TFB Se son rose fioriranno
#21

Where I come from, if someone
saves your life, you don't stab them in the back.

James T. Kirk | Human

Jim ascoltò in silenzio la lunga lista di esami che rimanevano da fare, senza che niente in quell'elenco riuscisse davvero a fare luce su cosa aveva l'impressione che mancasse. In genere sapeva di poter fare affidamento sulla propria intuizione, ma in quel momento Carol dava sinceramente l'impressione di non sapere cosa altro aggiungere e, dal canto suo, nemmeno Jim aveva idea di cosa lo avesse allarmato Non lo so... forse è solo stanchezza valutò, in fondo era stata una lunga giornata e a forza di dover prestare attenzione ad ogni parola, ogni sfumatura nello sguardo dei governatori elkariani, non era poi così improbabile che cominciasse ad immaginare cose, così si limitò a scuotere la testa, lasciando cadere l'argomento.

Il vassoio tra loro si era lentamente svuotato ed ora, del ricco assortimento di piatti alieni non rimaneva che qualche boccone. Quelli li finisci? si informò Jim, pronto a spazzolare tutto ciò che era rimasto prima di passare al dolce. Non che tutto fosse esattamente di suo gradimento, ma probabilmente dopo una giornata come quella avrebbe mangiato anche dei sassi pur di recuperare un po' di energia. Ascoltò sovrappensiero Carol annunciare che, in realtà, un nome ce l'aveva già in mente... assieme al secondo nome... e a tutto quello che aveva intenzione di fare nei prossimi mesi. In effetti dava l'idea di aver riflettuto a lungo su quella situazione, sicuramente molto più a lungo di lui, nonostante si fosse premurata di informarlo non appena aveva scoperto di essere incinta. Era abbastanza evidente che nonostante le preoccupazioni, quel bambino era una cosa a cui lei teneva molto. Jim, dal canto suo, non poteva dire altrettanto. Non solo non aveva mai nemmeno concepito quell'idea prima di allora, ma sebbene fosse sicuro di amare Carol, avrebbe di gran lunga preferito che le cose tra loro rimanessero come erano state fino a quel momento. Per quanto lo riguardava, quel bambino poteva chiamarlo David, Donald o chissà che altro e non sarebbe cambiato assolutamente nulla. Allontanò quel pensiero con un vago senso di colpa: avrebbe voluto davvero riuscire a condividere l'entusiasmo di Carol, ma al momento non provava che una vaga curiosità mista ad incertezza, non diversa da quella che sorgeva quando, nel mezzo di una qualche missione, saltava fuori una qualche inattesa forma di vita aliena. Forse era solo una questione di tempo. Forse, non appena si fosse abituato all'idea, sarebbe riuscito anche lui ad essere felice e trepidante per l'attesa e silenziosamente pregò fosse così.

... e a noi va bene non essere tradizionalisti? si informò con sguardo sibillino. Non sarebbe certo servita una grande intuizione per capire che quella non era una domanda posta a caso, che aveva in mente qualcosa. Non sono un grande amante dei nomi altisonanti... le ricordò, nel caso non avesse ancora notato che lui per primo preferiva presentarsi semplicemente come "Jim" che con il proprio nome per esteso ... ma se vuoi che abbia un secondo o un terzo nome, magari un giorno ti ringrazierà per non aver permesso che gli affibbiassi un nome banale scherzò, prendendosi qualche istante prima di farsi nuovamente serio ed aggiungere in realtà c'è un'altra cosa di cui dovremmo discutere: immagino che i nostri amici si aspetteranno che annunciamo un matrimonio oltre che un bambino. Cosa ne pensi? chiese con il vago timore che anche su quell'argomento non si sarebbero trovati in sintonia, ma comunque determinato a trovare una soluzione prima che diventasse un problema.
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#22

It's nice to have a family.

Carol Marcus Umana

Ascoltavo Jim parlare con quella sua calma abituale, una calma che talvolta mascherava le sue vere emozioni. Avevo notato, anche se lui non lo ammetteva apertamente, che l'idea di diventare padre non lo entusiasmava come me. Tuttavia, ero decisa a fare in modo che si sentisse parte di questa gravidanza, di questa nuova fase della nostra vita insieme. Avevo notato il suo sguardo distratto mentre parlavo delle analisi, e il suo commento sulla stanchezza era comprensibile; aveva senz'altro avuto una giornata estenuante.

