31-05-2012, 02:10 PM
Salkhar
Vulcan/Romulan
Quando si voltò, imperturbabile, distante, fu al cadetto Sanders che rivolse l’attenzione. Gli scaricava addosso la responsabilità di tutto, in termini umani se ne lavava le mani, eppure non lo colse il bisogno di agitarsi. Anzi, al contrario, quella si presentava come l’ennesima dimostrazione della superiorità della natura vulcaniana. Indubbio era che avesse la ragione era dalla sua e, come minimo, almeno una ventina di studenti erano testimoni degli eventi, per primo lo sconosciuto che, concluso il malinteso, avrebbe dovuto farsi un giretto in lavanderia. Poteva cavarsela, ne era certo, anche se era la Yeerum che doveva affrontare. Piuttosto, il problema che si poneva era un altro: quanti dei testimoni avrebbero collaborato in una vicenda che implicava la docente più temuta tra i banchi dell’Accademia della Flotta Stellare? Non era da molto tempo che aveva a che fare con gli umani – o meglio, umanoidi – ma, in cuor suo, conosceva già la risposta a quella domanda. Non c’era neppure bisogno di chiederselo.
“Mi auguro che il Suo fosse ciò che voi umani definite ‘umorismo’, signor Sanders.” Da qualche parte, in fondo alle sue parole, pareva intuirsi qualcosa di nettamente in contrasto con la posatezza che all’apparenza trasudava. Uno sforzo di immaginazione poteva persino renderle ironiche, pregne di un chiaro intento provocatore, che non era poi così insolito. D’altronde, essere vulcaniano non voleva stare al proprio posto e tacere di fronte alle ingiustizie. Non voleva dirlo per Salkhar. Non erano rare le volte in cui si vantava di non avere ego od orgoglio da difendere, di essere impermeabile ad offese, istigazioni, affronti, eppure qualche volta… qualche volta gli succedeva questa strana cosa. Questa strana cosa che non sapeva bene come definire. Questa strana cosa, da cui aveva sempre cercato di tenersi alla larga. Come una scintilla che si accendeva da qualche parte, nei recessi della psiche, nell’inconscio inalienabile, qualcosa che non era mai stato in grado di controllare come avrebbe voluto. La paura di suo padre che si manifestava, seppur avesse cercato di tenerne i gemelli a distanza. Sorak, forse, poteva riuscirci, ma Salkhar era sempre stato l’anello debole. Lo sapeva lui, lo sapeva T’maekh, lo sapeva suo fratello. Ed ogni volta incolpava quel sangue violento, che era prima appartenuto a T’maekh e prima ancora ad Ekkhae, ma soprattutto… incolpava se stesso di esserne così dannatamente coinvolto da non riuscire in alcun modo a sopprimere l’istinto una volta e per sempre. Poteva nasconderlo, come polvere sotto a un tappeto, poteva fingere che non esistesse, che qualunque vulcaniano avrebbe pensato ed agito allo stesso modo, che sarebbe avanzato verso il cadetto Sanders a passi lenti, proprio come lui stava facendo adesso, e che non vi fosse nulla di anomalo nel fatto di fermarsi a poco più di un paio di metri dal fulcro del suo problema. Sì. Si poteva sempre fingere. Fingere che non fosse mai accaduto.
Forse avrebbe aggiunto anche altro, se la sconosciuta studentessa non lo avesse anticipato con le sue parole, rivolte alla Yeerum, che solo un attimo prima aveva ad entrambi intimato di fermarsi. Cercava di farle comprendere le loro ragioni. Quel suo atteggiamento lo riportò al loro vero grattacapo. Già, perché non era di Sanders che dovevano stare a preoccuparsi, bensì di una docente che si vociferava fosse addirittura un membro di Terra Prime. A conti fatti, non poteva far altro che dare man forte alla coraggiosa betazoide, appoggiandone la versione che, in fin dei conti, era quella attendibile.
