Sospirai seccamente, esaminando freneticamente i PADD sulla scrivania; mi chiedevo come sarei venuta a capo di tutto quel lavoro, che a me pareva più che mai confuso. In genere, apprendevo in fretta, mi adattavo facilmente, ma, diavolo, era la U.S.S. Enterprise, quella. Ed era il mio primo incarico come Ufficiale Medico su una qualsiasi nave spaziale. Non ero emotivamente preparata come credevo per una situazione del genere, anche se ero in fondo consapevole di quello che mi aspettava, quando feci domanda per la Flotta Stellare... e avevo sempre creduto di essere più resistente del normale. Da qualche anno, mi allenavo a risvegliare, pian piano, il modo di controllare e incanalare le emozioni tipico della mia razza (ovviamente, in modo più... pacifico e civile), e, ultimamente, non avevo perso occasione per rinfacciare questo mio "vantaggio" a chicchessìa. Mi resi conto da me che era servito principalmente a convincere me stessa di poter riuscire in un'impresa del genere, o in qualsiasi altra impresa avessi voluto intraprendere.

Diedi un'occhiata all'orario. Avevo un orologio setato sul fuso orario del Rhode Island da quando ero entrata in Accademia, e avevo deciso di portarlo con me in missione, come ausilio ad abituarmi allo spazio... e, in fondo, per non sentirmi così lontana da casa. Anche se non soffrivo particolarmente per il distacco dalla Terra, era pur sempre una situazione nuova per me... O almeno, per quello che potevo ricordare.
A quanto pareva, non ero più di turno da parecchio. Avevo perso la concezione del tempo -di nuovo.... a quanto pareva, l'orologio non serviva a un granché. Comunque fosse, secondo il mio orario, era notte inoltrata, e fui abbastanza lieta di constatare, all'inizio, che l'equipaggio della nave aveva come riferimento un'ora simile.
Mi guardai intorno. Effettivamente, l'Infermeria era rimasta quasi vuota. Per il momento, mi era stato assegnato un incarico lì, probabilmente dove ce n'era più bisogno... Non avevo indagato oltre: finché gli ordini non si fossero scontrati con la mia morale, io eseguivo senza fare domande. Era forse nella mia natura anche quello...?
No, non credo, mi dissi. Non ero refrattaria al comando, anzi; ma non provavo fastidio nell'obbedire a ordini sensati, tutto qui.

Mi alzai. Decisi che per quel giorno, era sufficiente. Avrei terminato il mio lavoro l'indomani, anche se non sentivo la reale necessità di dormire o riposarmi... Ma ero troppo incuriosita dall'Enterprise per starmene ferma in un luogo anche quando non ero obbligata.
Uscii dall'Infermeria, sistemando alcune cose sul PADD. Una perplessità mi costrinse a fermarmi in mezzo al corridoio, fortunatamente deserto. Avevo difficoltà a decifrare gli appunti che avevo preso (avevo preso nota praticamente di qualunque cosa), e sentivo il bisogno di fare chiarezza...

"Salve dottoressa Uscher"
dico in tono cortese
"ha del tempo? non vorrei sottrarla a più importanti incombenze"
aggiungo osservandola guardare i propri appunti con aria perplessa.

Alzai lo sguardo, incontrando quello del vulcaniano.
-Comandante- salutai, con un cenno del capo, cercando di ricompormi e di assumere un'aria rilassata e indifferente, l'aria di chi ha tutto assolutamente e perfettamente sotto controllo.
-No, non mi distoglie da nulla, il mio orario di lavoro è appena terminato... Stavo solo sistemando qualche appunto-.
In effetti, non era una vera e propria menzogna; volevo solo evitare di farmi cogliere... impreparata, e leggermente spaesata, diciamo.
-Le serve qualcosa?-, continuai, sfoderando il mio miglior tono professionale e distaccato, mentre, nella mia testa, si scatenava l'inferno. Cosa mai poteva avere da dirmi? Avevo forse commesso qualche grave errore? Stavano per cacciarmi dall'Enterprise e rimandarmi sulla Terra, prima a San Francisco e poi di nuovo a Pascoag, dove avrei finito il resto dei miei giorni tra un mucchio di case e un paio di pub, con la media di quattromila abitanti. Quattromila abitanti sono un'inezia... è un parco giochi, non una città. Tra l'altro, che razza di nome è Pascoag?
Credo di non essere mai più stata tanto paranoica quanto durante i miei primi giorni di lavoro. L'autocontrollo che stavo cercando di rievocare sembrava funzionare all'esterno, in apparenza, ma dentro le mie sinapsi si scatenava una guerra.

