RE: Una bevuta - NikLoc - 14-08-2010
Stava per iniziare a rispondere quando al tavolo si avvicinano due ufficiali in tenuta d' ordinanza, il primo era un capitano ed il secondo era un tenente-comandate
"Ammiraglio" esordì il capitano
"è desiderato nel suo ufficio" non molto loquace o almeno non voleva parlare davanti ad una dalle sembianze di un civile
"Arrivi al punto" disse l' ammiraglio per scorciare tutte le operazioni di "cortesia".
"Il consiglio dell' ammiragliato ha aperto una comunicazione con noi e le vogliono parlare in privato. Hanno detto che si tratta di argomento dalla massima urgenza." concluse tutto d' un fiato l' ufficiale.
Chissà cosa voleva l' ammiragliato ma non era di buon auspicio, per la sua permanenza nella federazione, rifiutare quella comunicazione. Si alzò
"è stato un piacere parlare con lei, Korinna, ma il lavoro mi chiama. Con permesso mi congedo." esodì andandosene verso l' uscita del locale seguito a ruota dai due ufficiali.
RE: Una bevuta - @Les - 15-08-2010
Veniamo interrotti da due ufficiali che si avvicinano a passo deciso, con aria preoccupata. Colgo uno sguardo fugace nella mia direzione da parte del capitano, ma è subito chiaro che non sono io la persona che stanno cercando. Ascolto il dialogo in silenzio, divertita dal modo di fare sbrigativo dell'ammiraglio. E' chiaro che i due uomini sono leggermente a disagio, e il loro cercare di non darlo a vedere è ammirevole... certo Dorn non deve essere una persona facile con la quale lavorare... rimango immersa in quel pensiero, osservando l'ammiraglio alzarsi e congedarsi con una cortesia insolita, visto il modo in cui ha appena trattato i suoi ufficiali.
Non so se quella cortesia è dovuta al fatto che non sono ai suoi ordini, o piuttosto perché sono una donna, ma decido di approfittarne senza indagare oltre... c'è una cosa di questa stazione che mi incuriosisce, alla quale sicuramente Dorn ha accesso. "Piacere mio, ammiraglio" lo saluto con un cenno di assenso e un sorriso, poi mi raddrizzo leggermente sulla sedia, fisso nel vuoto per un istante, e infine mi decido a parlare... al massimo mi dirà di no. "Ammiraglio!" lo richiamo "... crede che potrebbe farmi ottenere un'autorizzazione per scambiare due parole con l'IA che gestisce la Midway?" aggiungo con voce calma, prima che si allontani troppo.
RE: Una bevuta - NikLoc - 15-08-2010
Avere un autorizzazzione per parlare con l' IA della stazione? Altra burocrazia? No, grazie ma trovò la frase giusta da dire al capitano
"Se ha ascoltato la nostra discussione, il che è più che possibile basta un mio accenno di assenso perchè lei si faccia viva". disse Io, e nel futuro anche lei, sono sommerso dalla burocrazia e bisognerà trovare dei metodi per tagliare corto.
"Le dispenso un mio consiglio: lasci perdere la burocrazia e venga subito al punto." al capitano
"Arrivederci" concluse riprendendo a camminare seguito dai due sottoposti.
RE: Una bevuta -
Neris - 16-08-2010
Naturalmente, ho registrato tutto quello che si sono detti l'ammiraglio e la betazoide, come sto registrando tutto quello che sta accadendo nella stazione. Normalmente potrei dire che non sono interessata a quello che si sono detti loro come non lo sono a quello che si sono detti le altre persone presenti nel bar, ma in questo caso non sarebbe vero. Ora che ho un nuovo comandante una delle priorità che mi sono data da sola è capirlo. Quando ho parlato - o meglio... quando il mio avatar ha parlato - con lui, mi sono fatta una buona impressione, ma tutto è da vedere. Una sola chiacchierata non basta per capire il carattere di un uomo. Così lo sto osservando con, probabilmente, più attenzione di quanto dovrei.
