Ricevuto Capitano, stiamo tentando scansioni su tutte le frequenze,=^= lo informò la voce calma e professionale di Uhura
=^=nel frattempo il Signor Scott vi sta inviando un set di intensificatori...=^=
Passato o alcuni lunghi secondi, prima che la voce decisa dello scozzese si inserisse nel canale audio aperto dalla plancia col Capitano, per informarlo di ciò che sarebbe accaduto di lì a poco
=^=siamo pronti, signore, inizia la materializzazione. Appena avrete gli intensificatori disponeteli a triangolo, ad una distanza non superiore a 1,5m l'uno dall'altro...=^=
La colonna luminosa del teletrasporto comparve ad un paio di metri dal gruppo di ufficiali, ma fu subito evidente che qualcosa non andava: anziché assumere immediatamente forma e consistenza fisica, la figura degli intensificatori oscillò svariate volte, divenendo traslucida mentre il suono della materializzazione si faceva acuto e a tratti fastidioso all'udirsi.
Tramite il canale aperto con la Sala Teletrasporto, Kirk avrebbe potuto sentire il suo Ingegnere Capo intento in una accesa discussione con qualcuno, probabilmente con la Sala Macchine
=^=Come sarebbe a dire che abbiamo un segnale di ritorno? Pulitelo subito...no, non ho detto che ci serve più energi....=^=
La comunicazione venne ammutolita dal suono di una esplosione, simile a quella generata da un eccessivo accumulo di energia. Probabilmente le bobine del teletrasporto avevano ricevuto un eccesso di energia, registrando quindi un cortocircuito.
Per qualche mistero dell'ingegneria, della fisica o di altro, però, esattamente nel momento in cui l'esplosione avrebbe dovuto mettere fuori gioco le apparecchiature di Teletrasporto, la materializzazione si concluse.
Solo che, insieme a tre intensificatori di segnale fusi irrimediabilmente insieme e parzialmente sciolti, comparve anche una quarta figura: un decisamente confuso umanoide peloso, avvolto in una specie di divisa dai toni nero e grigio, colorata di ocra all'altezza del colletto.
Un Tellarite!
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Alla fine Q aveva schioccato le dita, ponendo fine a quel ridicolo
gioco di ruolo che in un momento di noia aveva architettato, strappandolo dal suo noioso viaggio per portarlo in quella dannata Sfera Borg.
Rekon era
dannatamente troppo vecchio per stron*are del genere, quindi era più che lieto di essere riuscito ad avvicinarsi quanto più possibile ad una vittoria in quel gioco: nessuno era morto e nessuno era stato assimilato, forse un pochino anche per merito suo.
Adesso, se Q avesse mantenuto la parola data (estorta dalla femmina Q sarebbe stato forse più corretto), lui si sarebbe ritrovato nel suo alloggio sul vecchio trasporto da cui era stato prelevato, e avrebbe avuto un mucchio di tempo per riflettere sulla scelta di ritornare in servizio attivo, prima di raggiungere la Voyager A.
In realtà la sua ricomparsa non fu così semplice come se la aspettava, anzi. Ebbe per un momento l'impressione di essere in un luogo, poi in un altro. Le sue percezioni andavano e venivano, co.e se si trovasse in un teletrasporto con problemi alla matrice di induzione.
Poi sentì nuovamente la propria fisicità e la gravità, che pesava sulle articolazioni delle gambe. Solo che qualcosa non era come doveva essere.
Curiosamente non fu la vista il primo senso a rivelargli di non essere ricomparso su un trasporto della Federazione. Le sue narici furono infatti le prime a segnalare che qualcosa non andava, quando vennero invase da una serie di odori e profumi che nulla avevano a che fare con l'atmosfera riciclata e profondamente controllata di una astronave.
Il secondo segnale fu la totale assenza della vibrazione ritmica e pulsante di un reattore di curvatura. Che razza di astronave non aveva il reattore acceso? Forse che le dannate scimmie senza coda della Sala Macchine erano riuscite a mandare in blocco i sistemi nelle poche ore della sua assenza??
Fu solo sull'illogicità di questo pensiero che gli occhietti porcini di Rekon lo resero finalmente edotto della realtà: anziché su di una nave stellare, quel
simpatico burlone di Q lo aveva inviato su un dannato pianeta.
Quasi fosse dotata di pilota automatico, la sua bocca inanellò immediatamente una forbita sequenza di insolenze dedicate alla simildivina entità del Q-Continuum, focalizzandosi con estro creativo sui suoi ipotetici problemi di impotenza nell'ambito di un complesso triangolo amoroso con entità della mitologia Tellarite non particolarmente note per la delicatezza e la morigeratezza nell'ambito amoroso.
Mentre parlava, però, il rissoso capo operazioni si stava guardando rapidamente attorno, registrando una situazione che peggiorava di secondo in secondo.
Se vedendo le antiquate uniformi della Flotta Stellare di oltre un secolo prima aveva inizialmente sperato di essere finito in mezzo ad una specie di ricostruzione storica, le sue speranze si raffreddarono rapidamente quando notó un uomo in uniforme azzurra chino su una maglietta rossa, apparentemente ferita.
Guardando il ferito, lo sguardo scivolò quasi naturalmente sulla seconda figura stesa a terra, apparentemente morta o svenuta. Era un dannatissimo Romulani, con indosso una uniforme vecchia quanto quelle federali dai colori pastello.
Sempre con naturalezza, lo sguardo sempre più sconvolto si mosse ancora, seguendo la figura slanciata dell'umano che torreggiava sul Romulano abbattuto. Indossava l'uniforme della Flotta color ocra che - se Rekon ben ricordava - nell'epoca cui appartenevano quei costumi corrispondeva alla Sezione Comando.
Fu in quel momento che gli occhi del vecchio ingegnere si dilatarono veramente, mentre la sua stoica e convinta invettiva si spegneva in una espressione palesemente stupita accompagnata da un
"...e che ti...per la barba di zia Petunia...!"
Perché era vero che gli umani si assomigliava o un po' tutti e riconoscerli, specie se non li si conosceva bene, era difficile...ma quel volto era su praticamente ogni dannato libro di storia della Flotta Stellare!
Quello era James Tiberius Kirk!