"mi chiedevo se...."
un attimo di silenzio per cercare le parole adatte
che come sempre trovo subito
"mi permetto di farle notare che, per quanto ritenga di non averne bisogno, il regolamento imporrebbe una visita di controllo periodica al fine di garantire la migliore efficienza di tutto l'equipaggio"
dico in tono composto e cortese
poi mi permetto di aggiungere
"mi sembre preoccupata..."

Mi complimentai ironicamente con me stessa per la notevole abilità di dissimulazione. Sospirai compostamente, stringendo le mani intorno al PADD.
-Non sono preoccupata, Comandante; solo molto indaffarata. È il mio primo incarico, e sto cercando di imparare questo mestiere alla perfezione-, replicai, seria ma cortese.
Mi domandai se ringraziarlo, ma poi compresi che si era trattato di una semplice affermazione, e non di uno spunto di conversazione o un qualche riguardo nei miei confronti.
-E per quanto riguarda il controllo... Ha ragione, mi ci sottoporrò quanto prima-.
Avevo rimandato la visita più volte, sia perché la ritenevo attualmente superflua, sia perché ero sempre sicura di non riuscire a conciliarla con i miei orari, ben sapendo che si trattava di un controllo relativamente breve. Ma se dovevo essere sincera con me stessa, mi toccava ammettere che, sì, se volevo mantenere una condotta ineccepibile, avrei dovuto accettare.

Annuisco.
"è molto preparata nel proprio lavoro e so che non farà fatica ad abituarsi ai ritmi di lavoro e non lo dico sulla base di un semplice giudizio personale. Sono vulcaniano e su vulcano non ci basiamo su giudizzi dettati da pure sensazioni, lo dico perchè è stata scelta per far parte di questo equipaggio e qui sull'ammiraglia sale solo personale altamente selezionato"

Accolsi le sue parole con un cenno del capo, e dovetti opporre molta resistenza per trattenere un mezzo sorriso compiaciuto. Inutile fare l'ingenua o la modesta (qualità che poco mi apparteneva): era vero, se mi trovavo lì, su quella nave, non era certo per simpatia nei miei confronti. Tuttavia, sentirlo dire da lui in particolare accrebbe il mio amor proprio, probabilmente perché avevo l'assoluta certezza che non poteva dirmi altro che la verità, e anche perché, ad essere sinceri, sapevo che era estremamente competente, più di molti altri membri dell'equipaggio.
-Sarà questione di poco, come dice lei... glielo posso assicurare- dissi, assumendo una postura più rilassata.
-Non è mia intenzione deludere le aspettative della Federazione, nè dell'equipaggio. Ho in programma di farmi notare in positivo per il mio lavoro-.

Annuisco lentamte
" spero mi possa condecere un po' del suo tpo, avrei qualche domanda da porle se potesse assistermi con le sue competenze nell'analisi degli ultimi campioni prelevati"

Cercai di non apparire troppo entusiasta, mentre, dentro di me, esultavo per l'opportunità che mi veniva offerta.
-Ne sarei lieta. Ho tutto il tempo di cui ha bisogno-, risposi. In effetti, di tempo ne avevo, e anche se così non fosse stato, avrei fatto in modo di trovarne.
Dovevo assolutamente fare una buona impressione con una consulenza pertinente e professionale... Richiamai per un'ultima volta tutto il mio autocontrollo, e rimasi in attesa di nuove direttive.

annuii
"si tratta di campioni da natura organica, vorrei che gli analizzasse, ho tratto alcune conclusioni che vorrei discutere con lei, non solo riguardo alla loro natura sicuramente batterica... ma anche a quella che potrei definire una forma embrionale di comportamento..."
dico in tono vagamente pensoso
"la trovo una forma di vita decisamente... interessante"