11-04-2024, 09:19 PM
Dio forse esiste, Clary, o forse no, ma non credo che abbia importanza. In ogni caso ce la dobbiamo cavare da soli.
Polina Troi-Riker Mezza betazoide
«Certo, accomodati» risposi con un sorriso, facendo segno a Lorelei di prendere posto di fronte a me. La sua presenza era una piacevole sorpresa; dopo giorni di isolamento e preoccupazioni, il bisogno di contatto umano era diventato tangibile, un sentimento che sapevo essere condiviso tra molti membri dell'equipaggio. Vedevo in Lorelei non solo una compatriota ma anche un'anima che, come me, aveva navigato attraverso l'ansia e l'isolamento causati dalla quarantena.
Mentre si accomodava, non potevo fare a meno di notare la sua scelta di cibo. I pierogi ruskie erano un richiamo alla Terra, a quei legami culturali che in profondità univano molti di noi a bordo della Voyager. La decisione di celebrare in ritardo il Giorno del Primo Contatto con un piatto così terreno mi colpì per la sua dolcezza e il suo ottimismo, qualità che in quei momenti di ripresa erano più preziose che mai.
«Un bel modo di festeggiare il Giorno del Primo Contatto, anche se in ritardo» commentai, indicando i pierogi sul suo vassoio con un cenno del capo. «Zefram Cochrane sarebbe stato onorato, ne sono sicura e devo ammettere che mi hai fatto venire voglia di provare qualcosa di diverso la prossima volta. Per ora non ho molta fame e questi sono piatti che mi preparava mio padre quando ero piccola... ma è una lunga storia.» dissi indicando il mio piatto, un piatto di spaghetti con le polpette con cui stavo giocando, mentre era presente anche un'omelette. Mio padre me li cucinava sempre per me e avevo scelto quelli per sentirmi a casa, ma avevo lo stomaco chiuso. Ora vedendo lei e i suoi tanti piatti, provavo una certa invidia per il suo appetito.
«Come ti sei trovata durante la quarantena?» chiesi, cercando di avviare una piccola conversazione. Era importante parlare, condividere esperienze e sentimenti. Sapevo che ognuno di noi aveva affrontato la situazione a suo modo, ma era nel racconto e nell'ascolto che potevamo trovare conforto e comprensione. La Voyager era piena di storie di coraggio, resilienza e speranza; storie che meritavano di essere raccontate.
Mentre si accomodava, non potevo fare a meno di notare la sua scelta di cibo. I pierogi ruskie erano un richiamo alla Terra, a quei legami culturali che in profondità univano molti di noi a bordo della Voyager. La decisione di celebrare in ritardo il Giorno del Primo Contatto con un piatto così terreno mi colpì per la sua dolcezza e il suo ottimismo, qualità che in quei momenti di ripresa erano più preziose che mai.
«Un bel modo di festeggiare il Giorno del Primo Contatto, anche se in ritardo» commentai, indicando i pierogi sul suo vassoio con un cenno del capo. «Zefram Cochrane sarebbe stato onorato, ne sono sicura e devo ammettere che mi hai fatto venire voglia di provare qualcosa di diverso la prossima volta. Per ora non ho molta fame e questi sono piatti che mi preparava mio padre quando ero piccola... ma è una lunga storia.» dissi indicando il mio piatto, un piatto di spaghetti con le polpette con cui stavo giocando, mentre era presente anche un'omelette. Mio padre me li cucinava sempre per me e avevo scelto quelli per sentirmi a casa, ma avevo lo stomaco chiuso. Ora vedendo lei e i suoi tanti piatti, provavo una certa invidia per il suo appetito.
«Come ti sei trovata durante la quarantena?» chiesi, cercando di avviare una piccola conversazione. Era importante parlare, condividere esperienze e sentimenti. Sapevo che ognuno di noi aveva affrontato la situazione a suo modo, ma era nel racconto e nell'ascolto che potevamo trovare conforto e comprensione. La Voyager era piena di storie di coraggio, resilienza e speranza; storie che meritavano di essere raccontate.