«No, sono piena» dissi, spingendo verso di lui il piatto con gli ultimi bocconi. Il suo interesse distratto per il cibo mi fece sorridere; era così tipico di lui cercare di nascondere le sue preoccupazioni dietro atti quotidiani.

Quando la conversazione si spostò sull'eventualità del matrimonio, potevo sentire nel suo tono una cautela che nascondeva una preoccupazione più profonda. Jim era sempre stato diretto, ma in quel momento sembrava cercare le parole giuste. «Per quanto riguarda il matrimonio, a me non interessa davvero se viene celebrato o no. L'importante per me è che, se hai intenzione di essere parte della vita di tuo figlio, lo faccia. Non mi importa dell'anello al dito o di un foglio firmato, quanto di un genitore presente per il bambino» dissi, trovando importante essere chiara su quello che sentiv,. Il suo sguardo sibillino quando chiese se andava bene non essere tradizionalisti mi fece riflettere per un attimo. «A me va benissimo non essere tradizionalisti, non abbiamo bisogno di seguire un percorso definito da altri per sapere che ciò che costruiamo è reale e importante. Tu a cosa pensi?» dissi seriamente.

Ascoltai il suo commento sugli amici che si aspettavano un matrimonio non mi colse di sorpresa, ma era essenziale stabilire le nostre priorità. «Se il nostro legame e il nostro impegno nei confronti di nostro figlio possono essere misurati solo con un matrimonio agli occhi di altri, allora forse non capiscono chi siamo veramente. Voglio che ogni decisione che prendiamo sia per il bene della nostra piccola famiglia, e non per aspettative esterne. »

Jim menzionò poi l'idea del nome, e il mio cuore si scaldò al pensiero che stesse considerando quelle piccole ma significative decisioni. «Per il nome, David mi piace davvero, ma per me è importante che anche tu ti senta connesso a queste scelte.» ammisi, guardando Jim attraverso il tavolo.
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#23

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Jim stiracchiò un sorriso imbarazzato, cercando di non mostrarsi troppo sollevato di fronte alla risposta di Carol. Non che ci fosse qualcun altro nei suoi pensieri o temesse che i suoi sentimenti nei confronti di lei potessero cambiare, ma nonostante odiasse l'idea che il suo modo di fare o le sue parole potessero ferire Carol, sapeva anche di non poter ignorare se stesso. Qualcosa sembrava volergli suggerire che quella non era la vita per lui. O forse era solo paura. Paura di cambiare. Di dover ricominciare in un ruolo che non conosceva e non sapeva come affrontare. Ho solo bisogno di un po' di tempo. Sono passati solo due giorni... e hai già pianificato praticamente tutto. Nome compreso... io non so nemmeno se domani sarò ancora qui. non poté fare a meno di puntualizzare. Certo, non aveva la minima intenzione di fare la stessa fine dell'ambasciatore M'Saar, ma la sua volontà non era certo una garanzia che da quel momento in avanti non ci sarebbero state altre sorprese.

Scosse la testa, allontanando quel pensiero. Non so se te l'ho mai raccontato... con il compagno di mia madre, beh... diciamo che non siamo mai andati molto d'accordo. sospirò, preferendo sorvolare sui dettagli. Esitò una frazione di secondo, poi alzò gli occhi al cielo concedendosi una smorfia ok... non solo per colpa sua. si sentì costretto a precisare per dovere di cronaca. Quello che sto cercando di dire è che non intendo permettere che mio figlio si senta non voluto. promise a denti stretti ma allo stesso tempo mi conosco... e da quello che hai detto prima penso che lo sappia anche tu: potrei fermarmi sulla Terra un anno, cinque, forse perfino dieci... ma la verità è che ti amo e non voglio farti promesse che non sono in grado di mantenere. disse, prendendosi un istante per studiare lo sguardo di lei. Possiamo prendere le cose giorno per giorno e vedere dove ci portano? propose. In fondo lui aveva sempre vissuto in quel modo e si sentiva molto più a proprio agio con quell'idea che di fronte al pensiero di organizzare tutto il resto della sua vita in una settimana.

