RE: Shutdown, part I -
ChrisBlackthorn - 15-01-2017
Failure is not an option
Enomis Curzon | Joined Trill
Possibile? Il codice di comando più alto di tutta la stazione, eccezion fatta per gli ufficiali ammiragli, era proprio il suo... E la consolle non l'aveva riconosciuto. Che diavolo stava succedendo su Earth Spacedock? Oramai per lui davvero non c'era più possibilità di capirlo, se non affidando la consolle nelle mani della sua nuova amica.
"Qualsiasi tipo di collegamento hai detto?" Chiede, come a cercare conferma, mentre lo sguardo la scruta ancora, rivelando un po' di indecisione residua. "Bene, allora trovi il modo di dirmi cosa diavolo sta succedendo, se riesce..."
Per la testa gli stavano passando mille scenari, mai in tutte le sue vite si era trovato in una situazione più bizzarra... Eppure eccolo, a doversi fidare di una perfetta sconosciuta per fronteggiare quello che ancora -si presume- sia un malfunzionamento del computer. La notizia dell'ombra sui sensori non l'ha tranquillizzato per nulla, anzi l'ha portato a dare l'ordine di allarme generale. Tutti armati, pronti al peggio.
E che dire al comando? Che stanno orbitando attorno alla terra ad una velocità superiore a 27000 kilometri orari senza nessun tipo di controllo con un ombra sui sensori in avvicinamento e un computer che fa di tutto per odiare il proprio capitano? Eh, sarebbe la versione teatrale ma ovviamente non può farlo. Si è limitato a dare istruzioni circa la situazione e, ovviamente, ha richiesto rinforzi.
Quanto invece alla situazione della consolle e di Midway beh, mentre lei ancora sta accanto alla consolle lui le ha puntato il phaser tipo due addosso "Va bene tutto, ma non sono stupido. Mi sto fidando, ma una mossa falsa e ti friggo la testa, capito?" Il tono fermo sottolinea che non sta scherzando e i colleghi l'hanno capito: il tenente è sbiancato. Normalmente non è così, è molto più simpatico, ma la situazione è decisamente fuori dal comune.
RE: Shutdown, part I -
Neris - 16-01-2017
Marjorie Hye Midway
Android
Un virus... Se si fosse davvero trattato di un virus, lei come avrebbe dovuto comportarsi? Se doveva essere sincera una parte di lei temeva cosa avrebbe potuto fare un virus al suo sistema una volta infettata. Quando era collegata alla Stazione Midway a fronteggiare il virus ci avrebbe pensato il nucleo, che avrebbe disattivato ed analizzato le parti corrotte del sistema, correggendole o formattandole. Ma ora era sola e se le cose si fosse volte al peggio, l'unica cosa che avrebbe potuto fare sarebbe stato lo spegnimento di emergenza dei suoi sistemi. A quel punto sarebbe stato papà a risolvere tutto, eliminando l'infezione e ripristinando le sue funzionalità. E, nel caso peggiore, c'era sempre... no, non doveva pensarci, non doveva. Tutto sarebbe andato per il meglio e, se qualcosa fosse andato storto, il professor Midway avrebbe risolto tutto.
Ora Mid aveva un'opportunità eccezionale, quella di dimostrare a sé stessa, a suo padre e magari alla flotta stellare che lei poteva essere ancora utile. Non poteva permettere alle sue paure... non poteva permettere ad un dannato emotion chip di danneggiare i suoi piani, impedendole di aiutare quelle persone. Se non fosse stato contrario alla volontà di suo padre, Mid avrebbe già disattivato quel fastidioso chip, per impedirgli di compromettere le sue operazioni una volta connessa al computer di Earth Spacedock. Ma, almeno per il momento, poteva tenerlo sotto controllo, quindi avrebbe seguito le indicazioni di suo padre e fronteggiato le sue emozioni come una qualsiasi forma di vita biologica.
"Sì, capitano." Rispose alle parole del comandante Curzon, evitando volutamente il 'sissignore' che tanto avrebbe voluto pronunciare ma che non era sicura di avere il diritto di dire, ora che era solo una civile... o, forse, solo una macchina di proprietà di un civile. Stava per posare la mano sulla console, in modo da avviare la procedura di connessione al computer, quando il capitano si mosse, puntandole un phaser contro e pronunciano una frase che, diamine, quasi mandò in cortocircuito il suo chip emotivo.
