TFB Se son rose fioriranno
#11

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saves your life, you don't stab them in the back.

James T. Kirk | Human

Grazie per la fiducia, ma declino ogni responsabilità... scherzò Jim mentre si avvicinava a sua volta al replicatore. Guarda, li trovi qui... spiegò, tamburellando rapidamente sui controlli del macchinario per mostrarle come trovare la lista delle nuove ricette ... pensavo che i tecnici avessero informato tutto l'equipaggio della novità, ma sospetto che in ogni caso non rimarrà un segreto a lungo. commentò, selezionando in rapida sequenza qualche assaggio di tutti i nuovi piatti caricati. Un vassoio di involtini boliani, accompagnati da una serie di contorni e pietanze dalle forme e dai colori inusuali, apparve di fronte a loro. Non era esattamente sicuro che tutti quei piatti fossero nei gusti di Carol e, per la verità, perfino lui non ne aveva assaggiati più di uno o due, ma era certo che, tra tutta quella roba, avrebbero trovato almeno due o tre cose di loro gradimento.

Come è andata la tua giornata? interloquì, rubando dal vassoio qualcosa che, se non fosse stato per il colore rosa acceso, avrebbe potuto essere una carota terrestre tagliata in modo da somigliare ad un fiore. Il gusto, tuttavia, non era altrettanto dolce, anche se la consistenza era del tutto simile. Una nota speziata lo raggiunse mentre depositava il vassoio nell'angolino del tavolo rimasto vuoto.

Aspetta, permettimi... la bloccò prima che riuscisse a sedersi, scostando per lei la sedia in modo da aiutarla ad accomodarsi: sapeva che non era realmente necessario, ma ci teneva davvero a ripagare le attenzioni che lei gli aveva riservato la sera precedente e mostrarle quel supporto che la situazione con gli elkariani gli aveva impedito di manifestare. Quel fiore fuxia comunque lo sconsiglio. Pizzica... precisò, prendendo posto a sua volta per poi servire a Carol una porzione di involtini boliani. Almeno con quelli era quasi certo di poter andare sul sicuro...
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#12

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Carol Marcus Umana

Risposi al gesto scherzoso di Jim con una risata, mentre lo osservavo manovrare il replicatore con quella confidenza che sembrava riservata solo a membri dell'equipaggio tecnico. La sua curiosità per le nuove aggiunte al menu era contagiosa e, nonostante il suo scherzoso disimpegno, sapevo che cercava di fare del suo meglio per rendere la serata piacevole.

«Effettivamente non ne ero a conoscenza, ma sono stata un po'... come dire, distratta da altri pensieri, ma ora che lo so, assaggerò tutto» dissi, guardando il vassoio di cibi colorati e invitanti che compariva davanti a noi. «Sembra che ci sia una piccola festa di sapori qui!» esclamai, curiosa di provare quelle novità gastronomiche.
Guardavo Jim selezionavate gli assaggi, non potei fare a meno di apprezzare la varietà di colori e forme, un piccolo capolavoro culinario che prometteva di essere tanto interessante quanto delizioso.

La sua domanda su come fosse andata la mia giornata mi fece riflettere un attimo, riportandomi momentaneamente alle sfide e ai progressi del mio lavoro. «È stata piuttosto intensa, ma produttiva. Ho fatto alcune scoperte interessanti sul Progetto Genesis che potrebbero avere un impatto significativo. Lo so, dovrei rallentare, ma sento che quasi ci sono. La tua giornata, invece? Com'è andata?» chiesi con gentilezza.

Quando Jim mi aiutò a sedermi, non potei fare a meno di sorridere per il suo gesto cortese e premuroso. Non era necessario, ma era chiaramente un segno del suo desiderio di prendermi cura di me, e questo non passò inosservato. «Grazie» dissi con gratitudine, sistemandomi comodamente.

Prese nota del suo avvertimento sul fiore fuxia e risi di nuovo quando precisò che "pizzicava". «Bene, lascio a te l'onore di sperimentare ulteriormente i cibi piccanti stasera » scherzai, mentre accettavo volentieri gli involtini boliani che mi porgeva.

