28-06-2012, 02:16 AM
Salkhar
Vulcan/Romulan
{Sala Riunioni} Restava in silenzio, il vulcaniano, ad ascoltare il Capitano che, a mano, a mano, rimetteva al loro posto i pezzi mancanti del puzzle, dando vita ad una composizione del tutto differente da quella che aveva per sè figurato, in un primo momento. Non taceva, però, solo per semplice rispetto nei confronti del suo superiore. C’era dell’altro. Qualcosa che premeva insistentemente per uscire allo scoperto dalla maschera di assoluta indifferenza che ai presenti, per incondizionata abitudine, manifestava, e una voce, che cantilenava nella testa, ribadendogli di aver azzardato un’ipotesi troppo idilliaca, non tenendo conto di alcuni passaggi neppure così difficili da intuire. Sapeva che Harris non avrebbe rivelato loro informazioni piacevoli e già che c’era di mezzo il binomio romulani/guerra si poteva intendere la forma di un preludio poco allettante, ma non avrebbe mai creduto fino a questo punto. Doveva complimentarsi con gli organi impliciti della Federazione per essere riusciti a far sprofondare la questione di un’imminente guerra interplanetaria nel più assoluto silenzio e riteneva, a questo punto, che il fatto di aver lasciato che informazioni sui Klingon trapelassero non fosse stato affatto incidentale, ma, al contrario, voluto da chi si preoccupava che la possibilità dello scoppio di un conflitto con l’Impero avesse potuto gettare scompiglio tra gli organi istituzionali delle alleanze federali. Il caso meno grave – l’incidente diplomatico con Qo’nos – poteva essere stato solo un espediente di copertura per nascondere un problema assai più rilevante. Ora tutto aveva senso: la base sulla Luna non c’era mai stata, si trattava solo di una trappola architettata dai romulani per attirare in trappola i Klingon e la Federazione per lasciare che si eliminassero a vicenda, mentre loro ne avrebbero tratto profitto in seguito. Di che genere di profitto si trattasse, poi, non ne aveva la minima idea, ma poteva provare a supporre: diroccare la Flotta Stellare e sbaragliare la potenza dell’Impero Klingoniano, senza neppure sporcarsi le mani, voleva dire diventare la nuova ed indiscussa superpotenza della galassia conosciuta. Era deprecabile che qualcuno potesse covare ancora simili intenti nel XXIII secolo.
«Deduco che le ragioni che hanno spinto i romulani a provocare una collisione tra Qo’nos e la Federazione non abbiano bisogno di essere menzionate.» Commentò con estrema quiete, frattanto che si sistemava col dorso contro lo schienale della sedia e le braccia incrociate al petto. La realtà, invece, era che la notizia lo aveva sufficientemente scosso, ma l’imposizione di controllo e contegno era da troppi anni una reazione automatica.
Dal momento in cui tacque fu il Primo Ufficiale a prendere la parola, dando voce a delle perplessità che, in parte, erano anche le sue. L’aveva detto all’inizio della riunione che il comportamento della Dax non lo aveva convinto, per quanto era stato irrazionale. Essendo Harris a conoscenza dei fatti, ogni ragionamento su un possibile fine secondario a danno della flottiglia veniva inesorabilmente a crollare, per lasciare spazio solo all’impressione che la Trill fosse nulla più che un’ufficiale molto poco affidabile.
«Col dovuto rispetto, la Sua analisi, è inconcludente, Comandante Heparel.» Si rivolse alla betazoide, anticipando una possibile risposta del Capitano. «La Dax era a conoscenza della nostra assegnazione alla U.S.S. Eternity e, quindi, dell’ imminente incontro col Capitano Harris. Era logico, da parte sua, credere che avremmo discusso immediatamente con lui della questione, piuttosto che diffondere banali dicerie al resto dell’equipaggio. Che il Capitano fosse a conoscenza o meno degli eventi, avrebbe facilmente potuto smentire o confermare le rivelazioni della Dax, vanificandone il progetto di seminare il caos, se mai ve ne fosse stata intenzione da parte sua. Ne traggo che la conclusione più logica sia da ricercarsi nella sua poca avvedutezza.» Nel concludere il suo ragionamento, lo sguardo incrociò quello di Harris, al quale parve chiedere tacita conferma o possibilità di un divergente parere personale. Ma i dubbi non si esaurivano con Elina Dax, poiché c’era ancora un particolare che non gli era chiaro e, questa volta, avrebbe potuto non riguardare Harris direttamente. La Trill, ad Earth Spacedock, aveva fatto riferimento anche ad un altro personaggio invischiato nella vicenda, personaggio al quale non riusciva ancora a dare una collocazione ben precisa.
Sfruttò un momento di silenzio per snodare le braccia, ancora allacciate al petto, per far scivolare le mani sulle gambe, ove slittarono fino alle ginocchia, con le quali si riempì i palmi. Poi riprese.
«Signore, avrei un’ulteriore perplessità sulla quale vorrei avere delucidazioni.» Gli incisivi rigarono il labbro inferiore, prima che potesse continuare. «La Dax ha fatto accenno anche alla deprecabile - a sua detta - condotta dell’Ammiraglio Sheppard che, secondo voci di corridoio, sarebbe addirittura un membro della leggendaria Sezione 31, ma non mi è ancora chiaro in che modo siano coinvolti nella faccenda lui e la U.S.S. Constellation. Per quale motivo, volendo dare per buona la parola di Elina Dax, Sheppard e questa Sezione 31 si sarebbero interessati al Settore 001?» In realtà, da quanto recentemente appreso dal Capitano, una sua idea se l’era fatta e poteva benissimo avere a che fare con ammissibili servizi segreti apposti alla Federazione. «L’unica spiegazione che riterrei plausibile vorrebbe l’Ammiraglio Sheppard a capo di una spedizione inviata sulla Luna dalla Federazione con lo scopo di accertarsi dell’effettiva esistenza di questa devastante arma Klingon.» E magari era stata proprio la società segreta a commissionare la missione alla U.S.S. Constellation. Il ragionamento, in questo senso, poteva filare.