20-04-2012, 09:19 PM
Corallis Aghias
Human/Bajoran
Le navi spaziali erano uno dei prodigi della tecnologia che spesso avevano colpito l'immaginario di Corallis. Erano un curioso mix di tradizione, di superstizioni che risalivano fino agli albori delle varie razze della Galassia, e di novità, di tecnologia all'avanguardia sperimentata per portare "cose" attraverso una delle più grandi cantonate della scienza: il vuoto.
Era ironica, come situazione: se uno degli antichi filosofi che avevano pensato e scritto nei secoli del passato della Terra avesse visto un'astronave avrebbe urlato all'innaturale. Non era concepibile per loro che da qualche parte nel cosmo ordinato e perfetto che il Dio di turno aveva propinato loro ci fosse una zona in cui "non c'era niente", pensiero che risaliva fino agli inizi della civiltà umana, ed invece ora quell'idea era stata superata dalla scienza con talmente tanta naturalezza da farla apparire obsoleta in pochissimi secoli, contro gli almeno tre millenni di impero.
D'altronde succedeva spesso, che una situazione costruita con cura per tantissimo tempo scomparisse in un arco molto minore.
Quindi, pensamenti e ripensamenti psicoteorici e psionici a parte, che c'incastra quanto rimuginato sopra con un ibrido umano-bajoriano che se ne cammina tranquillo, le mani incrociate dietro la schiena, per un ponte della stazione spaziale cui erano ormeggiate molte delle navi più grandi della Federazione?
Ovvio, assolutamente niente. Ma, e allora? Allora niente, che domande! Semplicemente Corallis lasciava la propria mente andare ogni volta che osservava qualcosa che attirava la propria curiosità; lo trovava un modo utile e piacevole di rilassarsi e, al contempo, mantenere una discreta presa sui propri pensieri, come se rischiasse di perderli da qualche parte. Paranoide, sì, ma considerando che nel suo immediato futuro si profilava la promozione ad Ufficiale Medico Capo su uno di quei vascelli, addestrarsi a mantenere un'identità gli sarebbe stato utillimo. Anzi, era salito proprio per avere un'idea dei propri possibili ufficiali in comando in attesa che lo assegnassero ufficialmente.
Percorse ancora qualche decina di metri ingabbiato nella stretta e scomoda uniforme militare, un lungo corridoio si snodava alle sue spalle, quando vide un piccolo assembramento di persone intorno alle quali l'aria sembrava leggermente tesa.
Domanda numero due: che ci facevano loro lì? Semplice anche quello: le risse succedevano spesso, lui stesso aveva dato occhiate a gente che ne era uscita più o meno malconcia.
Due uomini e due donne, numero pari, numero interessante, che presentava un lato simbolico discretamente curioso, ma Corallis dubitava che ad estranei al suo cervello avrebbero visto una cosa simile o, se l'avessero fatto, l'avrebbero trovata di qualche importanza. Uno di loro portava le mostrine di un suo superiore, per cui fece la prima cosa che gli passò per la mente: si fermò e fece un leggero inchino col capo. Niente saluto militare, non lo faceva mai a chi non conosceva o non si era guadagnato il suo rispetto, fosse stato un generale di stato maggiore!
Signore...
Anche se aveva cercato di mantenere un'aria più neutra possibile, era incuriosito da quel sipario neanche così insolito nella monotonia della vita militare, ma che forse si presentava interessante.
Era ironica, come situazione: se uno degli antichi filosofi che avevano pensato e scritto nei secoli del passato della Terra avesse visto un'astronave avrebbe urlato all'innaturale. Non era concepibile per loro che da qualche parte nel cosmo ordinato e perfetto che il Dio di turno aveva propinato loro ci fosse una zona in cui "non c'era niente", pensiero che risaliva fino agli inizi della civiltà umana, ed invece ora quell'idea era stata superata dalla scienza con talmente tanta naturalezza da farla apparire obsoleta in pochissimi secoli, contro gli almeno tre millenni di impero.
D'altronde succedeva spesso, che una situazione costruita con cura per tantissimo tempo scomparisse in un arco molto minore.
Quindi, pensamenti e ripensamenti psicoteorici e psionici a parte, che c'incastra quanto rimuginato sopra con un ibrido umano-bajoriano che se ne cammina tranquillo, le mani incrociate dietro la schiena, per un ponte della stazione spaziale cui erano ormeggiate molte delle navi più grandi della Federazione?
Ovvio, assolutamente niente. Ma, e allora? Allora niente, che domande! Semplicemente Corallis lasciava la propria mente andare ogni volta che osservava qualcosa che attirava la propria curiosità; lo trovava un modo utile e piacevole di rilassarsi e, al contempo, mantenere una discreta presa sui propri pensieri, come se rischiasse di perderli da qualche parte. Paranoide, sì, ma considerando che nel suo immediato futuro si profilava la promozione ad Ufficiale Medico Capo su uno di quei vascelli, addestrarsi a mantenere un'identità gli sarebbe stato utillimo. Anzi, era salito proprio per avere un'idea dei propri possibili ufficiali in comando in attesa che lo assegnassero ufficialmente.
Percorse ancora qualche decina di metri ingabbiato nella stretta e scomoda uniforme militare, un lungo corridoio si snodava alle sue spalle, quando vide un piccolo assembramento di persone intorno alle quali l'aria sembrava leggermente tesa.
Domanda numero due: che ci facevano loro lì? Semplice anche quello: le risse succedevano spesso, lui stesso aveva dato occhiate a gente che ne era uscita più o meno malconcia.
Due uomini e due donne, numero pari, numero interessante, che presentava un lato simbolico discretamente curioso, ma Corallis dubitava che ad estranei al suo cervello avrebbero visto una cosa simile o, se l'avessero fatto, l'avrebbero trovata di qualche importanza. Uno di loro portava le mostrine di un suo superiore, per cui fece la prima cosa che gli passò per la mente: si fermò e fece un leggero inchino col capo. Niente saluto militare, non lo faceva mai a chi non conosceva o non si era guadagnato il suo rispetto, fosse stato un generale di stato maggiore!
Signore...
Anche se aveva cercato di mantenere un'aria più neutra possibile, era incuriosito da quel sipario neanche così insolito nella monotonia della vita militare, ma che forse si presentava interessante.