TFB Se son rose fioriranno
#51

Where I come from, if someone
saves your life, you don't stab them in the back.

James T. Kirk | Human

Jim stava riflettendo sul fatto che, in effetti, se avesse trovato qualche bottiglia in giro c'era la concreta possibilità che non si sarebbe soffermato troppo a fare una lista di invitati, quando realizzò un'altra cosa: aspetta... ne abbiamo ancora!? chiese sorpreso quando il medico avanzò l'idea di far comparire qualcosa di più allettante di un caffè replicato ero convinto avessimo confiscato l'ultima bottiglia a bordo già mesi fa... precisò, rivolgendo all'amico un'occhiata sospettosa mentre cercava di capire se fosse al corrente di qualcosa che gli era sfuggito al riguardo, se lo stava più semplicemente prendendo in giro o se si trattava invece di un tentativo di depistarlo dall'altra domanda, più scomoda, che gli aveva rivolto.

Non fu sorpreso quando il medico tentò di attribuire alla stanchezza il fatto che si trovava a rimuginare da solo in sala mensa, ma a quelle parole il capitano non riuscì a trattenere un'occhiata scettica in direzione dell'amico. Perfino un bambino avrebbe trovato poco credibile il fatto che una persona stanca decidesse di andare a prendersi una tazza di caffé a diverse ore dal termine del suo turno di servizio invece che andarsene semplicemente a dormire. Il fatto che la persona in questione fosse un medico, rendeva poi l'intera storia ancora più improbabile... se non altro sulla parte della stanchezza non sembrava aver mentito, o si sarebbe reso conto lui per primo di quanto quella risposta fosse ridicola.

Quando l'uomo menzionò l'ambasciatore, Jim si fece più attento: quella situazione, a vari gradi, sembrava aver messo tutti sotto pressione. Che ne dici di iniziare a non preoccuparti per la conferenza? Il Comando ha nominato un nuovo ambasciatore... non sarebbe educato fargli fare tutto il viaggio fin qui e poi fargli trovare tutto risolto, no? Devo solo tenergli calda la sedia per un altro paio di giorni, e vinco punti se riesco a non scatenare una guerra intergalattica nel frattempo: praticamente una passeggiata! scherzò nella speranza di alleggerire un po' quella visione che sembrava un po' troppo cupa perfino per gli standard del medico.

Senti... mi dispiace per come ho reagito ieri aggiunse tornando serio so che stai facendo il possibile per l'ambasciatore... è che di solito brontoli che non puoi fare niente, io ti rispondo che quella cosa mi serve, e a quel punto in un paio d'ore compi qualche miracolo e risolvi tutto. spiegò con un vago senso di colpa, consapevole di essere almeno in parte responsabile della pressione a cui l'amico era sottoposto e probabilmente la ragione per cui non era a letto a riposare in quell'esatto istante.

Mi hanno proposto una promozione confessò inseguendo un filo logico che probabilmente in quel momento comprendeva solo lui ... un lavoro al Comando. Potrei tornare sulla Terra. disse, esitando. Ne ho parlato con Carol, per via del bambino... continuò, interrompendosi un istante per stropicciarsi gli occhi: era stanco e quella conversazione sembrava diventare più difficile ad ogni parola.

Jim scosse la testa ... secondo lei non dovremmo lasciare l'Enterprise. Ti chiedi perché continui a fare questo lavoro nonostante tutto... sai, io ci ho pensato molto. Credo che negli anni abbiamo costruito una gran bella baracca e sarebbe un peccato lasciarla crollare. concluse con un sorriso sornione, prima di ritornare al vero punto della questione. Sei riuscito a stabilizzare l'ambasciatore. Adesso ho bisogno di parlargli per qualche minuto: finché non capisco esattamente cosa è successo su quel pianeta, potremmo essere tutti in pericolo. So che così facendo metteremo a rischio la vita del tuo paziente, ma sono disposto ad assumermene la responsabilità. Mettiamo a verbale che ho agito contro il tuo giudizio. propose, sperando fosse sufficiente ad alleviare il senso di responsabilità del medico.

sentiti libera di scegliere se acconsentire o meno alla richiesta, tanto ho un piano B, era solo per il gusto di continuare a rompere le scatole con il piano A Laugh
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#52

I don't need a doctor, damn it! I am a doctor!

