Destroying an Empire to win a war is no victory -
Neris - 04-04-2015
Nérios Aev s'Rehu
Vulcan/Romulan
Ancora mezzo addormentato, Syvar poteva sentire sotto di lui la morbidezza del materasso su cui era disteso e il dolce peso delle calde coperte che ricoprivano il suo corpo. Con gli occhi ancora chiusi, si ritrovava in un mondo scuro, velato dal rosso del sole che filtrava tra le sue palpebre. Doveva essere giorno, poté considerare, mentre la sua coscienza pian piano riaffiorava dalla dolce oscurità del sonno. Era giorno e i raggi del sole filtravano dalla finestra. Doveva essere nella sua camera, nella villa del padre a Ki Baratan. Mentre il pensiero gli cadeva sul patrigno Maiek, d’un tratto Syvar si ritrovò sveglio. Col cuore che batteva a mille, aprì leggermente gli occhi e mosse impercettibilmente il collo, per osservare cosa lo circondava. No, non si trovava nella sua camera: quella era la cabina di un’astronave e la luce che era filtrata tra le sue palpebre non era quella del sole ma quella delle fioche luci artificiali della cabina. E, dal design e dalle dimensioni della camera, Syvar poté rendersi conto di non trovarsi su di un’astronave qualsiasi, e soprattutto non su di un’astronave romulana. Non si trovava sulla IRW Khazara o su di un’altra nave della Galae, e questo significava che non era nelle mani del generale s'Kiell o del pretore s'Khev, ma sulla piccola nave vulcaniana di suo padre, la Ti'Mur, ora unità di spionaggio della Tal’Shiar. E, da come erano andate le cose, non era nemmeno sicuro che fosse una buona notizia sapere di essere nelle mani del suo patrigno, Maiek s'Rehu, il presidente della Tal’Shiar.
Quando fu certo di essere il solo nella cabina, Syvar si permise di alzarsi a sedere, smettendo di fatto di fingere di star dormendo. In verità, era ben cosciente di come il fatto che non ci fosse nessuno con lui non dimostrasse che non c’era nessuno a sorvegliarlo: la Ti’Mur, da quando era stata revisionata dalla Tal’Shiar, era una nave estremamente sicura, dove nulla poteva accadere al di fori dello sguardo degli occhi elettronici del sistema di sorveglianza. Di conseguenza, con ogni probabilità in plancia c’era qualcuno che lo stava monitorando dal terminale del computer e, salvo distrazioni, in quel momento stava informando chi di dovere del fatto che lui si era svegliato. Quindi doveva muoversi velocemente. Buttando le coperte malamente di lato e senza preoccuparsi per il fatto di essere in pigiama, il ragazzo si alzò e si diresse a passo spedito verso la porta. Per quanto non si aspettasse che fosse aperta, mise la mano sul sensore, in modo da accertarsene e poi, più rapidamente possibile, smontarlo (con qualsiasi cosa che avesse trovato di utile nell’alloggio) e sabotarlo. Così, quando imprevedibilmente la porta si aprì al suo tocco, Syvar non poté fare a meno di trasalire. Non era prigioniero? O Maiek non si preoccupava dell’eventualità che lui uscisse dalla stanza. Probabilmente, a quel punto, il suo patrigno si stava facendo una bella risata davanti al terminale, ma non per questo il romulano aveva intenzione di arrendersi. Magari era impossibile sfuggire alla Tal’Shiar, ma lui era un agente della Tal’Shiar quindi poteva avere qualche possibilità. Avrebbe raggiunto l’hangar e avrebbe rubato uno shuttlecraft… e… e sarebbe stato centrato, con ogni probabilità, da un raggio phaser della Ti’Mur. D’un tratto lucido e calmo, Syvar si rese conto che i suoi piani erano particolarmente inutili e piantati in aria. Non sarebbe riuscito a fuggire così facilmente, non alla Tal’Shiar e non al suo patrigno. E, in ogni caso, se era ancora vivo significava che Maiek s’Rehu non lo voleva morto. Quindi perché tentare la fuga? Aveva diverse domande da fare al suo patrigno e avrebbe preteso che quel bastardo gli spiegasse le sue azioni. Non se ne sarebbe andato da lì fino a quando il presidente della Tal’Shiar non avesse risposto alle sue domande. Un obbiettivo irraggiungibile? Forse sì, forse no, dopotutto lui era il figlioccio del presidente e il legittimo imperatore. Magari la sua furia valeva ancora qualcosa.