"Capitano, per 386 millesimi di secondo ho preso in considerazione la possibilità di disattivare il chip emotivo, a causa della sua azione." Si ritrovò a dire, una volta ripreso in parte il controllo delle sue emozioni. Diamine, il chip emotivo stava ancora rilasciando tonnellate di dati fastidiosi. Paura... sì, lei aveva paura. Paura che il comandante premesse quel grilletto, paura che il virus la infettasse, paura che il professor Midway fosse costretto a ripristinare un suo backup. Era già successo in passato, ma col ripristino di un backup sarebbe stata la stessa persona? Se avesse considerato la cosa come una macchina avrebbe risposto di sì, che avrebbe soltanto perso dei dati di memoria... ma considerandola in modo emotivo, beh, non sarebbe stato come morire e venire sostituita da una copia? Perché un backup in sostanza era quello: una copia dei suoi dati, una copia di sé stessa.
"Per quanto i miei sistemi siano progettati per darmi un'alta libertà di azione e di pensiero, in modo da avvicinarmi all'umanità, per ragioni di sicurezza queste libertà hanno dei limiti ben precisi: non mi è permesso di danneggiare la flotta o la federazione, quindi il mio operato non potrà volutamente danneggiare questa stazione o chi è al suo interno. A meno che, naturalmente, io venga infettata da un eventuale virus presente nel computer a cui mi sto per collegare, eventualità che spero di scongiurare col suo aiuto. Nel caso peggiore, comunque, farò in modo di disattivarmi prima che i miei sistemi siano completamente corrotti, quindi spero vivamente che non risulti necessaria un'operazione drastica come il... friggimento del mio cervello positronico."
Forse quanto detto era in contraddizione con quanto successo durante l'incidente con la USS Constellation e, per questo motivo, Mid aveva sostituito un "non potrò in alcun modo danneggiare" con un più sicuro "non potrò volutamente danneggiare". L'incidente con la Constellation era stato, appunto, un incidente. Non aveva attivato l'intelligenza artificiale della nave con lo scopo di danneggiare la flotta e Deep Space Three. L'aveva fatto senza essere consapevole della pericolosità di quell'A.I. Di conseguenza i suoi sistemi di sicurezza non avevano potuto far niente per fermarla.
"Ora, se lei permette, mi connetterò al sistema della stazione per cercare di comprendere quale sia il problema." Ecco, forse l'avrebbe potuto dire in modo migliore ma, diamine, era arrabbiata! Lei si offriva di aiutare e in cambio si ritrovava un phaser puntato alla testa. Insomma, difficile che il chip emotivo non avesse qualcosa da ridire in proposito, nonostante tutte le giuste motivazioni per cui il capitano si era ritrovato a compiere quel gesto. Paura e rabbia... beh, almeno aveva ripreso il controllo su quelle emozioni, a differenza del picco incontrollato di poco prima. Non avrebbero danneggiato il suo operato, o almeno così sperava. In caso contrario avrebbe potuto disattivare in qualsiasi momento quel dannato chip emotivo.
Se il capitano non avesse detto o fatto qualcosa per fermarla, Mid avrebbe iniziato la procedura di collegamento col computer di Earth Spacedock.
RE: Shutdown, part I -
ChrisBlackthorn - 16-01-2017
Failure is not an option
Enomis Curzon | Joined Trill
Non era il momento di essere gentili, non c'era il tempo per essere la "versione migliore di sé stessi": il suo unico pensiero era la sicurezza della Flotta e della Terra; la sua unica preoccupazione riprendere il controllo della Stazione. Ecco il perché di quel phaser puntato dritto verso la testa positronica della ragazza.
Al vedere il suo reagire e sentire le sue parole il braccio non si è mosso, sebbene lei le abbia comunque suscitato un po' di pena, dal tronde lui non ha un chip emozionale che può disattivare a piacimento. Quello che può dire di avere è un buon bagaglio di esperienze di vita che gli hanno insegnato a dominare le sue emozioni e a non farsi intimidire da un faccino dolce, anche se l'istinto sarebbe quello. Se così non fosse mai sarebbe arrivato al comando di Earth Spacedock.
"Sarà meglio..." riesce ad affermare solo questo, e ad aggiungere "Proceda pure, Midway." con un tono ancora piuttosto freddo, ma al contempo abbassando il phaser dalla testa al fianco. Il movimento sarebbe quello tipico di chi, semplicemente, vuole riposare i muscoli del braccio, ma non è il suo caso. Il gesto è intenzionale, come a voler mettere più a suo agio la ragazza, e poi, se proprio vogliamo dirla tutta è come se si fidasse. La sua reazione, in qualche modo, l'ha convinto, ma come ufficiale non può rischiare e dunque il phaser è ancora puntato, solo un po' più in giù.
