TFB tempo di mettere in chiaro due cose...
#21

Where I come from, if someone
saves your life, you don't stab them in the back.

James T. Kirk | Human

Si trattava certamente di un progetto complesso sotto molti aspetti diversi e probabilmente i problemi dal punto di vista tecnico andavano ben oltre quelli dal punto di vista etico. Se da un lato Jim non era del tutto sicuro che giocare con la natura a quel modo fosse una buona idea, dall'altro sapeva anche che le più grandi imprese avevano la butta abitudine di sembrare pura follia prima di essere realizzate. Se c'era una persona con l'intelligenza e la caparbietà necessaria a far funzionare davvero qualcosa in grado di trasformare a quel modo la loro concezione di vita, quella era certamente Carol. Ti credo rispose sincero ... e ti auguro di riuscire a realizzare questo progetto così come lo desideri aggiunse, decidendo che in ogni caso non gli andava di sommarsi alle difficoltà che avrebbe incontrato nel realizzarlo.

Quelle parole dovettero suonare sufficientemente convincenti, comunque, visto che lei decise di ricompensarle con un bacio e la promessa che in futuro ne sarebbero potuti arrivare altri. Jim sorrise divertito: non poteva certo dire di non apprezzare quella prospettiva ... e se non mi accontentassi dei baci? la punzecchiò.
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#22

It's nice to have a family.

Carol Marcus Umana

Guardai Jim, riconoscendo nella sua espressione una sincera preoccupazione. Era normale, anzi, era giusto, che ci fossero delle perplessità riguardo al progetto Genesis. Era una sfida monumentale, e i suoi dubbi non facevano che confermare la sua sensibilità verso le implicazioni riguardo ciò che stavo cercando di fare; tuttavia, la sua fiducia in me e le sue parole di sostegno erano come una luce che illuminava la mia determinazione. «Ti ringrazio, so che è un'impresa titanica, ma credo davvero che possiamo fare la differenza.» dissi sinceramente.

Il suo sorriso divertito e malizioso, in risposta alle mie parole mi fece sentire leggera, come se tutti i pensieri e le preoccupazioni si fossero allontanati per un attimo.
«Oh, sei un tipo esigente» risposi, fingendo di riflettere su quella prospettiva. «Beh, Capitano Kirk, dovrai lavorare un po' di più per convincermi, ma credo che se giochi bene le tue carte, dimostrando che meriti più dei baci... potrei riuscire ad accontentarti» scherzai, facendogli l'occhiolino.
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#23

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James T. Kirk | Human

Jim sorrise divertito alla risposta di Carol: aveva la netta impressione che trasformare quel "può darsi" in un "sì" sarebbe stato molto più semplice di quanto lei volesse far credere, ma decise comunque di stare al gioco. Sfida accettata la informò con un sorriso sornione ... dottoressa aggiunse malizioso mentre sfiorava di proposito una delle mani della donna con la sua. Non fece tuttavia in tempo ad avvicinarsi oltre, perché il comunicatore che aveva portato con sé cominciò a trillare. L'espressione di Jim si fece improvvisamente seria. L'allarme di prossimità annunciò, guardandosi attorno con sguardo attento per cogliere qualche movimento nell'area circostante. Prima di lasciare la navetta l'aveva impostato in modo che si attivasse solamente nel caso in cui avesse rilevato una delle creature locali dalle quali era meglio guardarsi, ma questo difficilmente Carol avrebbe potuto saperlo.

