21-04-2012, 12:55 PM
Tan-Kantlya Heparel
Human/Betazoid
“Lo spazio, con le sue stelle che scintillano come diamanti, è uno spettacolo che lascia senza fiato. Ti disorienta, ti affascina, quasi ne hai paura, ma non puoi fare a meno di guardarlo e di perderti in lui.” Una leggera pressione della penna andando a disegnare un puntino nero sul tovagliolo di carta segna la fine della frase. La mano che la impugna, la posa sul tavolino accanto ad una tazza colma per metà di tè ancora fumante. Le dita della stessa percorrono i bordi della tazza con fare distratto per poi prenderla per il manico e portarla alle labbra. Queste, increspandosi, soffiano leggermente sul liquido per raffreddarlo quanto basta per non scottarsi la lingua e poi lo sorseggiano gustandone a pieno il sapore. Gli occhi completamente neri, che fino a un momento prima erano occupati a contemplare il panorama, ora si lasciano per un attimo catturare da un guizzo di luce riflessa nel tè esaltandone il colore viola. Dopo qualche secondo la vista si rivolge nuovamente alla vetrata di fronte al divano dove Tan-Kantlya è seduta << Mmh, che buono.>> sussurra. Non fa quasi caso ai rumori e al chiacchierio degli altri passeggeri che affollano il salotto della Earth Spacedock. Preferisce godere questo momento come l’esordio del suo primo viaggio nello spazio. Il petto si gonfia e il viso assume un’espressione soddisfatta nel vedere la magnificenza di quello che c’è oltre quella spessa lastra di vetro. <<Così alla fine ci siamo riusciti. Chissà cosa ci aspetterà...>> pensa, ma subito un altro pensiero, come una voce fuori campo, si impone nella sua mente <<L’importante è essere giunti quì. Quel che sarà sarà. Altrimenti dov’è l’avventura?>> La testa fa un lieve cenno di approvazione.
La mano destra fa tamburellare le dita sulla superficie liscia della tazza mentre la sinistra la sorregge per il manico all’altezza della bocca. Certo che stare seduti a sorseggiare tè per tutto il tempo dell’attesa, per quanto piacevole sia, non è il massimo. Aveva contemplato abbastanza ed ora sentiva il bisogno di sgranchirsi le gambe. Chissà se c’era tempo per contattare mamma e papà prima della partenza. Si che c’era. Avrebbe fatto un giretto per i negozi e poi li avrebbe chiamati. Posa la tazza e si alza sistemandosi l’uniforme. Raccoglie la penna lasciando però il foglietto con il suo pensiero scritto in bella vista. Magari il prossimo che si sarebbe seduto lì lo avrebbe letto e, invogliato, avrebbe visto verso quella vetrata e si sarebbe fermato a guardare. Oggi non sono poche le persone che danno per scontato cose così belle e passano oltre senza fermarsi a guardare. Inclina la testa verso sinistra mentre gli occhi puntano a destra, come a voler seguire con lo sguardo il pensiero appena fatto e imprimerlo nella mente prima che svolti l’angolo e lo perda di vista <<Questa era buona. Me la segnerò>> Aggira il divano e voltando le spalle al panorama stellato, si dirige verso l’uscita del salotto.
La porta scorre verso destra aprendosi su un corridoio illuminato, percorso da persone di ogni razza. Chi va a destra, chi a sinistra. Chi è appena sbarcato dall’ennesimo viaggio e chi invece è ansioso per la sua prima partenza. L’attenzione di Tan-Kantlya si rivolge a un ragazzo che cammina nervosamente avanti e indietro nello stesso perimetro di spazio. Non occorrono certo i suoi poteri empatici per capire che non se la sta passando bene. D’altro canto nemmeno lei si sente completamente a suo agio. Sarà il brulicare frenetico che la circonda, ma ad ogni passo che fa, avverte un senso di ansia mista ad eccitazione crescere, provocandole improvvise accelerazioni del cuore, che dopo qualche secondo riprende il suo ritmo normale. <<Questa sensazione non è di un altro. E’ la mia.>> pensa felice. La pratica meditativa finalmente cominciava a dare i suoi frutti. Era ormai raro che i pensieri o gli stati d’animo di chi le stava intorno invadessero la sua mente rendendola confusa e incapace di comprendere se si trattasse di lei oppure no. Realizzando di essere cosciente di provare sensazioni proprie, un sorriso le si dipinge in volto mentre continua a percorrere il corridoio per andare … e chi lo sa? Poco importa. Il bello di non avere una meta precisa è che non si sa cosa aspettarsi. Magari la strada bianca e illuminata le serbava una sorpresa proprio dietro l’angolo.
La mano destra fa tamburellare le dita sulla superficie liscia della tazza mentre la sinistra la sorregge per il manico all’altezza della bocca. Certo che stare seduti a sorseggiare tè per tutto il tempo dell’attesa, per quanto piacevole sia, non è il massimo. Aveva contemplato abbastanza ed ora sentiva il bisogno di sgranchirsi le gambe. Chissà se c’era tempo per contattare mamma e papà prima della partenza. Si che c’era. Avrebbe fatto un giretto per i negozi e poi li avrebbe chiamati. Posa la tazza e si alza sistemandosi l’uniforme. Raccoglie la penna lasciando però il foglietto con il suo pensiero scritto in bella vista. Magari il prossimo che si sarebbe seduto lì lo avrebbe letto e, invogliato, avrebbe visto verso quella vetrata e si sarebbe fermato a guardare. Oggi non sono poche le persone che danno per scontato cose così belle e passano oltre senza fermarsi a guardare. Inclina la testa verso sinistra mentre gli occhi puntano a destra, come a voler seguire con lo sguardo il pensiero appena fatto e imprimerlo nella mente prima che svolti l’angolo e lo perda di vista <<Questa era buona. Me la segnerò>> Aggira il divano e voltando le spalle al panorama stellato, si dirige verso l’uscita del salotto.
La porta scorre verso destra aprendosi su un corridoio illuminato, percorso da persone di ogni razza. Chi va a destra, chi a sinistra. Chi è appena sbarcato dall’ennesimo viaggio e chi invece è ansioso per la sua prima partenza. L’attenzione di Tan-Kantlya si rivolge a un ragazzo che cammina nervosamente avanti e indietro nello stesso perimetro di spazio. Non occorrono certo i suoi poteri empatici per capire che non se la sta passando bene. D’altro canto nemmeno lei si sente completamente a suo agio. Sarà il brulicare frenetico che la circonda, ma ad ogni passo che fa, avverte un senso di ansia mista ad eccitazione crescere, provocandole improvvise accelerazioni del cuore, che dopo qualche secondo riprende il suo ritmo normale. <<Questa sensazione non è di un altro. E’ la mia.>> pensa felice. La pratica meditativa finalmente cominciava a dare i suoi frutti. Era ormai raro che i pensieri o gli stati d’animo di chi le stava intorno invadessero la sua mente rendendola confusa e incapace di comprendere se si trattasse di lei oppure no. Realizzando di essere cosciente di provare sensazioni proprie, un sorriso le si dipinge in volto mentre continua a percorrere il corridoio per andare … e chi lo sa? Poco importa. Il bello di non avere una meta precisa è che non si sa cosa aspettarsi. Magari la strada bianca e illuminata le serbava una sorpresa proprio dietro l’angolo.