"Insomma, qualcuno mi dica cosa diavolo sta succedendo!!"
In fondo non è chiedere molto. Il suo compito è quello di dare ordini e coordinare, se non sa cosa succede non può lavorare e risolvere la situazione. Per questi motivi, e più in generale per tutta la situazione, si sente frustrato e impotente.
La consolle, dunque, è a completa disposizione di Midway.
RE: Shutdown, part I -
Neris - 19-01-2017
Marjorie Hye Midway
Android
Mid non poteva dire che il capitano le fosse simpatico esattamente quanto prima che le puntasse alla testa il phaser, ma il fatto che avesse abbassato l'arma l'aveva un poco rassicurata. Insomma, anche se avesse sparato in quella direzione avrebbe fatto danni ai suoi sistemi, ma fin tanto che non avesse danneggiato il suo cervello positronico si sarebbe trattato di danni minori. Teoricamente parlando, anche i danni al cervello erano facilmente risolvibili... se non per i quesiti etici dovuti ad un certo chip emotivo che la stava portando a pensare più come un'umana che come un androide.
Senza commentare ulteriormente, Mid posò la mano su di uno dei sistemi di collegamento della console. Dopo essersi presa qualche millesimo di secondo per finire (o almeno tentare) di calmarsi, attivò le subroutine di collegamento inizializzando la connessione alla console e, di conseguenza, al computer della stazione spaziale. Non inviò il suo codice di riconoscimento, in quanto non avrebbe avuto senso: il computer non aveva riconosciuto nemmeno quello dell'ufficiale in comando, e comunque ormai il suo codice non era più valido. L'unica cosa che poteva fare era cercare di farsi strada con l'astuzia o con la forza, sperando che il computer la rilevasse semplicemente come una periferica aggiuntiva.
Se il computer non avesse rifiutato la sua connessione e non l'avesse considerata un'intrusa, Mid avrebbe cominciato ad analizzare il sistema alla ricerca di qualche errore o di qualche software sospetto.
RE: Shutdown, part I -
Master - 19-01-2017
Midway riesce a collegarsi al computer della stazione, certo non con poche difficoltà; è riuscita infatti ad ingannare il computer e a superare almeno due protocolli di sicurezza che le erano stai messi davanti per fermarla. Ora ha accesso a tutte le informazioni che vuole, ma è stata riconosciuta ed identificata. Qualcuno sa che si è connessa.
Midway ora è in grado di identificare un algoritmo infiltrato che ha cercato (e ci sta riuscendo) di prendere il controllo del computer. L'algoritmo è stato camuffato per sembrare un normale processo del file system del computer di Earth Spacedock, ma dato che ora non c'è più bisogno di camuffarlo, dato che è completamente attivo, l'androide può determinarne un'origine Klingon.
In generale il programma ha dovuto deviare molti collegamenti per camuffarsi, ecco spiegati i malfunzionamenti persistenti degli ultimi tempi, ora sembra che il suo unico scopo sia quello di mettere KO tutti i sistemi principali. Inoltre il segnale del comunicatore del capitano Enomis Curzon è controllato... L'algoritmo lo tiene d'occhio come se fosse il suo interesse principale e infatti sta disattivando la gravità artificiale solo nel controllo di volo interno, proprio dove si trova ora il capitano.
RE: Shutdown, part I -
ChrisBlackthorn - 21-01-2017
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Enomis Curzon | Joined Trill
Non poteva far altro che tenere quel phaser puntato al fianco di Midway, sempre con braccio disteso, - sebbene per forza di cose il braccio fosse andato naturalmente sempre più verso il basso man mano che il tempo scorreva - e aspettare.
Osservò l'androide dal fulgido aspetto appoggiare la mano sulla consolle ed eseguire la connessione, nella trepidante attesa tutto ciò che poteva fare era aspettare qualche sua reazione, e anche se il volto della ragazza non cambiava espressione a lui sembrava quasi che lei lo facesse, come se stesse combattendo contro qualcosa all'interno dei suoi sogni positronici.
"Allora, Midway?" Il tono era tipicamente quello di qualcuno che ripone fiducia in un altra persona e si aspetta grandi cose, la domanda era quindi non intesa come minaccia, anche se con il phaser ancora puntato da una prospettiva che non fosse la sua poteva tranquillamente sembrarlo, e se non fosse stata una minaccia sarebbe potuta essere una frase volta a mettere fretta.