Il piatto che aveva di fronte era ormai vuoto e Jim si alzò, raccogliendo i piatti per riporli nel replicatore. Tu hai detto che sei piena... ma David lo vuole il dolce? scherzò suggerendo implicitamente che in fondo quel nome, come anche decidere qualcosa subito, gli andava bene.
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#24

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Carol Marcus Umana

Mentre Jim parlava, una cascata di riflessioni mi travolse, risvegliando ricordi e sentimenti che avevo a lungo cercato di indirizzare verso qualcosa di costruttivo. «Mi dispiace per quanto ti è capitato. Non so se te l'ho mai detto, ma anche io non ho avuto un bel rapporto con mio padre» iniziai, la voce un po' più bassa del solito, riflettendo su quanto quella relazione avesse plasmato molte delle mie scelte di vita. «Non ne ho mai fatto mistero, ma non ricordo se te ne abbia mai parlato apertamente»

Mentre riflettevo ad alta voce, mi resi conto che desiderare di diventare madre era sempre stata una parte di me, forse una reazione a quella mancanza di connessione emotiva che avevo provato crescendo. «Forse è per questo che ho sempre voluto essere madre, fin da quando ho memoria e sono pronta a prendere la cosa con relativa tranquillità» continuai, cercando di spiegare il mio atteggiamento sereno nonostante le sfide che la maternità poteva presentare.

«In passato ho avuto paura di non poter avere figli miei, e ho pensato che avrei potuto adottare in un secondo momento» confidai, lasciando che quella verità emergesse chiara tra noi. «Quindi questa gravidanza è per me un dono incredibile, qualcosa che voglio abbracciare pienamente, nonostante tutte le incertezze che può comportare»

Guardai Jim negli occhi, cercando di trasmettere la sincerità delle mie parole e la mia comprensione per il turbamento che stava provando. «Capisco che per te tutto questo sia nuovo e forse intimidatorio. Capisco che tu voglia prendere le cose giorno per giorno; una cosa molto diversa da me che tendo forse a controllare un po' troppo ed è una delle ragioni per cui ti amo.»

La sua proposta di prendere le cose giorno per giorno risuonava con il mio modo di vedere la vita, soprattutto in un contesto così imprevedibile come quello di una nave stellare. «Sì, prendiamo le cose giorno per giorno. Vedremo che succede» concordai con un sorriso.

Quando si alzò per riporre i piatti, il suo commento su David e il dolce mi strappò una risata, alleggerendo l'atmosfera. "David è molto interessato al dolce risposi giocando al suo gioco, apprezzando il modo in cui, nonostante tutto, trovava il modo di inserire un po' di leggerezza nel momento
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#25

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Jim ricambiò il sorriso, correggendo l'input sul replicatore perché producesse una seconda fetta di dolce. Si trattava di una torta a tre strati di una qualche variante di pan di spagna di colore verde acceso, tra le quali si trovava un ripieno di una curiosa marmellata viola. Il tutto era ricoperto da una decorazione geometrica di quella che avrebbe potuto essere frutta da guscio dello stesso viola scuro... o forse si trattava di un qualche tipo di infiorescenza. Jim non aveva esattamente studiato la ricetta quando l'aveva ordinata per la prima volta, aveva semplicemente selezionato la prima cosa nuova che aveva trovato e, dopo averla provata, aveva deciso che si era trattata di un'esperienza sufficientemente piacevole da volerla ripetere. Con un po' di fortuna quel dolce dalla forma e dai colori bizzarri avrebbe incontrato anche i gusti di Carol.

A te... disse, depositando il piattino sul tavolo di fronte a lei, prima di tornare a sedersi ... comunque non dispiacerti troppo. Onestamente tra me e il mio patrigno non so chi abbia avuto vita più difficile. commentò, non senza una certa soddisfazione nel ripensare a tutto ciò che era riuscito a combinare con la stupidità dell'adolescenza e un certo disprezzo per le regole che non lo aveva mai del tutto abbandonato. Una volta sono riuscito a dare fuoco a mezzo fienile... ah, se le ho prese quella volta! ridacchiò, ancora convinto che, in fondo, ne fosse valsa la pena.

