18-04-2012, 01:58 PM
Salkhar
Vulcan/Romulan
… Eppure niente. Non gli restava che aspettare. Aspettare di prendere servizio, per dedicarsi al nuovo lavoro con la massima dedizione e contribuire, anche se in minima parte, al progresso della Federazione. E poi c’era la salvaguardia di New Vulcano a cui pensare, nonché della sua esigua colonia di superstiti. In fin dei conti era stato principalmente per questo motivo che aveva deciso di arruolarsi nella Flotta Stellare e non credeva ci fosse nulla di illogico in questo. I vulcaniani erano rimasti in pochi, ormai. Non era un’esagerazione definirli una specie a rischio e necessitavano di protezione da ogni possibile incombenza esterna. Episodi come l’incidente della Narada avevano già causato abbastanza danni e andavano evitati con tutti i mezzi a disposizione, soprattutto se diplomatici. Anche se, l’Impero Romulano, come la storia stessa aveva più volte ribadito, si era sempre distinto per l’aberrazione dell’impiego di metodologie d’approccio pacifiche. Ma, in qualità di vulcaniano, la cessazione di ogni conflitto gli era sempre sembrata la soluzione più logica a cui fare ricorso. Forse non avrebbe optato (non subito) per un ricongiungimento delle due razze, antiche cugine, ma si sarebbe imposto comunque di accettare anche quella soluzione se solo fosse stata auspicabile almeno in minima percentuale. Ma prevedere di dover ricorrere a breve all’auto-lobotomizzazione cerebrale (perché supponeva fosse l’unico modo veramente efficace per farsi piacere Romulus) non era neppure nelle sue previsioni più rosee.
“…”
Chissà perché proprio adesso gli veniva da pensarci. Ora che gli restava un po’ di tempo da trascorrere in compagnia solo di se stesso, si rendeva conto della mente ancora attiva, forse più del solito, quando sarebbe, invece, stato il caso di accantonare i pensieri almeno in quel momento. In fondo, una volta preso servizio a bordo dell’U.S.S. Eternity avrebbe avuto tutto il tempo necessario da dedicare alle questioni riguardanti la Federazione e i suoi difficili rapporti con le genti al di là della Zona Neutrale, era inutile starci a rimuginare adesso. Anzi, non mancava neppure molto all’ora dell’imbarco e, probabilmente, gran parte dell’equipaggio era già a bordo o, comunque, aveva già pensato di raggrupparsi nel punto di prelievo. A breve avrebbe raggiunto il resto della flottiglia, conosciuto il Capitano e dato inizio ad una nuova esperienza… altamente soddisfacente, volendo esporla alla sua maniera tipica. Gli era giunta la soffiata che al comando vi fosse un certo Edward Harris, se la sua memoria vulcaniana non lo ingannava. Ma era sicuro di potersi sbagliare difficilmente. Non si sarebbe mai concesso una simile disattenzione, non uno come lui, il giovane genio vulcan, che era riuscito a guadagnarsi la stima e l’apprezzamento dei suoi superiori, e dell’Ammiraglio in particolare, in tempi così ridotti.
Pensava proprio al consiglio del suo mentore quando s’era scoperto ad osservare distrattamente una vetrina con strumenti musicali di vario genere, in esposizione, e realizzò gli si fosse presentata l’opportunità di cambiare le corde alla sua Lira vulcaniana, ormai tanto consumate da rischiare di spezzarsi da un’esecuzione all’altra. Le mani si slacciarono dalla loro posizione abituale, conserte dietro la schiena, per scivolare ad ambo le estremità inferiori della giacca dell’alta uniforme, che tirò appena verso il basso, distendendone la stoffa scura, perfettamente aderente alla superficie del busto, quasi come una seconda pelle. Ma quando fece per muovere il primo passo, dovette, suo malgrado, costringersi ad arrestarsi nuovamente. Lo sguardo catturò l’immagine di una giovane Trill, molto probabilmente più vecchia di lui solo di qualche anno e dall’aria piuttosto… imbarazzata, forse? Corrucciò appena la fronte nell’interrogativo. Che il vulcaniano ne sapesse, l’imbarazzo era provocato nelle razze emotive da situazioni fortemente ambigue, ma di ambiguo in una spintarella non ci vedeva assolutamente nulla.
