05-05-2012, 02:02 AM
Tan-Kantlya Heparel
Human/Betazoid
Un boccone dopo l’altro Tan-Kantlya finisce le sue uova mentre Tury la intrattiene con le ultime notizie sulla terribile docente di xeno antropologia <<oggi se l’è presa con Masha, quella del corso di filosofia. Tutto solo perché Masha aveva sbagliato a pronunciare una parola durante la lettura del brano. La strega ha colto la palla al balzo per insultare la sua mezza natura bajoriana. Poverina! E’ rimasta fino alla fine della lezione con la faccia tra le mani per non far vedere che stava piangendo.>> La francese continua il suo sproloquio, non accorgendosi che la betazoide non le presta più attenzione. Come potrebbe? La sua mente è affollata di pensieri non suoi. Voci di diverso timbro, intonazione anche lingua a lei sconosciute si alternano senza sosta. Non si sa dove cominci una frase e dove ne finisca un’altra. Come quando si cerca di sintonizzarsi sul canale radio preferito girando senza sosta la manopola, tra tutti questi pensieri cerca disperatamente i suoi . “Cavoli! Nemmeno stavolta ho passato l’esame!....Quella cretina, chi si crede di essere?..... Lalala—lala—lalalalaaaa …. Perché Kaltar non vuole uscire con me? .... amico, ti ho chiesto solo di farmi copiare i tuoi compiti, mica di raccontarmi la storia della tua vita? …. Questa vita faschifo. Odio i miei genitori …. Porca miseria. Ma quanto parla Candra? L’unica cosa buona che ha delle bocce fantastiche. Ahhh, come vorrei affogarci dentro …”. Nelle orecchie ha il ronzio di mille api che si fa sempre più insistente mentre gli occhi schizzano da destra a sinistra tentando di seguire una voce in particolare, ben distinta dalle altre: la sua voce. Col capo chino sul petto sembra essere in una sorta di trance, tanto che Tury, appena si rende conto che l’amica è totalmente assente, la chiama per nome facendola sobbalzare riportandola alla realtà. <<ehi! Tutto bene? Mi dici a che pensi?>> Tan-Kantlya, ancora in stato confusionale guarda la compagna e poi riabbassa lo sguardo disorientato sul tavolo. Non avendo la più pallida idea di cosa pensasse, raccoglie l’ultima informazione passatale per la mente e la dice in tono distratto, senza rifletterci su due volte << … Pensavo alle bocce di Candra …. Credo …>> Tury aggrotta la fronte in segno di stupore. Non ricordava che a Tan-Kantlya piacessero le ragazze. Resasi conto di quanto ha appena detto, strizza gli occhi e scuote la testa <<che cavolo ho detto?>> pensa, ma subito si ricompone. Rialza lentamente il capo e con tono indifferente replica <<non puoi negare che abbiano un certo fascino e che scatenino l’invidia di molte di noi. Non trovi?>> Abbozzando un mezzo sorriso pur continuando a sbattere le palpebre per la sorpresa, l’altra si affretta a rispondere <<m-ma si. Assolutamente d’accordo. Ad avercele come quelle di Candra. Comunque non era di questo che stavamo parlando>>.
Tury volge lo sguardo verso la fila della mensa, come attratta da qualcosa di interessante. Un sorriso malizioso le si dipinge in viso e si rivolge all’amica con tono un po’ maligno <<guarda chi c’è? Harrad-Sar. Sembra che stavolta abbia scelto una preda piuttosto particolare. Quanti cadetti credi che le rimangano per completare la sua collezione?>> Tan-Kanltya osserva in direzione della fila, curiosa di conoscere la nuova vittima della bella orioniana. E’ un vulcaniano. Ha letto qualche libro a riguardo. Alcuni umanisti avevano azzardato l’ipotesi che questa razza non avesse emozioni, ma gli scienziati che avevano studiato la loro struttura cerebrale avevano provato la presenza del sistema limbico, quella parte del cervello atta alla realizzazione dei processi di natura emotiva, perfettamente funzionante, smentendo così la teoria. Dunque i vulcaniani provano emozioni per quanto sia difficile crederlo. <<non è carino? Chissà se è impegnato. E se ci provassi?Potrebbe rivelarsi un’esperienza interessante>> riprende Tury parlando dell’alieno dalle orecchie a punta. La betazoide accenna un sorriso canzonatorio e interviene <<se vuoi andare a letto con una pianta, te ne regalo una per Natale.>> la piccola francese le lancia un tovagliolo al suono di una sguaiata risata, che poco si addice al suo aspetto minuto e femminile. Grazie a lei però, era riuscita, anche se per poco, a distrarsi dal suo perenne stato di confusione. Forse era proprio quell’inarrestabile chiacchiera ad annichilire tutte quelle voci e a farle dimenticare l’intricata matassa di pensieri e sensazioni che non le appartenevano.