Comunque grazie. aggiunse tornando serio ... di tutto. Per la comprensione. E mi dispiace per tuo padre. si affrettò a specificare, temendo di venire frainteso. Abbassò lo sguardo un istante con fare pensieroso, ma rapidamente come lo aveva affrontato, decise di abbandonare quel discorso. A proposito di programmi... hai già deciso cosa farai alla prossima licenza? si informò, più per fare quattro chiacchiere su un argomento meno spinoso che perché avesse in mente qualcosa di preciso.
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#26

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Carol Marcus Umana

Risposi a Jim con un sorriso caloroso, apprezzando il suo gesto di portare un altro pezzo di quella torta tanto colorata quanto insolita. «Grazie» dissi mentre prendevo il piattino. La dolcezza del momento alleggeriva il carico delle conversazioni più serie che avevamo avuto e anche se non era uno dei miei piatti preferiti, sicuramente era in cima alla lista di quella sera, avrei dovuto replicarlo altre volte per capire se mi piaceva davvero.

Quando Jim condivise un ricordo leggero della sua giovinezza, non potei fare a meno di ridere con lui. «Lo immagino. A volte credo che tu abbia raccolto più storie di marachelle di quante la maggior parte delle persone sperimenti in una vita intera» commentai, il sorriso ancora stampato sul viso.

Il suo cambio di tono quando tornò a parlare di mio padre catturò la mia attenzione. «Non c'è bisogno bisogno di ringraziarmi e comunque, non ti preoccupare per mio padre. È passato tanto tempo, sono già 14 anni da quando è morto. Non fa più male, anche se certamente avrei voluto che alcune cose fossero andate diversamente; ma mi ha insegnato molto e mi ha fatto riflettere su altre cose. Ci sono giorni come questo, in cui mi manca» il tono sereno nonostante il tema.

Poi, quando Jim chiese dei miei piani per la prossima licenza, la mia mente corse a mia madre, anche se non ero ancora sicura che ero pronta a parlarle apertamente. «Per la licenza, non lo so ancora» risposi con una certa esitazione «Probabilmente vorrei andare a trovare mia madre, ma non te ne ho parlato per scaramanzia. Non voglio fare piani troppo in anticipo, preferisco vedere come procedono le cose qui sulla nave prima di decidere»

Il dolce sul tavolo sembrava quasi un simbolo del nostro tentativo di bilanciare i sapori dolci e amari della vita. «Ma chi lo sa, magari una visita a casa potrebbe essere esattamente ciò di cui avrò bisogno. Un po' di tempo con la famiglia, un ritorno alle radici, per ricaricare le energie e tornare qui con ancora più forza...» aggiunsi, riflettendo ad alta voce sulle possibilità. Con Jim al mio fianco, sentivo che ogni decisione era un po' meno intimidatoria, sapendo che avevo il suo sostegno, qualunque cosa il futuro portasse. «Tu invece hai qualche piano nello specifico?»
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#27

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So cosa intendi rispose quando Carol confessò che, ogni tanto, si ritrovava a pensare a suo padre. Jim non nutriva una grande simpatia per il compagno di sua madre, né aveva alcun interesse anche solo a provare a riallacciare i rapporti con lui, ma per quanto riguardava il suo vero padre la questione era diversa. Non lo aveva mai conosciuto di persona e tutto ciò che sapeva di lui arrivava dai resoconti di chi lo aveva incontrato, dai ricordi nostalgici di sua madre, dai racconti degli amici e dai suoi diari. Tutti delineavano l'immagine di un uomo onesto, dedito al proprio lavoro e a chi aveva attorno... un uomo che gli sarebbe sinceramente piaciuto conoscere. Per la maggior parte del tempo aveva fatto pace con l'idea che le cose fossero andate diversamente, ma il fatto che il suo compleanno coincidesse con l'anniversario della morte di suo padre aveva la brutta abitudine di riportargli annualmente alla mente il pensiero che la sua vita avrebbe potuto essere diversa se lo avesse conosciuto.

... ho passato anni arrabbiato con l'Universo, non riuscendo a dare un senso alla morte di mio padre... e a volte mi chiedo che persona sarei se le cose fossero andate diversamente. Se avessi conosciuto mio padre. Magari sarei un ufficiale migliore. considerò per qualche secondo ... ma probabilmente sarei solo meno divertente. scherzò, allontanando quel pensiero rapidamente come si era formato per ascoltare i progetti per le vacanze di Carol.

