30-04-2023, 10:20 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 01-05-2023, 06:34 AM da T'Dal.)
Logic is the beginning of wisdom, not the end of it
T'Dal Zayrus | Vulcan
Guardai Dakona e risposi al suo occhiolino con una piccolissima increspatura del viso, un minimo accenno di sorriso.
«Concordo, solitamente è molto loquace.» dissi pacatamente guardando entrambi, pensando che sarebbe stato interessante vederli chiacchierare tutto il tempo. Io imparai con il tempo a chiacchierare, ma non ero esattamente un'oratrice, quello era mio fratello maggiore Elieth. Lui come ambasciatore era esattamente loquace e aveva la capacità oratoria che talvolta a me mancava.
Alzai un sopracciglio quando Korinna disse di aver saputo fosse molto probabile che lei e Dakona avrebbero avuto modo di conoscersi a fondo in futuro: c'era una parte di me - quella più illogica - che voleva chiedere lumi e vedere come i due potessero reagire ad una domanda del genere, ma non era una gita di piacere e mi stavo un poco agitando.
Erulen sembrava molto interessato a quella discussione dei vecchi ufficiali e quando mi guardò, chiedendomi di approfondire, decisi di spiegargli nel modo più semplice possibile. «Io ed Elina abbiamo un rapporto stretto, più o meno come il mio con Korinna, avendo passato molto tempo insieme; se io ero il navigatore, lei era il timoniere.» dissi pacatamente, decidendo non condividere un'avventura che ci aveva portato a spasso per la galassia, in compagnia di un cadetto - mio connazionale - di nome Sybok. Mi chiesi che fine avesse fatto quel ragazzo. Ripensai a Q e a quello che aveva combinato: con il senno di poi, nonostante la confusione era stata un'esperienza del tutto sgradevole, ma dovevo dire che non era un'avventura che avrei voluto riprovare... non a breve per lo meno.
Annuii quando Seeth disse che avrebbe voluto vedere come vedevamo i klingon e decisi di lasciare campo libero al computer, non volevo succedesse un ulteriore incidente diplomatico.
Osservai la cerimonia d'iniziazione con certo un distacco: pur non essendo il mio popolo a sottoporsi a simili rituali, compresi l'importanza che attribuivano a tali cerimonie: nonostante il dolore inflitto durante il rito possa sembrare incomprensibile ai miei occhi, per i klingon doveva rappresentare una dimostrazione di forza e coraggio, e perciò un'importante prova di maturità. Rimasi impassibile di fronte alla scena, osservando con distacco e rispetto a quello che stavo osservando, decisi di non emettere alcun giudizio su quello che stavo guardando, poiché supponevo fosse o una scelta personale del singolo che rientrava nella sua cultura e tradizione, chissà se a livello culturale klingon potesse essere simile a ciò che per i vulcaniani era il Kolinahr. Tuttavia, mi chiesi se nel caso della cerimonia a cui stavo assistendo, l'approvazione di affrontare la cerimonia da parte dei genitori fosse necessaria per la sua validità, o se sia sufficiente che il guerriero stesso decida di compierla. Sarebbe potuto essere un tema interessante da approfondire in futuro.
Pensai fosse interessante notare che i klingon che vivevano in territorio federale mantenessero le loro tradizioni culturali, anche quando queste potessero risultare dolorose o scomode. Tuttavia, mi trovai a considerare che la cerimonia d'iniziazione klingon fosse una pratica particolarmente riservata, quindi mi chiesi se la sua rappresentazione all'interno di un programma olografico potesse sollevare questioni di appropriazione culturale.
Quando vidi Erulen allontanarsi decisi di seguirlo, rimandando un istante il momento di chiedere al computer l'uscita dalla simulazione, dato che avevamo dei klingon a bordo e magari desideravano guardare qualche altro istante. Erulen era pallido e sembrava turbato ed in preda alla paura. «Numero uno, devo ricordarti che è solo una simulazione. Nessuno verrà ferito. È un rito di passaggio, una dimostrazione di coraggio e forza, totalmente rappresentativa.» dissi cercando di rassicurarlo, cercando di utilizzare le poche parole della diplomatica per cercare di dare una spiegazione logica a quello che avevamo assistito, alzando però gli occhi verso il dottore e Korinna. Io non ero esattamente in grado di fornire quel tipo di richiesta emotiva. Ci stavo provando, ma... non era il mio campo. La parte più illogica di me, ricordava quel giorno da cadetta alle prese con il test della Kobayashi Maru che cercai di aiutare il mio compagno al timone della nave su cui ci trovavamo.
«Lo so, capitano, io... non ero pronto per questo. Non era esattamente ciò che avevo in mente quando ho accettato di venire qui. Forse sono un po' confuso.»
