Star Trek GDR

Versione completa: Shutdown, part I
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Enomis Curzon

Joined Trill

"Cavolo, sono già le 14:00" mi dico, mentre guardo lo schermo. Oggi non mi sono fermato un attimo. Forse non avrei dovuto dormire fino a tardi, però era la mia mattinata libera, una delle poche e se non ricarico ogni tanto le batterie finirò per svenire al centro di comando, figura che non ho ancora intenzione di fare. Faccio qualche passo in avanti e prendo in mano il d-padd, con un rapido movimento della mano destra visualizzo sullo schermo le cose da fare. "Molto bene, anche oggi salterò il pranzo..." sospiro. Con il d-padd ancora in mano mi dirigo verso il replicatore e con voce ben ferma ordino al computer "supplemento nutritivo Curzon cinquantacinque". Dal replicatore prendo, con la mano libera, la barretta energetica che si è materializzata e rapidamente esco dall'alloggio con ancora la divisa aperta sul davanti.

Nel percorso tra l'alloggio e il turboascensore ingurgito la barretta e ho anche tempo di fare cenno a qualche sottufficiale di passaggio. Entro, mentre le porte si chiudono rapidamente io seleziono come destinazione il centro di comando, poi dò uno rapido sguardo di nuovo al d-padd. La fronte si corruga. Mi sistemo l'uniforme poco prima che le porte si aprano.
"Buonpomeriggio a tutti, niente saluto grazie. Continuate a lavorare..." - devo ammetterlo, un po' mi scoccia dover sempre ribadire di non fare il saluto quando entro, ma è il prezzo che devo pagare per comandare un base così grande. Nessuno, se non gli ufficiali più stretti ti conoscono davvero e gli altri stanno un paio di mesi poi chiedono il trasferimento, c'è qualcosa però in questa base che non mi permette di fare lo stesso. Ho promesso a me stesso di scoprirlo prima o poi, ma per ora mi sono sempre fatto trasportare dalla magia di questo posto. Nel frattempo mi sono avvicinato alla postazione del controllore di volo di competenza dello spazio esterno al molo.
-"Tenente, l'Armstrong è in orario?" chiedo.
-"L'Armstrong è in orario, signore. Tempo stimato all'attracco 2 ore e 47 minuti."
-"Perfetto" dico, poi rivolgendomi all'intera batteria di ufficiali che si stanno occupando del controllo di volo "Informatemi quando la Armstrong sarà nel bacino di attracco, supervisionerò personalmente le operazioni di attracco" sono le mie ultime parole, le scandisco bene, come sono solito fare quando impartisco ordini che mi stanno particolarmente a cuore, poi mi volto verso la mia postazione di comando e osservo la mia numero uno con uno sguardo che riservo solo a lei ultimamente. Mi piace come lavora, è sempre sul pezzo, determinata, attiva. L'unica cosa che mi tiene lontano dal proporla per una promozione è che non sarebbe più la mia fidata numero uno e senza di lei, almeno per ora, non saprei come fare. Mi spiace anche avvicinarmi e interromperla, la vedo molto concentrata, ma devo.
"Hey, numero uno! Ancora problemi con il computer centrale?" chiedo.
La risposta purtroppo è positiva. Ho fatto bene a dire che mi occuperò personalmente dell'attracco di quel bolide. Le navette non mi preoccupano, le navi da carico nemmeno ma quando arrivano dei veri e propri gioiellini della flotta non voglio rischiare.
-"Pensi che debba fare quell'annuncio?" le chiedo, sottovoce.
-"Si, Curzon, la situazione non sarà delle migliori per ancora un po' di tempo..." il suo tono è dolce, non vuole farmelo pesare, ma sa che sono preoccupato.
-"Allora apri un canale generale" mi schiarisco la voce e mi preparo ad una comunicazione.

"Earth Spacedock, qui è il comandante Enomis Curzon che parla dal centro di comando. A causa di un malfunzionamento nel computer principale avviso che molto probabilmente da qui ai prossimi giorni alcuni sistemi non saranno disponibili e alcuni voli potrebbero subire ritardi. Per qualsiasi informazione siete pregati di contattare il centro informazioni più vicino, in caso di emergenza o malfunzionamenti urgenti conttattate la sezione ingegneria. A nome dell'equipaggio e della sezione ingegneria vi ringrazio della collaborazione."

