03-05-2012, 11:50 AM
Tan-Kantlya Heparel
Human/Betazoid
Seduta ad un tavolo accanto la vetrata che da sul cortile Tan-Kantlya mangia in silenzio il suo pasto. La scelta verte quasi sempre su carote in umido e uova al tegame. La forchetta impugnata dalla mancina affonda nel tuorlo rompendolo. Il liquido rosso e denso fuoriesce dalla patina che lo conteneva e cola sul bianco albume. La forchetta segue la direzione del tuorlo, come una barchetta di carta è trasportata dai rigagnoli che invadono le strade in una piovosa giornata. La ragazza imbocca la posata ricoperta di tuorlo colante e la trattiene per qualche secondo, il tempo necessario perché la lingua pulisca via fino all’ultima goccia del rosso dell’uovo. Le piace giocare col cibo piuttosto che mangiarlo.
Alza per un attimo lo sguardo dal piatto e si guarda intorno. Ragazzi e ragazze provenienti da vari pianeti si muovono da una parte all’altra della sala mensa. A volte si fermano a conversare per poi riprendere la loro ricerca del posto a sedere dove consumeranno il proprio pranzo. Il loro spostarsi in direzioni diverse e i loro movimenti frenetici le ricordano un acquario affollato da migliaia di piccoli pesci colorati. Già, proprio così. Osservare questa scena per lei è come contemplare un acquario muto, in cui nuotano tante creature, mute anche loro nonostante continuino ad aprire e chiudere la bocca, come se avessero tante cose interessanti da dire. E lei? Lei vi è dentro, ma siccome i pesci sono muti, non può parlarci, non può sentirli. Tuttavia non v’è silenzio, anzi. Una musica proveniente da un paio di piccole cuffie, sparata a tutto volume nelle orecchie, rimbomba nella sua testa. Gli occhi si fanno piccoli nel concentrare l’attenzione sulle labbra di un’andoriana per verificare se effettivamente riesca a sentire qualcosa, ma nulla, la musica è troppo forte. Vede solo delle labbra che si deformano per emettere …. nulla. Lo sguardo si rilassa e rivela due occhi stanchi, come di chi non dorme da ore, esprimere sollievo per la constatazione avvenuta. Da quando è entrata all’accademia non è riuscita a trovare una soluzione efficace al suo problema. Sul suo pianeta c’erano le strutture e gli strumenti adatti per aiutare i soggetti affetti da casi come o simili al suo, ma la terra non era attrezzata, quindi doveva arrangiarsi. Di giorno evitava il più possibile gli ambienti affollati e rumorosi e quando non poteva, come nell’ora di pranzo, si affidava al suo lettore fornito di musica rock del ventesimo e ventunesimo secolo.
la forchetta stavolta affonda nella chiara mentre il coltello ne taglia un piccolo pezzo. Mentre ingoia il suo primo boccone, Tan-Kantlya sente una mano picchiettare delicatamente sulla sua spalla. Il busto le si irrigidisce e la testa si volta di scatto verso sinistra. Gli occhi veloci corrono dalla cintura fino al volto della nuova venuta passando punto per punto l’intera figura, come se cercasse segni particolari che la identifichino. E’ l’umana Tury Du Port, collega del corso di xenoantropologia che la saluta agitando energicamente la mano mentre si siede di fronte a lei. Sistemato il vassoio comincia a muovere le labbra e porta la destra all’orecchio facendo il gesto di sfilare delle cuffie invisibili. Il messaggio è chiaro. Ha voglia di fare quattro chiacchiere. Un rumoroso sospiro esprime tutta la sua riluttanza nell’accondiscendere al desiderio della sua compagna, ma Tury è sempre molto gentile con lei ed è una tipa a posto. <<forza e coraggio>> pensa e lentamente sfila via, prima dall’uno, poi dall’altro orecchio gli auricolari. Ecco che la barriera da lei creata va in mille pezzi e mille parole, risate, urla irritanti straripano dall’acquario e allagano la sua mente. Se la cosa si limitasse solo a questo, avrebbe una vita normale.
<<perché non provi a cambiare genere ogni tanto? Sempre con quella musica preistorica. Dovresti ascoltare qualcosa di più recente.>> esordisce Tury canzonandola amichevolmente. <<chi ti dice che non l’ascolto? Semplicemente questo genere mi aiuta a svuotare la mente dai tanti pensieri che mi ronzano nel cervello>> ribatte Tan-Kantlya in tono pacato. <<parliamo della Yeerum! Eddai! Spettegoliamo un po’ sulla Yeerum. Dai, che ho novità! Yeeruuum!>> implora la piccola francese in tono euforico, eppure le sue labbra serrate non hanno emesso alcun suono, neppure una parola di quanto ha appena udito la betazoide. E’ difficile distinguere i pensieri dalla conversazione, a meno che non si guardi in faccia l’interlocutore. Le era capitato più di una volta di aver accidentalmente risposto ai pensieri della persona con cui parlava lasciandola spesso interdetta. Ora però ha l’abitudine di non staccare mai lo sguardo dal volto di chi le sta di fronte. <<scommetto che sei qui perché hai novità sulla strega dell’ovest.>> riprende la betazoide <<che sia una cosa veloce perché devo tornare in camera prima che le lezioni riprendano>>. conclude in tono secco. E’ per questo suo carattere schietto, quasi rude, che molti non le si avvicinano. <<sei antipatica quando fai così, lo sai? Però c’hai azzeccato. Come hai fatto? E’ come se mi avessi letto nel pensiero>>. Tan-Kantlya la guarda perplessa non capendo se la sua compagna stia facendo dell’ironia o se è più stupida di quanto non sembri di solito. Tuttavia decide di tenere per sé quest'ultima considerazione e si limita ad un sarcastico <<ma non mi dire>>.
