08-04-2017, 11:27 AM
Let's make a deal: I'll spare you the 'ends justify the means'-speech and you spare me the 'we must do what's right'-speech. You and I are not going to see eye to eye on this subject, so I suggest we stop discussing it.
Sai Fujiwara | Human
Sicuramente viaggiare su di un trasporto passeggeri non era esattamente l'ideale. Prendere l'U.S. Hari Seldon era stato sicuramente una mossa tattica per non attirare troppo l'attenzione, ma era anche estremamente lenta. Non che Sai non fosse abituato a quel genere di trasporti: raramente durante le sue missioni aveva utilizzato mezzi della flotta stellare e, soprattutto, mai gli era capitato di salire su di un'astronave del Bureau. Le sue missioni erano tutte segretate e Sai era ben consapevole che, se fosse stato scoperto, si sarebbe trovato da solo. Ufficialmente lui era un civile, la Sezione 31 non esisteva e nessuno sarebbe andato a recuperarlo. Una consapevolezza che avrebbe dovuto preoccuparlo ma che invece aggiungeva un pizzico di eccitazione alle sue missioni.
Era arrivato su Tellar come un semplice turista, per quanto Sai non fosse molto sicuro su cosa di quello schifo di pianeta dal clima estremamente secco potesse attrarre un turista. Il suo incontro con Colv lek Loak era stato un vero e proprio successo. Un anno prima il tellarite era stato avvicinato dalla Sezione 31 mentre versava in una condizione economica disastrosa. L'interesse del Bureau per Colv era dovuto sicuramente al suo lavoro di ingegnere ai Cantieri Spaziali di Tellar, di conseguenza il tellarite era stato aiutato economicamente in cambio di informazioni riservate sulla tecnologia tellarite. Peccato che, una volta risolti i problemi economici, il suo testardo orgoglio l'aveva portato a tagliare i ponti col Bureau.
Per quanto fosse ovvio che ormai la collaborazione con Colv fosse stata compromessa, Sai era stato inviato per convincere il tellarite a far un ultimo favore al Bureau. E, visto che discutere con un tellarite si sarebbe di certo concluso con la sconfitta del povero umano coinvolto, Sai aveva deciso di barare facendosi aiutare da Evesh, la figlia prediletta di Colv. Una volta rapita la bambina, Colv era risultato particolarmente collaborativo, tanto che aveva recuperato i dati che gli erano stati chiesti in cambio del rilascio della piccola.
Un'azione scorretta? Forse, ma nessuno si era fatto male e i dati richiesti si trovavano al sicuro nel microtape nella sua tasca nascosta. Colv difficilmente avrebbe deciso di segnalare l'accaduto, ma in tal caso Sai non rischiava nulla. Aveva preso tutte le precauzioni possibili per non farsi riconoscere, e prima di incontrare il tellarite nella sua casa di Hurutam si era comportato da perfetto turista, visitando diversi altri luoghi turistici nella città e nei dintorni. Per non parlare del fatto che si trovava da dieci giorni chiuso in quella scatola di latta... ehm, nave trasporto, in viaggio per la seconda tappa del suo viaggio organizzato: il Lago Cataria di Betazed. Lì avrebbe incontrato un collega, consegnato il microtape, e avrebbe fatto il turista ancora per qualche giorno, prima di prendere un trasporto passeggeri per la Terra.
A dire il vero non era molto entusiasta all'idea di andare fino a Betazed, in mezzo ad un massa di telepati che avrebbero potuto decifrare i suoi pensieri, scoprendo i suoi segreti, ma il Bureau lo aveva rassicurato del fatto che il rischio fosse minimo: scrutare nella mente di un turista era ben lontano dai desideri di tranquillità telepatica dei betazoidi, oltre che contrario alla loro morale.
In ogni caso, prima di pensare a Betazed, doveva sopravvivere al noiosissimo viaggio per arrivarci. Mentre era in missione l'adrenalina lo faceva sentire vivo, chiuso su quel trasporto, invece, si sentiva agonizzare. Aveva frugato il database della nave da cima in fondo, ma aveva trovato ben pochi libri e articoli sull'antropologia interessanti o quantomeno aggiornati. Dopo averli letti l'unica cosa che poteva fare era passare il tempo nella sala ologrammi o, come in quel momento, al bar.
