14-05-2024, 07:57 PM
My people taught me a man does not own land. He doesn't own anything but the courage and loyalty in his heart. That's where my power comes from.
Chakotay Umano
Lo sguardo del capitano, che per un istante si era fatto speranzoso quando la dottoressa aveva menzionato qualche segno di miglioramento nei pazienti, tornò serio nel momento esatto in cui lei suggerì di scendere sul pianeta. Era certo che, se avessero intravisto delle alternative, la zaldan non avrebbe suggerito una simile follia. Lei, meglio di chiunque altro, sapeva cosa significasse venire direttamente a contatto con quel virus che aveva infettato l'equipaggio. Terrò in considerazione l'idea promise, riluttante al pensiero di lasciar scendere qualcun altro su quel pianeta.
Raggiungeremo il sistema di Praxion nel giro delle prossime tre ore, tenga monitorata la situazione, se non ci saranno miglioramenti sufficiantemente rilevanti esamineremo anche quest'opportunità. le concesse. Tra un'ora incontrerò gli ufficiali superiori in sala mensa. Se ritiene ancora che scendere sia una buona idea ci raggiunga lì e vedremo di organizzare una squadra... ma decida trovi qualcun altro che possa occuparsene al posto vostro: abbiamo già perso troppi ufficiali medici, al momento ci servite qui. fece presente prima di chiudere la comunicazione.
Raggiungeremo il sistema di Praxion nel giro delle prossime tre ore, tenga monitorata la situazione, se non ci saranno miglioramenti sufficiantemente rilevanti esamineremo anche quest'opportunità. le concesse. Tra un'ora incontrerò gli ufficiali superiori in sala mensa. Se ritiene ancora che scendere sia una buona idea ci raggiunga lì e vedremo di organizzare una squadra... ma decida trovi qualcun altro che possa occuparsene al posto vostro: abbiamo già perso troppi ufficiali medici, al momento ci servite qui. fece presente prima di chiudere la comunicazione.
Nina
MOE Mark IX
Nina, nel frattempo, aveva continuato a monitorare i pazienti, facendo avanti e indietro tra i campi di forza. All'improvviso Reid emise un verso che di umano aveva ben poco e, pochi istanti dopo, fu preda di un attacco convulsivo così violento che perfino i sofisticati sistemi che lo trattenevano cominciarono a dare segni di cedimento. In un istante, Nina fu al suo capezzale per scansionarlo con la rapidità e la precisione che solo una macchina poteva garantire. Preparò un hypospray e ne iniettò con decisione il contenuto al terrestre, ma le sue convulsioni non accennarono a diminuire.
Una seconda scansione poi, prima che avesse tempo di preparare altro, quei movimenti cessarono all'improvviso, mentre i segnali vitali collassarono all'istante. Se Polina o la dottoressa stavano guardando il monitor del bioletto se ne sarebbero accorte di persona, dal canto suo Nina non ritenne necessario riferire loro né cosa stava facendo, né quel dettaglio, ritenendolo superfluo. Loro per prime conoscevano le procedure di emergenza previste in quelle situazioni e non c'era modo in cui potessero dare una mano se non abbassando i campi di forza ed entrando personalmente a contatto con i pazienti. Esattamente ciò che tutti loro volevano evitare e la ragione stessa per cui quei campi di forza erano stati attivati.
Passarono alcuni, interminabili minuti in cui l'ologramma tentò tutte le procedure presenti sul manuale, più qualche creativa aggiunta nel tentativo di stabilizzare le condizioni di Reid. I segni vitali fluttuarono diverse volte, dando per qualche istante la sensazione che il giovane ufficiale potesse superare quella crisi, ma con la stessa rapidità collassavano di nuovo, inesorabilmente, mentre uno dopo l'altro gli organi cedevano in una reazione a catena sistemica. Fu solo dopo diversi minuti ed altrettanti tentativi che Nina si fermò, rivolgendo un'occhiata interrogativa in direzione della dottoressa perché le desse ulteriori indicazioni o dichiarasse il decesso, a sua discrezione. L'eventualità che ciò a cui avevano assistito fosse stato provocato proprio dalla cura che avevano somministrato era tutt'altro che remota e avrebbe richiesto un'autopsia.
Una seconda scansione poi, prima che avesse tempo di preparare altro, quei movimenti cessarono all'improvviso, mentre i segnali vitali collassarono all'istante. Se Polina o la dottoressa stavano guardando il monitor del bioletto se ne sarebbero accorte di persona, dal canto suo Nina non ritenne necessario riferire loro né cosa stava facendo, né quel dettaglio, ritenendolo superfluo. Loro per prime conoscevano le procedure di emergenza previste in quelle situazioni e non c'era modo in cui potessero dare una mano se non abbassando i campi di forza ed entrando personalmente a contatto con i pazienti. Esattamente ciò che tutti loro volevano evitare e la ragione stessa per cui quei campi di forza erano stati attivati.
Passarono alcuni, interminabili minuti in cui l'ologramma tentò tutte le procedure presenti sul manuale, più qualche creativa aggiunta nel tentativo di stabilizzare le condizioni di Reid. I segni vitali fluttuarono diverse volte, dando per qualche istante la sensazione che il giovane ufficiale potesse superare quella crisi, ma con la stessa rapidità collassavano di nuovo, inesorabilmente, mentre uno dopo l'altro gli organi cedevano in una reazione a catena sistemica. Fu solo dopo diversi minuti ed altrettanti tentativi che Nina si fermò, rivolgendo un'occhiata interrogativa in direzione della dottoressa perché le desse ulteriori indicazioni o dichiarasse il decesso, a sua discrezione. L'eventualità che ciò a cui avevano assistito fosse stato provocato proprio dalla cura che avevano somministrato era tutt'altro che remota e avrebbe richiesto un'autopsia.