Sentire la propria voce agli altoparlanti fa sempre strano e, forse, è risultato un po' troppo paraculo anche a sé stesso ma quando ci sono dei civili a bordo è meglio agire mettendo le mani avanti che poi pentirsi di non averlo fatto. "Dannazione, a costo di reinstallare l'intero software della stazione dì al capo ingegnere che voglio tutto nella norma entro tre giorni." dico alla mia numero due, forse un po' troppo duramente ma non importa: sono stufo di subire ogni tipo di lamentela da parte di chiunque perchè "questo sistema non funziona, il turboascensore mi ha portato al ponte 27 e non al 17".

Dopo la sfuriata esco dal centro comando e vado nel mio ufficio, per fortuna i due ambienti sono adiacenti.

Marjorie Hye Midway

Android

Era da parecchio tempo che Mid non lasciava New Vulcano. Ad Uzh-Aba'kur si trovava bene, a suo agio nella semplice vita della cittadina immersa dal ghiaccio. Non erano in molti i vulcaniani che avevano scelto di vivere nel continente ghiacciato, preferendo giustamente continenti con un clima più simile a quello del vecchio Vulcano, ma con quei pochi coraggiosi l'androide non aveva avuto problemi ad andare d'accordo. La logica di Surak rendeva, a suo parere, i vulcaniani piuttosto affidabili. Non che a Uzh-Aba'kur abitassero soltanto vulcaniani. Il clima inusuale l'aveva resa una città cosmopolita, dove abitavano membri delle più diverse specie. Alcuni potevano essere considerati semplici turisti che avevano affittato o comprato una seconda casa in città, altri invece vi si erano insediati stabilmente. Una di quest'ultimi era la sua vicina di casa, Shathrissia sh'Thyupo, meglio conosciuta come Thriss. Thriss era un'andoriana e faceva parte di quei volontari che avevano aiutato nella costruzione della colonia sin dopo la distruzione di Vulcano. Per lei il continente ghiacciato era un po' troppo caldo, ma ci si trovava abbastanza bene. E, a differenza dei vulcaniani, non ci vedeva nulla di male sul fatto che Mid si fosse tenuta il raro esemplare femmina di shavokh che aveva salvato dal congelamento. Era a lei, quindi, che Mid aveva affidato l'uccello prima di lasciare il pianeta. Naturalmente, aveva già preventivato di dover rimborsare i danni fatti dall'uccello in casa dell'andoriana, ma quello non era un grosso problema: per quanto non fosse ancora riuscita a trovare un lavoro stabile, era riuscita a guadagnarsi da vivere con vari lavoretti. In un ambiente difficile come quello del continente ghiacciato un'androide era utile, e i vulcaniani non si facevano problemi a pagare un'intelligenza artificiale. Magari la loro logica li portava a ritener giusto pagare il proprietario dell'androide in questione, considerando Mid poco più di un ammasso di ferraglia, ma l'importante era che la pagavano. Suo padre Alexander ci era rimasto male quando lei aveva iniziato a rimandargli indietro le somme di denaro che puntualmente le inviava, ma avrebbe dovuto farsene una ragione (sempre che non fosse Mid la prima a cedere: androide o meno, era una rottura di scatole continuare a rimandare indietro i crediti federali che quel testone del suo creatore continuava ad inviarle).

Seduta comodamente sul sedile della nave passeggeri, Mid rifletteva su ciò che avrebbe fatto una volta arrivata sulla Terra. In effetti, era ormai ora di prendere una decisione, visto che mancava relativamente poco all'arrivo su Earth Spacedock. Teoricamente avrebbe dovuto prendere subito una navetta per San Francisco, in modo da raggiungere il prima possibile padre e fratello, ma era partita prima proprio per avere il tempo di informarsi delle offerte di lavoro presenti sulla Terra. Vivere su New Vulcano non le dispiaceva, ma le mancava la vita sulla Stazione Midway. Se solo fosse riuscita a trovare un posto su una stazione stellare, anche civile... già, probabilmente stava sognando ad occhi aperti, ma la speranza era l'ultima a morire, no!? Se la Flotta Stellare non la voleva, magari c'era qualcun'altro che l'avrebbe accettata. Era disponibile a vagliar tutte le offerte, a meno che non arrivassero da delinquenti o nemici della Federazione. D'altronde, i suoi programmi di sicurezza funzionavano ancora perfettamente: tradire la Federazione non era una possibilità anche solo considerabile e a lei andava bene così.