«Comunque, mi intriga sapere che hai già avuto il coraggio di assaggiare qualche una di queste novità. Qual è stato finora il tuo preferito?» chiesi, curiosa di sapere se avesse trovato un piatto che potesse diventare un nostro nuovo preferito comune. Mentre parlavamo, mi sentivo sempre più rilassata e felice per la serenità che solo una cena tranquilla con lui poteva offrirmi.
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#13

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La risata allegra di Carol riuscì a strappare a Jim un mezzo sorriso, gli era dispiaciuto dover lasciare in sospeso la discussione del giorno precedente, ma la novità era capitata in un brutto momento. Vedere che, nonostante tutto, lei non sembrava risentita per l'accaduto era sicuramente un sollievo. Ah. Quindi sono stato promosso a cavia da laboratorio? Fantastico. Mi dica cosa devo sperimentare per lei, dottoressa. scherzò di rimando mentre portava nel proprio piatto qualcosa dal colore meno acceso che, così ad occhio, avrebbero potuto essere delle polpette dall'insolita forma cubica. Su di esse si trovava un qualche tipo di salsa di un vivace colore giallo che colava lungo i lati, il tutto decorato con foglioline di una pianta che Jim non riconobbe. Comunque non lo chiamerei propriamente coraggio... voglio dire... è pur sempre un replicatore alimentare, sono partito dall'assunto che i tecnici non stessero cercando di avvelenare l'intero equipaggio... disse, addentando senza particolare cautela ciò che aveva nel piatto. Oh. Questo è buono! si interruppe sorpreso, finendo il cubetto in un sol morso. ... il mio preferito al momento comunque è un dolce. C'è questa torta di... beh, non so esattamente di cosa. E' verde. disse, stringendosi nelle spalle.

La mia giornata, eh? La tua sembra sia stata decisamente più interessante. Speravo sarei riuscito almeno a dare un'occhiata al pianeta, ma niente. Mi hanno tenuto rinchiuso tutto il giorno in una stanza a discutere... con il senno di poi davvero non invidio il lavoro dell'ambasciatore: non credo di aver mai incontrato una specie spiacevole come questi elkariani. disse, scegliendo a caso dal vassoio delle palline blu che avrebbero potuto essere qualunque cosa. A momenti ho avuto l'impressione che l'unica ragione per cui hanno deciso di sedersi ad un tavolo fosse per cercare di estorcermi informazioni su come aggirare le difese delle colonie federali al confine. Hanno questo modo subdolo di discutere ogni cosa che dopo qualche ora non capisci nemmeno più quale sia la verità. Se poi glielo fai notare iniziano a citarti santi e divinità: non abbiamo concluso niente di utile in tutta la giornata. fu costretto ad ammettere con un sospiro. Comunque ho sentito dire che il Comando ha nominato un vulcaniano come sostituto dell'ambasciatore M'Saar, troveranno pane per i loro denti. decise, vagamente divertito dalla prospettiva.

Carol, a proposito del tuo lavoro... non devo farti tenere d'occhio dal dottor McCoy, vero? Posso contare che se diventasse troppo pesante me lo diresti? volle accertarsi. Per lui non sarebbe stato un problema adeguare i turni di servizio in modo da alleggerire il suo carico di lavoro, specialmente considerando le sue attuali condizioni.
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Carol Marcus Umana

Sorrisi felice a Jim. «Sì, esatto, sei ormai la mia cavia da laboratorio preferita, ma non so se sai che è un posto molto ambito! Potrebbe essere utile per un mio prossimo rapporto sulle abitudini alimentari interspaziali! Non lo sto scrivendo, ma chissà se a qualcuno potrebbe essere d'aiuto. In ogni caso, credo che assaggerò sicuramente il dolce di cui parlavi.» risposi ridacchiando, apprezzando il suo senso dell'umorismo mentre osservavo con curiosità il vivace assortimento di cibi sul nostro tavolo.

