25-04-2012, 02:01 PM
Tan-Kantlya Heparel
Human/Betazoid
Tan-Kantlya sa che Il corridoio illuminato prosegue, svoltato l’angolo, per altri duecento metri prima di trovarsi fiancheggiata su entrambi i lati da negozi. Camminando nota l’ambiente intorno: il pavimento, il soffitto e le pareti bianche che nel complesso danno alla struttura un’atmosfera fredda e asettica, suscitano in lei nostalgia del verde del suo pianeta. Ricorda di come amasse perdersi nei suoi pensieri mentre incantata osservava la foglia di Kataria strappata che brillava come una pietra preziosa tra le dita quando i raggi del sole la colpivano. E quando s’alzava una leggera brezza, udendo il tintinnio dei fiori del muktok, amava immaginare si trattasse delle creaturine alate che popolavano i libri di favole che la chiamavano per parlare con lei. Per il breve tempo in cui la sua mente vaga nei ricordi, Gli occhi guardano pur non vedendo di fronte a lei, mentre i piedi camminano senza comando girando l’angolo e proseguendo diritto. Improvvisamente il suo sguardo mette a fuoco un immagine, come se avesse rilevato qualcosa di interessante, riportando la ragazza nel mondo reale.
Giusto una frazione di secondo per delineare i contorni di due sagome, l’immagine si fa nitida e rivela due persone che sembrano discutere pacatamente d’avanti un negozio di musica. La prima è una ragazza di giovane età dai capelli rossicci e la carnagione chiara ricoperta in parte da macchioline marroncino chiaro <<una Trill!>> pensa con tono entusiasta. All’accademia ne aveva conosciute di vista solo un paio, ma i rapporti si erano sempre limitati a salve e ad arrivederla. Per quanto non le dispiacesse entrare in rapporti più amichevoli con un collega di accademia, le era sempre risultato difficile. Alla prima battuta ritenuta fuori luogo, a un abbraccio o un tentativo di entrare in confidenza da parte di qualcuno, lei si irrigidiva come un tronco d’albero e alzava una barriera invisibile. A volte non si rendeva conto di quanto potesse apparire presuntuosa agli occhi dei colleghi, ma vai a spiegare a ognuno di loro che agiva così solo per difendersi. Ad una spiegazione ne sarebbe seguita un’altra e così via, fino a toccare argomenti troppo personali per essere confidati al curioso di turno. Per questo motivo rifiutava gentilmente tutti gli inviti a feste, raduni del sabato sera o semplici passeggiate, ma si concedeva ogni tanto discussioni stimolanti improvvisate nel tempo libero tra un corso e l’altro. <<su! Che aspetti?! Vai a socializzare>>. Una voce nella sua mente interrompe i suoi pensieri <<ma come faccio? Irrompere così nella conversazione? Potrei sembrare maleducata>> ribatte tra se e se. <<domanda dove si trova il portello d’imbarco. Accampa la scusa che, in un posto così grande hai perso l’orientamento>>. La voce maschile risponde fulminea non badando minimamente al senso di disagio che cresceva in Tan-Kantlya. La voce prosegue in tono seccato<<sei o non sei un’etnologa? E’ per il bene della conoscenza. Quando mai s’è vista una studiosa di culture che ha paura di socializzare? Non farmi perdere tempo e vai!>>.
Improvvisamente lo sguardo si sposta dalla giovane al ragazzo con cui sta parlando. La fronte si aggrotta per la sorpresa mentre la bocca si deforma in una smorfia d’incredulità. Si lascia sfuggire un “No” gutturale e la gioia cresce in petto dandole un senso di piacevole tepore. <<e’ Salkar! E che ci fa qui?>>
Salkar, uno dei vulcaniani sopravissuti all’esplosione del suo pianeta e l’unico con il quale si sentisse a suo agio. Lo aveva conosciuto in accademia e durante gli anni di studio aveva appreso molto della cultura del suo pianeta. Grazie alla sua capacità di contenere le proprie emozioni, Tan-Kantlya non correva pericoli di sentirsi "violare" la mente dai suoi stati d’animo. E’ inoltre stato lui ad iniziarla alla meditazione e di questo gli era molto grata. La loro non è mai stata quella che si può definire grande amicizia, ma un legame basato sulla stima e il rispetto reciproco si; almeno così è sempre stato per lei. Erano mesi che non aveva più avuto occasione di mettersi in contatto con lui e solo per caso aveva saputo della sua partenza per lo spazio. Mai avrebbe immaginato di incontrarlo qui. Incontrare un volto amico in un momento particolare come questo è una cosa sempre gradita. Si sente inondare del coraggio che prima le mancava e con passo deciso si avvicina. A circa un metro di distanza riesce a sentire il vulcaniano consigliare la giovane trill di provare a suonare. Decide di entrare nella conversazione alle parole della ragazza <<il mio campo di interesse principale è la botanica, ma ho anche una passione per il volo>>. <<adesso!>> pensa e fermatasi alle spalle della ragazza con tono affabile e disinvolto aggiunge << Allora signorina è doppiamente fortunata. Ha di fronte a lei un conoscitore di biologia a 360° e un ottimo musicista. Se ha davvero intenzione di approcciarsi alla musica, le suggerisco caldamente di rivolgersi a lui per qualche lezione>>. Lo sguardo prima rivolto alla ragazza, si sposta sul vulcaniano. Un sorriso caloroso le illumina il volto. <<salve signor Salkar. Non aspettavo di incontrarla qui>>.
