24-02-2025, 02:30 PM
It is worthwhile studying other peoples, because every understanding of another culture is an experiment with our own.

Haruka Abe Umana
All'esclamazione di Davies, Haruka interruppe un momento la sua osservazione del monolite per voltarsi verso di lui. A quello stadio, qualsiasi osservazione poteva rivelarsi un indizio prezioso. Era possibile che quanto il collega aveva notato fosse stato il riflesso di qualcuno o un gioco di luce, ma valeva la pena controllare. Stavi facendo qualcosa di particolare quando è successo? Domandò, mentre si spostava di qualche passo per non rischiare di invalidare l'esperimento col suo riflesso o con la luce della sua torcia. Non semplice, considerando che erano praticamente circondati da monoliti semi-riflettenti, ma si sarebbero accontentati. Riportata l'attenzione sul suo monolite, Haruka estrasse il tricorder e fece partire un'analisi dopo l'altra. Il suo scopo era duplice: da una parte voleva scoprire di che materiale era fatto, dall'altra voleva vedere se riusciva a farlo reagire in qualche modo. Il monolite non aveva ancora dato alcun segno di vita quando l'Avete visto? di Davies e la conferma del capitano riportarono la sua attenzione sul resto del gruppo. Se l'era perso. Era successo di nuovo e lei se l'era perso. Sospirò e, mentre Liepmann si dirigeva verso l'uscita per contattare la nave, riprese le sue analisi. Se era successo due volte, poteva accadere una terza. Doveva solo capire da cosa quella reazione venisse scatenata.
Concentrata com'era sul monolite, non si accorse che qualcosa non andava fino a quando iniziarono gli spari. Cosa sta...!? Cominciò a domandare, prima che l'ordine del capitano la interrompesse. Quello che stava succedendo era evidente: erano sotto attacco e bloccati in un edificio schermato. Se non fossero riusciti a trovare una seconda uscita, le cose si sarebbero messe male. Sia per loro che per la meraviglia archeologica che li circondava. Chiunque fosse il loro attaccante, non aveva pensato ai danni che avrebbe arrecato alle rovine? Haruka poteva non essere un'archeologa, ma aveva una gran voglia di prenderlo a schiaffi.
Infilandosi tra i monoliti, l'antropologa raggiunse la parete e cominciò a percorrere il perimetro della stanza. Il cuore a mille, fece partire una scansione della superficie dopo l'altra... inizialmente senza risultati, poi finalmente il bip del tricorder giunse come un'ancora di salvezza. Credo di aver trovato qualcosa! Esclamò. C'era una porta nascosta davanti a lei, ne era certa. Il problema era capire come aprirla. Se considerava come il capitano aveva aperto la prima, doveva esserci una piccola leva nascosta da qualche parte. Non vedeva terminali del computer, ma c'era un'altra serie di scritte e... una decorazione in basso rilievo che raffigurava uno di quei serpenti dalle protuberanze simili a foglie che abitavano il pianeta. Che abbia un qualche significato nella cultura nativa? Si ritrovò a domandarsi, prima che una nuova raffica di spari riportasse la sua attenzione sull'emergenza in corso. La porta. Doveva aprire la porta.
E allora la vide. La bocca del serpente era spalancata e la leva era lì, camuffata come uno dei suoi denti. La fece scattare e la porta davanti a lei si aprì con un forte cigolio. Diversamente dalla prima si aprì completamente, senza fatica, ma ciò che scoprì al di là di essa non fu la foresta né una nuova stanza. Haruka imprecò. Ho trovato una scala. Gridò per avvertire i colleghi. Non credo sia un'uscita, però. Porta verso il basso.
Concentrata com'era sul monolite, non si accorse che qualcosa non andava fino a quando iniziarono gli spari. Cosa sta...!? Cominciò a domandare, prima che l'ordine del capitano la interrompesse. Quello che stava succedendo era evidente: erano sotto attacco e bloccati in un edificio schermato. Se non fossero riusciti a trovare una seconda uscita, le cose si sarebbero messe male. Sia per loro che per la meraviglia archeologica che li circondava. Chiunque fosse il loro attaccante, non aveva pensato ai danni che avrebbe arrecato alle rovine? Haruka poteva non essere un'archeologa, ma aveva una gran voglia di prenderlo a schiaffi.
Infilandosi tra i monoliti, l'antropologa raggiunse la parete e cominciò a percorrere il perimetro della stanza. Il cuore a mille, fece partire una scansione della superficie dopo l'altra... inizialmente senza risultati, poi finalmente il bip del tricorder giunse come un'ancora di salvezza. Credo di aver trovato qualcosa! Esclamò. C'era una porta nascosta davanti a lei, ne era certa. Il problema era capire come aprirla. Se considerava come il capitano aveva aperto la prima, doveva esserci una piccola leva nascosta da qualche parte. Non vedeva terminali del computer, ma c'era un'altra serie di scritte e... una decorazione in basso rilievo che raffigurava uno di quei serpenti dalle protuberanze simili a foglie che abitavano il pianeta. Che abbia un qualche significato nella cultura nativa? Si ritrovò a domandarsi, prima che una nuova raffica di spari riportasse la sua attenzione sull'emergenza in corso. La porta. Doveva aprire la porta.
E allora la vide. La bocca del serpente era spalancata e la leva era lì, camuffata come uno dei suoi denti. La fece scattare e la porta davanti a lei si aprì con un forte cigolio. Diversamente dalla prima si aprì completamente, senza fatica, ma ciò che scoprì al di là di essa non fu la foresta né una nuova stanza. Haruka imprecò. Ho trovato una scala. Gridò per avvertire i colleghi. Non credo sia un'uscita, però. Porta verso il basso.