La conversazione si fece più seria quando Jim condivise i dettagli della sua giornata con gli Elkariani. Ascoltai attentamente, immaginando la tensione di quelle negoziazioni. «Suona come una giornata estenuante, davvero e posso capire perché non invidi il lavoro dell'ambasciatore. Sembra che i Vulcaniani siano l'unica scelta per gestire tali... personalità complesse... Forse sono gli unici poco inclini a farsi venire mal di testa su questi argomenti, tu sei stato fin troppo paziente, io sarei esplosa molto prima. Non so se sono gli ormoni della gravidanza, o sono io, ma li avrei mandati al diavolo con estrema facilità.» ammisi con un sorriso divertito.

Quando Jim menzionò il mio lavoro e il dottor McCoy, il suo tono di sincera preoccupazione mi riscaldò il cuore. Era sempre stato attento alle mie necessità, specialmente in questo periodo. «Grazie per la tua preoccupazione, per ora sto facendo attenzione a non strafare, e ti assicuro che se dovessi sentirmi troppo stanca o se la situazione dovesse diventare troppo gravosa, sarai il primo a saperlo», gli dissi, sorridendogli con affetto e apprezzando la sua offerta di adattare i miei turni di servizio se necessario. «Per ora, però, sto bene. Il lavoro è impegnativo, ma mi aiuta a restare concentrata e motivata. Avere il tuo supporto rende tutto più facile e... no, non c'è bisogno di mandare il dottor McCoy a controllarmi, sto gestendo bene il mio carico di lavoro. Del resto, il dottor McCoy è già abbastanza occupato con tutte le mie continue domande su tutto e niente, probabilmente è stanco di vedermi così spesso!», scherzai, riflettendo su quanto fossi diventata ipervigile su ogni minimo segnale del mio corpo ultimamente.

«In effetti, avere qualcuno come McCoy e sua figlia Joanna che rispondono a tutte le mie preoccupazioni, per quanto banali possano essere, è davvero rassicurante e in teoria non li sto esaurendo... almeno spero...» conclusi con un'altra risata, mentre assaggiavo cautamente il cibo nel mio piatto, preparandomi a scoprire se avrebbe incontrato il mio gusto così come le interessanti e complesse sfide diplomatiche di Jim avevano messo alla prova la sua pazienza durante la giornata.
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#15

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James T. Kirk | Human

Due giorni rispose Jim ... devo riuscire a sopportarli solo per altri due giorni. A un certo punto è diventato talmente palese che cercassero ogni pretesto per minare l'immagine dell'altra fazione che non riuscivo più ad ascoltarli confessò ... mi sono ritrovato a pensare all'attacco... e non lo so, forse come dici tu sarà che mi hanno fatto venire un gran mal di testa... ma più ci rifletto, meno mi torna l'intera questione: con tutto l'apparato di sicurezza che hanno messo su per quella conferenza avrebbe dovuto essere impossibile accedere armati. Ufficialmente gli unici con una tecnologia in grado di superare tutti quei sistemi di controllo siamo noi... oltretutto se qualcuno di loro possiede davvero una simile tecnologia, perché non la usa per vincere il conflitto? chiese, più a se stesso che a Carol. Sapeva che, per il momento, quella domanda era destinata a rimanere senza risposta. Ovviamente entrambe le fazioni negano il loro coinvolgimento... eppure, non accusano noi. Curioso, no? disse, allontanando rapidamente quel pensiero.

Scusami. Si era detto "cena tranquilla". Dimentichiamo gli Elkariani. si ricordò all'improvviso, trovando allo stesso tempo difficile allontanarsi da quei ragionamenti prima di avervi trovato una chiave di lettura plausibile. Torniamo al tuo rapporto sulle abitudini culinarie interspaziali... decise, prendendo un altro di quei fiori fuxia che inizialmente lo aveva infastidito: ora che sapeva cosa aspettarsi doveva riconoscere che non era poi così terribile... era più che altro una questione di equilibrio tra sapori e assieme alle palline blu, quei fiori non erano male... ok, in qualità di cavia da laboratorio onoraria, a questo per il momento darei un sette, ma solo se accompagnato da quella crema con le palline blu. precisò, rendendosi conto solo in quel momento che non aveva la minima idea del fatto che Carol si fosse recata ripetutamente dai due McCoy.

