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USS Eternity Il risveglio della Constellation: Inseguendo la Constellation...
#11

Alexander Davis

Klingon/Human

Appena sente pronunciare quel nome, le vene sulle tempie iniziano a pulsargli in maniera anormale, ricordando ciò che era accaduto sulla base sulla luna e del rapimento oppure occultamento di Itachi Uchiha, suo vecchio Capitano e copatriota per l'Impero.
Alla fine delle parole di Edward, Alex è stupefatto. Non riteneva l'amico capace di certi gesti, ma se ritiene giusto mettere in pratica il piano, significa che è davvero deciso a mettere Sheppard fuori gioco.
E lui potrebbe approfittarne per chiedere delucidazioni riguardanti Itachi.
Il suo equipaggio è con lui: anche loro sono disgustati per il tentativo romulano di scatenare una guerra contro la Federazione.
Va bene, Ed. Hai la mia piena fiducia. Però i tuoi dovranno essere pronti ad impedirgli di distruggere il guscio, altrimenti i miei moriranno, e preferirei di no, dato che sto collaborando a risolvere un problema interno alla Federazione.
#12

Edward Alan Harris

Augmented Human

Edward condivide la preoccupazione di Alex. Nemmeno lui vuole che la vita di alcuni Klingon venga messa in rischio.
Tranquillo, Alex. Ho scelto personalmente ogni membro del mio equipaggio: sono tutti ottimi elementi! Sono pronto ad assumermi personalmente la responsabilità di eventuali colpe da parte loro!
Perfetto, per fortuna Alex è un amico fidato ed importante.
Ora è giunto il momento di condividere la missione con l'equipaggio.
Edward si alza ed Alex lo imita. I due escono dall'ufficio e raggiungono il turbo-ascensore, e da lì la plancia.
Edward si ferma al centro di essa, osserva le facce degli ufficiali superiori.
Mettimi in comunicazione con tutto l'equipaggio. Pochi secondi dopo, il suo viso è in tutti i monitor sparsi per l'astronave, ed il Capitano inizia a parlare. Non ci sarà alcun volo inaugurale. Ho ricevuto adesso gli ordini dall'Ammiraglio Ruthven di partire immediatamente. Faremo rotta per la Stazione Midway.
Poi chiude la comunicazione. I dettagli più tardi.
Capitano a sala macchine. Dice ancora, azionando il comunicatore. Capo Ingegnere a rapporto il plancia.
Appena il Capo Ingegnere si sarebbe presentato, Edward gli avrebbe detto. Tenente, ho fatto un paio di calcoli. La nave reggerà la warp 8, se adeguatamente alternata alla warp 7. Faccia lei i calcoli riguardanti i momenti esatti in potremo viaggiare a warp 8 senza distruggere i motori. Quando dovremo usare la warp 7, diminuirà la velocità senza avvisarmi, e quando potremo usare la warp 8, la userà, e così via. Ho piena fiducia in lei.
Una volta ottenuto l'assenso, Edward avrebbe detto. Guardiamarina T'kaat, imposti la rotta. Curvatura 8.

Io sono a posto Laugh ora può postare l'equipaggio, preferibilmente prima il Capo Ingegnere, quindi Solokov ^^
#13

Andrey Ivan Sokolov

Human

[Sala Macchine]
Sokolov da quando era salito sull'Eternity non aveva avuto un attimo di tregua. Lui e il suo fidato Sottufficiale Collins avevano verificato ogni angolo più nascosto della Sala Macchine ed ogni singolo chip duotronico installato.
Non era la prima volta che "Quelli del Cantiere", come chiamava lui gli Ingegneri costruttori, dimenticassero di montare dei pezzi.
"Collins, dobbiamo essere pronti e tranquilli per partire in qualsiasi momento" ed in effetti, come quasi a tirarsela addosso, arriva puntuale la comunicazione del Capitano Harris.
Aziona quindi il comunicatore "Si Capitano, arrivo subito", si dirige con passo veloce al primo turboascensore in direzione della Plancia.