“Come la signorina cercava di farLe intendere, sarebbe più appropriato che fossimo noi a fornirLe la testimonianza di cui necessita, professoressa Yeerum, dal momento che in prima persona rappresento la parte lesa, mentre la qui presente è la più diretta testimone dell’accaduto.” Mani dietro la schiena, si affiancò alla bionda collega. “Le suggerirei di mettere da parte l’intolleranza, in questa circostanza, e di attenersi unicamente ai fatti.” Sostenne, in quella che suonò come una provocazione bella e buona. La realtà era ben diversa, invece: le stava semplicemente chiedendo di essere imparziale. “E’ comunemente noto che i vulcaniani siano gente pacifica, praticante la via della non-violenza e votata esclusivamente all’esercizio Logica, nonché eticamente incapace di dire il falso. Non riterrebbe, dunque, illogico colpevolizzare proprio un vulcaniano di aver scatenato una scriteriata zuffa pubblica?” Sollevando le sopracciglia, conferì enfasi al retorico interrogativo, a cui appose una breve pausa onde permetterle di rifletterci. “Inoltre, se avessi davvero voluto infastidire il signor Sanders – ammesso che vi fosse un motivo valido per farlo – non crede sarebbe stato più consueto da parte mia, in quanto vulcaniano, optare per un luogo meno affollato? E, infine, se fossi stato io l’autore, ritiene possibile che, da vulcaniano, possa dichiararmi estraneo ai fatti con tanta leggerezza?” Esauriti gli elementi in sua discolpa, con un cenno del capo invitò la Yeerum a spostare l’attenzione sulla ragazza al suo fianco. “Per quanto riguarda la signorina, invece, è lampante che, mossa da evidente compassione, abbia solo cercato di impedire il complicarsi della situazione. Una reazione giustificabile, considerando che i betazoidi sono, per una natura, una razza fortemente emotiva." Concluse, a questo punto, lasciando ora che fosse la docente a fare la prossima mossa. Dal canto suo, riteneva che la Yeerum avesse abbastanza buon senso da accettare l’evidenza, se almeno una sola parola era stata a sentirla. Una reazione che ci si poteva sicuramente aspettare da un vulcaniano, ma quella che stava in piedi davanti a lui non era forse un essere umano? Un essere umano che poteva avere reazioni imprevedibili, soprattutto se a sviare dalla verità si metteva pure Sanders che, ancora una volta, tornava a sbraitare, come fosse realmente lui la vittima della situazione. Dovette riconoscere una certa astuzia, da parte sua. Era così bravo a mentire che, se non fosse stato implicato personalmente nella vicenda, avrebbe potuto credergli lui stesso.
“E Lei prenderebbe per buone le parole di un mezzo romulano, Professoressa Yeerum? Non c’è da fidarsi! Lo sanno tutti come agiscono i romulani e lo stesso Vulcano ne ha pagato le conseguenze!”
Questa volta, le parole del cadetto non lo lasciarono indifferente. Affatto. Anzi, deglutì. La situazione cominciava a prendere una piega imprevista, che non gli piaceva per niente. Perché quello lì… quello gli stava dando del barbaro schifoso.
“La invito a non ripetere nuovamente simili assurdità, signor Sanders.” Per quanto sul volto permanesse una maschera di imperturbabilità, il tono sembrava essersi raffreddato. “Sono romulano solo per un quarto.” Precisò. “La mia, una famiglia di rispettabili vulcaniani, comunque Lei la pensi, ha sempre rinnegato i legami con Romulus. Tant’è vero che i miei predecessori hanno, a loro tempo, pagato con l’esilio da Vulcano. Le suggerisco di ritrattare le Sue conclusioni.”
“Mi auguro che il Suo fosse ciò che voi umani definite ‘umorismo’, signor Sanders.” Da qualche parte, in fondo alle sue parole, pareva intuirsi qualcosa di nettamente in contrasto con la posatezza che all’apparenza trasudava. Uno sforzo di immaginazione poteva persino renderle ironiche, pregne di un chiaro intento provocatore, che non era poi così insolito. D’altronde, essere vulcaniano non voleva stare al proprio posto e tacere di fronte alle ingiustizie. Non voleva dirlo per Salkhar. Non erano rare le volte in cui si vantava di non avere ego od orgoglio da difendere, di essere impermeabile ad offese, istigazioni, affronti, eppure qualche volta… qualche volta gli succedeva questa strana cosa. Questa strana cosa che non sapeva bene come definire. Questa strana cosa, da cui aveva sempre cercato di tenersi alla larga. Come una scintilla che si accendeva da qualche parte, nei recessi della psiche, nell’inconscio inalienabile, qualcosa che non era mai stato in grado di controllare come avrebbe voluto. La paura di suo padre che si manifestava, seppur avesse cercato di tenerne i gemelli a distanza. Sorak, forse, poteva riuscirci, ma Salkhar era sempre stato l’anello debole. Lo sapeva lui, lo sapeva T’maekh, lo sapeva suo fratello. Ed ogni volta incolpava quel sangue violento, che era prima appartenuto a T’maekh e prima ancora ad Ekkhae, ma soprattutto… incolpava se stesso di esserne così dannatamente coinvolto da non riuscire in alcun modo a sopprimere l’istinto una volta e per sempre. Poteva nasconderlo, come polvere sotto a un tappeto, poteva fingere che non esistesse, che qualunque vulcaniano avrebbe pensato ed agito allo stesso modo, che sarebbe avanzato verso il cadetto Sanders a passi lenti, proprio come lui stava facendo adesso, e che non vi fosse nulla di anomalo nel fatto di fermarsi a poco più di un paio di metri dal fulcro del suo problema. Sì. Si poteva sempre fingere. Fingere che non fosse mai accaduto.