Enomis Curzon

Joined Trill

Mi siedo alla scrivania e avvio il terminale.
"Fa che non ci siano altre brutte notizie" - dico mentre guardo lo schermo, riferendomi in particolare alle comunicazioni in entrata. Tempo fa avevo avuto una piccola discussione con un ammiraglio che non voleva sentire le mie ragioni e utilizzare il bacino spaziale per il refit della sua nave preferita, avevo caldamente suggerito l'utilizzo di Utopia Planitia per questo scopo, anche perchè tenere bloccata una nave vuota qui significa ridurre la capacità operativa di Earth Spacedock cosa del tutto non positiva. Forse per me lo sarebbe stato, avrei avuto meno cose a cui pensare... Ma dal punto di vista operativo non aveva senso. Tornando alle comunicazioni in entrata noto con felicità che sono tutte comunicazioni di routine, pare che l'ammiraglio abbia lasciato perdere la sua folle idea.
Decido quindi di iniziare a sfoltire la "pila" di posta in entrata iniziando ad approvare i turni di servizio per la settimana che deve seguire. Passato un po' di tempo distolgo lo sguardo dallo schermo per riposare gli occhi e fare un po' di stretching alle braccia ma una comunicazione interrompe la mia mini pausa.

"Signore, la USS Armstrong è in prossimità delle porte spaziali, vuole supervisionare le operazioni di attracco?"

Premo rapidamente il pulsante dell'intercom, ordino di aspettare il mio arrivo per procedere e mi alzo rapidamente. Prima che io possa spegnere il terminale questo fa da solo, anzi tutto l'ufficio si spegne tranne alcune luci che mi permettono ancora una visione chiara dell'ambiente "cazzo, non ci voleva un calo di energia proprio ora!" mi arrabbio, sì. E con quest'espressione di odio verso l'universo in volto mi fiondo al centro comando.
"Rapporto! Cosa diavolo è stato quel calo di energia?" - chiedo quasi strillando. Vengo informato che è ancora un problema al softwere del computer centrale, un problema alle subroutine di distribuzione dell'energia.
"Non possiamo rischiare di azzardare manovre d'attracco con questi cali d'energia!" - replico al capo ingegnere, impegnato a operare come un forsennato alla sua postazione.

"Signore, ho superato la subroutine, come sa ogni volta che incontriamo questo tipo di problema è risolvibile in pochi minuti... E' la soluzione alla radice che è difficile da trovare." il tono del povero ufficiale è un po' spiaciuto, ma non essendo colpa sua non è preoccupato più di tanto, sa che il capitano è un po' su di giri in questo momento. Ogni volta che un vascello ha bisogno di entrare o uscire dalle porte spaziali è un evento per tutto il reparto dedicato al controllo di volo e, in generale, c'è un gran subbuglio in sala comando. Nella stessa "finestra" temporale di apertura delle porte per l'arrivo della USS Franklin dozzine di altre navi in partenza e in arrivo "approfitteranno" per uscire o entrare dal bacino spaziale. E' per questo che Enomis è così preoccupato. Ci sono in ballo, tra le altre cose, molte navi da trasporto civile... Molte vite.

"Molto bene, aprire un canale con la Franklin, prepararsi all'apertura delle porte spaziali" - dico, con tono quasi solenne, "USS Franklin, qui Earth Spacedock, prepararsi alle procedure di attracco. Godetevi la corsa e... bentornati a casa. Chiudo."  Faccio poi cenno al mio numero uno di prendere le redini della situazione. Osservo le porte spaziali aprirsi e i primi vascelli lasciare il bacino spaziale mentre la gigantesca nave inizia la sua corsa verso il punto di attracco. Ormai è entrata e tutto sembra filare liscio come l'olio ma poi il computer decide che oggi non è proprio la mia giornata.
L'ultimo vascello in entrata, un trasporto interplanetario, sta per completare le manovre di approccio verso le porte spaziali quando queste decidono in completa autonomia e anomalia di iniziare a chiudersi.
Il seguente messaggio di pericolo viene ripetuto più volte dagli altoparlanti della Sala Comando e viene trasmesso a tutte le navi in movimento da e per il bacino spaziale. E' molto probabile che venga sentito anche da Midway nonostante lei sia comodamente seduta e ignara dei problemi che affliggono il computer di Earth Spacedock.