Leonard McCoy Umano

Jim aveva quel modo tutto suo di affrontare le situazioni: un mix di battute taglienti e una risolutezza che non si piega facilmente, e conoscevo quel lato di lui fin troppo bene. Quando si fissava su qualcosa, era difficile convincerlo a lasciar perdere, e l’idea di parlare con l’ambasciatore prima che fosse in condizioni di rispondere era proprio il tipo di ossessione che lo avrebbe tenuto sveglio per notti intere.

Scrollai la testa con un sospiro appena accennato, mentre la sua domanda iniziale su bottiglie “confiscate” mi faceva ridacchiare tra me e me. «Jim, ci sono più segreti su questa nave di quanti ne trovi nei sotterranei del Comando. E non tutti sono autorizzati, se capisci cosa intendo.» Non gli diedi né conferme né smentite, perché in fondo parte del mio lavoro era proprio quello di tenere al sicuro alcune di queste “risorse” per quando la situazione lo richiede. Non che stessi ammettendo di avere effettivamente qualche bottiglia di brandy sauriano nascosta, ma lasciare il dubbio serviva a mantenerlo sulle spine. E, se devo essere sincero, mi divertiva vedere quel lampo sospettoso nei suoi occhi.

Ma quando la conversazione virò sull’ambasciatore e sulla conferenza, capii che la leggerezza doveva cedere il passo a qualcosa di più serio. Le parole di Jim sul nuovo ambasciatore e il suo ruolo di “scalda-sedia” erano ovviamente pensate per sdrammatizzare, ma sapevo che sotto c’era molto di più. «Certo, una passeggiata» risposi con un sorriso tirato. La verità è che entrambi sapevamo quanto fosse tesa la situazione, e il fatto che Jim cercasse di alleggerirla parlando in quel modo dimostrava solo quanto anche lui sentisse la pressione.

Poi, quando si scusò per il giorno precedente, sollevai le mani per fermarlo. «Jim, lascia perdere. So come sei fatto, e se non mi spingessi sempre a cercare una soluzione, probabilmente avrei buttato la spugna già da un pezzo. È solo che stavolta… stavolta è diverso. Non riesco a vedere una strada chiara, e odio quando non riesco a fare il mio lavoro come dovrei.» La frustrazione era reale, ed era anche il motivo per cui mi trovavo lì a sorseggiare caffè invece di essere nel mio letto. Avevo abituato tutti, Jim in primis, a trovare sempre una via d’uscita, a compiere quei “miracoli” che lui dava quasi per scontati... ma, questa volta la situazione era diversa. Era come combattere contro un’ombra, qualcosa di sfuggente e indefinibile.

La sua improvvisa confessione sulla promozione mi colse un po’ di sorpresa. La possibilità di vederlo tornare sulla Terra, magari con Carol e il bambino, era un’immagine che non riuscivo a visualizzare chiaramente. Jim Kirk legato a una scrivania al Comando? Era come immaginare uno spirito libero chiuso in una gabbia dorata. «Beh, non posso dire che mi sorprenda. Il Comando ti tiene d’occhio da anni e sai che non aspettano altro che incatenarti alla Terra con qualche incarico noioso ma prestigioso.» Feci una pausa, osservandolo mentre cercava di mettere ordine nei suoi pensieri. «Ma hai ragione. Lasciare l’Enterprise? Sarebbe un crimine, non solo per te ma per tutti noi. Siamo una squadra, Jim. Non ci siamo spaccati la schiena per costruire qualcosa di così solido solo per lasciarlo andare in pezzi.»