Con un sospiro, Syvar rientrò nell’alloggio da cui era appena uscito e aprì il guardaroba. Prima si sarebbe cambiato, poi sarebbe andato in plancia a pretendere spiegazioni. Anche perché un imperatore in pigiama non è di sicuro il massimo.
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Master - 04-04-2015
“La ringrazio, ambasciatore, per la disponibilità.” Stava dicendo Maiek s’Rehu, in fluente vulcaniano. Il presidente della Tal’Shiar era seduto sulla poltrona del capitano, abbigliato con tradizionali vestiti vulcaniani e con la cresta frontale ben nascosta dai capelli. L’uomo con cui stava conversando, o meglio, la sua immagine in diretta era trasmessa sullo schermo della nave: un uomo anziano, dalle orecchie appuntite e dai capelli grigi.
“Sarebbe illogico non darle una mano, presidente. C’è di mezzo il futuro dei nostri popoli.” Rispose l’uomo. “Lunga vita e prosperità.”
“Pace e lunga vita.” Fu la risposta del romulano, prima che la chiamata si interrompesse. Le cose stavano andando esattamente come lui aveva previsto, e questo gli faceva piacere. Era riuscito, per quanto in uno modo non esattamente corretto nei confronti del ragazzo, a salvare Nérios e il suo prossimo passo sarebbe stato legato la comunicazione appena terminata. Anche se sarebbe stato duro convincere il figlio a seguire la strada che aveva disegnato per lui, una strada non esattamente parallela al pensiero e al modo di agire di Nérios. Non era sicuro che lui sarebbe riuscito a capire, anzi era certo che non avrebbe capito, che avrebbe rifiutato le sue parole. Inutile dire che un certo ambasciatore, prendendo in prestito un modo di dire terrestre, si sarebbe ritrovato con una bella gatta da pelare.
“Signore, si è svegliato.” Le parole di uno degli agenti della Tal’Shiar presenti in plancia riscossero l’interesse del presidente. Sapeva che sarebbe successo, in quanto aveva ordinato di smettere di somministrare il sonnifero con cui l’aveva tenuto addormentato fino a quel momento, ma non aveva idea di cosa avrebbe fatto una volta cosciente. Qualunque cosa sarebbe successa, comunque, sarebbe stata meglio di quello che avrebbe combinato se si fosse svegliato direttamente sul pianeta verso il quale erano diretti. “Cosa sta facendo? Sta tentando di fuggire?” Domandò. “Sembra che si stia vestendo.” Fu la risposta.
Una buona notizia, in effetti. Significava che era diretto in plancia.
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Neris - 04-04-2015
Nérios Aev s'Rehu
Vulcan/Romulan
Gli era bastata un’occhiata nel guardaroba per rendersi conto che al suo interno erano presenti solo abiti vulcaniani. Non si trattava di certo del tipo di abbigliamento che avrebbe voluto indossare, visto quanto in quegli anni si era sforzato di sopprimere ed ignorare il proprio sangue vulcaniano, ma la cosa non lo stupiva più di tanto. Se la Ti’Mur doveva sembrare in tutto e per tutto un’astronave vulcaniana, allora il suo equipaggio non poteva di certo indossare la divisa della Tal’Shiar. Se così fosse stato, la copertura sarebbe saltata al primo controllo accurato da parte dei federali. Dopo aver indossato velocemente ma con cura il primo capo di abbigliamento che gli era capitato, Syvar lasciò la stanza, cominciando a percorrere il corridoio. Nel tragitto che gli servì per raggiungere il turbo-ascensore - un tragitto breve considerando la differenza di dimensioni tra la piccola nave cargo e l’astronave di classe D'deridex in cui aveva passato gli ultimi anni della sua vita - incontrò una sola persona, un agente della Tal’Shiar travestito da vulcaniano che si limitò ad ignorarlo, tenendolo però discretamente sott’occhio. Evidentemente Maiek s’Rehu aveva ordinato di non fermarlo. Salito sul trubo-ascensore disse: “Hwaveyiir.”, il termine romulano per ‘ponte di comando’. Le porte si chiusero e l’ascensore cominciò lentamente a salire. Una volta che si fu fermato e le porte si furono aperte automaticamente, Syvar poté vedere la plancia. Ci entrò con passi decisi, sforzandosi di nascondere il timore che stava in verità provando, passando davanti a diversi agenti prima di fermarsi di fronte alla postazione del capitano, occupata dal patrigno.