Alza per un attimo lo sguardo dal piatto e si guarda intorno. Ragazzi e ragazze provenienti da vari pianeti si muovono da una parte all’altra della sala mensa. A volte si fermano a conversare per poi riprendere la loro ricerca del posto a sedere dove consumeranno il proprio pranzo. Il loro spostarsi in direzioni diverse e i loro movimenti frenetici le ricordano un acquario affollato da migliaia di piccoli pesci colorati. Già, proprio così. Osservare questa scena per lei è come contemplare un acquario muto, in cui nuotano tante creature, mute anche loro nonostante continuino ad aprire e chiudere la bocca, come se avessero tante cose interessanti da dire. E lei? Lei vi è dentro, ma siccome i pesci sono muti, non può parlarci, non può sentirli. Tuttavia non v’è silenzio, anzi. Una musica proveniente da un paio di piccole cuffie, sparata a tutto volume nelle orecchie, rimbomba nella sua testa. Gli occhi si fanno piccoli nel concentrare l’attenzione sulle labbra di un’andoriana per verificare se effettivamente riesca a sentire qualcosa, ma nulla, la musica è troppo forte. Vede solo delle labbra che si deformano per emettere …. nulla. Lo sguardo si rilassa e rivela due occhi stanchi, come di chi non dorme da ore, esprimere sollievo per la constatazione avvenuta. Da quando è entrata all’accademia non è riuscita a trovare una soluzione efficace al suo problema. Sul suo pianeta c’erano le strutture e gli strumenti adatti per aiutare i soggetti affetti da casi come o simili al suo, ma la terra non era attrezzata, quindi doveva arrangiarsi. Di giorno evitava il più possibile gli ambienti affollati e rumorosi e quando non poteva, come nell’ora di pranzo, si affidava al suo lettore fornito di musica rock del ventesimo e ventunesimo secolo.
la forchetta stavolta affonda nella chiara mentre il coltello ne taglia un piccolo pezzo. Mentre ingoia il suo primo boccone, Tan-Kantlya sente una mano picchiettare delicatamente sulla sua spalla. Il busto le si irrigidisce e la testa si volta di scatto verso sinistra. Gli occhi veloci corrono dalla cintura fino al volto della nuova venuta passando punto per punto l’intera figura, come se cercasse segni particolari che la identifichino. E’ l’umana Tury Du Port, collega del corso di xenoantropologia che la saluta agitando energicamente la mano mentre si siede di fronte a lei. Sistemato il vassoio comincia a muovere le labbra e porta la destra all’orecchio facendo il gesto di sfilare delle cuffie invisibili. Il messaggio è chiaro. Ha voglia di fare quattro chiacchiere. Un rumoroso sospiro esprime tutta la sua riluttanza nell’accondiscendere al desiderio della sua compagna, ma Tury è sempre molto gentile con lei ed è una tipa a posto. <<forza e coraggio>> pensa e lentamente sfila via, prima dall’uno, poi dall’altro orecchio gli auricolari. Ecco che la barriera da lei creata va in mille pezzi e mille parole, risate, urla irritanti straripano dall’acquario e allagano la sua mente. Se la cosa si limitasse solo a questo, avrebbe una vita normale.
<<perché non provi a cambiare genere ogni tanto? Sempre con quella musica preistorica. Dovresti ascoltare qualcosa di più recente.>> esordisce Tury canzonandola amichevolmente. <<chi ti dice che non l’ascolto? Semplicemente questo genere mi aiuta a svuotare la mente dai tanti pensieri che mi ronzano nel cervello>> ribatte Tan-Kantlya in tono pacato. <<parliamo della Yeerum! Eddai! Spettegoliamo un po’ sulla Yeerum. Dai, che ho novità! Yeeruuum!>> implora la piccola francese in tono euforico, eppure le sue labbra serrate non hanno emesso alcun suono, neppure una parola di quanto ha appena udito la betazoide. E’ difficile distinguere i pensieri dalla conversazione, a meno che non si guardi in faccia l’interlocutore. Le era capitato più di una volta di aver accidentalmente risposto ai pensieri della persona con cui parlava lasciandola spesso interdetta. Ora però ha l’abitudine di non staccare mai lo sguardo dal volto di chi le sta di fronte. <<scommetto che sei qui perché hai novità sulla strega dell’ovest.>> riprende la betazoide <<che sia una cosa veloce perché devo tornare in camera prima che le lezioni riprendano>>. conclude in tono secco. E’ per questo suo carattere schietto, quasi rude, che molti non le si avvicinano. <<sei antipatica quando fai così, lo sai? Però c’hai azzeccato. Come hai fatto? E’ come se mi avessi letto nel pensiero>>. Tan-Kantlya la guarda perplessa non capendo se la sua compagna stia facendo dell’ironia o se è più stupida di quanto non sembri di solito. Tuttavia decide di tenere per sé quest'ultima considerazione e si limita ad un sarcastico <<ma non mi dire>>.