Sono arrivata sulla Midway da non più di qualche ora. Lo so, forse avrei dovuto presentarmi con qualche giorno di anticipo, giusto il tempo di conoscere per bene l'equipaggio prima dell'imbarco... ma ho anche una vita: persone che non posso semplicemente congedare con un messaggio subspazio, o un laconico "ciao, tornerò presto". Lo amo davvero, e volevo che lui lo sapesse, anche se per me è ancora troppo presto per mettere la testa a posto. Penso a quando lo scoprirà mia sorella... forse dovrei dirglielo di persona, o è capace di raggiungermi all'altro lato della galassia per farmi un dettagliato rapporto dell'occasione alla quale ho rinunciato. Sorrido affettuosamente, non so cosa farei senza di lei... probabilmente sarei già invischiata in qualche missione suicida per l'intelligence della Flotta.
Vengo distratta dal trillo del comunicatore e prendo la chiamata: a quanto pare l'ammiraglio Sheppard ha deciso per una partenza anticipata... ma in fondo è meglio così: non avevo intezione di fare molto altro nel tempo che rimaneva se non trovare un bar e qualcuno disposto a fare un po' di conversazione. Non mi fermo nemmeno, e continuo a camminare in direzione della sala teletrasporto della stazione. Accanto a me un giovane ufficiale esita a salire e tento di incoraggiarlo con un sorriso: so per esperienza che molti sono terrorizzati dalle nuove tecnologie, ma io non riesco a condividere tutti questi timori: come si fa a non amare qualcosa di così pratico, che risparmia lunghi e pericolosi viaggi con le navette? Sì, lo so: un giorno finirò teletrasportata dentro qualche roccia e allora rideranno loro... ma nel frattempo...
Saluto con un cenno gli addetti al teletrasporto della Constellation e salto giù dalla piattaforma; scambio con loro qualche parola, lo stretto necessario a scoprire che l'ammiraglio è già a bordo da qualche minuto e che l'avrei trovato in plancia. "Grazie" rispondo, avviandomi a passo deciso per i corridoi. Ho già studiato a memoria gli schemi tecnici della nave e trovare la strada al primo colpo non è un problema per me. Certo che vista di persona è ancora più grande, "sembra quasi di stare in una stazione spaziale più che su una nave" penso affascinata... ben altra cosa rispetto ai trasporti ai quali sono abituata. Finalmente riesco ad imboccare un turboascensore, e mi faccio portare direttamente a destinazione: non è pigrizia, è che... li hanno fatti apposta.
Anche la plancia sembra essere in scala con il resto della nave, non avrei pensato a niente del genere quando avevo accettato quell'incarico: non posso fare a meno di guardarmi intorno, affascinata, e subito noto l'ammiraglio seduto sulla poltrona di comando. Evidentemente non sono l'unica a non vedere l'ora di partire, perché al momento quello che si respira sul ponte è solo un generale entusiasmo: promette bene. "Korinna Suder a rapporto, signore" mi presento, con un rispettoso saluto militare in direzione del mio superiore. Tralascio il grado, tanto l'uniforme parla per me.