“Padre,” Esclamò, con un tono di voce che non prometteva nulla di buono. Non sapeva esattamente come quella conversazione che stava per intraprendere sarebbe finita, ma di certo non partiva dalle basi migliori. Ma, vista la situazione, ricordare al presidente il legame che li univa poteva essere un’ottima idea. “che significa tutto questo? Prima mi appoggi e poi mi fai sparare!? Con la morte dell’Imperatore sono io il suo successore. Allora perché mi hai stordito? Perché mi trovo sulla Ti’Mur diretto chissà dove? Pretendo delle spiegazioni!”
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Master - 07-04-2015
“Pretendi?” Si ritrovò a dire il presidente, il tono della sua voce che faceva trapelare la sua rabbia. “Ti rendi conto in cosa ti sei cacciato!? Il generale s'Kiell si è rivelato dalla parte del pretore e tu vieni a lamentarti perché ti ho fatto stordire? Se non fossi intervenuto a quest’ora saresti in un sacco da morto, hhakh!” In effetti, il legame tra s’Keill e s'Khev era risultato palese solo nelle indagini successive alla sua chiacchierata col generale. L’errore era stato anche suo, dell’infallibile presidente della Tal’Shiar. Si era fidato della persona sbagliata e aveva permesso che alcune informazioni riservate finissero nelle mani del pretore. Ma, quantomeno, c’erano buone speranze che il generale decidesse di tenere segreto al pretore il piccolo particolare che Nérios era ancora vivo. “Ti sei mosso troppo presto ed impreparato, finendo così nella tela del pretore s'Khev. Ma quantomeno hai ottenuto un risultato: il pretore ha dichiarato guerra alla Federazione. Son sicuro che la cosa ti renderà molto soddisfatto, mio defunto imperatore.” Sarcasmo, parecchio sarcasmo. Se c’era una cosa che non riusciva ad accettare del figlioccio, era il suo odio per la Federazione e per i vulcaniani. A causa di Nero e del suo viaggio nel passato i rapporti tra i romulani e i loro cugini erano ancor più peggiorati, ma grazie a quello i romulani erano venuti a conoscenza di informazioni che avrebbero potuto cambiate il futuro dell’ìImpero. Se avesse giocato bene le sue carte sarebbe riuscito ad evitare una strage futura, con la creazione di colonie e il trasferimento nel tempo dei romulani da Romulus a queste, e avrebbe potuto far iniziare un’epoca di pace che nel precedente universo non era stata possibile. Ma per farlo avrebbe dovuto scontrarsi con la cocciutaggine del figlioccio.
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Neris - 08-04-2015
Nérios Aev s'Rehu
Vulcan/Romulan
La furia di Maiek lo fece rabbrividire, segno di come ancora la figura del presidente della Tal’Shiar avesse un forte ascendente su di lui. Per quanto Maiek s’Rehu l’avesse adottato da anni, Syvar aveva da sempre provato per lui un amore mischiato a rispetto e a timore. E gli ultimi due elementi erano finiti per prevalere sul primo durante il suo addestramento nella Tal’Shiar, nel quale Maiek aveva smesso di essere suo padre per diventare il suo presidente. Non c’era da stupirsi che ancora adesso, nonostante la verità della sua origine fosse venuta a galla, lo temesse. Lo aveva temuto anche Terrh s’Dor, dopotutto, e a questo lui doveva la vita. Se il precedente imperatore non fosse stato frenato dal presidente della Tal’Shiar, lui sarebbe morto insieme al padre. Probabilmente, se solo Syvar non fosse stato così arrabbiato, la furia di Maiek lo avrebbe frenato, ricordandogli il suo posto come una doccia fredda.
Quando il presidente accennò al fatto che il pretore avesse dichiarato guerra alla Federazione, il ragazzo non poté evitare che un sorrisino comparisse sulle sue labbra. Era ora! L’Impero era rimasto a languire per tutti quegli anni, finalmente stava dando prova della sua forza e stava facendo pagare alla Federazione e, possibilmente, all’Impero Klingon la loro sfacciataggine! Ma le successive parole fecero scomparire il sorriso dalle sue labbra. Eccola! La famosa doccia fredda! “Defunto? Che cosa vuoi dire? Se è una battuta sappi che non è divertente!” Esclamò. “Che del pretore non ci si potesse fidare ne ero ben cosciente e, per quanto riguarda il generale s’Kiell sarebbe bastato che la Tal’Shiar fosse intervenuta in mia difesa al posto di spararmi. Se l’aveste arrestato, a quest’ora sarebbe in prigione o sottoterra! E io, al posto di trovarmi in questa dannata nave yyaio sarei a capo dell’Impero!”
