01-05-2017, 08:51 AM
Logic is the cement of our civilization, with which we ascend from chaos, using reason as our guide.
T’Mihn K'vek | Vulcan
Genitori non amanti della tecnologia? Non era un po' anomalo in tempi come quello in cui si faceva praticamente tutto tramite la tecnologia, da replicare un pasto a viaggiare nello spazio? Ma, a pensarci bene, se in un universo così globalizzato c'erano ancora estremisti xenofobi come gli affiliati a Terra Prime, allora perché non avrebbero dovuto esserci individui che non amavano la tecnologia? Soprattutto vedendo come, nel passato della Terra ma anche di molti altri pianeti, la tecnologia avesse causato più di una catastrofe ambientale.
Potrei dire altrettanto sulle discipline mediche. Commentò la vulcaniana, quando Joanna ammise che lei e l'informatica non erano sintonizzate. Se cominciassi a studiare medicina potrei arrivare a comprenderne la teoria, ma non riuscirei mai a prendermi la responsabilità di avere tra le mani una vita. L'indirizzo di studi che stai frequentando è stato - se mi permetti - una scelta coraggiosa.
L'idea iniziale era stata quella di dire a Joanna che ognuno aveva la propria strada e le proprie conoscenze e che quindi non era poi così anomalo o preoccupante che lei fosse negata in informatica, ma in qualche modo la vulcaniana si era involontariamente allontanata da quel semplice concetto e aveva parlato di sé più del dovuto. Non che fosse un problema, anzi probabilmente era un bene visto che doveva pur cominciare a relazionarsi con i non vulcaniani, ma un po' la metteva a disagio.
L'arrivo nella zona delle salette private di lettura la salvò dalle emozioni che stavano per sommergerla, superando la barriera protettiva - forte ma nel contempo fragile - della logica vulcaniana. Parcheggiando temporaneamente il carrello di fianco ad una delle porte presenti in quel lungo corridoio, T’Mihn diede un'occhiata al piccolo pannello presente a fianco della soglia chiusa. Sì, quella sala privata era libera. Evidentemente aveva ragione Joanna: in quell'orario erano ben pochi coloro che non stavano seguendo un corso, e quei pochi difficilmente avrebbero scelto di chiudersi in biblioteca a studiare.
Aperta la porta cliccando su di un semplice pulsante nel display, T’Mihn recuperò il carrello portalibri e superò la soglia, sicura che Joanna l'avrebbe seguita. L'interno della sala non era troppo grande, ma era abbastanza accogliente. C'era un tavolo ovale di dimensioni medio-piccole, attorniato da diverse sedie, una piccola scaffalatura vuota e alcuni terminali del computer per accedere al database virtuale della biblioteca. Il tutto era in stile contemporaneo e si abbinava perfettamente al resto della biblioteca. Una morbida moquette ricopriva la pavimentazione e vicino alla porta c'era un pannello per personalizzare i valori ambientali del luogo: principalmente temperatura e luminosità.
Potrei dire altrettanto sulle discipline mediche. Commentò la vulcaniana, quando Joanna ammise che lei e l'informatica non erano sintonizzate. Se cominciassi a studiare medicina potrei arrivare a comprenderne la teoria, ma non riuscirei mai a prendermi la responsabilità di avere tra le mani una vita. L'indirizzo di studi che stai frequentando è stato - se mi permetti - una scelta coraggiosa.
L'idea iniziale era stata quella di dire a Joanna che ognuno aveva la propria strada e le proprie conoscenze e che quindi non era poi così anomalo o preoccupante che lei fosse negata in informatica, ma in qualche modo la vulcaniana si era involontariamente allontanata da quel semplice concetto e aveva parlato di sé più del dovuto. Non che fosse un problema, anzi probabilmente era un bene visto che doveva pur cominciare a relazionarsi con i non vulcaniani, ma un po' la metteva a disagio.
L'arrivo nella zona delle salette private di lettura la salvò dalle emozioni che stavano per sommergerla, superando la barriera protettiva - forte ma nel contempo fragile - della logica vulcaniana. Parcheggiando temporaneamente il carrello di fianco ad una delle porte presenti in quel lungo corridoio, T’Mihn diede un'occhiata al piccolo pannello presente a fianco della soglia chiusa. Sì, quella sala privata era libera. Evidentemente aveva ragione Joanna: in quell'orario erano ben pochi coloro che non stavano seguendo un corso, e quei pochi difficilmente avrebbero scelto di chiudersi in biblioteca a studiare.
Aperta la porta cliccando su di un semplice pulsante nel display, T’Mihn recuperò il carrello portalibri e superò la soglia, sicura che Joanna l'avrebbe seguita. L'interno della sala non era troppo grande, ma era abbastanza accogliente. C'era un tavolo ovale di dimensioni medio-piccole, attorniato da diverse sedie, una piccola scaffalatura vuota e alcuni terminali del computer per accedere al database virtuale della biblioteca. Il tutto era in stile contemporaneo e si abbinava perfettamente al resto della biblioteca. Una morbida moquette ricopriva la pavimentazione e vicino alla porta c'era un pannello per personalizzare i valori ambientali del luogo: principalmente temperatura e luminosità.