La discussione si fece ancora più delicata quando Jim tentò di giustificare la sua richiesta di parlare con l’ambasciatore. Sapevo che l’informazione che voleva ottenere era cruciale, e che la sicurezza di tutti poteva dipendere da quelle risposte. Ma sapevo anche cosa significava mettere a rischio la vita di un paziente, e non era qualcosa che potevo prendere alla leggera, anche se l’ordine arrivava direttamente da lui. «Jim, non posso permetterti di farlo» dissi con fermezza, anche se con un tono che tradiva la stanchezza. «Non è solo una questione di responsabilità, ma di etica. Non posso metterlo in pericolo senza un motivo medico valido, e lo sai.» Lo guardai negli occhi, sapendo quanto gli costasse anche solo fare quella proposta.

«Capisco la tua urgenza, e non sto dicendo che non trovi un senso a ciò che chiedi. Ma devi darmi il tempo di stabilizzare ulteriormente l’ambasciatore. Solo così possiamo minimizzare i rischi e magari dargli una possibilità di rispondere senza che tu lo rimetta in coma.» Era un compromesso che cercava di tenere insieme la mia etica medica e il suo bisogno di risposte. «D’accordo, mettiamo pure a verbale che hai agito contro il mio giudizio, ma voglio che sia chiaro che la sua vita è già appesa a un filo. Ogni minuto che aspettiamo potrebbe essere decisivo. Spero che ne valga davvero la pena.»
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#53

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Jim sapeva che il medico avrebbe fatto tutto il possibile per non rendergli facile quella decisione e, in fondo, sapeva che era meglio così. Il giorno in cui sarebbe riuscito a decidere con leggerezza della vita e della morte di qualcuno, sarebbe stato il giorno in cui quella decisione avrebbe fatto meglio a non prenderla. Annuì, scuotendo contemporaneamente la testa, quasi come se lui stesso non avesse ancora ben deciso se fosse una buona idea posso aspettare fino a domani mattina decise, tenendo in considerazione l'avvertimento che qualunque minuto avrebbe potuto fare la differenza. In fondo quelle risposte gli servivano per poter affrontare gli elkariani e in quel momento era molto probabile stessero dormendo tutti quanti. A quell'ora della notte c'era poco che potesse cambiare, che fosse in possesso di quelle informazioni o meno. Ci vediamo alle ore 7:00 in infermeria. Sii puntuale. si premurò, alzandosi dal tavolo per avviarsi nuovamente verso la propria cabina e concedersi qualche ora di riposo prima di cominciare la nuova giornata.

Mosse un paio di passi in direzione della porta, poi si fermò, voltandosi di nuovo verso il medico pensi davvero sia una buona idea? chiese con sguardo interrogativo ... rifiutare il lavoro al Comando, intendo. Crescere un bambino su una nave stellare? precisò, incrociando le braccia con fare pensieroso. Per quanto amasse quella vita, al momento gli aspetti negativi gli erano più evidenti Non fraintendermi: l'idea di un lavoro d'ufficio non entusiasma nemmeno me e Carol vuole restare. Non c'è niente che mi costringa ad andarmene... ma finché sarò al comando, l'Enterprise avrà sempre la priorità disse, lanciando un'occhiata vagamente imbarazzata in direzione dell'amico. Non era quello in realtà a preoccuparlo, ma qualcosa di più sottile, con ripercussioni difficili da prevedere.

Jim ritornò sui propri passi, per prendere nuovamente posto al tavolo ... da quando ho saputo del bambino non riesco a fare a meno di ripensare alla morte di mio padre, a quante volte ho rischiato di fare la sua stessa fine. Non voglio che la storia si ripeta. confessò a mezza voce. La sala mensa era deserta, ma aveva bisogno di un po' di tempo per digerire quella notizia, prima di poter permettere che iniziasse a girare per la nave. Mi conosci. Non mi sono mai tirato indietro quando c'è da correre qualche rischio, ma in questo momento non so se posso fidarmi di me stesso. L'ambasciatore... se ho ragione, quelle risposte possono aiutarmi a impedire che quello che è successo a lui succeda ancora. Ma se ho torto e quel pericolo non esiste, rischio di condannarlo a morte per niente. Bones... sii sincero: credi che possa ancora fidarmi del mio istinto o è solo la paura a guidarmi? chiese, più preoccupato di fare la cosa giusta che del fatto che il medico potesse utilizzare quella confessione come ragione per ignorare i suoi ordini ... e in futuro? aggiunse, con la netta impressione che quella situazione non sarebbe migliorata con il passare del tempo e le responsabilità di una famiglia.
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#54