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Master - 09-04-2015
“Secondo le dichiarazioni ufficiali, ‘Neriòs s'Rehu, figlio legittimo di s'Task s'Llhweiir, figlio dell'Imperatore Ameh, è morto in seguito al duello a causa delle molteplici ferite riportate’.” Rispose il presidente, quasi recitando le parole trasmesse dal pretore nella sua comunicazione al Senato, registrazione che, naturalmente, era finita nelle mani della Tal’Shiar. “Ma quello che importa a noi è che anche il pretore lo creda. Fino a quando Khoal s'Khev sarà convinto della tua morte, potremo agire indisturbati.” Aggiunse.
“Sì, su di una cosa hai ragione: se la Tal’Shiar avesse ucciso il generale s’Kiell saresti salito al trono. Saresti stato imperatore per quanto? Uno? Due giorni? Una settimana? Alla prima distrazione della Tal’Shiar saresti stato assassinato dai sottoposti del pretore. E, anche se questo non fosse successo, se noi babysitter fossimo riusciti a mantenerti in vita, non saresti stato di certo un imperatore migliore di tuo zio.” Commentò bruscamente, senza preoccuparsi di ferire il figlioccio. Aveva bisogno che crescesse, al costo di buttarlo di fronte alla pura verità. “Quando, anni fa, la Tal’Shiar ha assaltato la Ti’Mur e preso in custodia te e la tua famiglia, tuo padre, il principe s'Task, era cosciente che sarebbe morto.” Se doveva essere sincero con sé stesso, anche una parte di Maiek lo sapeva. Nonostante le promesse dell’Imperatore, sapeva che stava conducendo il suo amico alla morte. Eppure aveva continuato a sperare. Anche se non gli aveva dato il colpo di grazia, era come se lo avesse ucciso lui. “Mi ha chiesto di prendermi cura di te, di renderti un buon Imperatore, un sovrano che potesse portare la pace all’Impero e che rispettasse il suo sangue vulcaniano. E mi ha detto che, se tu avessi invece preso la strada sbagliata, allora non avresti mai dovuto sapere della tua origine e non avresti dovuto salire al trono. E attualmente, figlio mio, tu non sei degno delle speranze del principe, non sei degno di diventare imperatore.”
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Neris - 11-04-2015
Nérios Aev s'Rehu
Vulcan/Romulan
In un certo senso, Syvar era grato di essere disarmato o a quell’ora avrebbe avuto il disgregatore in mano, puntato verso il suo padre adottivo. Le prime frasi del discorso, per quanto non gli fossero piaciute, erano ancora accettabili: il presidente aveva agito per il suo bene, seguendo un proprio piano per farlo salire al trono. Anche se, in effetti, non era molto chiaro come, visto che il popolo lo credeva morto. Erano le parole successive quelle che gli avevano fatto montare l’ira in corpo. Lui non era degno? Non sarebbe stato migliore di suo zio? Ma come si permetteva? E perché adesso metteva di mezzo il suo vero padre?
“Questo è ridicolo!” Esclamò dunque, manifestando con le parole la rabbia che a stento riusciva a trattenere. “La strada sbagliata? Ma di che diavolo stai parlando? Sto soltanto cercando di riguadagnare il ruolo e il potere che mi spettava sin dalla nascita! E, a differenza tua, sono anche riuscito a vendicare il principe s'Task. Tu invece cosa sei riuscito a fare per lui oltre a portarlo alla forca? Crescere suo figlio? Ma per favore! Nemmeno mi hai detto la verità! Cos’è? Il tuo obbiettivo era quello di crescermi in modo da essere la tua marionetta? Vuoi che sia la Tal’Shiar a governare l’Impero?” Sapeva di star esagerando, ma in qualche modo non riusciva a fermarsi. Lo aveva considerato un padre, l’aveva adorato, ma alla fine si era rivelato colui che aveva tradito il suo vero padre, colui che l’aveva ingannato per qualche motivo di cui non era ancora a conoscenza. Colui che gli aveva fatto credere che suo padre era un traditore, quando invece era il legittimo signore di Romulus.
