28-01-2017, 02:12 PM
Dreams don't work unless you do
Clementia Adelina Monroe | Human Hybrid-Augment
Aveva funzionato. Il lavoro era ancora riuscita a calmare i suoi bollenti spiriti. Non era la prima volta che le succedeva, infatti fu sicura da subito che sarebbe stata una bella decisione. Anche all'accademia faceva così quando i professori la tartassavano di cose da fare. Al posto di arrabbiarsi per il fatto che era presa di mira lei, molto semplicemente, faceva faceva faceva. E questo la teneva lontano da istinti violenti portandola allo stesso tempo ad ottimi risultati.
Quando Saff entrò in infermeria lei era ancora al lavoro, si limitò a spostare lo sguardo verso la porta d'ingresso e osservarla per qualche frazione di secondo attraverso il finestrone divisorio, poi continuò a lavorare. Nonostante potesse farlo, e in passato più di una volta era successo, evitò di origliare cosa stessero dicendo lei e il sottufficiale; certa era che lui aveva chiesto aiuto per le fialette di medicinale. Forse era stata troppo dura. Era un suo difetto proiettare l'odio verso quella parte di sé sugli altri. Il punto è che certamente era più facile fare così che piangersi addosso. Con tutte le sue forze sperò che Saff non entrasse a chiederle di quanto successo, non voleva mentirle, sapeva che agli Zaldan dava un fastidio tremendo. Che poteva fare però? La verità non poteva dirla, anche se al pensiero di vedere la faccia sconvolta dell'amica aveva sorriso divertita. Ed infatti è con quell'espressione che alzò la testa verso di lei quando face capolino in ufficio e le chiese, appunto, di quanto accaduto.
Ci mise un attimo a rendersi conto della domanda tanto era immersa nei suoi pensieri e nel file medico a cui stava lavorando.
"Sì, forse ho esagerato..." sospirò e alla fine disse una mezza verità per sentirsi più a posto con la sua coscienza e con la Zaldan. "E' che non ci si può permettere di essere distratti su una nave stellare, mi capisci, no?" cercò di deviare la conversazione con questa domanda, di rigirare la frittata "comunque, sì. Ora va tutto bene... Mi scuserò più tardi con il capo" alla fine era riuscita a dire una frase veritiera. Non aveva mentito perché in effetti ora si sentiva molto meglio.
"Ti hanno spostato il turno?" chiese, rendendosi conto che era strano vederla in infermeria in quel momento. E' vero, erano entrambi medici, ma proprio per questo motivo se non c'era un emergenza erano quasi sempre in turni separati, incastrati in modo che l'infermeria non fosse lasciata senza un medico in nessun momento.
Quando Saff entrò in infermeria lei era ancora al lavoro, si limitò a spostare lo sguardo verso la porta d'ingresso e osservarla per qualche frazione di secondo attraverso il finestrone divisorio, poi continuò a lavorare. Nonostante potesse farlo, e in passato più di una volta era successo, evitò di origliare cosa stessero dicendo lei e il sottufficiale; certa era che lui aveva chiesto aiuto per le fialette di medicinale. Forse era stata troppo dura. Era un suo difetto proiettare l'odio verso quella parte di sé sugli altri. Il punto è che certamente era più facile fare così che piangersi addosso. Con tutte le sue forze sperò che Saff non entrasse a chiederle di quanto successo, non voleva mentirle, sapeva che agli Zaldan dava un fastidio tremendo. Che poteva fare però? La verità non poteva dirla, anche se al pensiero di vedere la faccia sconvolta dell'amica aveva sorriso divertita. Ed infatti è con quell'espressione che alzò la testa verso di lei quando face capolino in ufficio e le chiese, appunto, di quanto accaduto.
Ci mise un attimo a rendersi conto della domanda tanto era immersa nei suoi pensieri e nel file medico a cui stava lavorando.
"Sì, forse ho esagerato..." sospirò e alla fine disse una mezza verità per sentirsi più a posto con la sua coscienza e con la Zaldan. "E' che non ci si può permettere di essere distratti su una nave stellare, mi capisci, no?" cercò di deviare la conversazione con questa domanda, di rigirare la frittata "comunque, sì. Ora va tutto bene... Mi scuserò più tardi con il capo" alla fine era riuscita a dire una frase veritiera. Non aveva mentito perché in effetti ora si sentiva molto meglio.
"Ti hanno spostato il turno?" chiese, rendendosi conto che era strano vederla in infermeria in quel momento. E' vero, erano entrambi medici, ma proprio per questo motivo se non c'era un emergenza erano quasi sempre in turni separati, incastrati in modo che l'infermeria non fosse lasciata senza un medico in nessun momento.