29-08-2024, 10:12 AM
I don't need a doctor, damn it! I am a doctor!
Leonard McCoy Umano
Il fatto che avesse deciso di aspettare fino al mattino per parlare con l'ambasciatore mi rassicurava. Non era solo un atto di prudenza, ma anche un segno che, nonostante tutto, Jim non aveva perso la sua capacità di riflettere, di pesare le conseguenze delle sue azioni. «Sette in punto, ci sarò» confermai, cercando di trasmettergli quella stessa sicurezza che sapevo di dovergli dare in momenti come questi.
Ma poi lui si fermò, e quando tornò indietro e riprese posto al tavolo, capii che la conversazione non era finita. Mi preparai mentalmente a ciò che stava per dire, sapendo che sarebbe stata una discussione che toccava corde profonde.
Quando Jim si voltò verso di me, con quella domanda sospesa a mezz'aria, sapevo che quello non era più solo un discorso tra un capitano e il suo medico. Era qualcosa di più profondo, di più personale, e riguardava l'uomo dietro il titolo, per quanto fosse una situazione a cui mi ero abituato negli anni, non c'era mai nulla di facile quando Jim si apriva così, mostrando le sue vulnerabilità.
«Jim, non esiste una risposta facile a quello che stai chiedendo» dissi, sapendo che la sua domanda andava ben oltre l'immediato. La sua mente stava già viaggiando verso un futuro incerto, un futuro che lui stesso non era sicuro di voler affrontare. «Crescere un bambino su una nave stellare… beh, non è certo la scelta più convenzionale, ma non sei mai stato uno che ha seguito la strada più semplice, no?»
Mi fermai un momento, riflettendo sulla sua confessione riguardo al padre. Era una paura che non avevo mai visto così apertamente in lui. Jim aveva sempre corso rischi, aveva sempre vissuto al limite, ma c’era qualcosa di diverso ora. Qualcosa che aveva smosso una parte di lui che non conoscevo del tutto. «Hai rischiato la vita più volte di quante riesca a contare, e l’hai sempre fatto con una sorta di spavalderia che rasenta l’incoscienza, ma è proprio questo che ti ha reso il capitano che sei. E sì, hai rischiato di fare la stessa fine di tuo padre, ma non sei tuo padre, Jim. Sei qui, vivi, e hai la possibilità di fare scelte diverse.»
Potevo vedere il peso della decisione che gravava sulle sue spalle, cercai di sorridergli incoraggiante. «Non è solo la paura che ti guida. È anche il senso di responsabilità. Quello stesso senso di responsabilità che ti ha sempre guidato e che, in fondo, ti ha sempre portato a fare la cosa giusta.»
Sospirai, sapendo che le mie parole non avrebbero sciolto quel nodo che aveva dentro, ma forse lo avrebbero aiutato a vedere le cose sotto una luce diversa. «Quanto al futuro… chi lo sa, Jim? Hai sempre saputo bilanciare rischio e responsabilità, e lo farai ancora, anche se ora è più difficile.»
Le mie parole rimasero sospese nell’aria, e per un attimo ci fu solo silenzio tra noi. Sapevo che Jim stava pesando tutto quello che gli avevo detto, forse cercando di trovare una risposta che gli desse pace. «Alla fine, devi chiederti cosa significa davvero per te essere al comando. Se riesci a conciliare questo con la tua famiglia, allora forse la tua decisione non è così difficile come sembra; qualunque cosa tu decida, sai che sarò qui, a darti il mio supporto, qualunque strada tu scelga.»
Feci una pausa, e la mia mente tornò a Joanna. Non potevo evitare di pensare a lei ogni volta che qualcuno parlava di crescere un figlio in un contesto così complicato. «Sai, Jim, quando decisi di diventare medico su una nave stellare, lasciai Joanna con sua madre. Ogni giorno mi chiedo se sia stata la scelta giusta, se sarei stato un padre migliore se fossi rimasto vicino a lei. Ma sai cosa? Non c’è una risposta corretta. Ho fatto il meglio che potevo con quello che avevo. E tu farai lo stesso. Forse crescerà su una nave stellare, forse sulla Terra, ma quello che conta è che sarà cresciuto da qualcuno che gli vorrà bene e che farà di tutto per proteggerlo. Questo è ciò che farà la differenza.»
Lo guardai negli occhi, cercando di trasmettere la sincerità di ciò che stavo dicendo. «[b]Jim, posso dirti che sì, puoi fidarti ancora del tuo istinto, ma alla fine sei tu che devi crederci. E se decidi di restare al comando, fai in modo che ne valga davvero la pena. Non per me, non per Carol, ma per te stesso[\b].»