[Plancia]
"Tenente Comandante Sokolov a rapporto Capitano".
Entrando in plancia, almeno le prime volte, è d'obbligo essere un pò formali e ai Capitani piace tanto.
Si accomoda alla postazione ingegneristica, la attiva inserendo il proprio codice identificativo "SOK7112AI" e attende la risposta del computer che tutto funziona entro i normali parametri.
Ascolta le parole di Harris per poi mettersi a pensare "Capitano, posso dedurre dalle sue parole che le serve tutta la velocità possibile." opera per una decina di secondi sulla consolle "Secondo i miei calcoli, Signore, disattivando i servizi superflui come la sala ologrammi e tutte le zone ricreative, avremmo a disposizione una quantità sufficiente di energia da distribuire tra iniettori di plasma, nucleo di curvatura e bobine aumentandone l'efficienza. Potremmo raggiungere così una velocità di punta di warp 7.2-7.3 guadagnando tra le 20 e le 30 ore di navigazione. Veda lei Signore! Non ci sono controindicazioni se non qualche ponte spento. Per tutto il resto calcolerò io il momento esatto per i passaggi di velocità senza provocare troppo stress strutturale alle gondole. ".
Intanto gli tornano in mente le parole del suo vecchio Capo sulla Yorkshire "Se l'Ingegnere ama i motori, i motori amano l'Ingegnere"
In attesa della risposta si mette nuovamente ad operare per l'ultimo controllo.
"Propulsori di manovra pronti ed operativi, motori ad impulso energizzati ed attivi, nucleo di curvatura inizializzato, deflettore di navigazione pienamente operativo Signore!"
#14

T'Kaat

Vulcan/Q


{ Plancia | Helm Console } « ...e con uno spostamento di +0° 2′ 17.3″, il fattore di sicurezza subisce un incremento dello 0.17%. » Un ultimo snocciolamento di dati, e il coordinamento con l’Ufficiale Navigatore per impostare la rotta del viaggio inaugurale è completa.
Si alza in piedi guardandosi intorno. Il Ponte di Comando è ancora attraversato da suoni metallici e voci, ma rispetto ad un’ora prima il numero di persone chine davanti ai monitor è diminuito, segno che ormai il perfezionamento dei preparativi è nella fase conclusiva.
Avendo assolto i suoi compiti al Timone, si dirige dunque verso la postazione scientifica. Non c’è motivo di pensare che il Comandante Salkahr necessiti di assistenza, ma la giovane Guardiamarina compirebbe quest’azione anche se non fosse raccomandata dal manuale, dato che si tratta del punto in cui convergono tutti i suoi interesse e le sue ambizioni.
Si avvicina all’Ufficiale lateralmente. La mancina si solleva a spostare una ciocca di capelli dietro l’orecchio - capelli lunghi, mossi, che porta indifferentemente raccolti o sciolti anche durante il servizio o gli allenamenti, dato che mai potrebbero interferire con una concentrazione e una capacità di movimento direttamente sottoposte al controllo mentale.
Nel momento in cui apre bocca, le sue parole vengono troncate sul nascere dal rumore delle porte del turbolift, con la conseguente entrata del Capitano in Plancia. Ascolta l’annuncio fatto all’equipaggio in posizione di attesa, perfettamente immobile nel blu della sua nuova divisa, le mani incrociate dietro la schiena. Come spesso accade tra gli individui della sua specie predominante, ai cui atteggiamenti aderisce più del solito laddove si tratta di situazioni ufficiali ed è coinvolto il senso del dovere, lo stupore con cui accoglie la notizia viene manifestato esteriormente attraverso un viaggio all’insù di un sopracciglio inclinato. Prima di ricevere l’ordine, mentre il Capitano si consulta con il Capo Ingegnere, ha il tempo di rivolgere quel siffatto sguardo al Comandante al suo fianco. Non si aspetta una spiegazione, in quel momento, ma spera di cogliere sul suo viso un indizio, un qualcosa che le faccia capire se il cambiamento improvviso prende alla sprovvista anche lui o ha qualche idea di quello che sta succedendo.
« Aye, sir! », risponde però di scatto, automaticamente, nel momento il cui il Capitano pronuncia il suo grado e il suo nome. Compie un mezzo giro su se stessa e torna alla sua postazione con passo rapido, che potrebbe essere quasi definito di marcia, se non fosse così leggero.
Prende posto e comincia immediatamente a mettere in atto la procedura di partenza, facendo pressione sui pulsanti della console per regolare la necessaria propulsione a impulso.
« Inizio procedura standard: un quarto potenza d’impulso... metà, signore. » Annuncia, e segue sullo schermo davanti a sé, con estrema attenzione, i movimenti della nave che attraversa le immense porte di Earth Spacedock. L’operazione non presenta particolari difficoltà, e poiché è la prima volta che viene da lei ufficialmente eseguita a bordo dell’Eternity, è stata meticolosamente preparata e viene scrupolosamente eseguita.
Quando la nave è sufficientemente lontana dalla stazione di attracco, arriva anche la conferma da parte del Tenente Comandante Sokolov che i motori a curvatura sono pronti e il Navigatore di turno le passa le coordinate. Non ha bisogno di consultarle, la sua mano destra le sta già digitando: d’altra parte, la Stazione Midway orbita attorno a Nuovo Vulcano, dove si trova la sua casa, e dal quale si è mossa solo pochi giorni prima per l’imbarco.
« Rotta impostata per la Stazione Midway, Capitano. Coordinate 307 Mark 2... Warp 8. » La sua mano accompagna il movimento della leva che modula l’uso della velocità di curvatura, ed è solo in quel momento, nel breve arco di tempo in cui esegue questo movimento fluido, che si concede la degustazione di una sensazione di euforia. Totalmente all’oscuro di ciò a cui sta andando incontro, infatti, per un attimo è semplicemente un Sottoufficiale entusiasta a cui è stata appena risparmiata la monotonia di un viaggio inaugurale a vantaggio di una missione su cui c’è ancora tanto da indagare - e, chissà, visto il luogo verso cui sono diretti, non è da escludere la possibilità del coinvolgimento del suo tutore e mito, l’Ambasciatore Spock.
#15