Se doveva essere sincero, cominciava a sentire la mancanza dell'alcool. Sai non era un'alcolista ma di tanto in tanto gli faceva piacere bere un goccio di birra romulana. E, chiuso in quella scatola, ne sentiva la mancanza più che mai. Ma sarebbe stata dura trovare alcool di contrabbando su di un trasporto civile e, in ogni caso, era ancora in servizio quindi era meglio che evitava bevande alcoliche. Di conseguenza, arrivato al bancone, si limitò ad ordinare: Un raktajino, grazie.
Era arrivato su Tellar come un semplice turista, per quanto Sai non fosse molto sicuro su cosa di quello schifo di pianeta dal clima estremamente secco potesse attrarre un turista. Il suo incontro con Colv lek Loak era stato un vero e proprio successo. Un anno prima il tellarite era stato avvicinato dalla Sezione 31 mentre versava in una condizione economica disastrosa. L'interesse del Bureau per Colv era dovuto sicuramente al suo lavoro di ingegnere ai Cantieri Spaziali di Tellar, di conseguenza il tellarite era stato aiutato economicamente in cambio di informazioni riservate sulla tecnologia tellarite. Peccato che, una volta risolti i problemi economici, il suo testardo orgoglio l'aveva portato a tagliare i ponti col Bureau.
Per quanto fosse ovvio che ormai la collaborazione con Colv fosse stata compromessa, Sai era stato inviato per convincere il tellarite a far un ultimo favore al Bureau. E, visto che discutere con un tellarite si sarebbe di certo concluso con la sconfitta del povero umano coinvolto, Sai aveva deciso di barare facendosi aiutare da Evesh, la figlia prediletta di Colv. Una volta rapita la bambina, Colv era risultato particolarmente collaborativo, tanto che aveva recuperato i dati che gli erano stati chiesti in cambio del rilascio della piccola.
Un'azione scorretta? Forse, ma nessuno si era fatto male e i dati richiesti si trovavano al sicuro nel microtape nella sua tasca nascosta. Colv difficilmente avrebbe deciso di segnalare l'accaduto, ma in tal caso Sai non rischiava nulla. Aveva preso tutte le precauzioni possibili per non farsi riconoscere, e prima di incontrare il tellarite nella sua casa di Hurutam si era comportato da perfetto turista, visitando diversi altri luoghi turistici nella città e nei dintorni. Per non parlare del fatto che si trovava da dieci giorni chiuso in quella scatola di latta... ehm, nave trasporto, in viaggio per la seconda tappa del suo viaggio organizzato: il Lago Cataria di Betazed. Lì avrebbe incontrato un collega, consegnato il microtape, e avrebbe fatto il turista ancora per qualche giorno, prima di prendere un trasporto passeggeri per la Terra.
A dire il vero non era molto entusiasta all'idea di andare fino a Betazed, in mezzo ad un massa di telepati che avrebbero potuto decifrare i suoi pensieri, scoprendo i suoi segreti, ma il Bureau lo aveva rassicurato del fatto che il rischio fosse minimo: scrutare nella mente di un turista era ben lontano dai desideri di tranquillità telepatica dei betazoidi, oltre che contrario alla loro morale.
In ogni caso, prima di pensare a Betazed, doveva sopravvivere al noiosissimo viaggio per arrivarci. Mentre era in missione l'adrenalina lo faceva sentire vivo, chiuso su quel trasporto, invece, si sentiva agonizzare. Aveva frugato il database della nave da cima in fondo, ma aveva trovato ben pochi libri e articoli sull'antropologia interessanti o quantomeno aggiornati. Dopo averli letti l'unica cosa che poteva fare era passare il tempo nella sala ologrammi o, come in quel momento, al bar.
Se doveva essere sincero, cominciava a sentire la mancanza dell'alcool. Sai non era un'alcolista ma di tanto in tanto gli faceva piacere bere un goccio di birra romulana. E, chiuso in quella scatola, ne sentiva la mancanza più che mai. Ma sarebbe stata dura trovare alcool di contrabbando su di un trasporto civile e, in ogni caso, era ancora in servizio quindi era meglio che evitava bevande alcoliche. Di conseguenza, arrivato al bancone, si limitò ad ordinare: Un raktajino, grazie.