01-03-2024, 10:37 PM
Evitiamo di sperare che le cose vadano per il meglio, perché fin troppe volte, il meglio non accade.
Alexander Jansen Umano/Q
L'approccio di Haru alla sua eredità culturale, così ricca e variegata, mi ispirava profondamente. Era chiaro che la sua apertura e la sua capacità di abbracciare tutte le parti di sé non derivassero solo dalla sua educazione vulcaniana e umana, ma anche dal desiderio di onorare e comprendere le diverse culture che fluivano nelle sue vene.
«Le tue parole riguardo la tua famiglia, mi ricorda che tutti noi condividiamo la stessa ricerca di comprensione e appartenenza. Da una parte, posso dirti che non conosco mio padre, quello biologico intendo e forse non avrei dovuto essere così... chiuso nei suoi confronti, ma non ho mai apprezzato il suo rapporto con mia mamma. Il tuo modo è più maturo di affrontare la situazione. Alla fine non capisco se alcuni miei lati caratteriali siano dovuti a lui.» dissi, sinceramente impressionato dalla storia di Haru e dalla sua apertura nel condividere la propria cultura, tanto che decisi di condividere qualcosa di me.
Ascoltando le parole di Haru riguardo al Keethara e alla costruzione di qualcosa che potesse rappresentare il nostro equilibrio interiore, pensai che la metafora non poteva essere più azzeccata, specialmente per me: c'erano momenti in cui per dare risposte a mia figlia, cercavo risposte e significati nelle mie radici e nelle mie esperienze. La possibilità di esplorare queste riflessioni attraverso una pratica così complessa e significativa come il Keethara mi faceva sentire più vicino a Haru, non solo come collega, ma come compagno di viaggio in questa ricerca di autoconsapevolezza.
Appena entrati nella simulazione, il senso di pace e serenità che ci accoglieva era palpabile. Il luogo olografico scelto da Haru era evidentemente progettato per facilitare uno stato di meditazione e introspezione profonda. Guardai Haru con un misto di gratitudine e rispetto, pronto a immergermi in questa nuova esperienza. La sua disponibilità a condividere un pezzo così intimo della sua cultura e il suo essere mi commuoveva.
«Ti voglio ringraziare davvero, per questa opportunità. Sono davvero onorato di poter condividere questo spazio con te, ma per avermi fatto conoscere il Keethara. Sento che non solo mi aiuterà a comprendere meglio la cultura vulcaniana, ma mi fornirà anche preziosi strumenti per la mia personale ricerca di equilibrio.» Le mie parole erano sincere, e l'entusiasmo per quello che stavamo per fare era genuino. La possibilità di immergersi completamente in un ambiente così diverso da quello abituale era uno dei privilegi di lavorare su una nave come l'Enterprise, e la consapevolezza di questo fatto rendeva Alexander ancora più grato per l'opportunità. La meditazione Keethara, un concetto fino ad ora estraneo a lui, prometteva di essere un'esperienza illuminante, non solo per la mente ma anche per l'anima.
"È sorprendente come possiamo viaggiare così lontano nello spazio, incontrare civiltà diverse e ancora trovare modi per esplorare le profondità della nostra mente" riflettei, guardandomi intorno, era tutto davvero meraviglioso.
«Prima di iniziare le nostre routine, posso chiederti dove si trova questo posto? È a dir poco stupendo e mi piacerebbe portarci mia figlia nel caso di una licenza. »
«Le tue parole riguardo la tua famiglia, mi ricorda che tutti noi condividiamo la stessa ricerca di comprensione e appartenenza. Da una parte, posso dirti che non conosco mio padre, quello biologico intendo e forse non avrei dovuto essere così... chiuso nei suoi confronti, ma non ho mai apprezzato il suo rapporto con mia mamma. Il tuo modo è più maturo di affrontare la situazione. Alla fine non capisco se alcuni miei lati caratteriali siano dovuti a lui.» dissi, sinceramente impressionato dalla storia di Haru e dalla sua apertura nel condividere la propria cultura, tanto che decisi di condividere qualcosa di me.
Ascoltando le parole di Haru riguardo al Keethara e alla costruzione di qualcosa che potesse rappresentare il nostro equilibrio interiore, pensai che la metafora non poteva essere più azzeccata, specialmente per me: c'erano momenti in cui per dare risposte a mia figlia, cercavo risposte e significati nelle mie radici e nelle mie esperienze. La possibilità di esplorare queste riflessioni attraverso una pratica così complessa e significativa come il Keethara mi faceva sentire più vicino a Haru, non solo come collega, ma come compagno di viaggio in questa ricerca di autoconsapevolezza.
Appena entrati nella simulazione, il senso di pace e serenità che ci accoglieva era palpabile. Il luogo olografico scelto da Haru era evidentemente progettato per facilitare uno stato di meditazione e introspezione profonda. Guardai Haru con un misto di gratitudine e rispetto, pronto a immergermi in questa nuova esperienza. La sua disponibilità a condividere un pezzo così intimo della sua cultura e il suo essere mi commuoveva.
«Ti voglio ringraziare davvero, per questa opportunità. Sono davvero onorato di poter condividere questo spazio con te, ma per avermi fatto conoscere il Keethara. Sento che non solo mi aiuterà a comprendere meglio la cultura vulcaniana, ma mi fornirà anche preziosi strumenti per la mia personale ricerca di equilibrio.» Le mie parole erano sincere, e l'entusiasmo per quello che stavamo per fare era genuino. La possibilità di immergersi completamente in un ambiente così diverso da quello abituale era uno dei privilegi di lavorare su una nave come l'Enterprise, e la consapevolezza di questo fatto rendeva Alexander ancora più grato per l'opportunità. La meditazione Keethara, un concetto fino ad ora estraneo a lui, prometteva di essere un'esperienza illuminante, non solo per la mente ma anche per l'anima.
"È sorprendente come possiamo viaggiare così lontano nello spazio, incontrare civiltà diverse e ancora trovare modi per esplorare le profondità della nostra mente" riflettei, guardandomi intorno, era tutto davvero meraviglioso.
«Prima di iniziare le nostre routine, posso chiederti dove si trova questo posto? È a dir poco stupendo e mi piacerebbe portarci mia figlia nel caso di una licenza. »