Ma ad un certo punto ecco che la gravità artificiale si disattivò "questa non ci voleva, maledizione!" commentò ad alta voce iniziando a fluttuare. Fortunatamente la flotta prevede un addestramento a zero-g che in casi come questi permette di sapersi muovere in un ambiente nel quale il soffitto può essere il nuovo suolo e la parete il nuovo soffitto.
Dopo un breve scambio di informazioni con gli ufficiali presenti, e appurato che la gravità artificiale si era disattivata solo in quella stanza... "Voi andate" disse verso tutti i presenti "appena si scollega arriviamo..." e si riferiva, ovviamente a lui e a Midway.
RE: Shutdown, part I -
Neris - 21-01-2017
Marjorie Hye Midway
Android
Era a dir poco stressante districarsi tra le varie protezioni del computer. I protocolli di sicurezza della Flotta non erano certo di basso livello e, per quanto fosse possibile che fossero stati indeboliti da un eventuale virus, erano comunque difficili da superare. Mid era stata costretta a concentrarsi totalmente sulla sua operazione di hackeraggio per riuscire a superare i vari ostacoli che si era ritrovata davanti. Aveva cercato di muoversi in modo cauto, nel tentativo di non far troppo notare dalle sicurezze del sistema, ma evidentemente aveva fallito. Era stata localizzata e, probabilmente, riconosciuta, quindi non era più necessario muoversi con troppa prudenza. Doveva essere veloce (per quanto fosse possibile senza ricadere in errori grossolani) oppure rischiava di essere esclusa dal sistema prima di essere riuscita a far alcunché.
I suoi sensori acustici percepirono la domanda del comandante. Mid avrebbe voluto semplicemente ignorarla, in modo da concentrarsi unicamente su quello che stava facendo, ma non era sicura che fosse una buona idea, a causa di un certo phaser con ogni probabilità ancora puntato contro di lei. Stava per rispondere con un semplice e veloce "Ci sto lavorando." o qualcosa di simile, quando qualcosa attirò la sua attenzione.
Cos'era quello? Si era camuffato fino ad un attimo prima come un sistema federale, tanto che aveva rischiato di sfuggirgli, ma la sua programmazione era decisamente anomala. Era... klingon? Ma perché i klingon avrebbero dovuto infettare Earth Spacedock con un virus? Non c'era un'alleanza in corso? In effetti, Mid non riusciva ancora a comprendere i conflitti dietro al vero potere e le difficoltà nei rapporti diplomatici. La guerre erano per lei qualcosa di anomalo, che non riusciva bene a comprendere. Perché gli esseri viventi si ammazzavano a vicenda? Sicuramente era un quesito che... no, stava divagando. Doveva rimanere concentrata.
"Un virus, signore. Sembra klingon. Sta cercando di sabotare i sistemi pricipal..." Si bloccò di colpo, mentre si rendeva conto di cosa stesse effettivamente facendo l'algoritmo. Puntava il capitano? Era possibile?
"Attenzione! La gravità...!" Aggiunse velocemente, ma il suo avviso arrivò comunque troppo tardi, quando ormai la gravità artificiale era stata già disattivata. Prima che potesse fare alcunché il suo corpo aveva cominciato a fluttuare e la sua mano si era staccata dal terminale, scollegandola dal sistema di conseguenza.
"Dannazione!" Borbottò in modo molto umano, mentre afferrava con la mano la console e cercava di rimettersi in una posizione più vicina al pavimento, prima di attivare la subroutine che la rendeva in grado di camminare al di fuori dei confini pressurizzati dell'astronave e che quindi avrebbe in un certo qual modo agganciato i suoi piedi al pavimento del controllo di volo.
"Ho perso il contatto, capitano. Posso ricollegarmi, se il sistema me lo permetterà, ma devo avvisarla che il virus sembra considerare Lei come una minaccia." In effetti, visto come l'algoritmo stava tenendo d'occhio il capitano prima di disattivare la gravità, Mid non sapeva dire se avesse disattivato la gravità della zona per scollegare lei o per dar problemi al capitano.
RE: Shutdown, part I -
ChrisBlackthorn - 22-01-2017
Failure is not an option
Enomis Curzon | Joined Trill
Aveva continuato a fissarla impaziente ma dopo quel ci sto lavorando aveva deciso di chiudere bocca definitivamente, o almeno fino a quando non sarebbe stata lei a parlare, non voleva disturbarla. Il phaser, poi, era stato abbassato completamente dato che la minaccia era solo nella sua mente, Midway non era il suo problema in quel momento.