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Master - 12-04-2015
Mentre Nérios proseguiva nella sua sfuriata, Maiek poteva vedere i suoi uomini che si muovevano impercettibilmente, pronti a metterlo KO se ce ne fosse stata la necessità. Con un leggero cenno del capo, un quasi impercettibile diniego, il presidente bloccò qualsiasi loro possibile iniziativa, poi si alzò dalla poltrona, fronteggiando il furibondo figlioccio. “Fvadt! Apri gli occhi, Nérios!” Esclamò, colpendo con la mano la guancia del ragazzo con una sonora sberla. “Non siamo nel mondo dei sogni, questa è la realtà! Un sovrano deve sapersi come muovere, deve essere disposto a fare sacrifici e a trattare diplomaticamente con gli altri paesi! Un detto klingon dice: Distruggere un Impero per vincere una guerra non è una vittoria. E terminare una battaglia per salvare un Impero non è una sconfitta. Tu, col tuo odio per i vulcaniani e per la Federazione, saresti in grado di andare a compromessi? O faresti iniziare una disastrosa guerra solo per salvare l’onore dell’Impero? Ma cosa serve l’onore se l’Impero si auto-distrugge!? Ora come ora, Nérios, tu saresti in grado soltanto di portare distruzione. Credi che i tuoi sudditi ti ringrazierebbero di aver fatto iniziare una guerra senza fine? Credi che la morte e la distruzione potrebbero renderti un buon sovrano!? Ma non farmi ridere! Saresti solo un mostro! Il popolo romulano ha bisogno di qualcuno che, finalmente, pensi ai bisogni e alle necessità del popolo, non di un sovrano capace soltanto di lavare inesistenti onte col sangue!”
RE: Destroying an Empire to win a war is no victory -
Neris - 13-04-2015
Nérios Aev s'Rehu
Vulcan/Romulan
La guancia gli bruciava, esattamente come bruciava il suo orgoglio, praticamente calpestato dalle parole del presidente. Per quanto volesse non ascoltarlo, per quanto desiderasse soltanto insultarlo, una parte della sua mente non poteva fare a meno di rendersi conto che, nonostante tutto, nelle parole di Maiek era presente un briciolo di verità. E proprio questo le rendeva così dolorose. Sì, se lui fosse salito al trono avrebbe fatto scoppiare una guerra. L’avrebbe fatto per rinsaldare l’onore dell’Impero e per fermare il suo a poco a poco sfaldamento. Se doveva essere sincero, non aveva mai pensato veramente al popolo romulano, ai suoi reali bisogni. Ed era alquanto ridicolo che invece l’avesse fatto proprio il presidente della temutissima Tal’Shiar, l’organizzazione che controllava tutto e sapeva tutto, quella che faceva sparire i cittadini che soltanto pensavano di ribellarsi all’Impero. Eppure, nonostante questa consapevolezza, nonostante sapesse che il suo padre adottivo aveva ragione, non poteva fare a meno di sentire una profonda rabbia. “E che devo fare allora?” Esclamò, in preda alla disperazione. “Credi davvero che il pretore possa governare il paese al meglio? Mi dici che devo rinunciare perché sono solo un mostro? Dovevo lasciare che l’Impero venisse distrutto dalla politica di quell’assassino di mio zio? Dovevo soltanto rimanere a guardare e sposare mia cugina come se nulla fosse? Dovevo essere la marionetta di Terrh s’Dor!? O fare il bravo vulcaniano per il resto della mia vita!? Io sono un romulano! Io voglio vivere come un romulano! Voglio lottare come un romulano e non posso lasciare che gli hevam o i klivam sfruttino le debolezze dell’impero! Non posso lasciare che i nostri nemici lo distruggano!”
RE: Destroying an Empire to win a war is no victory -
Master - 15-04-2015
“Allora rendili amici, trasforma i nemici dell’Impero in suoi alleati! Conduci l’Impero alla pace e pensa al benessere del popolo! Impara a conoscere i federali e i klingon, impara i loro pregi e i loro difetti, le loro debolezze e le loro forze. E impara a rispettare i vulcaniani! Quest’epoca, in cui la loro specie è a rischio di estinzione, è il momento giusto per ricucire l’antico strappo. Hanno bisogno di noi, anche se ancora non se ne rendono conto. E questo li mette nelle nostre mani, se solo siamo pronti ad afferrare al volo questa occasione!” Esclamò Maiek. “E tu sei l’unico ad essere in grado di ricucire questo strappo, l’unico appartenente alla casa reale di Romulus ad avere anche sangue vulcaniano nelle vene! L’unico che può vivere in entrambi i mondi! Sei disposto a ricucire questo strappo? Sei disposto ad accettare il tuo lato vulcaniano per il bene dell’Impero?” Il presidente ne era cosciente, comprendeva che l’odio di Nérios per la Federazione era dovuto al suo sangue misto. Era una difesa psicologica, una difesa dal sentirsi inadeguato ed impuro. Voleva essere un romulano a tutti i costi, e questo lo portava a rifiutare ciò che di non-romulano c’era in lui.