Salkhar

Vulcan/Romulan


{Plancia di Comando - SCI Console I} Era seduto alla sua postazione, il mezzosangue, le dita che, esperte, tamburellavano sul touchscreen della console, a predisporre le letture di rilevamento che di lì a poco avrebbe fornito al Capitano Harris, in vista del varo. Il lavoro di un Ufficiale Scientifico al momento della dipartita da una Stazione Stellare non era di particolare complessità, ma di certo rivestiva un’importanza fondamentale, assoluta: doveva essere tutto perfetto per il grande passo e le poche mansioni specifiche, principalmente legate alla questione ‘sicurezza’, avevano il delicato compito di assicurare al Comandante Supremo che l’astronave fosse in condizioni eccellenti perché la partenza avvenisse senza intoppi di alcun genere. Da quel che poteva constatare dai dati, in continuo aggiornamento, forniti da ogni singolo Ponte, che scorrevano sul suo personale schermo multimediale, tutto procedeva a gonfie vele e tra pochi minuti la U.S.S. Eternity avrebbe compiuto il suo primo viaggio, quello inaugurale. Non era certamente quella la prima esperienza del Comandante vulcaniano su un’astronave della Federazione – lavorando per Preble in assegnazione speciale, erano state molte le occasioni in cui aveva avuto modo di salpare alla volta dello spazio – ma questa era una circostanza diversa. Qualcosa di simile ad un secondo battesimo, l’avvento di una nuova vita, in veste d’indipendenza, stavolta, all’alba della prima crociera ufficiale, a cui lui stesso non avrebbe mancato di offrire il proprio contributo.
Assorbito completamente dallo scorrere degli elementi sul visore, si astenne dal prestare attenzione più del dovuto al consanguineo Timoniere sopraggiunto al suo fianco, a cui riserbò, comunque, una rapida occhiata. «Dovrebbe essere alla Sua postazione, T’Kaat.» Niente più che un’osservazione, o almeno il modo in cui si espresse non lasciava trasparire differenti intenti. Forse quella era solo la scusa che aveva trovato per farle sapere di aver mantenuto l’impegno e di non aver dimenticato di ricordarsi di lei. Solo quando il suono delle porte automatiche del turbolift lo indusse a voltarsi, il contatto visivo durò per più di qualche istante, prima che le orbite oltremare scivolassero sull’immagine del Capitano Harris, già al centro della Plancia. Un rapido scambio di sguardi, frattanto che si alzava dalla sua postazione e assumeva una postura formalmente ritta, con le mani allacciate dietro la schiena e il mento sollevato appena, appena. Restò immobile in quella posizione fino a che Harris non ebbe finito con quell’annuncio, che giungeva inaspettato, ma non del tutto imprevedibile. Non alla luce di quanto avevano avuto modo di discutere in privata sede, poco tempo addietro. Se di stupore ne aveva provato, la giovane vulcaniana non avrebbe avuto modo di saperlo, non se avesse cercato risposte nel suo volto impassibile. Ma, in fondo, in fondo, ne era rimasto turbato.
«La Stazione Midway.» Mormorò tra sé e sé, ripetendo le ultime parole del Capitano. Quella situata nell’orbita di Nuovo Vulcano, colonia degli eridiani superstiti, dove s’era rifiutato di sbarcare quando il suo mondo d’origine era stato distrutto. Aveva, per quel luogo, azzardato l’ipotesi di un idillio pacifico e ora questo Ammiraglio Ruthven pretendeva che il neonato equipaggio si dirigesse in cui pressi con un’urgenza tale da essere addirittura necessario annullare il volo inaugurale, la procedura standard. Non gli piaceva per niente. Non gli piaceva tutta quella fretta, non gli piaceva che fosse coinvolta proprio quella stazione e non gli piaceva neppure il fatto che Harris avesse eluso le motivazioni del cambio improvviso di programma, ma era ben lontano dal perdere la calma. Non era proprio quel suo sangue freddo che gli era valsa la completa fiducia dell’Ammiraglio Preble? Era solo questione di tempo prima che i nodi venissero al pettine, per esprimersi in termini umani, e che Harris li avrebbe informati di tutto. Ma ritenne, comunque, fosse il caso di farglielo presente.
«Confido che vorrà informare l’equipaggio sui dettagli forniti dall’ammiraglio Ruthven, una volta che avrà ultimato di predisporre la partenza, Signore.» Sollecitò il suo superiore con compostezza e rispetto, prima di riprendere la sua postazione, dare un ultimo sguardo ai sensori e ricapitolare la situazione della nave al Capitano. «Lettura dati di rilevamento riferisce i pronti, Capitano: Motori ad impulso e Propulsori di Manovra operativi; Deflettori ed Armamenti in stato di stand-by; Energia in sottrazione dai settori periferici dei Ponti 2, 3, 4 e 5; Sala macchine attende conferma di dipartita da Molo Spaziale.» Confermò la precedente analisi dell’Ingegnere Capo. Non restava, ora, che aspettare le nuove disposizioni.
#16