"Attenzione, porte spaziali in chiusura.
Attenzione, porte spaziali in chiusura."


La voce è quella tipica, metallica seppur leggermente femminile dei computer della Flotta Stellare. Cupa, asettica.

Marjorie Hye Midway

Android

Essendo seduta in un posto laterale, a fianco di quella che somigliava più ad una finestra che ad un oblò, Mid aveva passato buona parte del tempo ad osservare lo spazio... o, meglio, l'iperspazio. In effetti, più che osservare, l'androide si era limitata ad indirizzare i suoi sensori ottici verso la finestra e a riflettere senza realmente vedere. Ora che, però, la nave aveva lasciato la curvatura e si stava avvicinando ad Earth Spacedock, la ragazza poteva finalmente apprezzare ciò che c'era all'esterno del non troppo elegante guscio metallico in cui era rinchiusa. Durante la manovra di avvicinamento, Mid aveva potuto vedere Earth Spacedock in tutta la sua bellezza. Non era la Stazione Midway, non era una stazione nello spazio profondo, ma era una base della Flotta Stellare. In un certo senso era casa, quanto se non di più che New Vulcano. Una casa che avrebbe potuto visitare solo come ospite, e forse non troppo benvoluto a causa dell'incidente che le aveva fatto perdere il lavoro. Non ce l'aveva col Comando di Flotta per quella decisione: il Comando aveva semplicemente ragione, l'esperimento a cui aveva fatto parte era semplicemente troppo pericoloso. Aveva visto (o, meglio, saputo, visto i danni ai suoi dati di memoria) cosa era stato in grado di fare il suo fratellino, l'ex-intelligenza artificiale della USS Constellation. Era troppo pericoloso dare tutto quel potere ad un'AI, per quanto la pazzia del suo fratellino fosse stata dovuta alle modifiche fatte dalla Sezione 31. Ed era ridicolo soffrire così per quella decisione... lei era un androide, non avrebbe potuto essere almeno in quello un po' meno umana? Sospirò, ripetendo quell'atto copiato dagli umanoidi che aveva osservato sulla Midway e che ormai le veniva così naturale. Non le serviva, non aveva senso pratico, ma sospirare la faceva sentire più umana. Come soffrire per le cose perdute.

Mentre la nave manovrava, avvicinandosi sempre di più alla stazione, Mid poté osservare le altre astronavi che stavano attraccando. Tra le varie navi ce n'era almeno una della Flotta Stellare. Era splendida e Mid non poteva fare a meno di chiedersi come fosse vivere su di un'astronave di quel tipo, magari in piena missione quinquennale. La osservò oltrepassare le porte spaziali, poi - in coda a tutte - la nave su cui si trovava cominciò ad avvicinarsi anch'essa alle porte. A causa della manovra, Mid non poté più vedere cosa succedeva nella zona delle porte spaziali, ma non aveva importanza: ben presto le avrebbero attraversate. Si rilassò sul sedile e, in quello stesso momento, suonò l'allarme. "Attenzione, porte spaziali in chiusura. Attenzione, porte spaziali in chiusura." Fu l'avviso che risuonò per la nave, mentre la nave rallentava di colpo e tentava una manovra per allontanarsi dalle porte stranamente in chiusura. Mid poté sentire i passeggeri attorno a lei agitarsi, e non poté fare a meno di chiedersi cosa stesse succedendo e se la situazione si stesse facendo o meno pericolosa.

Enomis Curzon

Joined Trill

Quell'avviso del computer mi fa girare di scatto verso Tarah la guardo preoccupato e mi avvicino alla postazione di comando, affiancandomi a lei e guardando lo schermo principale, dove è visualizzato lo status dell'intera stazione e dove in pop-up brilla una scritta d'avvertimento "Pericolo, porte spaziali in chiusura".