«Non preoccuparti, numero uno, se lo desideri ce ne andiamo immediatamente.» risposi.
«Concordo, solitamente è molto loquace.» dissi pacatamente guardando entrambi, pensando che sarebbe stato interessante vederli chiacchierare tutto il tempo. Io imparai con il tempo a chiacchierare, ma non ero esattamente un'oratrice, quello era mio fratello maggiore Elieth. Lui come ambasciatore era esattamente loquace e aveva la capacità oratoria che talvolta a me mancava.
Alzai un sopracciglio quando Korinna disse di aver saputo fosse molto probabile che lei e Dakona avrebbero avuto modo di conoscersi a fondo in futuro: c'era una parte di me - quella più illogica - che voleva chiedere lumi e vedere come i due potessero reagire ad una domanda del genere, ma non era una gita di piacere e mi stavo un poco agitando.
Erulen sembrava molto interessato a quella discussione dei vecchi ufficiali e quando mi guardò, chiedendomi di approfondire, decisi di spiegargli nel modo più semplice possibile. «Io ed Elina abbiamo un rapporto stretto, più o meno come il mio con Korinna, avendo passato molto tempo insieme; se io ero il navigatore, lei era il timoniere.» dissi pacatamente, decidendo non condividere un'avventura che ci aveva portato a spasso per la galassia, in compagnia di un cadetto - mio connazionale - di nome Sybok. Mi chiesi che fine avesse fatto quel ragazzo. Ripensai a Q e a quello che aveva combinato: con il senno di poi, nonostante la confusione era stata un'esperienza del tutto sgradevole, ma dovevo dire che non era un'avventura che avrei voluto riprovare... non a breve per lo meno.
Annuii quando Seeth disse che avrebbe voluto vedere come vedevamo i klingon e decisi di lasciare campo libero al computer, non volevo succedesse un ulteriore incidente diplomatico.
Osservai la cerimonia d'iniziazione con certo un distacco: pur non essendo il mio popolo a sottoporsi a simili rituali, compresi l'importanza che attribuivano a tali cerimonie: nonostante il dolore inflitto durante il rito possa sembrare incomprensibile ai miei occhi, per i klingon doveva rappresentare una dimostrazione di forza e coraggio, e perciò un'importante prova di maturità. Rimasi impassibile di fronte alla scena, osservando con distacco e rispetto a quello che stavo osservando, decisi di non emettere alcun giudizio su quello che stavo guardando, poiché supponevo fosse o una scelta personale del singolo che rientrava nella sua cultura e tradizione, chissà se a livello culturale klingon potesse essere simile a ciò che per i vulcaniani era il Kolinahr. Tuttavia, mi chiesi se nel caso della cerimonia a cui stavo assistendo, l'approvazione di affrontare la cerimonia da parte dei genitori fosse necessaria per la sua validità, o se sia sufficiente che il guerriero stesso decida di compierla. Sarebbe potuto essere un tema interessante da approfondire in futuro.
Pensai fosse interessante notare che i klingon che vivevano in territorio federale mantenessero le loro tradizioni culturali, anche quando queste potessero risultare dolorose o scomode. Tuttavia, mi trovai a considerare che la cerimonia d'iniziazione klingon fosse una pratica particolarmente riservata, quindi mi chiesi se la sua rappresentazione all'interno di un programma olografico potesse sollevare questioni di appropriazione culturale.
Quando vidi Erulen allontanarsi decisi di seguirlo, rimandando un istante il momento di chiedere al computer l'uscita dalla simulazione, dato che avevamo dei klingon a bordo e magari desideravano guardare qualche altro istante. Erulen era pallido e sembrava turbato ed in preda alla paura. «Numero uno, devo ricordarti che è solo una simulazione. Nessuno verrà ferito. È un rito di passaggio, una dimostrazione di coraggio e forza, totalmente rappresentativa.» dissi cercando di rassicurarlo, cercando di utilizzare le poche parole della diplomatica per cercare di dare una spiegazione logica a quello che avevamo assistito, alzando però gli occhi verso il dottore e Korinna. Io non ero esattamente in grado di fornire quel tipo di richiesta emotiva. Ci stavo provando, ma... non era il mio campo. La parte più illogica di me, ricordava quel giorno da cadetta alle prese con il test della Kobayashi Maru che cercai di aiutare il mio compagno al timone della nave su cui ci trovavamo.
«Lo so, capitano, io... non ero pronto per questo. Non era esattamente ciò che avevo in mente quando ho accettato di venire qui. Forse sono un po' confuso.»
«Non preoccuparti, numero uno, se lo desideri ce ne andiamo immediatamente.» risposi.