Mh. In teoria qui è solo una questione di giorni. Ho sentito voci che l'ambasciatore che intendono mandarci è molto esperto, con un po' di fortuna riuscirà a risolvere questa situazione in tempo per non farci saltare la licenza disse convinto delle proprie parole. Per quanto mi riguarda speravo di riuscire a passare qualche giorno con Spock e Bones, ma in realtà non ho organizzato niente, perché stavo lavorando a un'altra cosa... ammise, mentre i suoi pensieri tornavano alla questione che lo aveva tenuto impegnato nei giorni precedenti il Comando ha deciso che è ora di mandare in pensione l'Enterprise... quando Scotty l'ha saputo... beh, non l'ha presa bene. Prima che succedesse tutto questo casino con l'ambasciatore stavamo facendo una revisione generale: pensa che con le modifiche che stiamo apportando si potrà tenerla in servizio almeno un'altra decina di anni e ho promesso di dargli una mano a convincere i tecnici del Supporto Operativo disse il capitano, giocando distrattamente con la forchetta nel proprio dolce, mentre si chiedeva se il Comando, in fondo, non avesse ragione. L'Enterprise era sicuramente in buone condizioni, ma lo era davvero abbastanza per l'Ammiraglia della Flotta? Negli anni le tecnologie si erano evolute e per quanto fosse affezionato a quella nave, per la seconda volta nella stessa giornata gli venne il dubbio che, forse, i cambiamenti avevano cominciato a piacergli meno di un tempo.
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#28

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Carol Marcus Umana

Guardavo Jim, riflettendo sulle sue parole. Era vero, non avremmo mai saputo come sarebbe stato il mondo se le nostre vite fossero state diverse. «Non possiamo mai sapere come sarebbe stato il mondo se le nostre vite fossero state diverse» dissi, riflettendo a voce alta. «Forse saresti stato meno divertente, o forse saresti stato divertente lo stesso. Nessuno può dirlo con certezza, ma tutte le esperienze che hai vissuto ti hanno reso quello che sei oggi, e sei una gran bella persona, anche se talvolta un po'... scavezzacollo.» aggiunsi con un sorriso affettuoso.

La conversazione su suo padre mi aveva colpito profondamente. «Mi dispiace davvero per tuo padre e deve essere stato difficile crescere con quel vuoto, con quelle domande senza risposta, ma hai trovato la tua strada, e sono orgogliosa di te»

Quando parlò dei suoi piani per la licenza, mi accorsi di una lieve tristezza in me. Parte di me si rammaricava che preferisse passare del tempo con i suoi amici, ma sapevo quanto fossero inseparabili. Non ci sarebbe stato niente e nessuno che avrebbe potuto dividere i tre ufficiali per nulla al mondo, e non lo avrei mai obbligato a venire con me. "So quanto siano importanti per te Spock e Bones. Avete un legame che va oltre il semplice lavoro, e lo rispetto. Non lo obbligherò mai a venire con me; alla fine ha bisogno dei tuoi spazi, e glieli lascerò."

Riflettei sul fatto che, forse, avrei dovuto prendere del tempo per me stessa e valutare tutta la situazione da una prospettiva diversa. "Probabilmente farei bene anch'io a prendere del tempo per me stessa, forse la visita a mia madre mi aiuterà a mettere in ordine i pensieri e a trovare una nuova prospettiva su tutto." mi ritrovai a pensare, addentando una generosa forchettata di dolce, che avevo quasi terminato.

La menzione del pensionamento dell'Enterprise mi colse di sorpresa. «Non sapevo che stessero considerando di mandare in pensione l'Enterprise. Capisco perché Scotty non l'abbia presa bene. Questa nave è più di un semplice mezzo di trasporto per tutti noi. È casa per tutti noi... ma, qualsiasi cosa accada, so che troverai un modo per affrontarla. E se decideranno di mandare in pensione l'Enterprise, ci adatteremo. Perché alla fine, ciò che conta davvero non è la nave, ma le persone che ci sono sopra.»dissi, cercando di nascondere il mio stupore, mentre guardavo Jim mentre giocava distrattamente con la forchetta nel suo dolce.
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#29