Il mio battito accelera, l'adrenalina sale. Richiamo i dati del controllo di volo sul mio schermo e nel momento esatto nel quale l'ufficiale capo ingegnere inizia a farmi rapporto io apro un canale con il trasporto civile in rotta di collisione, proprio quello sul quale Midway sta viaggiando e guarda caso l'ultimo che doveva entrare prima della chiusura delle porte. Questo computer mi odia, sembra quasi stia giocando con noi.
"Trasporto civile 853, controllo Earth Spacedock, interrompere manovra di avvicinamento, ripeto interrompere manovra di avvicinamento!" quasi strillo alla consolle, poi rivolto al capo ingegnere impartisco quanto segue "utilizzi il raggio traente in modalità invertita per evitare la collisione di quella nave, si muova!" poi aggiungo, in generale e senza riferirmi direttamente a nessuno "qualcuno veda di aprire quelle dannate porte!". Il tono è ormai diventato quasi esasperato. Dovrò dichiarare la situazione d'emergenza al comando dopo questo incidente, farmi mandare una squadra di buoni ingegneri a riparare il computer. Non è possibile! Penso mentre continuo a osservare la consolle di fronte a me e sperare che quella nave non si schianti contro l'esterno della stazione.

Con ancora lo sguardo sulla consolle e il groppo in gola mi rivolgo alla mia fedele seconda in comando. "Numero uno. Allarme giallo, ogni attività spaziale dovrà essere supervisionata a vista da ora e finché il computer non tornerà operativo. Nessuna operazione sensibile dovrà essere eseguita in modalità autonoma." le parole le scandisco bene, voglio essere estremamente chiaro, ma la tensione in sala comando si taglia con un coltello nemmeno troppo affilato e il tono rispecchia la mia preoccupazione, che immagino si possa intuire anche dal mio sguardo. "E speriamo che ora vada tutto bene..." aggiungo.

Marjorie Hye Midway

Android

Mid poteva sentire l'agitazione dei passeggeri salire mentre la nave manovrava. In effetti, considerando bene la questione, forse non era stato l'ideale avvertire i passeggeri della situazione. Ma, anche se l'avviso non fosse stato fatto, comunque i passeggeri si sarebbero resi conto che qualcosa non andava. Mentre i secondi passavano, l'androide si ritrovò a calcolare la percentuale di sopravvivenza dei passeggeri del Trasporto civile 853. Non essendo collegata al computer dell'astronave, poteva soltanto approssimare i valori (la vicinanza alle porte spaziali, la velocità ad impulso, ecc) ma la percentuale calcolata non superava il cinquanta percento. La situazione non era di certo buona. Per un attimo, Mid considerò la possibilità di connettersi con il terminale davanti a lei. Era solo un terminale a uso civile, col quale avrebbe potuto guardare film, leggere libri e consultare la documentazione disponibile, ma era comunque connesso al computer della nave. Avrebbe dovuto craccarlo, ma sarebbe riuscita a controllare i valori in tempo reale. Eppure ci sarebbe voluto del tempo, probabilmente non troppo visto che si trovava su un vascello civile, e in ogni caso non era l'ideale craccare un sistema durante una manovra pericolosa. Non aveva idea di quanto il computer della nave fosse stabile. Quindi non poteva far altro che aspettare e controllare che il panico non raggiungesse vette troppo elevate.

Mentre considerava la possibilità di intervenire per calmare i compagni di viaggio, la nave si bloccò di colpo per poi cominciare a muoversi all'indietro. Un raggio traente? No, era più corretto chiamarlo raggio repulsivo. A quanto sembrava, Earth Spacedock aveva invertito la polarità del suo raggio traente per allontanare la nave passeggeri. Sicuramente quella decisione aveva innalzato di parecchio le possibilità di sopravvivenza dei passeggeri. Ora il Trasporto civile 853 aveva circa il 91,600053% di possibilità di non schiantarsi contro la stazione. Un margine di sicurezza piuttosto buono, in effetti.

"È tutto a posto." Si ritrovò dunque a dire alla bambina al suo fianco, che si era aggrappata alla madre e continuava a chiederle cosa stesse succedendo. "C'è stato qualche malfunzionamento, ma presto attraccheremo." Magari non era esatto, ma sarebbe stato inutile parlare di percentuali a una bambina, come sarebbe stato controproducente far notare all'equipaggio che c'era ancora circa l'8,4% di possibilità di schiantarsi. Percentuale che, comunque, diminuiva ogni secondo di più. Che le cose andassero male stava diventando sempre più improbabile e, comunque, anche se fosse successo, sicuramente Earth Spacedock avrebbe teletrasportato in salvo i passeggeri (sempre che non ci fosse un qualche serio problema tecnico, ovviamente). L'unica che avrebbe rischiato di non essere teletrasportata era lei in quanto non era una forma di vita, ma aveva di certo più possibilità di sopravvivere all'impatto rispetto al resto dei passeggeri.