Edward Alan Harris

Augmented Human

La risposta del Capo Ingegnere non era stata soddisfacente.
Edward scuote il capo, poi replica. Tenente. Evita apposta di pronunciare il vero appellativo di Sokolov: Comandante.
Ho fatto io stesso i calcoli: abbiamo molta fretta e l'Eternity può viaggiare a warp 8. è la velocità di emergenza, ma questa è un emergenza! Viaggeremo a warp 8 per due ore, poi Lei imposterà la 7, in modo che i motori non si surriscaldino troppo. Poi mi dirà quando secondo Lei potremo rimettere la warp 8. Siccome anche io so quando impostarla, se aspetterà troppo, provvederò personalmente.
Ma sul suo registro apparirà una nota ufficiale: "Tenente Comandante Sokolov: per aver impedito alla USS Eternity di completare la missione nel tempo adegato. Quindi veda di non deludermi!

Il Comandante Salkahr armeggia con la console, poi lo informa dello spostamento dell'energia dai ponti ai motori e a tutto ciò che serve per viaggiare tranquilli, per due ore, a Curvatura 8.
La Guardiamarina T'Kaat risponde bene agli ordini.
Edward dovrebbe informare l'equipaggio della missione, solitamente lo fa. Sceglie di attendere qualche minuto prima di farlo: vediamo come procederà la missione.
A tempo debito, passati cinque minuti, Edward si porta al monitor della Navigazione, ed apre la comunicazione con tutti i ponti.
Qualche minuto fa, l'Ammiraglio Ruthven mi ha informato di un fatto inaspettato e molto increscioso. L'Ammiraglio Sheppard, Capitano della USS Constellation, aveva l'ordine di pattugliare la zona neutrale. Ha disubbidito agli ordini e si è diretto verso la Stazione Midway. Nostro compito è raggiungerlo e ricordargli quali sono i suoi ordini.
Ora, un'altra cosa, l'Ammiraglio in questione è benvoluto da buona parte del Comando di Flotta ma è psicologicamente pazzo, dunque quando raggiungeremo la Stazione Midway inserirò l'allarme rosso.
Quì Edward Harris, chiudo.

Il Capitano si siede sul sedile di comando, ora ha informato l'equipaggio e si aspetta il massimo da tutti.
#17

