31-08-2010, 07:35 PM
Kareel Fryden
Trill
La U.S.S. Eternity era arrivata alla stazione Earth Spacedock da diversi giorni, ormai, e di conseguenza avevo già avuto modo di ambientarmi. Certo, questo non rendeva meno sorprendente il rendermi ogni volta conto di quanto quel posto fosse bello: amavo la tecnologia, e quel gioiellino di stazione non smetteva mai di affascinarmi. In effetti vivevamo tutti immersi in quel genere di tecnologia da – almeno questa era la mia sensazione – sempre, quindi non avrei avuto ragione di essere emozionata. Però non potevo farci nulla. Anche mentre, durante il quarto giorno di permanenza sulla stazione, passeggiavo per i corridoi senza una meta vera, con l’intenzione di sgranchirmi un po’ le gambe; se c’è una cosa che non sopporto, è rimanere inattiva per troppo tempo. Non sono fatta per l’ozio, ma per l’azione.
Andai avanti a vagabondare per un po’, mentre tentavo di farmi venire in mente qualche attività da svolgere. Non era prevista alcuna missione, per il momento, il che era abbastanza insolito. Mi sarei dovuta rilassare e godere i momenti di quiete, lo sapevo. Ma proprio non ne ero in grado. Ogni volta che cercavo di stendermi nel mio alloggio temporaneo e godermi l’ozio, iniziavo a sentirmi agitata e sentivo il bisogno fisico di trovarmi un’occupazione.
In effetti, ragionai, quegli ultimi giorni erano davvero troppo tranquilli. Certo, mi faceva piacere sapere che non c’era bisogno di noi, perché significava che non stava succedendo niente di grave – o perlomeno, niente di grave di cui non si stesse già occupando qualcun altro. Però… sentivo un po’ la mancanza dell’azione, anche se pensandoci mi venne in mente che non dovevo essere l’unica al momento disoccupata. Avevo sentito che anche la U.S.S. Constellation era attraccata lì, e in effetti avevo notato che la stazione era più affollata. Era bello vedere la Earth Spacedock popolarsi ad ogni nave che si fermava lì, sembrava quasi di vivere in un piccolo paese che mano a mano si popolava. Lì eravamo tutti di passaggio, certo, ma la sensazione era quella. Forse c’entrava anche il fatto che, per qualche ragione ignota, in quel luogo mi sentivo quasi a casa. E dopotutto era bello avere un po’ di compagnia in più. Il che mi fece venire in mentre che avrei dovuto tentare di conoscere qualcuno dell’equipaggio delle altre astronavi, o quantomeno questo era ciò che mi era stato detto. A quanto mi era stato riferito, girava voce che io fossi un po’ troppo solitaria, il che non aiutava il mio equipaggio. Mi era stato detto che se i miei uomini mi avessero vista socializzare, probabilmente avrei fatto loro un’impressione migliore. Ne dubitavo fortemente, ma dopotutto cos’altro avevo da fare?
Mi accorsi che la gola iniziava a bruciarmi per la sete. Davvero non bevevo da così tanto? Non mi ero resa conto di essere così assetata. Stringendomi nelle spalle, mi diressi verso il più vicino bar. Mi trovai quasi a sorridere di soddisfazione vedendolo brulicare di vita, almeno finchè mi resi conto che non c’erano tavolini liberi. Con scarsa convinzione, mi resi conto mio malgrado che poteva essere un’occasione per “socializzare”.
Notai due donne sedute poco distanti, e con un po’ di sorpresa notai le macchie sul colle di una delle due. Era una Trill anche lei, il che non era male. Potevo provare con loro, che male poteva farmi?
Mi avvicinai lentamente, schiarendomi la gola. Chiedo scusa, posso sedermi? domandai, con un certo imabarazzo, accennando alla sedia libera.
Andai avanti a vagabondare per un po’, mentre tentavo di farmi venire in mente qualche attività da svolgere. Non era prevista alcuna missione, per il momento, il che era abbastanza insolito. Mi sarei dovuta rilassare e godere i momenti di quiete, lo sapevo. Ma proprio non ne ero in grado. Ogni volta che cercavo di stendermi nel mio alloggio temporaneo e godermi l’ozio, iniziavo a sentirmi agitata e sentivo il bisogno fisico di trovarmi un’occupazione.
In effetti, ragionai, quegli ultimi giorni erano davvero troppo tranquilli. Certo, mi faceva piacere sapere che non c’era bisogno di noi, perché significava che non stava succedendo niente di grave – o perlomeno, niente di grave di cui non si stesse già occupando qualcun altro. Però… sentivo un po’ la mancanza dell’azione, anche se pensandoci mi venne in mente che non dovevo essere l’unica al momento disoccupata. Avevo sentito che anche la U.S.S. Constellation era attraccata lì, e in effetti avevo notato che la stazione era più affollata. Era bello vedere la Earth Spacedock popolarsi ad ogni nave che si fermava lì, sembrava quasi di vivere in un piccolo paese che mano a mano si popolava. Lì eravamo tutti di passaggio, certo, ma la sensazione era quella. Forse c’entrava anche il fatto che, per qualche ragione ignota, in quel luogo mi sentivo quasi a casa. E dopotutto era bello avere un po’ di compagnia in più. Il che mi fece venire in mentre che avrei dovuto tentare di conoscere qualcuno dell’equipaggio delle altre astronavi, o quantomeno questo era ciò che mi era stato detto. A quanto mi era stato riferito, girava voce che io fossi un po’ troppo solitaria, il che non aiutava il mio equipaggio. Mi era stato detto che se i miei uomini mi avessero vista socializzare, probabilmente avrei fatto loro un’impressione migliore. Ne dubitavo fortemente, ma dopotutto cos’altro avevo da fare?
Mi accorsi che la gola iniziava a bruciarmi per la sete. Davvero non bevevo da così tanto? Non mi ero resa conto di essere così assetata. Stringendomi nelle spalle, mi diressi verso il più vicino bar. Mi trovai quasi a sorridere di soddisfazione vedendolo brulicare di vita, almeno finchè mi resi conto che non c’erano tavolini liberi. Con scarsa convinzione, mi resi conto mio malgrado che poteva essere un’occasione per “socializzare”.
Notai due donne sedute poco distanti, e con un po’ di sorpresa notai le macchie sul colle di una delle due. Era una Trill anche lei, il che non era male. Potevo provare con loro, che male poteva farmi?
Mi avvicinai lentamente, schiarendomi la gola. Chiedo scusa, posso sedermi? domandai, con un certo imabarazzo, accennando alla sedia libera.