezzosangue un parere di sua spontanea volontà, pur essendo consapevole del fatto che avrebbe probabilmente terminato di parlare solo quando a lei avrebbero cominciato a sanguinare i condotti uditivi. Forse era anche, in parte, per questo che andavano d’accordo: lui amava esprimere opinioni e lei amava stare ad ascoltarle… o almeno questa era l’impressione che aveva sempre dato al vulcaniano. E, dal momento che la missione spaziale non sarebbe stata breve, di momenti per scambiarsene ce ne sarebbero stati fino alla nausea.
“Credo sia, per noi, il momento di andare.” Si rivolse alla giovane Trill, anticipando le parole della collega, che si fece, poi, bastare per entrambi. In seguito sollevò la mancina e divaricò le dita nel tipico saluto vulcaniano. “Lunga vita e prosperità.” Aggiunse ad una lieve reverenza del capo e dopo si affiancò ad una betazoide anche troppo entusiasta, dal suo punto di vista. Ma ormai era abituato a quegli sbalzi emozionali improvvisi, soprattutto lui che aveva molto avuto a che fare con donne come Harrad-Sar. Gli esseri umani solevano definirlo lunatismo, qualcosa che si manifestava in maniera molto evidente soprattutto durante le fasi del ciclo mestruale, una funzione biologica capace di rendere il sesso femminile ancora più illogico di quanto non lo fosse già in situazioni normali. Messo al confronto, persino il mistero della vita appariva come un enigma di semplice risoluzione.
“Non vedo altre alternative.” Le rispose, provando, probabilmente, a fare dell’ironia con quella che suonò più come un’effettiva constatazione logica. L’umorismo era davvero qualcosa di troppo complesso per soli quattro miseri anni di esperienza. Poi, assieme alla dottoressa, si avviò lungo il corridoio.
“Come provavo a spiegarLe poco fa, Dresden Dolls appare chiaramente riferito al Deutsches Reich, meglio conosciuto come periodo della repubblica di Weimar, quell’arco di tempo che spazia dal 1919 al 1933, durante il quale la Germania si adoperò in un primo tentativo di stabilire nel paese una democrazia a carattere liberale…” Ancora venti minuti, prima della partenza? Forse gli sarebbero bastati per raccontarle tutta la storia delle guerre civili tedesche e dell’ascesa al potere del Partito Nazionalsocialista… ma solo di quello…



RE: Un cielo senza stelle - Neris - 24-05-2012

Elina Milayn Dax

Joined Trill

Dalle parole del vulcaniano, mi pare evidente che non è al corrente di tutti i risvolti della faccenda. Ma lo sarà ben presto. Rifletto, considerando come le voci si stanno sparpagliando... e il fatto che ci sia un ambasciatore klingon qui sulla base. Un ambasciatore che sembra essere diventato amico del capitano Harris. Prima, però, che io possa anche solo cominciare a riflettere su cosa dirgli e se dirgli qualcosa, Heparel chiede a Salkar qualcosa sui Dresden Dolls.

Dresden Dolls? Non posso fare a meno di chiedermi, molto perplessa. Dal nome sembrerebbe quasi un gruppo musicale terrestre e, visto che la domanda è stata fatta ad un musicista, molto probabilmente è proprio così. Ma prima che il vulcaniano possa rispondere alla domanda, un annuncio ricorda all'equipaggio dell'Eternity che sarebbe ora di presentarsi alla nave. Beh... non sono proprio queste le parole... ma il significato sì.

"È stato un piacere conoscervi. Arrivederci." Li saluto, senza - quindi - rispondere alla domanda del vulcaniano, mentre loro cominciano ad allontanarsi. Ma non ha importanza: presto o tardi sapranno quello che è successo. Spero solo che, quando verranno informati dei fatti, si ricordino che non tutti gli ufficiali della Constellation sono come Sheppard: di Sheppard ce n'è solo uno, per fortuna. Mi dico, distogliendo ben presto lo sguardo dalle loro figure che si allontanano per tornare a fissare la vetrina.

Ora ho solo una cosa da fare: capire se comprare lo strumento o no. Beh... potrei sempre iniziare chiedendo se hanno un programma olografico che spiega le basi... Rifletto, allontanando per il momento la 'questione Sheppard' dalla mia mente.