22-04-2012, 06:45 PM
Salkhar
Vulcan/Romulan
Il contatto visivo con la sconosciuta durò soltanto qualche breve istante, appena il tempo di lasciare che l’interesse per la sua fisionomia aliena prendesse il sopravvento. Iridi carbone scivolarono sulle estremità del viso e poi sul collo, cosparsi di singolari macchie scure che, se ben ricordava, dovevano ricoprire anche gran parte del resto del corpo. Ma non osò avventurarsi oltre, non era necessario, e forse si era già dimostrato abbastanza indelicato e anche un po’ invadente a curiosare a quel modo, un attimo prima. Un’indiscrezione, quella di cui si fece autore il giovane vulcan, del tutto spontanea ed involontaria, priva di ogni interesse che non fosse dettato da un fervente desiderio di esperienza, così difficile da tenere a bada. Tenere a bada, poi. Sarebbe equivalso a proibire al suo strumento di conoscenza più efficace di raccogliere immagini, catalogare particolarità, mentre lui finiva con l’arricchirsi ulteriormente. Era giusto e, soprattutto, naturale e se poi la giovane Trill avesse avuto di ridire, sapeva esattamente in che modo giustificarsi.
Nella sua vita non aveva avuto molte occasioni di avere a che fare con dei Trill, o almeno non direttamente. Sapeva com’erano fatti dai libri di xenoantropologia e conosceva piuttosto dettagliatamente la storia della situazione politica intercorsa tra il pianeta, la Federazione e l’Impero Klingon, sebbene non fosse particolarmente ferrato sugli usi e i costumi, ne aveva pure potuto osservare qualcuno di sfuggita nell’ambiente accademico, ma non aveva mai avuto l’occasione di interagire personalmente con un membro della loro specie. A quanto pare, il suo momento relax aveva finito col prendere una piega piacevolmente inaspettata.
“Affascinante.” Esordì dal nulla, appena dopo che la sconosciuta ebbe finito di parlare, senza nessuna enfasi in particolare. Suonò, invece, come una semplice constatazione e scaturita da pensieri che la Trill non avrebbe avuto modo di conoscere, per giunta. Ma, in ogni caso, s’era comunque premurato di prestarle ascolto ed annuì, in risposta, con un cenno del capo piuttosto composto.
“Certamente.” Affermò con una tranquillità stoica e, a chi non fosse abituato ad avere a che fare con i vulcaniani e la loro schiettezza, poteva pure sembrare un tantino presuntuoso, il suo modo di fare. “Principalmente, mi interesso di cordofoni e sulla Terra ho avuto l’occasione di sperimentarne diversi esempi.” Oltre a quelli tipici di Vulcano, ma pensò che quella fosse una confidenza superflua. “Ho una certa familiarità anche col pianoforte.” Aggiunse, ma, di certo, la Trill avrebbe trovato più interessante sapere che aveva avuto modo di imparare a suonare la chitarra elettrica e che possedeva una cultura rock ‘n roll da fare invidia ai più accaniti amanti del genere. Di sicuro l’avrebbe trovato un fatto insolito che un vulcaniano apprezzasse un tipo di espressività artistica così altamente emozionale, se qualcosa ne sapeva dei loro principi permeati esclusivamente da puri criteri logici. Insensata ed enigmatica e forse era proprio il fatto di non riuscire a comprenderla a rendergliela così interessante. Ciò nonostante per Salkhar la musica non era che musica e niente più di questo, e se anche gli umani erano spinti a renderla illogica coi loro stati d’animo, era irrilevante, perché, in fondo, faceva parte della loro cultura. Poteva non approvare, continuare a mantenerne le distanze, però capiva fosse necessario, per loro. E la verità era che, col tempo, si era reso conto che quei ritmi, così alieni rispetto a quelli cui era abituato, non gli dispiacevano affatto. Beh, un bel po’ aveva contribuito a rafforzare questo suo interesse per il rock anche la conoscenza con l’ex cadetto Heparel, vecchia compagna d’Accademia, a volerla dire tutta…
“Dovrebbe trovare del tempo per provare ad imparare, se Le interessa.” Si azzardò a consigliarle e le parole assunsero un pizzico di saccenza quando sollevò appena ambo le sopracciglia. “Potrebbe trovarla un’esperienza soddisfacente.” Concluse, infine. Poi mosse un mezzo passo in avanti. Non s’era spostato di molto. Solo il tanto che bastava per rendere le distanze meno evidenti. E, da come continuava ad osservarla, era lampante che la sconosciuta lo incuriosisse particolarmente.
