Jim si era appena rimaterializzato quando un oggetto collegato in modo assai originale ad uno degli snodi energetici della nave attirò la sua attenzione. Quando la voce del tecnico lo informò che a bordo si trovava un ordigno e che aveva tutta l'intenzione di trasportarlo via, il capitano afferrò prontamente il comunicatore.
No, aspetti! Agganci l'ordigno e lo teletrasporti a distanza di sicurezza dalla nave. decise, guardandosi distrattamente attorno: quella navetta ricordava molto le architetture elkariane che aveva avuto modo di vedere sul loro pianeta ma allo stesso tempo alcuni elementi spiccavano curiosamente, stonando tra le console, quasi fossero stati inseriti dopo che il progettista aveva terminato il proprio lavoro.
Signore, qualcosa sta generando delle interferenze, non riesco ad agganciare l'ordigno... potrebbe esserci un campo di forza o qualcosa del genere... spiegò, cercando di dare un senso alle letture sui propri strumenti. Jim si guardò attorno: il componente esplosivo aveva un display, sul quale lampeggiavano una serie di numeri rappresentati negli ondeggianti caratteri elkariani e fu non senza una certa sorpresa che il capitano si rese conto di essere in grado di leggerli... nei giorni precedenti aveva passato tanto di quel tempo ad osservare il grande orologio che troneggiava nella sala conferenze che doveva aver finito per impararli. Sorrise divertito a quel pensiero, anche perché se la sua interpretazione era corretta aveva ancora diversi secondi a disposizione per trovare una soluzione.
La teletrasporto fuori... decise il tecnico, arrendendosi definitivamente.
Mi dia quaranta secondi... da adesso. Tenga agganciato il mio segnale e si prepari ad attivare un campo di forza attorno all'hangar. ribatté Jim, determinato a fare il possibile per salvare quella navetta, visto tutto ciò che avevano fatto per riuscire a portarla fin lì. L'ordigno era collegato ai sistemi di energia, il che molto probabilmente implicava che per funzionare necessitava della potenza della navetta. Con lo sguardo seguì rapidamente il condotto, fino a quella che aveva tutta l'aria di essere una cella energetica.
Trenta secondi... lo informò Silar, mentre Jim tentava senza successo di aprire il pannello di accesso della cella energetica con una gomitata. Dopo un paio di tentativi, si rese conto che in quel modo non sarebbe andato da nessuna parte e si guardò attorno: sopra di sé un condotto doveva essere esploso durante l'attacco ed ora una grossa parte in metallo penzolava a pochi centimetri dalla sua testa: senza perdere tempo, Jim vi si aggrappò con tutto il proprio peso, riuscendo a staccare il pezzo di metallo dal suo alloggiamento.
Venti secondi... lo aggiornò il tecnico, preparandosi ad azionare il teletrasporto come indicato.
Con il pezzo di metallo, Jim fece leva contro il pannello, riuscendo finalmente nell'intento di aprirlo: al suo interno una serie di tubi luminescenti si intersecavano tra loro, lasciandogli solo l'imbarazzo della scelta... uno di essi puntava verso l'alto, nella direzione del sistema di armamento e Jim decise che al momento quello non gli interessava. Un secondo puntava invece verso il basso, attraversando la paratia di terra ed alimentando molto probabilmente il sistema di console...
Dieci... nove... cominciò a contare Silar.
Al diavolo! Jim piantò il frammento metallico dritto nel centro dell'intero sistema, scansandosi appena in tempo per evitare che la scarica fuoriuscita lo colpisse in pieno. Per qualche secondo i tubi luminescenti sfarfallarono, poi i loro colori si fecero più tenui, mentre l'energia si scaricava a terra.
Sei, cinque... Capitano! Rilevo un aumento di radiazioni, sto perdendo il segnale! esclamò il tecnico, mentre la sua voce si faceva tesa. Jim lanciò una rapida occhiata all'ordigno, rendendosi conto che nonostante le fluttuazioni di energia non sembrava essere riuscito ad arrestarne il conto alla rovescia. Senza perdere tempo balzò nuovamente in piedi, forzando l'apertura manuale del portellone per correre all'esterno con quanto fiato aveva in corpo. Arrivato a pochi metri dalla navetta il tecnico riuscì finalmente ad agganciarlo di nuovo, teletrasportandolo al sicuro, poco prima di attivare il campo di forza attorno all'hangar.
Zero annunciò Silar, proprio mentre Jim veniva rimaterializzato nella sala teletrasporto.
Questa volta, tuttavia, non ci fu alcuna esplosione a scuotere la nave. Attesero un secondo, poi due... Jim considerò che forse non conosceva i numeri elkariani bene come aveva inizialmente pensato e rivolse un'occhiata interrogativa in direzione del tecnico. Possibile che, dopo tutto, fosse riuscito davvero ad arrestare l'ordigno?
Niente? si informò.
Niente. convenne il tecnico, strappando a Jim una smorfia soddisfatta: il capitano si strinse nelle spalle
ok, questa è andata. decise
controlli se ci sono altre fluttuazioni di energia. Se tutto sembra a posto mandi una squadra di sicurezza a controllare. aggiunse con fare allegro, prima di avviarsi nuovamente verso la plancia.
Fu solo quando raggiunse il turboascensore che si rese conto che qualcosa non andava
e dai... di nuovo!? sbuffò, accorgendosi solo in quel momento che, quando la scarica lo aveva preso di striscio, era riuscita ad aprire uno strappo nella manica della sua uniforme. Prese mentalmente nota di ricordarsi di cambiarla, ma aveva cose più urgenti da fare in quel momento.
Sulu, faccia rotta verso Elkar IV, raggiungiamo la Saratoga. Uhura... contatti il capitano T'Dal, le dica che saremmo lieti di averla a bordo assieme al suo ufficiale medico capo tagliò corto
Io vado a cambiarmi. aggiunse rassegnato.