Il piacevole momento dura fino al momento in cui una fitta improvvisa le trapassa la testa. Fredda e dolorosa come il taglio di una lama, la costringe a piegarsi su se stessa mentre le mani afferrano con forza i lati del cranio, come a contenere un’esplosione imminente. il cuore accelera il battito il cui rumore rimbomba nelle orecchie. Il sorriso si trasforma in una smorfia di sofferenza subito seguito da un lamento. <<kantlya! Che hai?!>> L’amica preoccupata si protende verso di lei, ma quando la raggiunge è già tutto finito. La ragazza ansimante balbetta <<st-sto bene. Ho … ho dimenticato di prendere le medicine oggi. T-tranquilla, è passato.>> Passa il dorso della mancina sulla fronte madida di sudore e velocemente alza lo sguardo cercando qualcosa, o meglio, qualcuno. Tan-Kantlya conosce bene questa sensazione. Qualcuno che le è appena passato accanto l’ha contaminata con le proprie emozioni. Un sentimento forte di disprezzo misto ad un insano piacere ora la invadeva, senza capire per chi lo stesse provando. Gli occhi finalmente si fermano su un andoriano che si dirige verso il vulcan con prepotenza urtandolo di proposito. Il ragazzo colto alla sprovvista perde la presa del vassoio che vola a un metro di distanza. Cerca di controllare il respiro che si fa sempre più pesante. Rabbia, forse la sua, cresce in lei. <<sono stanca di “sentire”>> sibila a denti stretti. Sensazioni così sgradevoli sono le più forti e le più frequenti che le capita di provare. Per quanto cerchi di resistere alla fine ne viene sopraffatta, facendola sentire vulnerabile. Violata da mille mani invisibili che la toccano ed esaminata da cento occhi che la scrutano, lasciandole dentro una sgradevole sensazione di sporco. Lentamente si alza dalla sedia e si dirige verso l’andoriano e i suoi amici. Sa che i tre aspettano un qualsiasi pretesto per agire. Basta solo un gesto o una parola inopportuna da parte del ragazzo che, a giudicare dallo sguardo, sembra non aver ancora capito in che situazione si è involontariamente cacciato. La rabbia è tutt’uno col suo respiro, e più si avvicina ai ragazzi, più la sente bruciare dentro. <<non ora>>dice tra se e facendo appello a tutta la sua lucidità, riprende il controllo di sé. Prima che possa accadere qualcosa, raccoglie lentamente il vassoio da terra e si pone tra i ragazzi e il vulcaniano. Il capo è chino e lo sguardo è rivolto ad un punto imprecisato del pavimento dove giacciono i resti di quello che prima era un misto di verdure in umido, galleggianti in un lago di latte di soia. Le pare di sentire qualcosa, una voce indistinta provenire probabilmente da uno dei balordi seguita da una risatina irritante, ma non vi presta attenzione. <<guarda che spreco. La prossima volta stai più attento, ok?.>> esordisce dopo alcuni secondi passati in silenzio. Il capo si alza e lo sguardo impassibile rivela due occhi privi di pupilla, neri e penetranti che accentuano il volto inespressivo. Con tono freddo della voce continua rivolgendosi al vulcaniano. <<ti vuoi muovere? Dobbiamo aspettarti ancora? E’ tardi per fare di nuovo la fila. Ti do quello che ho lasciato.>> Fa un leggero scatto all’indietro con la testa per fare cenno al ragazzo di seguirla. <<quello che accadrà in seguito, dipenderà solo da loro>> pensa. La calma è solo il preludio alla tempesta che verrà.