Andrey Ivan Sokolov

Human

Andrey scuote la testa al rimprovero di Harris "Capitano, molto probabilmente non mi sono spiegato a sufficienza. Avevo già dato per scontato il continuo passaggio tra warp 8 e warp 7, la mia proposta era puramente migliorativa in una situazione di emergenza!"
Il tono è molto tranquillo ma deciso, capisce che il Capitano ha una grande responsabilità e continua con la spiegazione "nel periodo di stacco da curvatura 8 è possibile viaggiare a 7.2-7.3 anzichè a 7 recuperando energia dai servizi superflui. Inoltre non è possibile rientrare a otto prima di sessanta minuti, il tempo necessario al raffreddamento del nucleo e delle valvole di iniezione. Con tutto rispetto Signore, so fare il mio lavoro e se si fida io le spremo al massimo i cristalli di dilitio e raggiungeremo la USS Constellation."
Accende il comunicatore e chiama la sala macchine "Sokolov a Collins. Capo, tenga costantemente sotto controllo la temperatura del nucleo, non dobbiamo superare i tre punto due milioni di gradi, agisca anche manualmente se necessario, aumentando la pressione interna. Chiudo"
Poi agisce sulla consolle dove ha programmato un cronometro impostato sulle due ore in modo tale da cambiare velocità all'ultimo secondo.
Mentre sta operando, diversi pensieri e domande gli stanno balenando in testa "perchè l'Ammiraglio Sheppard si sta comportando così? perchè costringe una nave federale al suo inseguimento? che ci sia qualcos'altro sotto?" ma ha giurato fedeltà alla Flotta Stellare e quindi seguirà incondizionatamente gli ordini del suo Capitano.
#18

T'Kaat

Vulcan/Q


{ Plancia | Helm Console } Al momento di euforia si aggancia anche una sfumatura di soddisfazione, per motivi del tutto alieni alla missione. Una parte semi-conscia della sua mente, infatti, sta rielaborando con gusto quei pochi attimi da poco trascorsi durante i quali l’Ufficiale Scientifico ha fatto un’osservazione... illogica. “Dovrebbe essere alla sua postazione, T’Kaat”, aveva detto. “Pft, vecchio Romolo. Sai bene quanto me che anche questa è la mia postazione”, gli aveva risposto mentalmente - ebbene sì, aveva preso a chiamarlo ‘Romolo’, tra sé e sé. Lo sapeva benissimo, quindi aveva fatto quell’osservazione imprecisa solo per dimostrarle di essere andato a consultare il suo fascicolo? Un’ipotesi interessante, che la suddetta regione remota della sua mente sta ora considerando sempre più in silenzio, perché mentre le sue pupille si spostano ora sulla visuale di poppa, ora sulla console dei comandi di navigazione, c’è un’altra delle cose dette dal Comandante Salkhar ad occupare i suoi pensieri più consci. Il Capitano è stato sollecitato a fornire i dettagli della missione, dettagli che, per parte sua, aspetta quasi famelicamente. Se solo non fosse che al momento Harris sembra impegnato a risolvere certe incomprensioni con l’Ingegnere Capo.
