29-10-2019, 07:11 PM
Each man hides a secret pain. It must be exposed and reckoned with. It must be dragged from the darkness and forced into the light. Share your pain. Share your pain with me, and gain strength from the sharing.
Sybok S'chn T'gai | Vulcan
Ormai l'unica mia opzione era affidarmi a Seeth. Se fosse riuscita a convincere i klingon, spiegando loro la situazione, l'accampamento sotto di noi avrebbe potuto rivelarsi un modo per tornare nello spazio federale... sempre che il cancelliere klingon avesse ancora interesse a mantenere buone relazioni con la Federazione. Se non ce l'avesse fatta, sarebbe di certo partita una sparatoria.
O almeno così credevo. Quando Q iniziò a parlare, trasmettendo direttamente la sua voce nella nostra mente, mi ritrovai di colpo a provar sollievo. In qualche modo, probabilmente nemmeno consapevolmente, Nilani l'aveva convinto ad interrompere quell'assurda prova e a riportarci a casa. O almeno da lei. Così, quando ci fu lo schiocco di dita e il lampo di luce, una certa eccitazione sorse in me. Nilani. Stavo per incontrarla. Forse, forse... il capitano non mi avrebbe ucciso per averla persa. Non che io avessi avuto il modo di fermare un'entità onnipotente dal rapirla.
Quando io e Seeth comparimmo nella strada innevata, non prestai più di tanta attenzione alle parole di Q ma cominciai a guardarmi attorno, alla ricerca di quella figurina esile che il capitano mi aveva ordinato di proteggere a costo della mia vita. Eppure, con tutta la gente che Q aveva trasportato in quel luogo, trovare una bambina era semplicemente impossibile. Fu solo quando il mio nome, abbreviato come solo lei faceva, fu gridato da una voce famigliare che mi voltai verso Q, in tempo per vederla correre verso di me.
Nilani! Estremamente sollevato, mi chinai per permetterle di gettarsi tra le mie braccia e la strinsi delicatamente. Fatti vedere... stai bene? Aggiunsi, lasciandola andare quel tanto che bastava per controllarla da capo e piedi.
O almeno così credevo. Quando Q iniziò a parlare, trasmettendo direttamente la sua voce nella nostra mente, mi ritrovai di colpo a provar sollievo. In qualche modo, probabilmente nemmeno consapevolmente, Nilani l'aveva convinto ad interrompere quell'assurda prova e a riportarci a casa. O almeno da lei. Così, quando ci fu lo schiocco di dita e il lampo di luce, una certa eccitazione sorse in me. Nilani. Stavo per incontrarla. Forse, forse... il capitano non mi avrebbe ucciso per averla persa. Non che io avessi avuto il modo di fermare un'entità onnipotente dal rapirla.
Quando io e Seeth comparimmo nella strada innevata, non prestai più di tanta attenzione alle parole di Q ma cominciai a guardarmi attorno, alla ricerca di quella figurina esile che il capitano mi aveva ordinato di proteggere a costo della mia vita. Eppure, con tutta la gente che Q aveva trasportato in quel luogo, trovare una bambina era semplicemente impossibile. Fu solo quando il mio nome, abbreviato come solo lei faceva, fu gridato da una voce famigliare che mi voltai verso Q, in tempo per vederla correre verso di me.
Nilani! Estremamente sollevato, mi chinai per permetterle di gettarsi tra le mie braccia e la strinsi delicatamente. Fatti vedere... stai bene? Aggiunsi, lasciandola andare quel tanto che bastava per controllarla da capo e piedi.