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James T. Kirk | Human

Non sono uno scavezzacollo! protestò Jim, punto sul vivo, ma quel senso di fastidio durò poco. Gli bastò un'occhiata al sorriso affettuoso di lei per capire che, anche volendo, non sarebbe riuscito ad arrabbiarsi sul serio ... non tanto. aggiustò il tiro, realizzando che in effetti quell'opinione non era del tutto campata in aria e forse c'erano effettivamente state una o due situazioni in cui aveva mandato la prudenza alle ortiche che potevano averle dato quell'impressione. Alla fine, comunque, tutto si era risolto per il meglio, non era quella la cosa importante? Non avrebbe mai capito la gente che considerava un'imprudenza qualcosa che poi andava esattamente secondo i piani. E' più un rischio controllato. ci tenne a puntualizzare, accettando invece di buon grado le riflessioni su suo padre, perché era esattamente in quel modo che si era sentito nel crescere all'ombra di una leggenda.

Sai, potrei finire per innamorarmi di te... scherzò, accarezzandole delicatamente il volto in cerca di un po' di contatto. Era grato per quel supporto che Carol gli dimostrava e per lei non sarebbe stato particolarmente difficile leggere nel suo sguardo quanto in realtà la amasse già, quanto desiderasse stare con lei... eppure, per qualche ragione, il pensiero del bambino lo tratteneva e Jim si ritrasse, tornando ad affondare nella propria sedia.

Comunque... non preoccuparti per l'Enterprise. disse, concentrandosi nuovamente sugli ultimi morsi della sua torta Non abbiamo detto niente all'equipaggio perché intendiamo superare a pieni voti la prossima revisione: se ci pensi le classe Constitution sono praticamente tutte ancora in servizio attivo: la Yorktown, la Lexington, la Hood, la Constellation, la Potemkin... non c'è ragione per cui noi dovremmo fare eccezione. spiegò, notando che anche Carol aveva ormai finito il dolce allora? Com'era? si informò, muovendo un cenno in direzione del piattino vuoto.
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#30

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Carol Marcus Umana

Non potei fare a meno di sorridere quando Jim protestò vivacemente contro l'accusa di essere uno scavezzacollo. Quel suo lato così orgoglioso e impulsivo era parte del motivo per cui lo amavo tanto, anche se spesso mi preoccupava. «Non tanto» aggiustò, ammettendo con un sorriso che forse, in qualche occasione, aveva messo la prudenza da parte. Sapevo che, per lui, l'adrenalina e il rischio erano parte integrante della vita a bordo dell'Enterprise.

«È più un rischio controllato»puntualizzò, e non potei fare a meno di ridere.

«Jim, il tuo concetto di rischio controllato è probabilmente molto diverso da quello di chiunque altro e sicuramente dal mio. Ammetto che a volte mi preoccupo per te, ma so anche che riesci sempre a trovare una soluzione» dissi con affetto, sapendo che la sua intraprendenza era una delle sue qualità più affascinanti e, allo stesso tempo, più pericolose.

Quando scherzò sul fatto che poteva finire per innamorarsi di me, sentii una dolcezza profonda nel modo in cui mi accarezzava il volto. Era evidente che qualcosa provasse, e il contatto fisico rendeva tutto ancora più reale e tangibile; ma percepii anche la sua ritrosia quando si ritrasse, tornando a sedersi. Sapevo che c'era qualche pensiero che lo preoccupava, non sapevo se fosse il bambino dato che c'era una parte di lui ancora insicura e incerta riguardo a quel nuovo ruolo; o se c'era qualcosa d'altro. Quando si concentrò nuovamente sull'Enterprise, parlando con la passione e la determinazione che lo caratterizzavano; dicendo che non avrei dovuto preoccuparmi, annuii.

«Lo so, come so che farai di tutto per mantenere l'Enterprise operativa» risposi, fiduciosa nelle sue capacità e nella sua determinazione, ma quando mi chiese del dolce, sorrisi.

«Sorprendentemente buono. Devo ammettere che ero un po' scettica all'inizio, non avrei mai pensato che una torta di quel colore potesse essere così buona. Grazie per averlo condiviso con me. Tu che ne pensi?» risposi con una punta di curiosità.
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