Forse avrebbe aggiunto anche altro, se la sconosciuta studentessa non lo avesse anticipato con le sue parole, rivolte alla Yeerum, che solo un attimo prima aveva ad entrambi intimato di fermarsi. Cercava di farle comprendere le loro ragioni. Quel suo atteggiamento lo riportò al loro vero grattacapo. Già, perché non era di Sanders che dovevano stare a preoccuparsi, bensì di una docente che si vociferava fosse addirittura un membro di Terra Prime. A conti fatti, non poteva far altro che dare man forte alla coraggiosa betazoide, appoggiandone la versione che, in fin dei conti, era quella attendibile.
“Come la signorina cercava di farLe intendere, sarebbe più appropriato che fossimo noi a fornirLe la testimonianza di cui necessita, professoressa Yeerum, dal momento che in prima persona rappresento la parte lesa, mentre la qui presente è la più diretta testimone dell’accaduto.” Mani dietro la schiena, si affiancò alla bionda collega. “Le suggerirei di mettere da parte l’intolleranza, in questa circostanza, e di attenersi unicamente ai fatti.” Sostenne, in quella che suonò come una provocazione bella e buona. La realtà era ben diversa, invece: le stava semplicemente chiedendo di essere imparziale. “E’ comunemente noto che i vulcaniani siano gente pacifica, praticante la via della non-violenza e votata esclusivamente all’esercizio Logica, nonché eticamente incapace di dire il falso. Non riterrebbe, dunque, illogico colpevolizzare proprio un vulcaniano di aver scatenato una scriteriata zuffa pubblica?” Sollevando le sopracciglia, conferì enfasi al retorico interrogativo, a cui appose una breve pausa onde permetterle di rifletterci. “Inoltre, se avessi davvero voluto infastidire il signor Sanders – ammesso che vi fosse un motivo valido per farlo – non crede sarebbe stato più consueto da parte mia, in quanto vulcaniano, optare per un luogo meno affollato? E, infine, se fossi stato io l’autore, ritiene possibile che, da vulcaniano, possa dichiararmi estraneo ai fatti con tanta leggerezza?” Esauriti gli elementi in sua discolpa, con un cenno del capo invitò la Yeerum a spostare l’attenzione sulla ragazza al suo fianco. “Per quanto riguarda la signorina, invece, è lampante che, mossa da evidente compassione, abbia solo cercato di impedire il complicarsi della situazione. Una reazione giustificabile, considerando che i betazoidi sono, per una natura, una razza fortemente emotiva." Concluse, a questo punto, lasciando ora che fosse la docente a fare la prossima mossa. Dal canto suo, riteneva che la Yeerum avesse abbastanza buon senso da accettare l’evidenza, se almeno una sola parola era stata a sentirla. Una reazione che ci si poteva sicuramente aspettare da un vulcaniano, ma quella che stava in piedi davanti a lui non era forse un essere umano? Un essere umano che poteva avere reazioni imprevedibili, soprattutto se a sviare dalla verità si metteva pure Sanders che, ancora una volta, tornava a sbraitare, come fosse realmente lui la vittima della situazione. Dovette riconoscere una certa astuzia, da parte sua. Era così bravo a mentire che, se non fosse stato implicato personalmente nella vicenda, avrebbe potuto credergli lui stesso.
“E Lei prenderebbe per buone le parole di un mezzo romulano, Professoressa Yeerum? Non c’è da fidarsi! Lo sanno tutti come agiscono i romulani e lo stesso Vulcano ne ha pagato le conseguenze!”
Questa volta, le parole del cadetto non lo lasciarono indifferente. Affatto. Anzi, deglutì. La situazione cominciava a prendere una piega imprevista, che non gli piaceva per niente. Perché quello lì… quello gli stava dando del barbaro schifoso.
“La invito a non ripetere nuovamente simili assurdità, signor Sanders.” Per quanto sul volto permanesse una maschera di imperturbabilità, il tono sembrava essersi raffreddato. “Sono romulano solo per un quarto.” Precisò. “La mia, una famiglia di rispettabili vulcaniani, comunque Lei la pensi, ha sempre rinnegato i legami con Romulus. Tant’è vero che i miei predecessori hanno, a loro tempo, pagato con l’esilio da Vulcano. Le suggerisco di ritrattare le Sue conclusioni.”