L'espressione di Jim si fece seria per un istante, e il suo sguardo passò dal piatto al volto di lei: Carol... se c'è qualcosa che ti preoccupa, mi piacerebbe saperlo, anche se sembra una sciocchezza. So che non sono sempre presente, ma vorrei fare la mia parte e non posso se non so cosa ti passa per la testa. disse senza troppi giri di parole. In quel momento un altro pensiero attraversò la sua mente; la chiacchierata del giorno precedente era stata interrotta all'improvviso ed erano rimaste alcune questioni in sospeso: a proposito, non mi hai detto che ne pensi dell'idea di trasferirci sulla Terra. San Francisco è una bella città, ma volendo possiamo stabilirci anche altrove... Londra? Sono sicuro che a tua madre farebbe piacere averti finalmente vicino e modestamente credo proprio di piacerle... si vantò con un sorriso sornione.
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#16

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Carol Marcus Umana

Ascoltando Jim esprimere i suoi pensieri e le sue preoccupazioni riguardo alla situazione con gli Elkariani, capii quanto fosse difficile per lui distaccarsi dai problemi che incontrava nel suo ruolo. La sua abilità di navigare tra questioni di sicurezza e politica interstellare non smetteva mai di impressionarmi, anche se a volte lo portava a portarsi il peso del mondo sulle spalle.

«Due giorni possono sembrare lunghi, ma so che riuscirai a gestirli come hai sempre fatto. E, chi lo sa, forse emergono nuove informazioni che chiariscono meglio la situazione» risposi, cercando di offrirgli un po' di conforto.

Il suo cambio di argomento mi fece sorridere, apprezzando il suo tentativo di mantenere la serata il più leggera possibile. «Dimentichiamo gli Elkariani per ora»concordai. «E a proposito di cibo, sembra che tu stia facendo scoperte interessanti qui. Un sette è un buon voto, considerando la tua solita severità con i nuovi piatti»

Quando Jim sollevò il tema delle mie visite mediche, annuii con un sorriso rassicurante. «D'accordo... è che mi vergognavo e avevi già tanti pensieri... per ora gli ho chiesto solo informazioni generali, ad esempio cosa posso e non posso mangiare, e se c'erano soluzioni per le nausee al mattino che a volte sembrano più fastidiose. Sai, sto avendo qualche dolore qua e là... Sono forse un po' troppo protettiva con il bambino, ma voglio fare tutto nel modo giusto. È importante per me che questa gravidanza vada liscia, dato che è il nostro bambino e non voglio rischiare di perderlo per nulla al mondo.» ammisi sentendo le guance andare a fuoco, mangiando una sorta di... polpetta color arancione fluo. Bevvi un lungo sorso d'acqua subito dopo.
«Troppo salato per me, ma tutto sommato non è male.» ammisi

Quando Jim si fece serio, parlando delle sue preoccupazioni per me e del nostro potenziale futuro sulla Terra, sentii il calore e la sincerità nelle sue parole. Era raro che parlassimo di pianificare una vita insieme su un pianeta, e l'idea era sia eccitante che un po' intimidatoria.

«Apprezzo davvero che tu voglia essere coinvolto e supportarmi. Se c'è qualcosa che mi preoccupa, te lo dirò, lo prometto. Per ora, sto solo cercando di stare al passo con tutto» risposi, toccando la sua mano in segno di rassicurazione.

