09-05-2024, 09:21 PM
It's nice to have a family.
Carol Marcus Umana
«Mi dispiace, so che mi hai sempre rassicurato e che posso parlarti di tutto, lo farò, promesso» ammisi. Mi dispiaceva davvero, sapendo quanto avevo tenuto Jim all'oscuro di certi miei pensieri e sentimenti, ma se da una parte ero sempre stata abbastanza indipendente da voler cavarmela da sola; dall'altra parte continuavo a non voler aggiungere ulteriori pressioni a quelle che già sopportava; il suo ruolo era già abbastanza esigente senza che io contribuissi a complicare ulteriormente le cose.
Ripensavo a mio padre, forse dopo anni dalla sua morte, i dissapori e i contrasti che avevo con lui erano diventati meno significativi. Non avevo mai apprezzato l'idea di una Starfleet troppo militarizzata, come lui la voleva; ma più il tempo passava, più quei conflitti sembrano meno rilevanti, anche se c'erano dei sentimenti legati al mio rapporto conflittuale con mio padre che non avevo mai svelato a nessuno. La questione della maternità, se Jim me l'avesse mai chiesto, era forse un motivo egoista e spiegava perché fare parte dell'Enterprise mi aveva veramente insegnato il significato di avere una famiglia.
Mio padre aveva sempre amato profondamente il suo lavoro, talvolta a discapito delle nostre relazioni familiari. Crescere sapendo di essere stata, in qualche modo, un ostacolo per lui non era stato facile. Avevo sentito molte volte di non essere completamente voluta, di come mio padre non sembrasse in grado di amarmi quanto il proprio lavoro, poteva essere devastante. Forse era per questo che desideravo così tanto avere mio figlio e il suo padre il più vicino possibile, per avere quello che non avevo avuto, ma non potevo nemmeno pretendere di cambiare Jim ed era quello che mi aveva tenuta sveglia. Conoscevo il dolore di sentirsi un intralcio, e non desideravo mai che mio figlio (e nemmeno il mio compagno!) sperimentasse quella sensazione.
In quel momento, mentre riflettevo su queste questioni con Jim, sentivo che se mio padre e lui avessero avuto l'opportunità di parlare come persone civili, forse non si sarebbero trovati d'accordo su tutto, ma sapevo chi avrei scelto, anche a costo di soffrire: Jim.
Presi il cubetto che mi porgeva e presi un altro sorso del bicchiere d'acqua. O almeno, quello che mi sembrava acqua e mi sentii meglio generalmente meglio.
«Ti ringrazio per tutto. Voglio che tu sappia che d'ora in poi verrò da te per parlare, non solo da McCoy, anche se per alcune questioni mediche potrebbe essere necessario consultarlo» dissi con un sorriso per poi annuire quando parlò di nomi.
«E a proposito di nomi...» aggiunsi con un leggero sorriso, «concordo, evitiamo i nomi dei nonni. Cerchiamo qualcosa di unico per nostro figlio, qualcosa che sia solo nostro. Per caso hai qualche idea? Vorresti dargli James come secondo nome?» chiesi.
Ripensavo a mio padre, forse dopo anni dalla sua morte, i dissapori e i contrasti che avevo con lui erano diventati meno significativi. Non avevo mai apprezzato l'idea di una Starfleet troppo militarizzata, come lui la voleva; ma più il tempo passava, più quei conflitti sembrano meno rilevanti, anche se c'erano dei sentimenti legati al mio rapporto conflittuale con mio padre che non avevo mai svelato a nessuno. La questione della maternità, se Jim me l'avesse mai chiesto, era forse un motivo egoista e spiegava perché fare parte dell'Enterprise mi aveva veramente insegnato il significato di avere una famiglia.
Mio padre aveva sempre amato profondamente il suo lavoro, talvolta a discapito delle nostre relazioni familiari. Crescere sapendo di essere stata, in qualche modo, un ostacolo per lui non era stato facile. Avevo sentito molte volte di non essere completamente voluta, di come mio padre non sembrasse in grado di amarmi quanto il proprio lavoro, poteva essere devastante. Forse era per questo che desideravo così tanto avere mio figlio e il suo padre il più vicino possibile, per avere quello che non avevo avuto, ma non potevo nemmeno pretendere di cambiare Jim ed era quello che mi aveva tenuta sveglia. Conoscevo il dolore di sentirsi un intralcio, e non desideravo mai che mio figlio (e nemmeno il mio compagno!) sperimentasse quella sensazione.
In quel momento, mentre riflettevo su queste questioni con Jim, sentivo che se mio padre e lui avessero avuto l'opportunità di parlare come persone civili, forse non si sarebbero trovati d'accordo su tutto, ma sapevo chi avrei scelto, anche a costo di soffrire: Jim.
Presi il cubetto che mi porgeva e presi un altro sorso del bicchiere d'acqua. O almeno, quello che mi sembrava acqua e mi sentii meglio generalmente meglio.
«Ti ringrazio per tutto. Voglio che tu sappia che d'ora in poi verrò da te per parlare, non solo da McCoy, anche se per alcune questioni mediche potrebbe essere necessario consultarlo» dissi con un sorriso per poi annuire quando parlò di nomi.
«E a proposito di nomi...» aggiunsi con un leggero sorriso, «concordo, evitiamo i nomi dei nonni. Cerchiamo qualcosa di unico per nostro figlio, qualcosa che sia solo nostro. Per caso hai qualche idea? Vorresti dargli James come secondo nome?» chiesi.