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Leonard McCoy Umano

Il fatto che avesse deciso di aspettare fino al mattino per parlare con l'ambasciatore mi rassicurava. Non era solo un atto di prudenza, ma anche un segno che, nonostante tutto, Jim non aveva perso la sua capacità di riflettere, di pesare le conseguenze delle sue azioni. «Sette in punto, ci sarò» confermai, cercando di trasmettergli quella stessa sicurezza che sapevo di dovergli dare in momenti come questi.

Ma poi lui si fermò, e quando tornò indietro e riprese posto al tavolo, capii che la conversazione non era finita. Mi preparai mentalmente a ciò che stava per dire, sapendo che sarebbe stata una discussione che toccava corde profonde.

Quando Jim si voltò verso di me, con quella domanda sospesa a mezz'aria, sapevo che quello non era più solo un discorso tra un capitano e il suo medico. Era qualcosa di più profondo, di più personale, e riguardava l'uomo dietro il titolo, per quanto fosse una situazione a cui mi ero abituato negli anni, non c'era mai nulla di facile quando Jim si apriva così, mostrando le sue vulnerabilità.

«Jim, non esiste una risposta facile a quello che stai chiedendo» dissi, sapendo che la sua domanda andava ben oltre l'immediato. La sua mente stava già viaggiando verso un futuro incerto, un futuro che lui stesso non era sicuro di voler affrontare. «Crescere un bambino su una nave stellare… beh, non è certo la scelta più convenzionale, ma non sei mai stato uno che ha seguito la strada più semplice, no?»

Mi fermai un momento, riflettendo sulla sua confessione riguardo al padre. Era una paura che non avevo mai visto così apertamente in lui. Jim aveva sempre corso rischi, aveva sempre vissuto al limite, ma c’era qualcosa di diverso ora. Qualcosa che aveva smosso una parte di lui che non conoscevo del tutto. «Hai rischiato la vita più volte di quante riesca a contare, e l’hai sempre fatto con una sorta di spavalderia che rasenta l’incoscienza, ma è proprio questo che ti ha reso il capitano che sei. E sì, hai rischiato di fare la stessa fine di tuo padre, ma non sei tuo padre, Jim. Sei qui, vivi, e hai la possibilità di fare scelte diverse

Potevo vedere il peso della decisione che gravava sulle sue spalle, cercai di sorridergli incoraggiante. «Non è solo la paura che ti guida. È anche il senso di responsabilità. Quello stesso senso di responsabilità che ti ha sempre guidato e che, in fondo, ti ha sempre portato a fare la cosa giusta

Sospirai, sapendo che le mie parole non avrebbero sciolto quel nodo che aveva dentro, ma forse lo avrebbero aiutato a vedere le cose sotto una luce diversa. «Quanto al futuro… chi lo sa, Jim? Hai sempre saputo bilanciare rischio e responsabilità, e lo farai ancora, anche se ora è più difficile.»

Le mie parole rimasero sospese nell’aria, e per un attimo ci fu solo silenzio tra noi. Sapevo che Jim stava pesando tutto quello che gli avevo detto, forse cercando di trovare una risposta che gli desse pace. «Alla fine, devi chiederti cosa significa davvero per te essere al comando. Se riesci a conciliare questo con la tua famiglia, allora forse la tua decisione non è così difficile come sembra; qualunque cosa tu decida, sai che sarò qui, a darti il mio supporto, qualunque strada tu scelga.»

Feci una pausa, e la mia mente tornò a Joanna. Non potevo evitare di pensare a lei ogni volta che qualcuno parlava di crescere un figlio in un contesto così complicato. «Sai, Jim, quando decisi di diventare medico su una nave stellare, lasciai Joanna con sua madre. Ogni giorno mi chiedo se sia stata la scelta giusta, se sarei stato un padre migliore se fossi rimasto vicino a lei. Ma sai cosa? Non c’è una risposta corretta. Ho fatto il meglio che potevo con quello che avevo. E tu farai lo stesso. Forse crescerà su una nave stellare, forse sulla Terra, ma quello che conta è che sarà cresciuto da qualcuno che gli vorrà bene e che farà di tutto per proteggerlo. Questo è ciò che farà la differenza.»