Quanto alla proposta di trasferirci sulla Terra, la menzione di Londra e di mia madre annuii, ci avevo pensato tutta la notte, ma non volevo agitarlo più del dovuto, ma dato che aveva tirato fuori l'argomento...«Ho parlato così tanto di te a mia madre che lei già ti adora e penso che anche mio padre ti avrebbe molto apprezzato se avesse avuto la possibilità di conoscerti meglio.» La mia espressione si fece un po' malinconica al pensiero di mio padre, ma poi tornai a concentrarmi su Jim e sul nostro futuro.

«Per quanto riguarda la tua proposta di trasferirci, ci ho pensato molto stanotte e per quanto apprezzerei stare insieme sulla Terra, con una tua promozione... non sono del tutto convinta che accettare sarebbe la scelta migliore per te. Ti ho visto in azione qui, sulla nave, e so quanto questo posto sia una parte fondamentale della tua vita e della tua identità. Non voglio privarti di ciò che ti rende chi sei e tantomeno di qualcosa che ti rende felice. Tuttavia, più ripenso alle foto che mi hai mostrato, più rifletto sul fatto che potrei davvero fare un passo indietro per un po', potrei trasferirmi sulla Terra, o magari su una base stellare subito dopo la nascita del bambino. Potrei continuare a lavorare sul Progetto Genesis e forse per te sarebbe più facile raggiungerci durante i tuoi viaggi e magari tornerei quando il bambino è abbastanza grande. Tuttavia, sarebbe bello che il bambino nascesse qui, sulla nave. Bones ci conosce bene, ci sei tu e, a meno di emergenze, potresti assistere alla nascita... Hai preferenze riguardo il nome?»

Guardai Jim negli occhi, cercando di leggere la sua reazione a queste parole.
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#17

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Non ne avevo idea fu costretto ad ammettere Jim, ascoltando le parole di Carol: si riteneva abile nel leggere le persone, ma evidentemente si era lasciato sfuggire sotto il naso una lunga serie di cose, a partire dalle preoccupazioni di lei. Era convinto di aver già ripetutamente dimostrato che non c'era nulla di cui non potesse parlargli, né per imbarazzo, né per via del suo dovere. Certo, non avrebbe potuto acconsentire a qualunque richiesta, ma parlarne non avrebbe dovuto essere un problema. E allo stesso tempo Carol sembrava essersi affezionata molto rapidamente a quel bambino, tanto da fargli sospettare che quel pensiero le fosse passato per la mente diverse volte, ben prima che scoprisse di essere incinta. Avrebbe voluto chiederle perché non gli avesse mai detto che ci teneva così tanto a diventare madre... ma prima che potesse dar voce ai propri pensieri, per poco Carol non si strangolò con una polpetta troppo salata e Jim dovette sforzarsi non poco per non scoppiare a ridere di fronte a quella scenetta surreale. Aspetta, rifatti la bocca con questa... disse ridendo solo con gli occhi, mentre con la forchetta infilzava uno dei cubetti nel proprio piatto per poi porgerglielo.

Fortunatamente lei non parve dare troppo peso alla sua ilarità o al suo gongolare mentre gli riferiva che era stato protagonista di più di una chiacchierata con sua madre. Non riuscì, tuttavia, ad evitare di lanciarle un'occhiata vagamente scettica all'idea che anche l'ammiraglio Marcus avrebbe potuto apprezzarlo: non poteva dire di conoscerlo bene, e l'idea di "impossibile" non aveva mai del tutto convinto Jim... ma non aveva nemmeno dimenticato che si stava parlando dell'uomo che gli aveva tolto il comando dell'Enterprise, che sarebbe stato felice di sbatterlo di nuovo tra i banchi dell'Accademia, per non parlare di quel tentativo di ucciderlo, assieme a nave e equipaggio... suonava un po' debole come premessa per una grande amicizia. Tuttavia l'espressione malinconica di Carol al pensiero del padre lo fece trattenere dall'aprir bocca: in fondo non era realmente importante e, se le piaceva credere che quella cosa avrebbe potuto funzionare, Jim non aveva la minima intenzione di contraddirla. Anche perché le sue successive parole lo avevano colpito.