“Se non vado errato, Signora, Lei è del pianeta Trill.” Si decise a dirle e la sua fu, ovviamente, una constatazione retorica, dal momento che non suonò affatto come una domanda. “Posso permettermi di chiederLe quali sono i Suoi campi d’interesse?” Se la sconosciuta s’era preoccupata di sembrare invadente, il giovane vulcan non s’era neppure posto il problema, ma si trattava di un semplice espediente logico e del tutto legittimo: se ti si presenta l’occasione e vuoi provare a conoscere qualcosa, non puoi far altro che indagare a riguardo, no?
Nella sua vita non aveva avuto molte occasioni di avere a che fare con dei Trill, o almeno non direttamente. Sapeva com’erano fatti dai libri di xenoantropologia e conosceva piuttosto dettagliatamente la storia della situazione politica intercorsa tra il pianeta, la Federazione e l’Impero Klingon, sebbene non fosse particolarmente ferrato sugli usi e i costumi, ne aveva pure potuto osservare qualcuno di sfuggita nell’ambiente accademico, ma non aveva mai avuto l’occasione di interagire personalmente con un membro della loro specie. A quanto pare, il suo momento relax aveva finito col prendere una piega piacevolmente inaspettata.
“Affascinante.” Esordì dal nulla, appena dopo che la sconosciuta ebbe finito di parlare, senza nessuna enfasi in particolare. Suonò, invece, come una semplice constatazione e scaturita da pensieri che la Trill non avrebbe avuto modo di conoscere, per giunta. Ma, in ogni caso, s’era comunque premurato di prestarle ascolto ed annuì, in risposta, con un cenno del capo piuttosto composto.
“Certamente.” Affermò con una tranquillità stoica e, a chi non fosse abituato ad avere a che fare con i vulcaniani e la loro schiettezza, poteva pure sembrare un tantino presuntuoso, il suo modo di fare. “Principalmente, mi interesso di cordofoni e sulla Terra ho avuto l’occasione di sperimentarne diversi esempi.” Oltre a quelli tipici di Vulcano, ma pensò che quella fosse una confidenza superflua. “Ho una certa familiarità anche col pianoforte.” Aggiunse, ma, di certo, la Trill avrebbe trovato più interessante sapere che aveva avuto modo di imparare a suonare la chitarra elettrica e che possedeva una cultura rock ‘n roll da fare invidia ai più accaniti amanti del genere. Di sicuro l’avrebbe trovato un fatto insolito che un vulcaniano apprezzasse un tipo di espressività artistica così altamente emozionale, se qualcosa ne sapeva dei loro principi permeati esclusivamente da puri criteri logici. Insensata ed enigmatica e forse era proprio il fatto di non riuscire a comprenderla a rendergliela così interessante. Ciò nonostante per Salkhar la musica non era che musica e niente più di questo, e se anche gli umani erano spinti a renderla illogica coi loro stati d’animo, era irrilevante, perché, in fondo, faceva parte della loro cultura. Poteva non approvare, continuare a mantenerne le distanze, però capiva fosse necessario, per loro. E la verità era che, col tempo, si era reso conto che quei ritmi, così alieni rispetto a quelli cui era abituato, non gli dispiacevano affatto. Beh, un bel po’ aveva contribuito a rafforzare questo suo interesse per il rock anche la conoscenza con l’ex cadetto Heparel, vecchia compagna d’Accademia, a volerla dire tutta…
“Dovrebbe trovare del tempo per provare ad imparare, se Le interessa.” Si azzardò a consigliarle e le parole assunsero un pizzico di saccenza quando sollevò appena ambo le sopracciglia. “Potrebbe trovarla un’esperienza soddisfacente.” Concluse, infine. Poi mosse un mezzo passo in avanti. Non s’era spostato di molto. Solo il tanto che bastava per rendere le distanze meno evidenti. E, da come continuava ad osservarla, era lampante che la sconosciuta lo incuriosisse particolarmente.
“Se non vado errato, Signora, Lei è del pianeta Trill.” Si decise a dirle e la sua fu, ovviamente, una constatazione retorica, dal momento che non suonò affatto come una domanda. “Posso permettermi di chiederLe quali sono i Suoi campi d’interesse?” Se la sconosciuta s’era preoccupata di sembrare invadente, il giovane vulcan non s’era neppure posto il problema, ma si trattava di un semplice espediente logico e del tutto legittimo: se ti si presenta l’occasione e vuoi provare a conoscere qualcosa, non puoi far altro che indagare a riguardo, no?