12-06-2017, 05:33 PM
Logic is the cement of our civilization, with which we ascend from chaos, using reason as our guide.
T’Mihn K'vek | Vulcan
Aveva colpito un nervo scoperto? T’Mihn non era riuscita a decifrare completamente l'espressione di Joanna, anche perché non aveva l'esperienza necessaria per comprendere bene le emozioni umane. Non che i vulcaniani non provassero emozioni ma, non accettando e sopprimendo le proprie, risultava difficile per loro comprendere quelle degli altri.
Sembrava che l'attenzione dell'umana si fosse spostata sul lieve vociare che si sentiva provenire dal corridoio. Ora che aveva avuto la conferma sulla sua piccola illuminazione riguardante il legame tra la nuova amica(?) e il capo medico dell'Enterprise, T’Mihn non aveva più interesse a portare avanti quel discorso. Era la figlia di McCoy... e allora? Questo per la vulcaniana non cambiava assolutamente niente. La domanda di poco prima era stata abbastanza illogica, in quanto sorta da un'emozione. T’Mihn era stata curiosa di sapere se Joanna e McCoy avesse qualche tipo di relazione parentale: ora conosceva la risposta al quesito e, di conseguenza, quest'ultimo poteva essere accantonato.
Concordo. Commentò alle ultime parole di Joanna, mentre il suo sguardo si spostava sulla porta chiusa. Si rendono conto di trovarsi in una biblioteca? Sì, anche loro due poco prima avevano parlato, ma stando attente a non alzare troppo la voce. O almeno così T’Mihn sperava. Non le era sembrato di aver parlato a voce alta, quindi non credeva di aver fatto la stessa figuraccia che stavano facendo quelli nel corridoio, chiunque fossero.
Oh... questa sala sembra essere già occupata. T’Mihn riuscì a sentire quella frase perfettamente, anche perché chi aveva parlato si trovava appena al di là della porta e, probabilmente, aveva appena controllato il piccolo pannello a fianco dell'ingresso alla saletta. Proviamo la prossima. Comunque, silenzio! Devo ricordarvi che siamo in biblioteca!?
Ah, quindi c'era qualcuno intelligente nel gruppo. T’Mihn sospirò in modo ben poco vulcaniano, evidentemente sollevata dall'interruzione del vociare. Un'interruzione che sapeva tanto di silenzio imbarazzato. Si era appena girata verso Joanna, i pensieri già sullo studio e sulla spinosa questione della luminosità (poteva chiedere di abbassarla? o Joanna avrebbe fatto fatica a leggere?) quando la porta della saletta si aprì.
L'apertura della porta non era così anomala, in quanto - saletta privata o meno - non era possibile prenotarsela tutta per sé. Se non ricordava bene, era possibile sigillare la porta solo dopo aver raggiunto un numero minimo di cinque persone all'interno, una regola che impediva a certi cadetti di tenersi le poche salette tutte per loro. In ogni caso, al di là della soglia erano presenti due persone, un uomo e una donna, che indossavano una divisa differente da quelle dell'accademia e che portavano un tesserino che li identificava come ospiti. Dalle orecchie a punta e le sopracciglia arcuate, T’Mihn poté riconoscerli come vulcaniani.
Scusate per il disturbo, Iniziò la donna. ma temo che gli scienziati e il loro staff occuperanno il resto delle sale private. Possiamo unirci a voi?
Sembrava che l'attenzione dell'umana si fosse spostata sul lieve vociare che si sentiva provenire dal corridoio. Ora che aveva avuto la conferma sulla sua piccola illuminazione riguardante il legame tra la nuova amica(?) e il capo medico dell'Enterprise, T’Mihn non aveva più interesse a portare avanti quel discorso. Era la figlia di McCoy... e allora? Questo per la vulcaniana non cambiava assolutamente niente. La domanda di poco prima era stata abbastanza illogica, in quanto sorta da un'emozione. T’Mihn era stata curiosa di sapere se Joanna e McCoy avesse qualche tipo di relazione parentale: ora conosceva la risposta al quesito e, di conseguenza, quest'ultimo poteva essere accantonato.
Concordo. Commentò alle ultime parole di Joanna, mentre il suo sguardo si spostava sulla porta chiusa. Si rendono conto di trovarsi in una biblioteca? Sì, anche loro due poco prima avevano parlato, ma stando attente a non alzare troppo la voce. O almeno così T’Mihn sperava. Non le era sembrato di aver parlato a voce alta, quindi non credeva di aver fatto la stessa figuraccia che stavano facendo quelli nel corridoio, chiunque fossero.
Oh... questa sala sembra essere già occupata. T’Mihn riuscì a sentire quella frase perfettamente, anche perché chi aveva parlato si trovava appena al di là della porta e, probabilmente, aveva appena controllato il piccolo pannello a fianco dell'ingresso alla saletta. Proviamo la prossima. Comunque, silenzio! Devo ricordarvi che siamo in biblioteca!?
Ah, quindi c'era qualcuno intelligente nel gruppo. T’Mihn sospirò in modo ben poco vulcaniano, evidentemente sollevata dall'interruzione del vociare. Un'interruzione che sapeva tanto di silenzio imbarazzato. Si era appena girata verso Joanna, i pensieri già sullo studio e sulla spinosa questione della luminosità (poteva chiedere di abbassarla? o Joanna avrebbe fatto fatica a leggere?) quando la porta della saletta si aprì.
L'apertura della porta non era così anomala, in quanto - saletta privata o meno - non era possibile prenotarsela tutta per sé. Se non ricordava bene, era possibile sigillare la porta solo dopo aver raggiunto un numero minimo di cinque persone all'interno, una regola che impediva a certi cadetti di tenersi le poche salette tutte per loro. In ogni caso, al di là della soglia erano presenti due persone, un uomo e una donna, che indossavano una divisa differente da quelle dell'accademia e che portavano un tesserino che li identificava come ospiti. Dalle orecchie a punta e le sopracciglia arcuate, T’Mihn poté riconoscerli come vulcaniani.
Scusate per il disturbo, Iniziò la donna. ma temo che gli scienziati e il loro staff occuperanno il resto delle sale private. Possiamo unirci a voi?