23-05-2012, 04:15 PM
Salkhar
Vulcan/Romulan
S’era sbagliato se aveva creduto che la questione sarebbe morta con la sua invadente curiosità, perché il giovane Timoniere non solo era a conoscenza dell’intera situazione in cui la Constellation era imbrigliata, ma non si faceva neppure problemi ad ammetterlo. Colto completamente alla sprovvista, aggrottò le sopracciglia: gli era davvero difficile comprendere perché la Trill stesse rivelando dell’esistenza di informazioni riservate e del comportamento poco encomiabile dell’ammiraglio Sheppard a due perfetti sconosciuti che, per quanto a lei era dato di saperne, potevano persino essere spie della Federazione incaricate di individuare e sbarazzarsi di testimoni scomodi. Si chiese se la Dax avesse inavvertitamente – e anche piuttosto ingenuamente – omesso di considerare la pericolosità di tale ipotesi, o si stesse, invece, riferendo ad un altro genere di informazioni, differenti da quelle che lui aveva in mente, o se, ancor peggio, avesse mentito sulla sua attuale attività. In sincrono all’ultima considerazione, gli incisivi scivolarono sul labbro inferiore, umettandolo appena. Non era una supposizione da scartare. Era logico tenere in considerazione che la Trill potesse essere stata incaricata da qualcuno – forse un avversario politico? – di spargere in giro la voce che il Capitano della U.S.S. Constellation fosse un individuo così poco raccomandabile da aver addirittura rischiato di dare inizio ad una guerra interplanetaria.
“Dunque non si tratterebbe unicamente di semplici dicerie.” Osservò, rivolgendosi più a se stesso che al resto dei presenti, ma non fece neppure in tempo a convincersene che il presunto Timoniere, ancora una volta, fu in grado di prenderlo in contropiede: era evidente che la Trill fosse a conoscenza dei precedenti di Edward Harris meglio di quanto non lo fossero la betazoide e il vulcaniano, ambo membri del suo nuovo equipaggio, come pure era evidente che il Capitano avesse molto più prestigio ed influenza di quanta il mezzosangue potesse anche solo immaginare. In realtà, non era stata tanto la notizia che anche Harris fosse implicato nella faccenda a toccarlo, quanto il fatto che un incidente diplomatico con i Klingon s’era effettivamente rischiato. E questo rovesciava completamente le carta in tavola, dal momento che rendeva probabile almeno al novanta per cento che i sospetti sulle basi installate nel Settore 001 fossero fondati. Alla luce di ciò, non era neppure più convinto che lei fosse una bugiarda o avrebbe omesso di implicare il Capitano Harris nella faccenda al cospetto si due ufficiali della U.S.S. Eternity che non avrebbero certamente taciuto sull'accaduto.
“Lei è conoscenza di dettagli davvero molto interessanti, Signora Dax.” Ammise, senza stare troppo a preoccuparsene, considerando che la Trill non aveva, fino a quel momento, dimostrato particolari doti di segretezza. “Ma presumo riterrebbe indiscreto da parte mia pretendere di sapere che genere di incidente diplomatico fosse in corso con i Klingon.” Voleva, quella, essere una domanda indiretta, ma che non pretendeva necessariamente una risposta. A breve avrebbe avuto tutto il tempo del mondo per accertarsi di come stavano realmente i fatti, dal momento che il suo comandante aveva partecipato direttamente della vicenda. Qualunque sarebbe stata la reazione della Dax alle sue parole, dunque, ormai non aveva più molta importanza. Proprio per questo la sua attenzione si spostò sulla betazoide, quando questa lo invitò ad esprimere il suo parere riguardo ad un argomento che, diverso tempo prima, avevano dovuto lasciare in sospeso.