Lo guardai negli occhi, cercando di trasmettere la sincerità di ciò che stavo dicendo. «[b]Jim, posso dirti che sì, puoi fidarti ancora del tuo istinto, ma alla fine sei tu che devi crederci. E se decidi di restare al comando, fai in modo che ne valga davvero la pena. Non per me, non per Carol, ma per te stesso[\b].»

In quel momento, non eravamo più solo un medico e un capitano, ma due amici che cercavano di navigare nelle acque turbolente della vita, ognuno con i propri dubbi e paure, ma con la consapevolezza che avrebbero sempre potuto contare l’uno sull’altro. E per ora, quella consapevolezza doveva bastare.
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#55

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Jim abbassò lo sguardo sul tavolo per nascondere un sorriso divertito: il medico lo conosceva a sufficienza da aver colpito più vicino di quanto fosse disposto a dare atto all'amico. Non aveva mai scelto la via più facile e quelle sfide in cui caparbiamente andava a cacciarsi, erano qualcosa a cui non era disposto a rinunciare. Affrontare quelle situazioni considerate impossibili, e contro ogni aspettativa trovare una via d'uscita, lo faceva sentire vivo. Passare il resto della vita a compilare scartoffie gli avrebbe dato maggiori garanzie di sicurezza, ma avrebbe significato rinunciare a sé stesso e a quella famiglia allargata che era il suo equipaggio. Bones aveva ragione: in realtà non c'era nessuna decisione da prendere al riguardo, perché il suo cuore sapeva esattamente cosa voleva. Forse era la ragione stessa per cui, senza volerlo, stava tenendo Carol a distanza.

Sai, è strano... riprese non mi sono mai sentito così confuso in tutta la mia vita. Stavolta temo di essermi innamorato sul serio ammise con un sospiro, cercando di nuovo lo sguardo dell'amico. Da un lato l'ultima cosa che vorrei è far soffrire Carol, dall'altro la mia prima reazione alla notizia del bambino è stata suggerirle di lasciare la nave. Non c'è nessun'altra con cui vorrei passare il resto della mia vita, eppure abbiamo deciso di non sposarci... o forse l'ho deciso io e lei l'ha accettato. Non lo so. Ci vedi un qualche senso in tutto questo? chiese, perfettamente consapevole delle contraddizioni nel proprio comportamento, ma allo stesso tempo riscoprendosi incapace di fare altrimenti.

... senza parlare dei bambino aggiunse, approfittando dell'amico per riversare su di lui anche quelle preoccupazioni che non aveva potuto condividere con Carol: ha già scelto perfino il nome. Entro domani probabilmente avrà pronta anche la nursery... ho l'impressione che stiamo viaggiando a due velocità diverse su questa cosa. Non so nemmeno se stiamo andando nella stessa direzione. fu costretto a riconoscere. Jim era d'accordo con il medico sul fatto che fosse importante che quel bambino potesse crescere circondato dall'affetto di chi aveva attorno, ma non era certo di essere la persona più indicata per quel ruolo: ... come si fa a volere bene a qualcuno che ancora nemmeno esiste e già crea tanti problemi? non poté fare a meno di chiedere. Perché nonostante si sforzasse, al momento non riusciva a provare alcunché se non un senso di responsabilità, e forse anche un certo fastidio, verso quella creatura che si era intromessa all'improvviso nella sua vita. Con Jo... quando hai capito di volerle bene?
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#56

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Leonard McCoy Umano

Il momento era serio, e mentre Jim abbassava lo sguardo cercando di nascondere quel sorriso, sentivo che le sue parole arrivavano al cuore di questioni che lui stesso stava ancora cercando di comprendere. Non era la prima volta che si ritrovava a riflettere sulle sue scelte, ma questa volta, con un bambino in arrivo e Carol coinvolta, tutto sembrava più complesso.