Alla domanda di Korinna Suder su di me, mi rendo conto che una parte della mia intelligenza artificiale - una parte situata in un certo androide - ha provato interesse per la proposta. Sembra quasi che il mio androide si stia annoiando a morte.
Attenta che ti mando a pulire qualche locale.
Non mi pare che ci siano locali vuoti da pulire. E' già stato fatto tutto.
E perché dovrei mandarti a pulire solo le stanze vuote?
Nostro padre sarebbe felice nel sentirci discutere. E' una cosa umana.
L'ammiraglio probabilmente meno. Se lui dà il permesso puoi andare in quel bar.
Perfetto, allora comincio a uscire dalla mia... camera da letto.
Camera da letto... certamente non il modo più adatto per definire il luogo dove si trova il mio avatar. E' un locale per il controllo e la manutenzione dei suoi sistemi, ben diverso dall'alloggio di chi vive - per più o meno tempo - in questa stazione.
RE: Una bevuta - @Les - 16-08-2010
E' strano come pur avendo la facoltà di leggere la mente altrui tante volte non sia sufficiente per capire di cosa stiamo parlando. Strano, ma non mi dispiace avere qualche dubbio, di tanto in tanto; lascia alle cose quel gusto del mistero e della scoperta che le rende più affascinanti. Ascolto perplessa la risposta dell'ammiraglio, il suo fastidio per la burocrazia; io credo che in fondo sia necessaria, una piccola attenzione che ci risparmia tanti inconvenienti, ma non è questo il momento né il luogo per discuterne. Accetto il consiglio dell'ammiraglio, mettendolo da parte per il momento in cui arriverò a capire cosa intende. Non mi è chiaro se otterrò quello che ho chiesto. "Era un sì o un no?" non posso fare a meno di domandarmi, mentre guardo l'uomo che si allontana.
Fisso un istante la mia tazza vuota, cercando di dare un senso alle parole dell'ufficiale, mentre mi attardo ancora qualche istante nel locale, prima di mettermi seriamente al lavoro.
RE: Una bevuta -
Neris - 18-08-2010
In realtà non sono molto sicura che il mio comandante mi abbia dato l'autorizzazione a chiacchierare con Korinna Suder, ma nel contempo non me l'ha di certo proibito. Esattamente come facevo prima che lui arrivasse in questa stazione, io posso permettermi di chiacchierare con chi ho voglia, fino a quando non ho niente da fare e non sconfino in argomenti top-secret. Se poi l'ammiraglio non è d'accordo a questa situazione, basta che me lo dica e cambio modo di comportarmi. Per ora non sto disubbidendo a nessun ordine. Il mio nucleo centrale non è poi molto d'accordo a questo mio modo di vedere le cose, ma nel contempo non ha alcun dato a cui appigliarsi per trovare qualche valido motivo perché io debba rimanere ferma nel mio 'alloggio'. Anche noi abbiamo bisogno di socializzare, papy lo diceva sempre.
Camminando per la stazione, mi guardo un po' intorno, come per controllare che sia tutto a posto. Non che serva molto: con tutti i sensori e le telecamere istallate su Deep Space Three è difficile che qualcosa mi sfugga. Fino a quando è tutto funzionante, ovviamente.
Non ci impiego molto a raggiungere il bar: dopotutto, posso tenere una camminata veloce per un tempo indeterminato, non sono soggetta a stanchezza come le forme di vita biologiche. Entrata nel locale, mi dirigo subito verso la betazoide.
"Salve." Affermo, appena arrivata al suo tavolino. "Sono l'I.A. della Midway. Ho sentito che voleva parlarmi."
Paradossalmente - almeno per alcuni - porto la divisa gialla degli addetti al comando. A me sembra giusto: anche se non sono mai stata all'Accademia della Flotta Stellare, ora sono un ufficiale della flotta... più o meno. Non potrò prendere chissà che iniziative, ma nel caso del bisogno posso prendere decisioni 'difficili' anche senza il consenso dei miei superiori, soprattutto se quest'ultimi sono impossibilitati a darmeli, perché rapiti, morti o per mille altri motivi.