“Sì, certo.” Le labbra si dischiusero leggermente, mentre annuiva con l’aria di chi ha appena ricordato qualcosa che gli era sfuggito. “Molto interessante, dottoressa Heparel.” Esordì, in un espediente che gli forniva tempo per organizzare un punto di vista da proporle. “Se mi consente, vorrei esporle anche alcune mie personali riflessioni sulla scelta dell’espressione Dresden Dolls quale nome del…” Cominciò, ma l’avviso di imbarco che risuonava negli altoparlanti della Stazione Stellare interruppe quella che si prospettava come una considerazione terribilmente prolissa. La giovane antropologa aveva davvero avuto un enorme coraggio a chiedere al mezzosangue un parere di sua spontanea volontà, pur essendo consapevole del fatto che avrebbe probabilmente terminato di parlare solo quando a lei avrebbero cominciato a sanguinare i condotti uditivi. Forse era anche, in parte, per questo che andavano d’accordo: lui amava esprimere opinioni e lei amava stare ad ascoltarle… o almeno questa era l’impressione che aveva sempre dato al vulcaniano. E, dal momento che la missione spaziale non sarebbe stata breve, di momenti per scambiarsene ce ne sarebbero stati fino alla nausea.
“Credo sia, per noi, il momento di andare.” Si rivolse alla giovane Trill, anticipando le parole della collega, che si fece, poi, bastare per entrambi. In seguito sollevò la mancina e divaricò le dita nel tipico saluto vulcaniano. “Lunga vita e prosperità.” Aggiunse ad una lieve reverenza del capo e dopo si affiancò ad una betazoide anche troppo entusiasta, dal suo punto di vista. Ma ormai era abituato a quegli sbalzi emozionali improvvisi, soprattutto lui che aveva molto avuto a che fare con donne come Harrad-Sar. Gli esseri umani solevano definirlo lunatismo, qualcosa che si manifestava in maniera molto evidente soprattutto durante le fasi del ciclo mestruale, una funzione biologica capace di rendere il sesso femminile ancora più illogico di quanto non lo fosse già in situazioni normali. Messo al confronto, persino il mistero della vita appariva come un enigma di semplice risoluzione.
“Non vedo altre alternative.” Le rispose, provando, probabilmente, a fare dell’ironia con quella che suonò più come un’effettiva constatazione logica. L’umorismo era davvero qualcosa di troppo complesso per soli quattro miseri anni di esperienza. Poi, assieme alla dottoressa, si avviò lungo il corridoio.
“Come provavo a spiegarLe poco fa, Dresden Dolls appare chiaramente riferito al Deutsches Reich, meglio conosciuto come periodo della repubblica di Weimar, quell’arco di tempo che spazia dal 1919 al 1933, durante il quale la Germania si adoperò in un primo tentativo di stabilire nel paese una democrazia a carattere liberale…” Ancora venti minuti, prima della partenza? Forse gli sarebbero bastati per raccontarle tutta la storia delle guerre civili tedesche e dell’ascesa al potere del Partito Nazionalsocialista… ma solo di quello…
“Dunque non si tratterebbe unicamente di semplici dicerie.” Osservò, rivolgendosi più a se stesso che al resto dei presenti, ma non fece neppure in tempo a convincersene che il presunto Timoniere, ancora una volta, fu in grado di prenderlo in contropiede: era evidente che la Trill fosse a conoscenza dei precedenti di Edward Harris meglio di quanto non lo fossero la betazoide e il vulcaniano, ambo membri del suo nuovo equipaggio, come pure era evidente che il Capitano avesse molto più prestigio ed influenza di quanta il mezzosangue potesse anche solo immaginare. In realtà, non era stata tanto la notizia che anche Harris fosse implicato nella faccenda a toccarlo, quanto il fatto che un incidente diplomatico con i Klingon s’era effettivamente rischiato. E questo rovesciava completamente le carta in tavola, dal momento che rendeva probabile almeno al novanta per cento che i sospetti sulle basi installate nel Settore 001 fossero fondati. Alla luce di ciò, non era neppure più convinto che lei fosse una bugiarda o avrebbe omesso di implicare il Capitano Harris nella faccenda al cospetto si due ufficiali della U.S.S. Eternity che non avrebbero certamente taciuto sull'accaduto.