Il sole stava ormai calando all'orizzonte e nella scarsa luce della sera era difficile vedere qualcosa al di là della spiaggia. La sagoma della navetta si stagliava ancora nettamente contro la placca rocciosa, ma la boscaglia circostante era ormai una compatta macchia scura. Un ululato lugubre riecheggiò tutt'attorno e qualche uccello gracchiò, levandosi in volo e scuotendo le fronde degli alberi. Jim fece sparire l'ultimo dolcetto che ancora si trovava sul suo piatto prima di rimettersi in piedi uhm... ricordi quello che ho detto prima riguardo alla fauna locale...? chiese, porgendo una mano a Carol per aiutarla a rialzarsi è meglio se ci avviciniamo alla navetta. suggerì.
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#24

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Carol Marcus Umana

Jim sorrise di fronte alla mia risposta scherzosa, e quel suo sorriso mi faceva sentire ancora più a mio agio. La tensione e le preoccupazioni sembravano svanire quando ero con lui, e in quel momento, sulla spiaggia di quel pianeta lontano, avevo la sensazione di essere nel posto giusto.
Tuttavia, l'armonia del momento fu interrotta bruscamente dal trillo del suo comunicatore. La sua espressione divenne seria, e un senso di preoccupazione si diffuse in me. Non sapevo cosa aspettarmi, ma il suo atteggiamento attento mi fece capire che c'era qualcosa di cui preoccuparsi.
L'allarme di prossimità annunciò, e l'ululato lugubre che lo seguì non fece che aumentare la mia inquietudine. Guardai intorno, cercando di vedere qualcosa nella penombra crescente. Era difficile distinguere i dettagli, e l'oscurità stava prendendo il sopravvento.
Quando Jim mi offrì una mano per alzarmi, la presi istintivamente. «Sì, meglio andare verso la navetta» risposi concordando con il suo suggerimento. Avevo fiducia in lui e nella sua capacità di affrontare qualsiasi situazione. Era il mio capitano, dopotutto, e sapevo che mi avrebbe protetta. Ci incamminammo insieme verso la navetta, mentre l'oscurità si faceva sempre più densa intorno a noi.
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#25

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Jim aiutò Carol a rimettersi in piedi, poi raccolse rapidamente le cose che avevano lasciato sulla spiaggia: caricò piatti e bicchieri sul vassoio che aveva utilizzato per portarli fin lì e, dopo averla piegata alla meno peggio si gettò in spalla la coperta prima di arrampicarsi nuovamente sulla placca rocciosa. Fu in quel momento che il trillo del comunicatore cominciò a farsi più rapido. Dalla boscaglia cominciavano ad arrivare suoni di fronde e rami spezzati, sufficientemente vicini da poter essere sentiti perfino oltre il trillo dell'allarme di prossimità. Era ormai troppo buio per poter scorgere qualcosa che non fossero le sagome degli alberi, ma mano a mano che le creature si avvicinavano, i rumori dal bosco si facevano sempre più nitidi e minacciosi. Il comunicatore, ora, trillava all'impazzata e Jim lo spense. Il silenzio che improvvisamente avvolse il lungomare aveva qualcosa di innaturale: solo le onde che continuavano ad infrangersi sulla spiaggia scandivano ancora il tempo.

Corri... sussurrò Jim, con un senso di urgenza nella voce. In quello stesso istante una creatura alta quasi due metri ed interamente ricoperta di pelo scuro balzò fuori dalle fronde, studiandoli per qualche istante con i suoi occhi ferini, prima di scagliarsi all'attacco. Jim concesse a Carol qualche metro di vantaggio prima di gettarsi a sua volta in direzione della navetta: in pochi secondi fu a bordo, gettò senza troppi complimenti il vassoio su una delle console ed attivò i motori senza nemmeno preoccuparsi di chiudere il portellone... cosa che non fu l'idea più splendida che potesse avere, perché nonostante fossero ormai ad alcuni metri da terra, alla creatura bastò un balzo per riuscire a raggiungere il velivolo. La navetta sussultò, mentre Jim tentava di correggere l'assetto per evitare di schiantarsi al suolo Carol, prendi i comandi! esclamò, mentre il suo sguardo passava rapidamente dai dati di volo alla creatura che dondolava attaccata al loro portellone con la chiara intenzione di guadagnare abbastanza equilibrio da balzare all'interno e procurarsi quell'insolita cena in scatola.
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#26

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Carol Marcus Umana

L'atmosfera serena della spiaggia si era trasformata all'improvviso in una scena di puro terrore. Jim era stato rapido nell'azione, raccogliendo le nostre cose e portando via il vassoio; ma il trillo insistente del comunicatore e i suoni inquietanti provenienti dalla boscaglia facevano presagire qualcosa di sinistro.

