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USS Eternity Off-duty
#4

Salkhar

Vulcan/Romulan

Fu impossibile per il mezzosangue non notare la reazione flemmatica della sua giovane consanguinea, che interpretò come l’esternazione di una calma logica e controllata. Quella calma di chi non sa essere avventato, l’esame attento di un predatore che sa bene cosa cercare, in chi ha di fronte, e soprattutto come cercarlo. Ma quello poteva essere benissimo l’inganno dell’apparenza. Sì, era indubbiamente una vulcaniana, la donna acerba che gli teneva gli occhi puntati addosso, immobile al centro della sala, ma poteva essere, questo, un motivo sufficiente a pretendere di poter sapere cosa esattamente le passasse per la testa? No, Salkhar era abbastanza raziocinante da comprendere che poteva esserci nascosto altro oltre la veste della sembianza, ma, soprattutto, come avrebbe potuto essere tanto superficiale proprio lui, che di dramma interiore aveva anche fin troppa esperienza? T’maekh… suo padre, un mezzo romulano, figlio di un V’tosh ka’tur, un traditore, che per tutta la vita aveva preteso di essere un seguace di Surak, cos’altro poteva essere se un uomo distrutto da un infinito vortice di caos ed emozioni, di cui per tutta la vita non era mai riuscito a liberarsi? E Sorak? Sorak, che esattamente come lui aveva la sue debolezza e Salkhar questo lo sapeva bene. Era da tutta una vita che lo sapeva, perché tra loro era diverso da com’era con gli altri vulcaniani, lo era sempre stato. Sorak era più di un fratello, per lui: era la sua metà inseparabile, inscindibile nel pensiero e nel katra. Come una mente che si fosse scissa in due corpi alla nascita e che lui poteva sentire, sentire dentro in ogni istante della sua vita, ad ogni battito e ogni respiro, anche quando erano dannatamente troppo distanti. Certo, Sorak possedeva qualcosa che a lui, invece, era sempre mancato. Dividevano lo stesso passato, provavano la stessa… la stessa… - rabbia? - per quel sangue romulano che insieme condividevano e che era stato, per loro, continua fonte di rovina e dannazione. Eppure… eppure Sorak ci riusciva, riusciva a sopprimere tutto questo, ad accettare, e, in qualche modo, a nascondere tutto dentro di sé, nei recessi, e gli impediva di tornare a galla, mentre lui… beh, lui era scappato. Scappato da Nuovo Vulcano, da una vita che non era più la sua, per inseguire una storia che non poteva dimenticare e lasciarsi alle spalle come aveva fatto Sorak, perché c’erano ancora troppe cose che doveva capire. In un certo senso, la Flotta Stellare lo aveva raccolto, come un piccolo orfano abbandonato al proprio destino, e lo aveva salvato: gli aveva dato una nuova ragione di esistere, permettendogli di ripartire esattamente dal punto in cui aveva lasciato.
Dopo attimi trascorsi dell più assoluto silenzio, infine si mosse, il giovane Sottotenente, e gli rivolse la parola. Al suo saluto, anche la mancina del mezzosangue si sollevò, le dita già divaricate nel ta’al, che accompagnò con un appena accennato inchino del capo. Poi si decise, finalmente, a varcare la soglia della sala. Ma non le si avvicinò di molto. Anzi, non le si avvicinò affatto. Colse, invece, occasione per poggiarsi alla parete adiacente all’ingresso, mentre le mani, fasciate dai soliti guanti bianchi, andavano ad infilarsi nelle tasche della felpa, poste anteriormente. A vederlo in quella postura sciatta e scomposta, che stonava nettamente col formale distacco che tra loro aveva creato l’atteggiamento del Guardiamarina, non dava l’impressione di essere né un vulcaniano, né un ufficiale del suo attuale rango. Sembrava solo un comune ragazzino dalla poca importanza. Persino il suo viso neutrale, colorato di un verde pallido all’altezza delle guance, lascito della precedente corsa, appariva meno freddo ed inflessibile del solito, considerato nell’insieme.
Divertirsi, dice?” Ripeté, retorico. Poi parve mordersi il labbro inferiore in segno riflessione. “Lei si esprime in termini notevolmente umani, Guardiamarina. Anche cacciare. Sembra quasi sentirsene offesa.” Continuò, in quella che suonò come niente più che un’osservazione. “E’ insolito per un vulcaniano ricorrere a questo genere di lessicologia.” Aggiunse, alla nota precedente, delineandone, ora, con lo sguardo l’intera figura composta, come se quest’ultima grossolana analisi visiva avesse potuto fornirgli una qualche risposta d'anticipo su quanto stava per chiederle. “Mi dica, si tratta di semplice retorica o la Sua scelta rimanda a qualche ragione particolare che, al momento, mi sfugge?” Da come poneva la questione, veniva a somigliare ad una specie di improvvisata analisi di laboratorio dagli scopi prettamente didattici. Ma non si soffermò solo al suo modo di esprimersi. Questa volta si staccò dalla parete e qualche passo in avanti lo mosse, ma si arrestò mentre era ancora piuttosto lontano. “Mi permetta, comunque, di aderire al Suo disappunto. Concordo con Lei riguardo alla maldistribuzione dei periodi di servizio. Oserei definirla controproducente, se non addirittura deleteria.”
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Off-duty - da Ran Doom - 28-05-2012, 08:12 PM
RE: Off-duty - da Salkahr - 28-05-2012, 10:33 PM
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RE: Off-duty - da Ran Doom - 05-06-2012, 04:35 PM

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