L'Enterprise è una parte importante di quello che sono: senza di lei, senza di voi, non sarei mai arrivato qui. Ha cambiato in meglio la mia vita... e mi rende felice. riconobbe ... ma prima che il capitano di questa nave, sono Jim Kirk. Ci ho messo un bel po' a capirlo, ma io sono io, con o senza nave. si sentì in dovere di precisare. Questa storia mi ha colto alla sprovvista disse, piacevolmente sorpreso dal tocco affettuoso di Carol. Accennò un sorriso, stringendo la mano di lei per ricambiare il gesto mentre proseguiva ... mi servirà un po' di tempo per elaborare tutti questi cambiamenti, ma non significa che non possa affrontarli e lo stesso vale per te. Sarai una madre eccezionale, devi solo rilassarti... e se non ti riesce, la prossima volta passa da me invece che dal dottor McCoy. rispose sornione. Comunque non dobbiamo decidere adesso, volevo solo che considerassi l'idea. la rassicurò, per poi riflettere un istante sulla questione del nome Sai... in effetti una preferenza ce l'avrei... ammise ti prego evitiamo i nomi dei nonni!
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#18

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Carol Marcus Umana

«Mi dispiace, so che mi hai sempre rassicurato e che posso parlarti di tutto, lo farò, promesso» ammisi. Mi dispiaceva davvero, sapendo quanto avevo tenuto Jim all'oscuro di certi miei pensieri e sentimenti, ma se da una parte ero sempre stata abbastanza indipendente da voler cavarmela da sola; dall'altra parte continuavo a non voler aggiungere ulteriori pressioni a quelle che già sopportava; il suo ruolo era già abbastanza esigente senza che io contribuissi a complicare ulteriormente le cose.

Ripensavo a mio padre, forse dopo anni dalla sua morte, i dissapori e i contrasti che avevo con lui erano diventati meno significativi. Non avevo mai apprezzato l'idea di una Starfleet troppo militarizzata, come lui la voleva; ma più il tempo passava, più quei conflitti sembrano meno rilevanti, anche se c'erano dei sentimenti legati al mio rapporto conflittuale con mio padre che non avevo mai svelato a nessuno. La questione della maternità, se Jim me l'avesse mai chiesto, era forse un motivo egoista e spiegava perché fare parte dell'Enterprise mi aveva veramente insegnato il significato di avere una famiglia.

Mio padre aveva sempre amato profondamente il suo lavoro, talvolta a discapito delle nostre relazioni familiari. Crescere sapendo di essere stata, in qualche modo, un ostacolo per lui non era stato facile. Avevo sentito molte volte di non essere completamente voluta, di come mio padre non sembrasse in grado di amarmi quanto il proprio lavoro, poteva essere devastante. Forse era per questo che desideravo così tanto avere mio figlio e il suo padre il più vicino possibile, per avere quello che non avevo avuto, ma non potevo nemmeno pretendere di cambiare Jim ed era quello che mi aveva tenuta sveglia. Conoscevo il dolore di sentirsi un intralcio, e non desideravo mai che mio figlio (e nemmeno il mio compagno!) sperimentasse quella sensazione.

In quel momento, mentre riflettevo su queste questioni con Jim, sentivo che se mio padre e lui avessero avuto l'opportunità di parlare come persone civili, forse non si sarebbero trovati d'accordo su tutto, ma sapevo chi avrei scelto, anche a costo di soffrire: Jim.

Presi il cubetto che mi porgeva e presi un altro sorso del bicchiere d'acqua. O almeno, quello che mi sembrava acqua e mi sentii meglio generalmente meglio.
«Ti ringrazio per tutto. Voglio che tu sappia che d'ora in poi verrò da te per parlare, non solo da McCoy, anche se per alcune questioni mediche potrebbe essere necessario consultarlo» dissi con un sorriso per poi annuire quando parlò di nomi.