Jim spense il comunicatore, e improvvisamente il silenzio calò come un manto sulla spiaggia. Era come se il mondo intero si fosse fermato, mentre aspettavamo con il fiato sospeso, ma Jim si dimostrò ancora una volta il leader pronto all'azione che avevo imparato a rispettare e seguire. Senza esitazione, raccolse tutto il necessario e mi spronò a correre verso la navetta e mentre mi muovevo rapidamente attraverso la sabbia scura, i suoni sinistri provenienti dalla boscaglia intorno a noi divennero sempre più inquietanti. Il mio cuore batteva furiosamente nel petto, e il senso di urgenza era palpabile nell'aria.

Appena raggiunsi la navetta, sentii il mio cuore accelerare ulteriormente quando vidi una creatura pelosa e minacciosa balzare fuori dalle fronde circostanti. Era una visione spaventosa, e mi sentii sollevata quando Jim mi urlò di prendere i comandi. Era il mio turno di agire.

Senza perdere tempo, mi precipitai al posto del pilota, le mani tremanti mentre afferravo i comandi. Jim aveva fatto partire i motori, e la navetta iniziò a sollevarsi lentamente da terra. Ma la creatura, con occhi feroci e una determinazione spaventosa, si aggrappava ancora al portellone, cercando di entrare.

Con una concentrazione intensa, seguendo l'addestramento che avevo ricevuto, cercai di manovrare la navetta in modo da scuotere l'aggressore, sperando che si sarebbe staccato. Jim, nel frattempo, si era spostato verso i comandi ausiliari e stava cercando di attivare qualcosa che potesse aiutarci.

Nonostante la tensione e l'adrenalina che scorrevano nel mio corpo, sapevo che eravamo in buone mani con Jim al mio fianco. Era un leader eccezionale, e non avrei potuto immaginare di avere qualcun altro al mio fianco in quel momento critico..
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#27

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Jim si fece da parte, lasciando che Carol prendesse i comandi al posto suo, ma non fece nemmeno in tempo a fare un ulteriore passo che il comunicatore iniziò nuovamente a trillare con decisione. Una rapida occhiata alla console che aveva di fronte, rivelò che la chiamata proveniva dall'Enterprise qui Kirk rispose aprendo il comunicatore, mentre con una gamba si avvinghiava a una delle sedie per non rischiare di venir sbalzato fuori dalla navetta e, con la mano libera, afferrava uno dei piatti un istante prima che la guida sportiva di Carol finisse per farlo cadere a terra. Capitano, abbiamo terminato le analisi lo informò la voce del guardiamarina Potter.

La creatura avvinghiata al portellone sembrava in difficoltà: per quanto si sforzasse, non riusciva a trovare un appiglio che le consentisse di balzare all'interno, ma allo stesso tempo non sembrava intenzionata a mollare la presa. Informi la sala macchine che si preparino a partire, saremo lì tra qualche minuto. Kirk chiudo. tagliò corto il capitano, chiudendo il comunicatore e facendo per scagliarlo contro la creatura, ma realizzando il tempo l'errore e scagliandogli invece contro il piatto che reggeva nell'altra mano. Il lancio non andò esattamente come previsto: mancò di una decina di centimetri buoni la zampa con la quale l'animale si stava reggendo, volando come un frisbee fuori dal portellone senza nemmeno distrarre la creatura.