RE: Una bevuta - @Les - 19-08-2010
Sto per alzarmi e tornare ai miei alloggi quando una ragazza con l'uniforme della flotta si ferma di fronte a me. "Salve" mi saluta in tono formale. Non ricordo di averla mai vista prima, né riesco ad intuire cosa possa volere da me... faccio per chiederglielo ma lei mi anticipa, rivelando di essere l'IA della Midway. Stupefacente... solo ora che me l'ha detto mi rendo conto di quanto, in realtà, sia diversa da un essere umano. "Mi sarei aspettata di parlare con un computer" ammetto, colta alla sprovvista, ma il mio disorientamento passa in fretta, il tempo di ricordarmi le regole della buona educazione. "Korinna Suder, è un piacere conoscerti" mi presento, alzandomi per stringerle la mano.
Evidentemente il modo curioso con il quale mi aveva salutato l'ammiraglio era il suo modo per dire "sì". "Stanno installando un'intelligenza artificiale anche sulla mia nave, ma ci sono alcuni passaggi nel manuale tecnico che mi sono un po' oscuri... posso farti qualche domanda sul tuo funzionamento?" chiedo, accennando ad uscire dal bar in direzione della passeggiata. In realtà sono ancora un po' incerta su come considerare la cosa che ho di fronte: visto il suo aspetto sarei portata a trattarla come un essere umano, ma in fondo è strano, sapendo che è una macchina.
RE: Una bevuta -
Neris - 19-08-2010
Rimango un po' perplessa - se mi è lecito dirlo - al suo 'Mi sarei aspettata di parlare con un computer'. Anche se capisco subito cosa intende dire, rimango affascinata dalle implicazioni che ci sono dietro a una frase semplice come quella. Si sarebbe aspettata di parlare con uno schermo, un monitor, non certo con un androide simile in tutto e per tutto, o quasi, a un essere umano. Ma un androide non è anch'esso un computer?
Ok, rimandiamo l'analisi del modo di pensare dei betazoidi... e di tutti gli esseri viventi biologici. Non mi pare proprio il momento per perdersi nei propri pensieri. O forse dovrei dire dati?
"Il piacere è mio. Non sempre ho la possibilità di socializzare." Rispondo, notando che mi sta dando del tu. A me non dà per niente fastidio, ma il punto è che ora io non so come rivolgermi a lei. Personalmente non capisco l'abitudine umana - e non solo umana - di usare due modi per esprimersi, scegliendo quale utilizzare rispetto alla persona con cui si sta parlando. Rispetto. La parola chiave è il rispetto. Mi dico, andando a recuperare dai miei file di memoria i dati relativi agli insegnamenti del Dottor Midway in proposito. Il brutto che in queste situazioni non posso essere certa se una persona mi sta dando del tu perché vuole una conversazione informale o perché mi ritiene solo una macchina. Ma nel secondo caso non dovrebbe prendersela se le do anch'io del tu... d'altronde, sono solo una macchina.
Leggermente divertita da questi miei ragionamenti - avvenuti in un tempo molto ridotto - ritorno a parlare.
"In effetti, stai parlando con un computer." Affermo tranquillamente, seguendola verso l'uscita del bar. "Questo è un corpo androide che viene controllato dall'intelligenza artificiale della stazione. Anche la Constellation ne avrà uno. Aiuta a comunicare con l'equipaggio." Forse sono troppo interessata a tutto ciò che riguarda quell'astronave, ma non posso non considerare la sua I.A. il mio fratellino. Essendo stato creato partendo dai miei dati, posso tranquillamente affermare che tra noi c'è una certa dose di parentela. Magari non di sangue, ma di dati sì.
"Chiedimi pure quello che desideri."
Ovviamente, questo non significa che le dirò tutto. Ci sono dei dati top-secret, delle informazioni che non posso darle.