«E a proposito di nomi...» aggiunsi con un leggero sorriso, «concordo, evitiamo i nomi dei nonni. Cerchiamo qualcosa di unico per nostro figlio, qualcosa che sia solo nostro. Per caso hai qualche idea? Vorresti dargli James come secondo nome?» chiesi.
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#19

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James T. Kirk | Human

Jim accennò un mezzo sorriso, ma non riusciva a togliersi dalla testa la sensazione che ci fosse altro, qualcosa che Carol non gli stava dicendo riguardo alla ragione per cui si era recata da McCoy invece che affrontare con lui la questione. Non sarebbe certo stata la prima volta che, invece che parlargli direttamente di qualcosa, decideva di evitarlo. Non era passato che qualche mese da quando lei aveva deciso che, piuttosto che riconoscere i sentimenti che provava, fosse meglio rifuggire tutti i turni in plancia ... ma c'è dell'altro. disse, cercando di controllare la propria frustrazione di fronte al fatto che, nonostante le sue promesse, Carol sembrasse decisa a tenere per sé qualcosa che la stava evidentemente tormentando.

Le lasciò qualche istante per farsi avanti, prima di passare nuovamente alla questione del nome. Doveva ammettere che l'idea di un piccolo James non gli dispiaceva affatto bel nome! rispose d'impulso con un sorriso divertito, per poi farsi via, via più serio mentre considerava più attentamente la questione sei sicura che sia una buona idea? volle accertarsi, sapendo di non essere la persona più adatta a giudicare quella cosa. Ho passato gran parte della mia vita a cercare di sfuggire all'ombra del nome di mio padre spiegò ... non sono nemmeno sicuro di esserci mai davvero riuscito. Oh... mi sono guadagnato la mia quota di medaglie... ma a volte mi chiedo se non l'abbia fatto solo per cercare di dimostrare al mondo che in fondo valgo qualcosa anch'io. Non è una bella sensazione. ammise, scuotendo leggermente la testa Sai, forse dovremmo davvero trovargli un nome che sia tutto suo. Qualcosa senza troppe pretese, che ne so... John, Henry, Daniel... qualcosa così. suggerì stringendosi nelle spalle.
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#20

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Carol Marcus Umana

Mentre Jim mi guardava, sentivo il peso della mia esitazione nell'aria, quasi tangibile. Era chiaro che temeva ci fossero altre preoccupazioni che non avevo condiviso con lui, e non potevo biasimarlo per la sua frustrazione. Riflettei un istante: avevamo già scoperto il sesso del bambino, e questo aveva portato una certa gioia e anticipazione, ma c'erano ancora dei test importanti da effettuare nei prossimi mesi

«Sono un po' preoccupata per le prossime analisi. So che abbiamo già scoperto il sesso del bambino, ma ci sono altri controlli che dovremmo fare in un futuro. Le analisi del secondo trimestre, come l'amniocentesi, per assicurarci che non ci siano anomalie genetiche o problemi di sviluppo... E poi ci sono le ecografie di routine per monitorare la crescita del bambino, per assicurarci che tutto proceda come dovrebbe. È solo che, tutto questo mi rende nervosa» ammisi, riflettendo su come proseguire. Jim mi fissava, aspettando che continuassi, evidentemente pensoso riguardo alle mie parole. «In teoria a parte questo non avrei altro da dirti, ma dimmi tu, a cosa stai pensando? C'è qualcosa che ti preoccupa in particolare o qualcosa a cui stai pensando?» chiesi.

Quando la conversazione si spostò sul nome del bambino, sorrisi leggermente, sollevata di passare a un argomento un po' meno gravoso. «Capisco cosa intendi. A proposito di nome, mi piacerebbe chiamarlo David, ma ho pensato anche al tuo secondo nome come opzione. È una tradizione che mi piace, ma se non ti piace l'idea, non è affatto un problema. Alla fine, non siamo esattamente... tradizionalisti.»  dissi con un sorriso.

Aspettai la sua risposta, sperando che il pensiero di scegliere un nome insieme potesse alleggerire l'atmosfera e ci desse entrambi qualcosa di positivo su cui concentrarci.
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