Con un sopracciglio appena appena più in alto dell’altro, aggiorna la rotta di 2 mark e scambia un’occhiata con il Navigatore. A lei il ragionamento del Tenente Comandante Sokolov è sembrato corretto: la velocità di curvatura 8 è disponibile, lei stessa la sta usando; se quell’umano è stato abbastanza sveglio da calcolare la possibilità di recuperare anche 0.2/0.3 punti in più rispetto al warp 7 da alternare che gli è stato suggerito, è solo ammirevole. Che la distrazione alla base del misunderstanding da parte del Capitano sia legata alla missione? Per farli partire in quel modo, deve essere qualcosa di veramente serio. Ma quanto serio?
Fortunatamente, è ben addestrata ed abituata a mostrare un aspetto e comportamento esteriore perfettamente neutro e composto anche mentre le sue sinapsi compiono voli pindarici (come spesso accade), altrimenti sul suo viso ci sarebbero un alternarsi di poco professionali accigliamenti e sogghigni. Rivolge una rapidissima occhiata al Primo Ufficiale, una giovane donna di origine indubbiamente betazoide. Che stia sentendo anche i suoi pensieri? Di quale tipo sono le sue capacità? Sia empatiche che telepatiche?
Qualsiasi sua curiosità su questo fronte, tuttavia, viene interrotta dalla voce del Capitano Harris, che in fin dei conti non ha fatto aspettare poi troppo per fornire qualche risposta. Parziale, certo, ma sufficientemente significativa per il momento. Il nome dell’Ammiraglio le è familiare, ma in un modo molto vago. Non le è mai importato molto di Alti Comandi e politica, il contenuto di una provetta ha sempre stuzzicato la sua attenzione ben di più che qualsiasi confabulazione sui bilanci di potere. È anche vero, però, che non è necessario uno statista ad intuire che deve esserci qualcos’altro sotto: ha avuto modo di osservare diversi esempi di ciò che i terrestri intendono con ‘pazzo’, e le sfumature possibili le sono sembrate molto diverse. A volte, lei stessa è stata definita in quel modo dai suoi compagni di studi, ed in quel caso, aveva dedotto, il termine fungeva da sinonimo per ‘buffone’. In altre situazioni, invece, il discorso rientrava di più in un campo medico-clinico, tant’è che in Accademia erano previsti perfino dei test psicologici molto seri in proposito. Non le appare chiaro, dunque, come un ‘pazzo’ possa essere un Ammiraglio benvoluto da buona parte del Comando di Flotta. È un buffone, è pericoloso, è un buffone pericoloso o... cosa? Sta di fatto che l’idea di posizionarsi davanti ad un'altra nave federale sbandierando direttamente un allarme rosso stride con la sua inclinazione all’esplorazione pacifica - non solo della galassia, ma anche dell’animo e della intenzioni altrui.
« Signore? » esordisce, ruotando il capo appena quanto basta per avere ancora la visuale sullo schermo ma poter anche rivolgersi con la coda dell’occhio al Capitano. « Se questo individuo agisce in maniera così contraddittoria, la logica suggerisce essere più prudente un contatto meno provocatorio. Non pensa che un allarme giallo possa essere sufficiente? » È la prima volta che si rivolge ad Harris per qualcosa che va al di là della mera conferma dell’esecuzione degli ordini, ma nel suo tono e nei suoi movimenti non c’è ansia, non c’è tremore, non c’è emozione alcuna. Il suo cervello ha ricevuto dei dati, li ha rielaborati ed è giunto ad una conclusione diversa. Per quanto quei dati possano essere incompleti, ritiene suo onere fornire in ogni caso anche la propria analisi.
#19