Tury volge lo sguardo verso la fila della mensa, come attratta da qualcosa di interessante. Un sorriso malizioso le si dipinge in viso e si rivolge all’amica con tono un po’ maligno <<guarda chi c’è? Harrad-Sar. Sembra che stavolta abbia scelto una preda piuttosto particolare. Quanti cadetti credi che le rimangano per completare la sua collezione?>> Tan-Kanltya osserva in direzione della fila, curiosa di conoscere la nuova vittima della bella orioniana. E’ un vulcaniano. Ha letto qualche libro a riguardo. Alcuni umanisti avevano azzardato l’ipotesi che questa razza non avesse emozioni, ma gli scienziati che avevano studiato la loro struttura cerebrale avevano provato la presenza del sistema limbico, quella parte del cervello atta alla realizzazione dei processi di natura emotiva, perfettamente funzionante, smentendo così la teoria. Dunque i vulcaniani provano emozioni per quanto sia difficile crederlo. <<non è carino? Chissà se è impegnato. E se ci provassi?Potrebbe rivelarsi un’esperienza interessante>> riprende Tury parlando dell’alieno dalle orecchie a punta. La betazoide accenna un sorriso canzonatorio e interviene <<se vuoi andare a letto con una pianta, te ne regalo una per Natale.>> la piccola francese le lancia un tovagliolo al suono di una sguaiata risata, che poco si addice al suo aspetto minuto e femminile. Grazie a lei però, era riuscita, anche se per poco, a distrarsi dal suo perenne stato di confusione. Forse era proprio quell’inarrestabile chiacchiera ad annichilire tutte quelle voci e a farle dimenticare l’intricata matassa di pensieri e sensazioni che non le appartenevano.
Il piacevole momento dura fino al momento in cui una fitta improvvisa le trapassa la testa. Fredda e dolorosa come il taglio di una lama, la costringe a piegarsi su se stessa mentre le mani afferrano con forza i lati del cranio, come a contenere un’esplosione imminente. il cuore accelera il battito il cui rumore rimbomba nelle orecchie. Il sorriso si trasforma in una smorfia di sofferenza subito seguito da un lamento. <<kantlya! Che hai?!>> L’amica preoccupata si protende verso di lei, ma quando la raggiunge è già tutto finito. La ragazza ansimante balbetta <<st-sto bene. Ho … ho dimenticato di prendere le medicine oggi. T-tranquilla, è passato.>> Passa il dorso della mancina sulla fronte madida di sudore e velocemente alza lo sguardo cercando qualcosa, o meglio, qualcuno. Tan-Kantlya conosce bene questa sensazione. Qualcuno che le è appena passato accanto l’ha contaminata con le proprie emozioni. Un sentimento forte di disprezzo misto ad un insano piacere ora la invadeva, senza capire per chi lo stesse provando. Gli occhi finalmente si fermano su un andoriano che si dirige verso il vulcan con prepotenza urtandolo di proposito. Il ragazzo colto alla sprovvista perde la presa del vassoio che vola a un metro di distanza. Cerca di controllare il respiro che si fa sempre più pesante. Rabbia, forse la sua, cresce in lei. <<sono stanca di “sentire”>> sibila a denti stretti. Sensazioni così sgradevoli sono le più forti e le più frequenti che le capita di provare. Per quanto cerchi di resistere alla fine ne viene sopraffatta, facendola sentire vulnerabile. Violata da mille mani invisibili che la toccano ed esaminata da cento occhi che la scrutano, lasciandole dentro una sgradevole sensazione di sporco. Lentamente si alza dalla sedia e si dirige verso l’andoriano e i suoi amici. Sa che i tre aspettano un qualsiasi pretesto per agire. Basta solo un gesto o una parola inopportuna da parte del ragazzo che, a giudicare dallo sguardo, sembra non aver ancora capito in che situazione si è involontariamente cacciato. La rabbia è tutt’uno col suo respiro, e più si avvicina ai ragazzi, più la sente bruciare dentro. <<non ora>>dice tra se e facendo appello a tutta la sua lucidità, riprende il controllo di sé. Prima che possa accadere qualcosa, raccoglie lentamente il vassoio da terra e si pone tra i ragazzi e il vulcaniano. Il capo è chino e lo sguardo è rivolto ad un punto imprecisato del pavimento dove giacciono i resti di quello che prima era un misto di verdure in umido, galleggianti in un lago di latte di soia. Le pare di sentire qualcosa, una voce indistinta provenire probabilmente da uno dei balordi seguita da una risatina irritante, ma non vi presta attenzione. <<guarda che spreco. La prossima volta stai più attento, ok?.>> esordisce dopo alcuni secondi passati in silenzio. Il capo si alza e lo sguardo impassibile rivela due occhi privi di pupilla, neri e penetranti che accentuano il volto inespressivo. Con tono freddo della voce continua rivolgendosi al vulcaniano. <<ti vuoi muovere? Dobbiamo aspettarti ancora? E’ tardi per fare di nuovo la fila. Ti do quello che ho lasciato.>> Fa un leggero scatto all’indietro con la testa per fare cenno al ragazzo di seguirla. <<quello che accadrà in seguito, dipenderà solo da loro>> pensa. La calma è solo il preludio alla tempesta che verrà.