Jim imprecò silenziosamente mentre metteva via il comunicatore per attivare la chiusura del portellone... ma invece che convincere l'animale a mollare definitivamente la presa, finì per aiutarlo a trovare l'appiglio che gli mancava. La creatura contrasse i muscoli con quanta forza le rimaneva, in un balzo riuscì finalmente a farsi strada all'interno della navetta e, con un ringhio minaccioso studiò i due occupanti. Ora che era illuminata dalla luce artificiale si potevano chiaramente distinguere le lunghe zanne bianche e appuntite sul muso famelico mentre si accucciava per balzare all'attacco contro quella cena che già stava pregustando. Purtroppo aveva fatto i conti senza l'oste, perché nel frattempo Jim era riuscito ad afferrare un phaser con cui, senza esitare un istante, sparò ripetutamente contro la bestia finché questa non collassò a terra. Con la dovuta prudenza, il capitano si avvicinò a controllare che la creatura fosse effettivamente priva di sensi prima di decidere che, ancora una volta, erano riusciti a scamparla.

Stai bene? chiese a Carol, notando che stava ancora tremando e che se volevano tornare incolumi all'Enterprise forse era meglio che lei gli cedesse nuovamente i comandi.

non uccidermi Laugh
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#28

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Carol Marcus Umana

Jim si fece da parte, consentendomi di prendere i comandi. Ero concentrata, guidando la navetta mentre cercavo di allontanarci da quell'orribile creatura che ci inseguiva; ma il comunicatore cominciò a suonare con insistenza e dall'altra parte il guardiamarina Potter sosteneva che le analisi erano terminate. Era una buona notizia e significava che potevamo fare ritorno all'Enterprise una volta che avessimo superato questa... minaccia? Jim chiuse la comunicazione, ma il problema della creatura che ci inseguiva non era ancora risolto. Era sempre lì, aggrappata al portellone, cercando un modo per entrarvi. Jim fece un tentativo per scagliare il piatto contro di essa, ma non riuscì a colpirla; poi, cercando di chiudere il portellone, inavvertitamente la aiutò a entrare, ma per fortuna Jim impugnò un phaser e aprì il fuoco contro la creatura. Sparò ripetutamente fino a farla collassare a terra. Era un momento di intensa tensione, io non mi resi nemmeno conto che ricominciai a tremare forse più di prima, ma finalmente sembrava che l'avessimo scongiurata.

Jim si avvicinò con cautela alla creatura per assicurarsi che fosse priva di sensi, poi si girò verso di me, chiedendomi se stavo bene e annuii, cercando di calmare il mio battito accelerato. Decisi di rassicurarlo: stavo bene, ero solo un po' scossa e non amavo pilotare, di per sé, poi in condizioni critiche... ancora meno. «Sì, sto bene» risposi con voce tremante, ma cercando di essere quanto più convincente possibile. Era evidente che avevo bisogno di un momento per recuperare la calma, ma sapevo che dovevamo anche riprendere il controllo della navetta per tornare in salvo all'Enterprise.
«Prendi tu i comandi, per favore.» dissi a Jim, rendendomi conto che era meglio lasciare la guida a lui e mi alzai. Era un'esperienza che non avrei dimenticato presto.
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#29

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James T. Kirk | Human

Jim annuì, rivolgendo a Carol un sorriso cordiale quando gli chiese di riprendere i comandi è tutto sotto controllo promise, correggendo lievemente l'assetto in modo da stabilizzare la navetta, prima di lanciare un'occhiata in direzione della donna per assicurarsi che stesse effettivamente bene: nonostante i suoi tentativi di rassicurarlo non gli era sfuggita la voce tremante né il volto insolitamente pallido. Credo faresti meglio a sederti un momento suggerì, mentre faceva una scansione del terreno sottostante per trovare un'area che non fosse brulicante di creature affamate. Scendiamo a scaricare il nostro ospite indesiderato, non voglio rischiare che si risvegli mentre torniamo sull'Enterprise la avvertì: non era un veterinario né un esperto di quel genere di creature. Era stato felice di scoprire che un phaser impostato su stordimento era sufficiente, appunto, a stordirne una di quelle dimensioni, ma era stato un tentativo disperato che non era certo avrebbe funzionato, né era in grado di prevedere quanto quegli effetti sarebbero durati. L'idea di essere rinchiuso in una navetta con quella creatura in libertà non corrispondeva esattamente alla sua idea di un viaggio piacevole.