Non potevo parlare apertamente di Carol e del bambino. Il segreto professionale mi imponeva di mantenere riservate certe informazioni, e anche se sapevo che aveva già scelto il nome David, dovevo trattenermi dal dire troppo. Quindi, mentre Jim mi confidava i suoi dubbi, rimasi concentrato su di lui, lasciando che i suoi pensieri fluissero, cercando di trovare il modo migliore per rispondere.

«Sai, non mi sorprende che tu sia confuso. Non hai mai avuto una vita facile, e non hai mai cercato di semplificarla. Affrontare situazioni impossibili è quello che fai meglio, e forse è proprio per questo che ora ti senti come se stessimo parlando di due vite parallele: quella del capitano e quella di un uomo che potrebbe essere padre. Ma quelle due vite… sono parte di te, non puoi scindere l’una dall’altra. Carol lo sa, te lo assicuro. Sa chi sei e cosa rappresenti per l’Enterprise e per l’equipaggio.» gli dissi con un mezzo sorriso. Io stesso provavo quella dicotomia, ero il medico capo dell'Enterprise, ma allo stesso tempo il padre di Jo. C'erano momenti in cui le due cose si accavallavano e talvolta si confondevano, talvolta dimenticavo di essere suo padre e la trattavo un po' troppo bruscamente e mi sentivo in colpa.

Lo guardai mentre cercava di interpretare le sue stesse emozioni. Jim non era mai stato uno che si lasciava facilmente guidare dalle relazioni personali. Non che non ne avesse avute, ma c’era sempre qualcosa in lui che lo teneva in una costante lotta tra il desiderio di appartenenza e l’amore per l’avventura. «Quello che dici di Carol… beh, forse è vero che non avete parlato di matrimonio, e magari è una scelta che ha accettato perché pensava fosse la cosa migliore per voi due, ma sai cosa penso? Forse stai complicando troppo le cose. Carol non ha bisogno di un anello al dito per sentirsi parte della tua vita, ma ha bisogno di sapere che tu ci sei. È su quello che devi concentrarti.»

Quando Jim fece menzione del bambino e della velocità a cui stavano viaggiando, capii che si trattava della sua più grande preoccupazione. Era evidente che Carol fosse molto più avanti nel processo di accettazione, già pronta a prendersi cura di quella nuova vita che stava per arrivare. «Lei è già sintonizzata sulla frequenza del bambino» dissi, facendo attenzione a non sembrare troppo diretto. «Le donne, specialmente quelle come Carol, hanno un legame istintivo con ciò che accade dentro di loro; insomma, Carol è madre già da adesso, lo sente crescere dentro di sé, lo porta con sé ogni istante. Per te, questo potrebbe sembrare più astratto finché non avrai la possibilità di stringerlo, di guardarlo negli occhi. Non devi sentirti in colpa per questo, è normale. Non sei l’unico uomo che si ritrova a non sapere come gestire questa situazione; ma fidati, prima o poi quel legame si creerà anche per te

La domanda su Jo mi prese alla sprovvista e mi presi un momento per pensare. «Con Jo è stato complicato, sai com'è stata la mia vita, piena di lavoro e, beh, di errori. Ero distante, Jim. Per molto tempo mi sono chiesto se fossi stato troppo assente, se lei mi vedesse davvero come suo padre; ma mi hai chiesto quando ho capito che le volevo bene? Ho capito di volerle bene la prima volta che l’ho tenuta in braccio. Non sapevo cosa aspettarmi, non sapevo se sarei stato un buon padre o se avrei rovinato tutto… ma in quel momento, quando l’ho guardata negli occhi, ho capito che niente al mondo era più importante di lei. Non importa quanto fossi terrorizzato o incerto, perché sapevo che avrei fatto qualsiasi cosa per lei. Hai visto anche tu, come sono con lei intorno.» ammisi con un mezzo sorriso.