Enomis Curzon

Joined Trill

In sala comando tiriamo tutti un sospiro di sollievo quando il raggio traente riesce a deviare del tutto la rotta del vascello in collisione, e così faccio anche io. Non abituato a sbilanciarmi così tanto davanti all'equipaggio, mi lascio andare in un "ben fatto!" e una risata un po' isterica, uscita più per sbaglio, per sfogare un po' di stress accumulato che per altri motivi. Mi ricompongo subito, ma la mia mimica facciale, seppur io cerchi di controllarla non riesce proprio a fare quello che io vorrei facesse e quindi rivolgo il mio sorriso verso Tarah che mi lancia uno sguardo d'intesa.
Tornato con l'attenzione sulla mia consolle di comando - mentre il computer avvisa dell'attivazione dell'allarme giallo, come da mie istruzioni - inserisco ancora un paio di comandi e faccio qualche verifica. Poi mi rivolgo verso gli ufficiali anziani, che nel frattempo si sono radunati qui, data la situazione di emergenza "più tardi discuteremo in sala tattica sul da farsi... Ora riorganizziamoci, aprite quelle dannate porte..." poi faccio cenno all'ufficiale addetto di aprire un canale "Trasporto 853, scusate per l'inconveniente, spero stiate tutti bene a bordo. Preparatevi ad una nuova manovra di avvicinamento ed attracco rigorosamente a vista... Capitano, verrò personalmente al molo di attracco ad accogliervi, chiudo."


E così eccomi al molo di attracco, a cercare di "ammorbidire il colpo" che, in tutti i sensi, equipaggio e passeggeri di questo trasporto interplanetario hanno dovuto subire. "Che bel modo di ricevere un caloroso bentornati a casa!" penso, mentre due sottufficiali mi raggiungono per fungere da guardia d'onore allo sbarco del capitano e dell'equipaggio di plancia. Non è una cosa usuale, ma ho pensato fosse un modo per dare un tono in più alla stazione, cercare di farci sembrare un po' più professionali anche ai passeggeri civili che si sono sicuramente presi un bello spavento...
Informo quindi il capitano dei nostri malfunzionamenti, mi scuso per l'ennesima volta, lo ringrazio e mi congratulo con lui per l'ottimo tempismo in manovra e, ovviamente anche per l'avvicinamento a vista. Ormai siamo così dipendenti dai computer che non è davvero una cosa scontata. Dopo essermi congedato da lui rimango lì, a fianco della guardia d'onore e supervisiono lo sbarco dei passeggeri. C'è chi mi riserva sguardi di fiducia, chi di terrore e altri di ammirazione. Qualcuno mi guarda anche meravigliato, soprattutto i più attenti, quelli riescono a distinguere il grado sulla divisa.

Marjorie Hye Midway

Android

Una volta che la possibilità di uno schianto contro la stazione era stata scongiurata, i passeggeri cominciarono a calmarsi. Sicuramente per molti di loro sarebbe stata un'avventura da raccontare al ritorno a casa: d'altronde, nessuno avrebbe potuto negare che avevano rischiato la vita. Nel caso di Mid la questione era diversa, in quanto nel momento del pericolo lei si era barricata dietro a calcoli e percentuali. In altre parole, si era comportata da perfetto androide, senza lasciare troppo campo alle emozioni. Se avesse raccontato quanto successo al padre, sicuramente il professor Midway sarebbe rimasto deluso per il fatto che non si fosse fatta prendere dal panico. Mid non riusciva a comprendere per quale motivo avrebbe dovuto lasciarsi sommergere dalle emozioni, non sarebbe stato logico in una situazione simile, ma essere umani non comportava necessariamente essere logici. Che quella fosse una prova che aveva fallito?

Mentre scendeva dalla nave, Mid cercò di scacciare quei pensieri. Riflettere su quanto un androide potesse pensare come un umano non portava da nessuna parte, se non alla consapevolezza di essere, in fin dei conti, una macchina. Una macchina altamente avanzata, con un'intelligenza artificiale piuttosto sviluppata, ma comunque una macchina. E pensieri del genere rischiavano di sovraccaricare l'emotion chip, rendendola estremamente depressa e gelosa delle forme di vita biologiche.