Salkhar

Vulcan/Romulan


{Plancia di Comando - SCI Console I} Relegato alla sua postazione, l’Ufficiale Scientifico restava chino sugli schermi di monitoraggio, onde assicurarsi che la situazione generale non fosse lasciata al caso e restasse costantemente sottocontrollo. Un compito delicato, il suo, ma che, certo, non lo manteneva isolato dagli accadimenti in corso sul Ponte di Comando, dove in atto vi era uno scambio di opinioni piuttosto teso tra il Capitano e l’Ingegnere Capo. E non c’era bisogno di particolari abilità percettive per comprendere che quello di Harris voleva essere un rimprovero ai danni di quello che a lui appariva un competente ufficiale tecnico. Perché, a suo giudizio, il piano di crociera proposto dal Tenente Comandante Sokolov superava le più rosee aspettative ingegneristiche apposte al modello di astronave considerato, tenendo conto della possibilità di recuperare un’eccedenza di scarto tipo pari addirittura a 0.2/0.3 mark, rispetto all’indice di variabilità inizialmente prospettato. Se fosse stato lui il Capitano, l’Ingegnere avrebbe ricevuto una nota di encomio nella stesura del rapporto finale, ma limitò questa considerazione ad un’alzata di sopracciglio impercettibilmente sgomenta. Sokolov gli sembrava perfettamente in grado di tenere testa alla situazione da solo, Harris perfettamente capace di riconoscergliene i meriti e lui, al momento, aveva ben altro a cui pensare.
«Signore, aggiornamento dal reparto tecnico: Arresto energia nei settori periferici dei Ponti 2, 3, 4 e 5 completato; Temperatura camera di reazione approssimativamente di tre milioni quarantasettemila duecentotrentadue virgola cinquantotto kelvin. Valori entro i limiti previsti dal Tenente Comandante Sokolov; Velocità attuale 3,1 • 10 alla ottava km/s.» Informò il Capitano della stabilità della situazione, nell’attesa che quest’ultimo si accingesse a fornire all’equipaggio le spiegazioni di cui necessitava. O, per meglio dire, di cui lui desiderava essere messo al corrente al più presto. La pazienza, seppur riuscisse a mantenere la calma più totale e l’atteggiamento più passivo esistente, era una qualità su cui aveva ancora molto da lavorare, qualcosa che aveva impudicamente ereditato dalla sua parte romulana e che non avrebbe mai ammesso neppure davanti a se stesso. Tutta colpa dell’Ammiraglio Preble – si ripeteva ogni volta – quell’uomo lo aveva viziato troppo, ai tempi in cui prestava servizio per la Constitution, trattandolo quasi al pari del Primo Ufficiale in carica, ma sapeva perfettamente che con l’Eternity sarebbe stato diverso. Harris non era Preble, aveva un modo diverso di agire, di ponderare, di predisporre i piani e lui, da Comandante e Ufficiale Scientifico, aveva già preso la sua parte giornaliera di iniziativa a ricordargli di affrettarsi a fornire loro i dettagli della missione. Dettagli che, tutto sommato, non tardarono troppo ad arrivare.
L’attenzione, dalla totale dedizione ai monitor, si rimanda di bersaglio, spostandosi verso la zona della console di Navigazione. Di scorcio, cattura l’immagine del Capitano, ma, al contrario, le orecchie non sono ben disposte a perdersi neppure una parola delle informazioni precedentemente fornite dall’Ammiraglio Ruthven. Informazioni, per certi versi, troppo paradossali per essere prese per puro oro colato. Pondera, negli istanti di silenzio ed immobilità che seguono la fine dell’annuncio, e aggrotta la fronte, perché qualche conto non gli torna. Possibile mai che la Flotta Stellare fosse stata così imprudente da affidare l’incarico di sorvegliare la Zona Neutrale proprio a Sheppard, un individuo, a detta di Elina Dax e dello stesso Harris, psicologicamente instabile? Era forte il sospetto che l’Ammiraglio continuasse a permanere nella sua posizione attuale per ragioni ben lontane dall’esclusiva meritocrazia. E poi perché disobbedire al Comando di Flotta per far rotta proprio verso la Stazione Midway, nei pressi di Nuovo Vulcano? Ancora Klingon o, peggio...?
Lo sguardo scivolò sul Primo Ufficiale, neutro, ma sarebbe stato sufficientemente esplicativo se anche la betazoide avesse ritenuto che c’entrassero i romulani in qualche modo, in tutta questa faccenda. D’altronde, era stata proprio Tan-Kantlya a fargliene presente la possibilità, poco prima dell’imbarco ad Earth Spacedock.
In qualità di Comandante, ritenne necessario conoscere l’attuale pensiero del suo diretto superiore.
«Perdoni la mia mancanza di tempismo, Capitano…» Frattanto, si alzò in piedi e, allacciate le mani dietro la schiena, mosse qualche passo in direzione della poltrona al centro della Plancia. «… ma mi sfugge la motivazione di affidare la sorveglianza della Zona Neutrale ad un uomo incapace di raziocinio.» Disse, mentre, ora, si fermava alla sua destra. «Quello di accertarsi che non siano violati i trattati tra Impero e Federazione è un compito estremamente delicato. Dunque, perché affidarne la responsabilità proprio all’Ammiraglio Sheppard, per quanto ben voluto dai federali? E’ apparentemente illogico.» Concluse non a caso con quell’apparentemente. Perché se fossero state in atto sporche macchinazioni, allora tutti i nodi venivano al pettine.
E immaginò che la sua preoccupazione fosse anche quella di Harris, dal momento che aveva predisposto un Codice Rosso al momento dell’arrivo a Midway. Se il Capitano non avesse ritenuto Sheppard pericoloso abbastanza da causare problematiche complicazioni, un codice giallo, come suggerito dal giovane Timoniere, sarebbe stato sufficientemente appropriato e invece…
«Guardiamarina…» la chiamò con calma e prese a spostarsi in sua direzione, questa volta, fermandosi giusto a metà strada tra la poltrona e la console di navigazione «… è indubbio che il Capitano sappia com’è giusto agire in certe circostanze. La sua esperienza gli permetterà, sicuramente, di prendere decisioni in maniera saggia e considerevole. Se ha ritenuto un Codice Rosso la soluzione migliore, vorrà dire che si tratta di una procedura necessaria. Tuttavia… » tuttavia la sua sull’Ammiraglio Sheppard era solo un’ipotesi e, in quel caso, la proposta di T’Kaat sarebbe stata più che legittima. Per questo tornò a voltarsi verso Harris, alieno ed indecifrabile. «Mi permetto di raccomandarLe prudenza, Signore.»
#20