Giusto una frazione di secondo per delineare i contorni di due sagome, l’immagine si fa nitida e rivela due persone che sembrano discutere pacatamente d’avanti un negozio di musica. La prima è una ragazza di giovane età dai capelli rossicci e la carnagione chiara ricoperta in parte da macchioline marroncino chiaro <<una Trill!>> pensa con tono entusiasta. All’accademia ne aveva conosciute di vista solo un paio, ma i rapporti si erano sempre limitati a salve e ad arrivederla. Per quanto non le dispiacesse entrare in rapporti più amichevoli con un collega di accademia, le era sempre risultato difficile. Alla prima battuta ritenuta fuori luogo, a un abbraccio o un tentativo di entrare in confidenza da parte di qualcuno, lei si irrigidiva come un tronco d’albero e alzava una barriera invisibile. A volte non si rendeva conto di quanto potesse apparire presuntuosa agli occhi dei colleghi, ma vai a spiegare a ognuno di loro che agiva così solo per difendersi. Ad una spiegazione ne sarebbe seguita un’altra e così via, fino a toccare argomenti troppo personali per essere confidati al curioso di turno. Per questo motivo rifiutava gentilmente tutti gli inviti a feste, raduni del sabato sera o semplici passeggiate, ma si concedeva ogni tanto discussioni stimolanti improvvisate nel tempo libero tra un corso e l’altro. <<su! Che aspetti?! Vai a socializzare>>. Una voce nella sua mente interrompe i suoi pensieri <<ma come faccio? Irrompere così nella conversazione? Potrei sembrare maleducata>> ribatte tra se e se. <<domanda dove si trova il portello d’imbarco. Accampa la scusa che, in un posto così grande hai perso l’orientamento>>. La voce maschile risponde fulminea non badando minimamente al senso di disagio che cresceva in Tan-Kantlya. La voce prosegue in tono seccato<<sei o non sei un’etnologa? E’ per il bene della conoscenza. Quando mai s’è vista una studiosa di culture che ha paura di socializzare? Non farmi perdere tempo e vai!>>.
Improvvisamente lo sguardo si sposta dalla giovane al ragazzo con cui sta parlando. La fronte si aggrotta per la sorpresa mentre la bocca si deforma in una smorfia d’incredulità. Si lascia sfuggire un “No” gutturale e la gioia cresce in petto dandole un senso di piacevole tepore. <<e’ Salkar! E che ci fa qui?>>
Salkar, uno dei vulcaniani sopravissuti all’esplosione del suo pianeta e l’unico con il quale si sentisse a suo agio. Lo aveva conosciuto in accademia e durante gli anni di studio aveva appreso molto della cultura del suo pianeta. Grazie alla sua capacità di contenere le proprie emozioni, Tan-Kantlya non correva pericoli di sentirsi "violare" la mente dai suoi stati d’animo. E’ inoltre stato lui ad iniziarla alla meditazione e di questo gli era molto grata. La loro non è mai stata quella che si può definire grande amicizia, ma un legame basato sulla stima e il rispetto reciproco si; almeno così è sempre stato per lei. Erano mesi che non aveva più avuto occasione di mettersi in contatto con lui e solo per caso aveva saputo della sua partenza per lo spazio. Mai avrebbe immaginato di incontrarlo qui. Incontrare un volto amico in un momento particolare come questo è una cosa sempre gradita. Si sente inondare del coraggio che prima le mancava e con passo deciso si avvicina. A circa un metro di distanza riesce a sentire il vulcaniano consigliare la giovane trill di provare a suonare. Decide di entrare nella conversazione alle parole della ragazza <<il mio campo di interesse principale è la botanica, ma ho anche una passione per il volo>>. <<adesso!>> pensa e fermatasi alle spalle della ragazza con tono affabile e disinvolto aggiunge << Allora signorina è doppiamente fortunata. Ha di fronte a lei un conoscitore di biologia a 360° e un ottimo musicista. Se ha davvero intenzione di approcciarsi alla musica, le suggerisco caldamente di rivolgersi a lui per qualche lezione>>. Lo sguardo prima rivolto alla ragazza, si sposta sul vulcaniano. Un sorriso caloroso le illumina il volto. <<salve signor Salkar. Non aspettavo di incontrarla qui>>.