In quel momento, non eravamo più solo un medico e un capitano, ma due amici che cercavano di navigare nelle acque turbolente della vita, ognuno con i propri dubbi e paure, ma con la consapevolezza che avrebbero sempre potuto contare l’uno sull’altro. E per ora, quella consapevolezza doveva bastare.
Ma poi lui si fermò, e quando tornò indietro e riprese posto al tavolo, capii che la conversazione non era finita. Mi preparai mentalmente a ciò che stava per dire, sapendo che sarebbe stata una discussione che toccava corde profonde.
Quando Jim si voltò verso di me, con quella domanda sospesa a mezz'aria, sapevo che quello non era più solo un discorso tra un capitano e il suo medico. Era qualcosa di più profondo, di più personale, e riguardava l'uomo dietro il titolo, per quanto fosse una situazione a cui mi ero abituato negli anni, non c'era mai nulla di facile quando Jim si apriva così, mostrando le sue vulnerabilità.
«Jim, non esiste una risposta facile a quello che stai chiedendo» dissi, sapendo che la sua domanda andava ben oltre l'immediato. La sua mente stava già viaggiando verso un futuro incerto, un futuro che lui stesso non era sicuro di voler affrontare. «Crescere un bambino su una nave stellare… beh, non è certo la scelta più convenzionale, ma non sei mai stato uno che ha seguito la strada più semplice, no?»
Mi fermai un momento, riflettendo sulla sua confessione riguardo al padre. Era una paura che non avevo mai visto così apertamente in lui. Jim aveva sempre corso rischi, aveva sempre vissuto al limite, ma c’era qualcosa di diverso ora. Qualcosa che aveva smosso una parte di lui che non conoscevo del tutto. «Hai rischiato la vita più volte di quante riesca a contare, e l’hai sempre fatto con una sorta di spavalderia che rasenta l’incoscienza, ma è proprio questo che ti ha reso il capitano che sei. E sì, hai rischiato di fare la stessa fine di tuo padre, ma non sei tuo padre, Jim. Sei qui, vivi, e hai la possibilità di fare scelte diverse.»
Potevo vedere il peso della decisione che gravava sulle sue spalle, cercai di sorridergli incoraggiante. «Non è solo la paura che ti guida. È anche il senso di responsabilità. Quello stesso senso di responsabilità che ti ha sempre guidato e che, in fondo, ti ha sempre portato a fare la cosa giusta.»
Sospirai, sapendo che le mie parole non avrebbero sciolto quel nodo che aveva dentro, ma forse lo avrebbero aiutato a vedere le cose sotto una luce diversa. «Quanto al futuro… chi lo sa, Jim? Hai sempre saputo bilanciare rischio e responsabilità, e lo farai ancora, anche se ora è più difficile.»
Le mie parole rimasero sospese nell’aria, e per un attimo ci fu solo silenzio tra noi. Sapevo che Jim stava pesando tutto quello che gli avevo detto, forse cercando di trovare una risposta che gli desse pace. «Alla fine, devi chiederti cosa significa davvero per te essere al comando. Se riesci a conciliare questo con la tua famiglia, allora forse la tua decisione non è così difficile come sembra; qualunque cosa tu decida, sai che sarò qui, a darti il mio supporto, qualunque strada tu scelga.»
Feci una pausa, e la mia mente tornò a Joanna. Non potevo evitare di pensare a lei ogni volta che qualcuno parlava di crescere un figlio in un contesto così complicato. «Sai, Jim, quando decisi di diventare medico su una nave stellare, lasciai Joanna con sua madre. Ogni giorno mi chiedo se sia stata la scelta giusta, se sarei stato un padre migliore se fossi rimasto vicino a lei. Ma sai cosa? Non c’è una risposta corretta. Ho fatto il meglio che potevo con quello che avevo. E tu farai lo stesso. Forse crescerà su una nave stellare, forse sulla Terra, ma quello che conta è che sarà cresciuto da qualcuno che gli vorrà bene e che farà di tutto per proteggerlo. Questo è ciò che farà la differenza.»
Lo guardai negli occhi, cercando di trasmettere la sincerità di ciò che stavo dicendo. «[b]Jim, posso dirti che sì, puoi fidarti ancora del tuo istinto, ma alla fine sei tu che devi crederci. E se decidi di restare al comando, fai in modo che ne valga davvero la pena. Non per me, non per Carol, ma per te stesso[\b].»
In quel momento, non eravamo più solo un medico e un capitano, ma due amici che cercavano di navigare nelle acque turbolente della vita, ognuno con i propri dubbi e paure, ma con la consapevolezza che avrebbero sempre potuto contare l’uno sull’altro. E per ora, quella consapevolezza doveva bastare.