Tan-Kantlya Heparel

Human/Betazoid

Ecco, era finalmente giunto il momento tanto atteso. La nave stava lasciando la Earth Spacedock e s’apprestava a compiere la sua prima missione. La preoccupazione per ciò che poteva attendere l’intera flotta oramai era quasi del tutto estinta, mentre ardeva la curiosità e l’impazienza di esplorare quell’immenso oceano stellato che si mostrava d’innanzi a lei. Il nero dello spazio si protendeva a perdita d’occhio fuori dall’enorme vetrata della plancia, e al contempo era tutto intorno alla flotta. In quel mare nero, stelle, meteoriti, pianeti fluttuavano, e con essi la U.S.S. Eternity . Questa era l’immagine che invadeva la mente di Tan-Kntlya mentre osservava i dati che il computer registrava, man mano che le manovre per la partenza venivano effettuate. << Nessuna anomalia. Tutto procede bene>> pensò. lo sguardo dunque si spostò in direzione del capitano che metteva al corrente l’equipaggio del piano per quando sarebbero giunti alla stazione Midway. Terminata la comunicazione, riprese la discussione con il tenente Sokolov che esponeva le manovre necessarie e possibili migliorie per poter ottimizzare il passaggio da warp 8 a warp 7 e viceversa. Era deciso nei movimenti e nel tono della voce, segno di sicurezza e di volontà nel portare a termine i propri compiti nel migliore dei modi. Non era l’unico: come in un branco ogni creatura drizza le orecchie e attende il segnale per attaccare, tutti erano concentrati sui monitor o attendevano a schiena ritta un ordine da parte del loro capo. L’euforia era nell’aria. Questo la tranquillizzava e al contempo la esortava a dare il meglio di se. Avrebbe dato anche lei, nel suo piccolo, il proprio contributo. Chiuse gli occhi per un istante e inspirò profondamente. Non era mai stata così propensa a “sentire” e se in passato lo aveva fatto, si era trovata costretta o era capitato contro la propria volontà perché incapace di controllarsi. Tuttavia, questa volta era diverso. Attivò i suoi poteri empatici per intervenire nel caso qualcuno avesse avuto bisogno di un appoggio psicologico. Per quante prove di simulazione si possa aver superato, il panico dell’ultimo secondo non manca mai ad arrivare e questo, in una vera missione, può risultare fatale per tutti. Gradualmente, avvertì un miscuglio di sensazioni non sue crescere in lei fino a trovarsene totalmente immensa. Il respiro si fece leggermente più pesante, come se d’improvviso, l’atmosfera circostante avesse raggiunto la densità dell’acqua, ma era solo un impressione. In realtà nulla intorno era cambiato, e nessuno sembrò essersi accorto di nulla. Riaprì gli occhi e cominciò a camminare vicino ad ogni singolo membro presente sulla plancia per esaminarne il livello di stress, ma tutti reagivano bene. Solo quando si avvicinò nei pressi del tenente, avvertì qualcosa di diverso. Perplessità, dovuta molto probabilmente alla natura della missione. << Come volevasi dimostrare. >> pensò. Tutta questa urgenza di raggiungere la stazione Midway e attivare l’allarme rosso …. Chiunque avrebbe potuto capire che non si trattava solo di recuperare la Constellation e di essere pronti a reagire all’imprevedibilità dell’ammiraglio. La conferma del dubbio che cresceva tra l’equipaggio giunse dalla mente del timoniere a cui Tan-Kantlya dava le spalle << Ci deve essere qualcosa di veramente serio. Ma quanto serio?>> Si girò in direzione della fonte da cui era giunta la voce mentale e restò per qualche istante ad osservare. La signorina T’Kaat aveva appena espresso la sua opinione riguardo l’attivazione dell’allarme rosso, in quanto poteva essere interpretato come un gesto provocatorio nei confronti del signor Sheppard. A quel punto Salkahr era subito intervenuto facendola “rientrare nei ranghi”. << Non si può fare nulla per evitarlo>> pensò << Quelli che attualmente sono semplici dubbi finiranno per diventare interrogativi sempre più insistenti. Mi domando se sia stata una buona idea non chiarire tutto fin dal principio>>. Si sentì in dovere di ribadire il concetto del suo collega. Si avvicinò alla ragazza e con tono comprensivo iniziò << Il signor Salkahr ha ragione timoniere. Il Capitano Harris è consapevole che per molti di voi è la prima missione, e sebbene, come lei dice, un simile stato d’allerta potrebbe allarmare l’ammiraglio, d’altra parte è una precauzione in più per esortare tutti voi a non abbassare la guardia. Inoltre, come ha appena detto poco fa, Sheppard è imprevedibile, quindi v’è la possibilità che anche con un allarme giallo potrebbe sentirsi autorizzato a reagire.>> poi sorridendole riprese << Ma noi non saremo impreparati, poiché abbiamo la fortuna di avere ottimi elementi su questa nave. Non è forse così, signorina T’Kaat?>>. Tuttavia, non poté che concordare con il suo collega riguardo al fatto che la federazione fosse stata poco prudente sulla scelta di assegnare una zona neutrale a quello che era stato definito dallo stesso capitano come “pazzo”. V’erano ancora troppi punti irrisolti e questa mancanza di chiarezza la infastidiva, ma decise di tenersi per se questa considerazione e preferì attendere che il capitano rispondesse al ragionamento del primo ufficiale.
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