La navetta toccò terra poco dopo e Jim riaprì il portellone, affrettandosi all'esterno. Ormai era calata la notte e non si vedeva nulla dei dintorni, eccezion fatta per il rettangolo di terra illuminato dalle luci della navetta. I sensori, comunque, non avevano rilevato potenziali minacce e Jim si sentiva sufficientemente sicuro, tanto che balzò a terra e, senza esitazione, afferrò la bestia per le grosse zampe, cercando di trascinarla all'esterno ... muoviti bestione...! lo apostrofò, faticando più di quanto si sarebbe immaginato per trascinarlo fuori e depositarlo sul terreno polveroso. Si concesse un istante per riprendere fiato, poi rientrò nuovamente a bordo, assicurandosi per prima cosa di richiudere il portellone.

Non era esattamente il genere di serata che avevo in mente ammise, spazzolando alla meno peggio la sua uniforme per ripulirla dal pelo dell'animale che vi era rimasto attaccato. No... sul serio...?! protestò con una certa frustrazione nel rendersi conto che la creatura doveva essersi avvicinata a lui più di quanto avesse notato sul momento ed era riuscita a strappare la sua uniforme sul fianco, fortunatamente senza ferirlo gravemente. Era già la terza che doveva buttare nel giro di pochi giorni e la cosa stava cominciando a diventare fastidiosamente ripetitiva...
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#30

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Carol Marcus Umana

Jim annuì, cercando di tranquillizzarmi mentre prendeva i comandi della navetta. Mi sentivo ancora agitata dall'attacco della creatura e dalla paura che si risvegliasse a bordo della navetta, ma alle sue parole, annuii.
«D'accordo.» risposi con un sospiro di sollievo quando Jim prese il controllo della navetta. Non vedevo l'ora di lasciare quel pianeta e tornare in un ambiente più sicuro come l'Enterprise.
Jim suggerì che mi sedessi per un momento, e quella era un'ottima idea. La mia adrenalina era ancora alle stelle, e avevo bisogno di calmarmi. Jim stava cercando un luogo adatto per scaricare la creatura e stordirla ulteriormente per evitare rischi durante il viaggio di ritorno. Non ero un'esperta in creature aliene, ma ero grata che Jim avesse agito così rapidamente e con successo nel neutralizzare la bestia.
La navetta toccò terra e Jim si affrettò a scendere, aprendo il portellone e portando fuori la creatura stordita. Era ormai buio, e non potevamo vedere cosa ci circondasse oltre il raggio delle luci della navetta. Tuttavia, i sensori sembravano segnalare che non c'erano minacce imminenti, il che era un sollievo. Jim trascinò la creatura fuori dalla navetta con sforzo, e lo seguii, cercando di tenermi a distanza di sicurezza, giusto per intervenire se necessario, ma non ero in grado di aiutarlo sul momento. Jim richiuse il portellone, assicurandosi che l'animale non potesse rientrare.
«Sicuramente non era il piano originale e sembra che questi pianeti abbiano dei modi molto particolari per darti il benvenuto.» risposi con un sospiro, per poi osservare Jim scuoteva via il pelo dell'animale dalla sua uniforme. Notai fosse strappata sul fianco. «Jim, la tua uniforme..» iniziai a dire, ma lui sembrava già essersene accorto. Dalla sua faccia, sembrava essere... irritato e potevo capirne il motivo.
«Mi dispiace per la tua uniforme.» dissi cercando di sorridere nonostante la tensione che avevamo appena vissuto. «Ma almeno siamo entrambi incolumi. E abbiamo una storia interessante da raccontare al nostro ritorno. Hai bisogno di assistenza medica per la ferita?»chiesi, indecisa se offrimi per un kit di pronto soccorso o suggerirgli di rivolgersi a McCoy.
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