Illogico, riflettè tra sé e sé, poi sollevò una mano in un gesto rassicurante. “La prego di non rammaricarsene, Signora.” Esordì con l’usuale compostezza. Il tono della voce appariva piuttosto piatto e secco. Calmo. “Ho anch’io la mia parte di responsabilità nell’accaduto. Avrei dovuto prestare più attenzione ai passanti.” Tornò a far convergere le mani dietro la schiena, ma non prima che la mancina salisse a scostargli dalla fronte un ciuffo ribelle di capelli. La luce artificiale che rifletté sulla superficie dello zaffiro incastonato nell’anello, che condivideva, identico, con Sorak, fece scintillare la falange dell’anulare per un brevissimo istante. “E poi posso benissimo comprenderLa.” Si ammutolì giusto il tempo di tornare con lo sguardo sulla vetrina, in una movenza che pareva invitare la Trill a fare lo stesso. “Evidentemente, il fascino di questi strumenti doveva aver attratto anche Lei.” Concluse, tornando poi a fissarne lo sguardo.
“…”
Chissà perché proprio adesso gli veniva da pensarci. Ora che gli restava un po’ di tempo da trascorrere in compagnia solo di se stesso, si rendeva conto della mente ancora attiva, forse più del solito, quando sarebbe, invece, stato il caso di accantonare i pensieri almeno in quel momento. In fondo, una volta preso servizio a bordo dell’U.S.S. Eternity avrebbe avuto tutto il tempo necessario da dedicare alle questioni riguardanti la Federazione e i suoi difficili rapporti con le genti al di là della Zona Neutrale, era inutile starci a rimuginare adesso. Anzi, non mancava neppure molto all’ora dell’imbarco e, probabilmente, gran parte dell’equipaggio era già a bordo o, comunque, aveva già pensato di raggrupparsi nel punto di prelievo. A breve avrebbe raggiunto il resto della flottiglia, conosciuto il Capitano e dato inizio ad una nuova esperienza… altamente soddisfacente, volendo esporla alla sua maniera tipica. Gli era giunta la soffiata che al comando vi fosse un certo Edward Harris, se la sua memoria vulcaniana non lo ingannava. Ma era sicuro di potersi sbagliare difficilmente. Non si sarebbe mai concesso una simile disattenzione, non uno come lui, il giovane genio vulcan, che era riuscito a guadagnarsi la stima e l’apprezzamento dei suoi superiori, e dell’Ammiraglio in particolare, in tempi così ridotti.
Pensava proprio al consiglio del suo mentore quando s’era scoperto ad osservare distrattamente una vetrina con strumenti musicali di vario genere, in esposizione, e realizzò gli si fosse presentata l’opportunità di cambiare le corde alla sua Lira vulcaniana, ormai tanto consumate da rischiare di spezzarsi da un’esecuzione all’altra. Le mani si slacciarono dalla loro posizione abituale, conserte dietro la schiena, per scivolare ad ambo le estremità inferiori della giacca dell’alta uniforme, che tirò appena verso il basso, distendendone la stoffa scura, perfettamente aderente alla superficie del busto, quasi come una seconda pelle. Ma quando fece per muovere il primo passo, dovette, suo malgrado, costringersi ad arrestarsi nuovamente. Lo sguardo catturò l’immagine di una giovane Trill, molto probabilmente più vecchia di lui solo di qualche anno e dall’aria piuttosto… imbarazzata, forse? Corrucciò appena la fronte nell’interrogativo. Che il vulcaniano ne sapesse, l’imbarazzo era provocato nelle razze emotive da situazioni fortemente ambigue, ma di ambiguo in una spintarella non ci vedeva assolutamente nulla.
Illogico, riflettè tra sé e sé, poi sollevò una mano in un gesto rassicurante. “La prego di non rammaricarsene, Signora.” Esordì con l’usuale compostezza. Il tono della voce appariva piuttosto piatto e secco. Calmo. “Ho anch’io la mia parte di responsabilità nell’accaduto. Avrei dovuto prestare più attenzione ai passanti.” Tornò a far convergere le mani dietro la schiena, ma non prima che la mancina salisse a scostargli dalla fronte un ciuffo ribelle di capelli. La luce artificiale che rifletté sulla superficie dello zaffiro incastonato nell’anello, che condivideva, identico, con Sorak, fece scintillare la falange dell’anulare per un brevissimo istante. “E poi posso benissimo comprenderLa.” Si ammutolì giusto il tempo di tornare con lo sguardo sulla vetrina, in una movenza che pareva invitare la Trill a fare lo stesso. “Evidentemente, il fascino di questi strumenti doveva aver attratto anche Lei.” Concluse, tornando poi a fissarne lo sguardo.