“Lei è conoscenza di dettagli davvero molto interessanti, Signora Dax.” Ammise, senza stare troppo a preoccuparsene, considerando che la Trill non aveva, fino a quel momento, dimostrato particolari doti di segretezza. “Ma presumo riterrebbe indiscreto da parte mia pretendere di sapere che genere di incidente diplomatico fosse in corso con i Klingon.” Voleva, quella, essere una domanda indiretta, ma che non pretendeva necessariamente una risposta. A breve avrebbe avuto tutto il tempo del mondo per accertarsi di come stavano realmente i fatti, dal momento che il suo comandante aveva partecipato direttamente della vicenda. Qualunque sarebbe stata la reazione della Dax alle sue parole, dunque, ormai non aveva più molta importanza. Proprio per questo la sua attenzione si spostò sulla betazoide, quando questa lo invitò ad esprimere il suo parere riguardo ad un argomento che, diverso tempo prima, avevano dovuto lasciare in sospeso.
“Sì, certo.” Le labbra si dischiusero leggermente, mentre annuiva con l’aria di chi ha appena ricordato qualcosa che gli era sfuggito. “Molto interessante, dottoressa Heparel.” Esordì, in un espediente che gli forniva tempo per organizzare un punto di vista da proporle. “Se mi consente, vorrei esporle anche alcune mie personali riflessioni sulla scelta dell’espressione Dresden Dolls quale nome del…” Cominciò, ma l’avviso di imbarco che risuonava negli altoparlanti della Stazione Stellare interruppe quella che si prospettava come una considerazione terribilmente prolissa. La giovane antropologa aveva davvero avuto un enorme coraggio a chiedere al mezzosangue un parere di sua spontanea volontà, pur essendo consapevole del fatto che avrebbe probabilmente terminato di parlare solo quando a lei avrebbero cominciato a sanguinare i condotti uditivi. Forse era anche, in parte, per questo che andavano d’accordo: lui amava esprimere opinioni e lei amava stare ad ascoltarle… o almeno questa era l’impressione che aveva sempre dato al vulcaniano. E, dal momento che la missione spaziale non sarebbe stata breve, di momenti per scambiarsene ce ne sarebbero stati fino alla nausea.
“Credo sia, per noi, il momento di andare.” Si rivolse alla giovane Trill, anticipando le parole della collega, che si fece, poi, bastare per entrambi. In seguito sollevò la mancina e divaricò le dita nel tipico saluto vulcaniano. “Lunga vita e prosperità.” Aggiunse ad una lieve reverenza del capo e dopo si affiancò ad una betazoide anche troppo entusiasta, dal suo punto di vista. Ma ormai era abituato a quegli sbalzi emozionali improvvisi, soprattutto lui che aveva molto avuto a che fare con donne come Harrad-Sar. Gli esseri umani solevano definirlo lunatismo, qualcosa che si manifestava in maniera molto evidente soprattutto durante le fasi del ciclo mestruale, una funzione biologica capace di rendere il sesso femminile ancora più illogico di quanto non lo fosse già in situazioni normali. Messo al confronto, persino il mistero della vita appariva come un enigma di semplice risoluzione.
“Non vedo altre alternative.” Le rispose, provando, probabilmente, a fare dell’ironia con quella che suonò più come un’effettiva constatazione logica. L’umorismo era davvero qualcosa di troppo complesso per soli quattro miseri anni di esperienza. Poi, assieme alla dottoressa, si avviò lungo il corridoio.
“Come provavo a spiegarLe poco fa, Dresden Dolls appare chiaramente riferito al Deutsches Reich, meglio conosciuto come periodo della repubblica di Weimar, quell’arco di tempo che spazia dal 1919 al 1933, durante il quale la Germania si adoperò in un primo tentativo di stabilire nel paese una democrazia a carattere liberale…” Ancora venti minuti, prima della partenza? Forse gli sarebbero bastati per raccontarle tutta la storia delle guerre civili tedesche e dell’ascesa al potere del Partito Nazionalsocialista… ma solo di quello…