Sicuramente l'imprevista guardia d'onore che trovò una volta scesa dal trasporto fu utile per allontanare quei spiacevoli pensieri. Osservò impensierita le divise, divise dannatamente familiari visto che in passato ne aveva indossata una anche lei. Quando notò il grado dei presenti, non poté che stupirsi: sì, era corretto che - dopo un incidente simile - qualcuno arrivasse a scusarsi... ma addirittura due sottufficiali e un capitano!? Non era un'onore fin troppo grande per un semplice trasporto civile? Per un attimo considerò la possibilità di passare davanti ai tre facendo finta di niente. Mantenere un basso profilo avrebbe potuto evitarle problemi, per quanto per scoprire la sua presenza sulla stazione sarebbe bastato controllare la lista passeggeri del trasporto civile 853. Eppure che senso avrebbe avuto? Non era lei che aveva causato il disastro della Constellation... insomma, sì, era lei, ma indirettamente. Aveva solo (a quanto pareva, perché lei non se lo ricordava) attivato un 'fratellino' decisamente instabile e difettato. E, in fin dei conti, era curiosa di sapere cosa fosse successo: tra hackerare un terminale del computer (sempre che non ci fosse un annuncio pubblico altamente dettagliato sull'incidente) e chiedere direttamente al capitano presente... la seconda era di certo la possibilità più corretta.

Così, muovendosi come se si trattasse della cosa più naturale del mondo, Mid lasciò la fila dei passeggeri e si diresse verso il capitano. Non avendo più accesso al database federale non poteva controllare il suo nome né le sue mansioni, ma le possibilità che fosse il comandante della stazione erano piuttosto alte. "Buongiorno capitano, signori." Salutò, trattenendosi da fare il saluto militare che non avrebbe avuto senso visto che ormai era una civile. "Sono Marjorie Midway, volevo congratularmi con voi e col vostro staff per l'ottima reazione. Se non aveste attivato il raggio traente, non oso pensare quello che sarebbe successo." Aggiunse, stando ben attenta alle parole. Per quanto avesse ritenuto giusto presentarsi, aveva preferito farlo nel modo più innocuo possibile, e aveva evitato di chiedere direttamente informazioni sulla motivazione dell'incidente.

Enomis Curzon

Joined Trill

Sto iniziando a sentirmi inutile, le macchie caratteristiche dei trill si stanno scurendo via via a ulteriore conferma del mio umore, a metà tra noia e paranoia. Paranoia perchè potrei essere in ufficio a pensare a come sistemare le cose oppure in sala comando a dare ulteriori direttive riguardo i miei ultimi ordini. Cosa che in effetti è da fare, cercherò di ricordarmene.
Immerso nella mia noia riesco però a notare una ragazza tra la folla, la osservo per bene e devo dire che un po' mi inquieta il fatto che la sua pelle sia così chiara, sembra quasi finta. Quando noto che cambia direzione, mi chiedo se voglia qualcosa da me, dato che mi ha quasi puntato. Quando capisco che, sì, vuole proprio parlarmi mi irrigidisco.
La ascolto mentre si presenta, anche i suoi occhi sono chiarissimi. Cerco di non far trasparire il disagio e faccio altrettanto... Allungo anche la mano destra verso di lei. Non è d'uso su Threll ma ormai ho imparato che qui è d'obbligo. "Buonasera signorina Midway...". Do per scontato che sia una signorina, non mi sembra il tipo... "Capitano Enomis Curzon, le dò il benvenuto a bordo di Earth Spacedock. Grazie, si è stata la mossa decisiva, devo essere sincero è stato un flash. Meno male che è arrivato con un tempismo ottimo, altrimenti non saremmo qui a parlarci in questo modo..." cerco di non sottolineare troppo il fatto che è stata una MIA idea ma lo faccio comunque intendere, il tono è cordiale e formale allo stesso tempo.
"Spero non vi siate spaventati troppo, purtroppo è stato un malfunzionamento del tutto inaspettato." Non vado nei dettagli con la spiegazione, rimango vago perché innanzitutto non so chi mi trovo davanti, magari non ne capirebbe nulla e in secondo luogo non mi sembra proprio il caso di divulgare tra i civili a bordo che abbiamo un problema che al momento non sappiamo bene come risolvere. In realtà un modo ci sarebbe, lo so, ma disattivare la stazione per un riavvio completo del computer non è un'opzione al momento contemplabile.

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