28-05-2012, 11:54 PM
T'Kaat
Vulcan/Q
I suoi esercizi di riscaldamento stanno ormai volgendo al termine. Mentre il bastone di legno fende l’aria dall’alto verso il basso seguendo il braccio sinistro, il braccio destro è allungato verso l’esterno, con le dita della mano piegate in una forma ben definita. La gamba sinistra si flette appena per fornire lo slancio necessario alla compagna, che in quello che si può chiamare idiomaticamente “un battito di ciglio” compie un movimento ampio e circolare: si solleva prima in avanti, finché il polpaccio non sfiora la punta del naso, ruota poi verso l’esterno, scendendo, con la punta del piede che si trova ora all’altezza della spalle, e conclude il ciclo come un colpo di frusta all’indietro, piegandosi e sollevandosi fino a quando il collo del piede perfettamente arcuato non raggiunge la testa leggermente piegata all’indietro. La mossa, che avrebbe benissimo potuto fare invidia alla maggior parte dei danzatori professionisti, appartiene alla tecnica base del Puk-yumasu’es. In altre parole, performata in combattimento, con la giusta applicazione di forza, concentrazione ed energia, le avrebbe permesso di tenere sotto controllo nove dodicesimi dello spazio intorno a sé.
Per puro piacere, permane in quella posizione ancora qualche istante. Chiude gli occhi: ama percepire il proprio controllo sulla tensione dei muscoli. Il suo battito cardiaco è accelerato appena, e l’unico indizio esterno dell’enorme sforzo fisico appena compiuto, visibile soltanto per un osservatore competente e attento, è il colorito appena appena più verde acquisito dalla sua pelle pallidissima a causa della dilatazione dei vasi sanguigni.
A quel punto, il suo perspicace orecchio è stato già in grado di trasmetterle il suono di leggeri passi, di una porta aperta, di passi più vicini, tanto che nulla è la sua sorpresa nell’udire, ora, anche una voce a lei indirizzata. Apre gli occhi, e lentamente abbassa la gamba e le braccia, recuperando la normale postura eretta e flettendosi un momento sulle ginocchia per posare il bastone con minimo rumore prima di voltarsi e sostare di fronte all’unica persona la cui presenza in quel posto non può sorprenderla.
Per alcuni istanti lo osserva e basta. Era rimasta sinceramente sorpresa per la presenza di un altro vulcaniano a bordo, e doveva ancora decidere se di trattava di una sorpresa positiva o negativa. Certo, trovava buffo il fatto di essere fondamentalmente scappata dall’ambiente eccessivamente pedante di Nuovo Vulcano per ritrovarsi sotto gli ordini di qualcuno che, per quello che ne sapeva, poteva essere fatto esattamente della stessa pasta. Per di più, proprio lui era a capo della sezione scientifica, e questo ne faceva colui al quale aveva “promesso” a Spock di “restare appiccicata”.
« Comandante. », pronuncia infine, a mo’ di saluto, sollevando la mano destra nel ta’al, per poi portarla a ricongiungersi con la mancina dietro la schiena.
« Sì, signore. Cos’altro può fare per divertirsi un Sottoufficiale che ha ancora poca dimestichezza con la nave, quando viene cacciato dalla plancia? ».
Ora, bisogna notare il livello di studio psicologico nella scelta dei termini di questa domanda. Uno: correttezza di linguaggio, tono e postura formali. Due: uso del termine “divertirsi”, la reazione al quale avrebbe determinato il 60% del suo primo giudizio sull’ufficiale. Tre: il ricorso all’espressione “cacciato dalla plancia” per rendere chiara la sua disapprovazione dell’organizzazione dei turni.
Per puro piacere, permane in quella posizione ancora qualche istante. Chiude gli occhi: ama percepire il proprio controllo sulla tensione dei muscoli. Il suo battito cardiaco è accelerato appena, e l’unico indizio esterno dell’enorme sforzo fisico appena compiuto, visibile soltanto per un osservatore competente e attento, è il colorito appena appena più verde acquisito dalla sua pelle pallidissima a causa della dilatazione dei vasi sanguigni.
A quel punto, il suo perspicace orecchio è stato già in grado di trasmetterle il suono di leggeri passi, di una porta aperta, di passi più vicini, tanto che nulla è la sua sorpresa nell’udire, ora, anche una voce a lei indirizzata. Apre gli occhi, e lentamente abbassa la gamba e le braccia, recuperando la normale postura eretta e flettendosi un momento sulle ginocchia per posare il bastone con minimo rumore prima di voltarsi e sostare di fronte all’unica persona la cui presenza in quel posto non può sorprenderla.
Per alcuni istanti lo osserva e basta. Era rimasta sinceramente sorpresa per la presenza di un altro vulcaniano a bordo, e doveva ancora decidere se di trattava di una sorpresa positiva o negativa. Certo, trovava buffo il fatto di essere fondamentalmente scappata dall’ambiente eccessivamente pedante di Nuovo Vulcano per ritrovarsi sotto gli ordini di qualcuno che, per quello che ne sapeva, poteva essere fatto esattamente della stessa pasta. Per di più, proprio lui era a capo della sezione scientifica, e questo ne faceva colui al quale aveva “promesso” a Spock di “restare appiccicata”.
« Comandante. », pronuncia infine, a mo’ di saluto, sollevando la mano destra nel ta’al, per poi portarla a ricongiungersi con la mancina dietro la schiena.
« Sì, signore. Cos’altro può fare per divertirsi un Sottoufficiale che ha ancora poca dimestichezza con la nave, quando viene cacciato dalla plancia? ».
Ora, bisogna notare il livello di studio psicologico nella scelta dei termini di questa domanda. Uno: correttezza di linguaggio, tono e postura formali. Due: uso del termine “divertirsi”, la reazione al quale avrebbe determinato il 60% del suo primo giudizio sull’ufficiale. Tre: il ricorso all’espressione “cacciato dalla plancia” per rendere chiara la sua disapprovazione dell’organizzazione dei turni.