27-01-2016, 05:49 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 27-01-2016, 05:50 PM da Neris.)
T’Mihn K'vek
Vulcan
Forse era stata troppo diretta, ma che senso avrebbe avuto girarci intorno? Per un attimo si chiese se Marco si sarebbe offeso per le sue parole o si sarebbe quantomeno imbarazzato. T’Mihn sperava che non succedesse o che almeno il ragazzo comprendesse che non c'era nulla di cui imbarazzarsi. C'era stato un malinteso ed era stato chiarito. Nulla di più, nulla di meno. La vulcaniana si era già lasciata alle spalle quel dettaglio, anche perché non avrebbe avuto senso fare altrimenti. "Potremmo dire che la colpa è cinquanta e cinquanta. Eravamo tutti e due distratti." Disse, quasi come stesse scherzando. No, lei diceva sul serio. Metà colpa era sua perché non aveva prestato attenzione a dove stava andando, come era giusto che fosse. Non si sarebbe nascosta dietro a qualche scusa.
Accettò le parole di Marco sulla questione del suo nome con un semplice cenno di assenso col capo. Che la chiamasse pure Min, per lei non era un problema. Anche perché, ormai, si era abituata a sentirsi chiamare in quel modo. La domanda successiva, però, la costrinse a riflettere. Doveva dirglielo? Quello a cui stava lavorando non era esattamente un segreto di stato, però... "Sto lavorando ad un programma informatico per migliorare la sicurezza del terminale del mio alloggio. Mi son trovata di fronte ad un problema, ma son sicura che lo risolverò." Sì, così andava bene come spiegazione. Aveva detto tutto senza dire niente. Anche perché sarebbe stato problematico spiegare che stava lavorando ad un programma che non solo avrebbe impedito a quel dannato software della V'Shar di controllare ogni sua mossa informatica (insomma, credevano davvero che non si sarebbe accorta di un programma spia nel suo terminale?) ma avrebbe anche oltrepassato i controlli del computer dell'Accademia e le avrebbe permesso di tornare a compiere le sue adorate operazioni illegali senza che la Flotta o la V'Shar se ne accorgessero. C'era ancora molto da fare, ma una volta superato quel dannato bug la base sarebbe stata pronta. "E lei, invece? A cosa stava pensando, se posso chiedere?" Non che fosse curiosa, ma... ok, era curiosa.
Accettò le parole di Marco sulla questione del suo nome con un semplice cenno di assenso col capo. Che la chiamasse pure Min, per lei non era un problema. Anche perché, ormai, si era abituata a sentirsi chiamare in quel modo. La domanda successiva, però, la costrinse a riflettere. Doveva dirglielo? Quello a cui stava lavorando non era esattamente un segreto di stato, però... "Sto lavorando ad un programma informatico per migliorare la sicurezza del terminale del mio alloggio. Mi son trovata di fronte ad un problema, ma son sicura che lo risolverò." Sì, così andava bene come spiegazione. Aveva detto tutto senza dire niente. Anche perché sarebbe stato problematico spiegare che stava lavorando ad un programma che non solo avrebbe impedito a quel dannato software della V'Shar di controllare ogni sua mossa informatica (insomma, credevano davvero che non si sarebbe accorta di un programma spia nel suo terminale?) ma avrebbe anche oltrepassato i controlli del computer dell'Accademia e le avrebbe permesso di tornare a compiere le sue adorate operazioni illegali senza che la Flotta o la V'Shar se ne accorgessero. C'era ancora molto da fare, ma una volta superato quel dannato bug la base sarebbe stata pronta. "E lei, invece? A cosa stava pensando, se posso chiedere?" Non che fosse curiosa, ma... ok, era curiosa.