Quando diede la notizia del virus klingon sul suo volto comparve un'espressione chiaramente sconcertata, che cosa volevano i Klingon ora? "Come Klingon, sei sicura?" chiese fluttuando attorno alla consolle dalla quale Midway si era scollegata involontariamente a seguito della disattivazione della gravità artificiale... "Sei riuscita a capire cosa vogliono?" ma subito lei lo informò del fatto che era proprio lui la minaccia principale per il virus "Cosa vuol dire che sono la minaccia? Dai è ridicolo" ma proprio mentre stava pronunciando quelle parole un gelo attraversò la sua schiena da cima a fondo. Fu come se ad un tratto avesse realizzato qualcosa, una specie di epifania, ovviamente inaspettata.
"Dobbiamo raggiungere la sala comando, a tutti i costi!" disse alla comapagna di avventure, dunque si diresse verso il condotto che li aveva portati lì poco prima, ma lo imboccò verso quello che convenzionalmente è considerato "l'alto", in direzione della sala comando. "Questa situazione non mi piace, se è come penso devo sbrigarmi a chiamare i Klingon, conoscendoli potrebbero esagitarsi prima del tempo..." Detto questo, non aggiunse altro, iniziò a risalire il condotto in silenzio, espressione meditativa.
RE: Shutdown, part I -
Neris - 28-01-2017
Marjorie Hye Midway
Android
Perché il virus considerava il capitano una minaccia? Mid non riusciva a capirlo. Se era solo una questione di autorizzazioni, non bastava aver disattivato il codice del capitano (e, con ogni probabilità, del resto dell'equipaggio)? La sua perplessità si era riflessa anche nelle parole di Curzon, ma d'un tratto l'espressione e il modo di comportarsi del trill sembravano essersi mutati. Che avesse compreso a cosa puntava il virus e, di conseguenza, quale era lo scopo dei klingon?
"Sissignore." Disse, alle parole del capitano, cedendo fine alla tentazione di pronunciare proprio quel termine. Ma, vista la situazione, le sembrava in qualche modo appropriato. Lo seguì fuori dalla sala di volo manipolando i campi magnetici che le permettevano di camminare sulla pavimentazione come se non si trovasse in assenza di gravità. Se si poteva permettere di sfruttare un modo di dire terrestre, lei moriva dalla voglia di sapere cosa avesse in mente il capitano. Cos'era che lo preoccupava? Cos'è che stava rischiando di compromettere (se non aveva già compromesso) la fragile alleanza coi klingon? Mid era curiosa, ma soprattutto preoccupata.
Mentre seguiva il capitano nel condotto, l'androide ascoltò con attenzione le sue parole. Sì, Curzon aveva qualcosa in mente, forse aveva capito quale fosse il problema. "Ha compreso cosa sta succedendo, capitano?" Sì ritrovò a domandare mentre saliva per il condotto, per quanto fosse ben consapevole che probabilmente si trattava di un'informazione di cui lei non era autorizzata a venire a conoscenza. Ma perché non provare a chiedere?
RE: Shutdown, part I -
Master - 29-01-2017
Il capitano Enomis Curzon aveva ormai capito quasi per certo quanto stesse succedendo. Se i Klingon stavano cercando proprio lui, personalmente, poteva esserci solo un motivo. In effetti non erano neanche "I Klingon" ad essere coinvolti, o meglio...
Era UNA casata che lo stava cercando, ormai era certo che la loro intenzione non fosse attaccare la stazione o la Terra, in quanto l'avrebbero già fatto e ciò era chiaro anche a Midway dato che era una conclusione puramente deduttiva e logica.
Poco prima di arrivare in Sala Comando, mentre Midway e Curzon stavano ancora strisciando nei tunnel di manutenzione della Stazione, una comunicazione del computer avvisò tutta la Stazione. Era il virus a parlare, o meglio a far parlare gli altoparlanti con una comunicazione preimpostata.
"Ci scusiamo per i disservizi arrecati, non correte nessun pericolo. L'energia principale tornerà in men che non si dica."
Se davvero erano i Klingon ad aver impostato quel messaggio, allora era una conferma del fatto che anche loro, proprio come gli umani, erano dotati di senso dell'umorismo. Tralasciando questo dettaglio... La Flotta era ancora in allerta, come tutta la Stazione. Il secondo Ufficiale di Earth Spacedock era indaffarata a mettere le cose a posto. Nel trambusto che si era creato attorno alla più grande stazione orbitante del
settore 001 si disoccultò un Falco da guerra Klingon, che con un rapido passaggio sulla Stazione teletrasportò via Curzon e Midway. La Flotta Stellare, presa alla sprovvista non poté fare nulla, se non guardare il Falco entrare in curvatura e occultarsi di nuovo.