Mi fermai un attimo, cercando di capire se le mie parole avessero fatto presa. «Jim, il fatto che tu stia riflettendo su tutto questo dimostra che ti importa e se ti importa, stai già andando nella direzione giusta. Carol ha scelto un nome, sì, ma il bambino non è solo una sua responsabilità, è anche la tua. Che si chiami David o altro, è già parte di voi. E sì, ci saranno momenti in cui ti sembrerà di essere due persone in una, il capitano Kirk e il padre di David, ma non è questo che ti definirà. Saranno le tue scelte, come sempre.»

Il silenzio calò per qualche istante, mentre riflettevo su quanto appena detto. «E sai, non devi fare tutto da solo. Non sei mai stato uno che si tirava indietro di fronte ai rischi, ma essere padre… non è una battaglia che devi affrontare da solo. Hai Carol, Spock, Jo e hai me. Quando i momenti si faranno più difficili, ricordati che sei circondato da persone che ti vogliono bene, e che faranno di tutto per aiutarti.»

Concludendo, mi appoggiai allo schienale della sedia e presi un respiro profondo. «Quindi sì, Jim, puoi voler bene a qualcuno che ancora non conosci. Forse non adesso, forse non subito, ma quel momento arriverà. E quando lo farà, ti sorprenderai di quanto sarà naturale.»
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#57

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Due vite parallele. Due obiettivi in conflitto. Jim si prese un momento per considerare seriamente quell'idea, rendendosi conto che forse il medico aveva davvero centrato il fulcro del problema: come capitano l'Enterprise era la sua priorità, Carol una pericolosa distrazione. Come padre, come compagno, era invece l'Enterprise ad ostacolare i suoi obiettivi e senza rendersene conto aveva oscillato da una posizione all'altra, lasciando che quei due ruoli entrassero in conflitto.

Carol lo sa continuò il medico, costringendo Jim a soffermarsi un istante su quel pensiero che sentiva essere vero: non solo lo sapeva, ma lo aveva anche accettato. Spiegava perché era disposta ad assecondarlo, a lasciargli il tempo e gli spazi di cui aveva bisogno. E se da un lato non poteva fare a meno di chiedersi se fosse giusto nei suoi confronti permetterle di accettare quel ruolo di secondo piano, dall'altra le era profondamente grato e sapeva che rinunciare alla vita a bordo non sarebbe stato corretto nei propri confronti e di tutto ciò che in quel ruolo poteva ancora dare. Una cosa era certa: non poteva continuare così, vagando senza meta tra un ruolo e l'altro, come non sarebbe stato felice di accettarne uno solo. Si concesse un sorriso nell'intuire che, ancora una volta, era chiamato a realizzare l'impossibile, bilanciando due ruoli apparentemente inconciliabili... e più ci pensava, più si rendeva conto che sarebbe stata una splendida sfida.

Forse Carol non aveva bisogno di un anello al dito, ma quello di cui aveva bisogno era molto di più. Un anello era solo un simbolo e Jim lo sapeva, ciò che lo preoccupava realmente è che al momento non era sicuro di poterle dare la vicinanza di cui lei aveva bisogno... ma le parole dell'amico in fondo lo rincuorarono. Forse era solo una questione di tempo. Forse sarebbe arrivato ad un momento in cui avrebbe iniziato a provare qualcosa per quel bambino e considerarlo una parte irrinunciabile della propria vita. Il solo pensiero di potersi comportare con quella stessa preoccupazione che Bones mostrava nei confronti di Jo lo fece sorridere. Se mai arriverò ad essere protettivo come te nei confronti ti Jo, ti prego, fermami! ridacchiò, riuscendo a recuperare un po' della sua abituale leggerezza.

Uno sbadiglio gli ricordò che l'ora era ormai tarda e che per quanto gli sarebbe piaciuto continuare quella chiacchierata, al momento aveva altre questioni di cui occuparsi e che richedevano fosse sveglio e lucido. Quella nello specifico avrebbe dovuto aspettare. Credo sia meglio se andiamo entrambi a dormire. valutò, alzandosi di nuovo Puoi darmi un sedativo? chiese, perché nonostante quella chiacchierata fosse riuscita a smussare uno o due punti che lo tormentavano, aveva la netta impressione che, senza un po' di aiuto, avrebbe comunque passato il resto della notte in bianco.
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