RE: Una bevuta - @Les - 21-08-2010
"Il piacere è mio. Non sempre ho la possibilità di socializzare" risponde la ragazza che ho di fronte. Non posso fare a meno di notare la sua scelta di parole, insolita per un computer. E' davvero in grado di provare piacere? Le interessa veramente socializzare? O è stata programmata per rispondere così, per pura cortesia? In entrambi i casi non mi sento del tutto tranquilla: fisicamente sembrerà anche un essere umano, ma c'è qualcosa di fuori posto, di innaturale, nel suo atteggiamento. Mi fermo un istante, voltandomi verso di lei mentre mi spiega di essere un androide, controllato dalla stazione per meglio interagire con l'equipaggio. Sarà... ma avere un ammasso di circuiti intelligente che mi segue non mi ispira molta fiducia.
"O forse il problema sono io?" mi chiedo: non riesco a leggerla, non so cosa pensa, non percepisco le sue emozioni... il modo in cui ragiona è un mistero al quale non sono abituata. E se la mia diffidenza nei suoi confronti fosse dovuta semplicemente all'incapacità di comprenderla? "Ti confesso che mi sentirei molto più a mio agio a parlare con una voce incorporea" ammetto candidamente, troppo abituata a condividere i miei pensieri per tacere la mia opinione. "Ma forse è solo una questione di abitudine" spiego, passando subito alla questione che realmente mi interessa: "secondo il manuale sei in grado di controllare tutti i sistemi di questa stazione o, nel nostro caso, della nave. Adesso... la vita in una stazione è relativamente tranquilla, ma sulle navi le cose funzionano diversamente, ci troviamo continuamente ad affrontare anomalie, imprevisti di ogni genere..." elenco, contando i vari problemi sulle dita, mentre poggio la schiena contro la ringhiera di una balconata.
"So che sei in grando di prendere autonomamente decisioni che riguardano la sicurezza della nave e dell'equipaggio... situazione teorica: ci troviamo in allarme rosso, valutando le varie alternative decido per una manovra rischiosa, mentre tu calcoli che abbiamo più probabilità di successo agendo diversamente. Cosa mi garantisce che non farai di testa tua?" chiedo, osservando istintivamente gli occhi dell'androide, come se potessero svelarmi le sue intenzioni: so come ragionano i computer, e so anche che non sempre la soluzione meno rischiosa è la più efficace... non mi va di sacrificare la mia vita, né quella dei miei ufficiali, perché una macchina ha deciso così.
RE: Una bevuta -
Neris - 22-08-2010
"Sei il primo ufficiale della U.S.S. Constellation e hai il grado di capitano." Rispondo, quasi come se stessi semplicemente ripetendo dei dati in mio possesso, cosa che - più o meno - sto facendo. "Se l'Ammiraglio Sheppard non decidesse altrimenti, farei la manovra rischiosa che hai scelto. Il tuo è un grado alto, sono programmata per ubbidire agli ordini."
Anche se forse non sarei molto contenta di farlo. Concludo tra me e me. Alle volte mi chiedo perché mai vengono istallate delle A.I. in stazioni o navi stellari se poi non si dà loro la possibilità di fare le scelte in occasioni di emergenza. Una macchina è più veloce a calcolare i dati dei sensori e le probabilità di successo che una forma di vita biologica. Ed è difficile che faccia errori, se è stata programmata per bene. Anche se - forse - alcuni vulcaniani si avvicinano al nostro livello.
"Ma noi..." Mi interrompo un attimo, notando di aver usato il plurale. Brutta abitudine, ma cosa si può fare quando si passa la maggiorparte del proprio tempo a comunicare con altre parti di sé? "Io non sono l'A.I. della Constellation, quindi non sono sicura di come reagirebbe. Essendo stata realizzata partendo dai miei dati, ritengo che avrebbe una reazione simile, ma non so quanto la sua programmazione è stata modificata rispetto alla mia."