TSE dove tutto è cominciato
#1

@T'Dal con la scusa che c'era da inserire il role code ho anche scorporato le role

Thomas Eugene Paris

Umano

Tom era concentrato sull'apparecchio che aveva di fronte. Sebbene con un po' di fatica, era riuscito ad aprirlo e ad accedere a quelli che sembravano essere i comandi, ma non c'era nemmeno una luce o un indicatore di qualche genere a segnalare che quell'artefatto fosse ancora operativo o anche solo recuperabile. C'era persino l'eventualità che tutto quel lavoro non sarebbe nemmeno servito a nulla. Fu allora che lo stridio di qualcosa che si avvicinava rapidamente dall'alto costrinse il comandante a spostare lo sguardo nella direzione da cui provenivano quei versi: d'istinto si gettò di lato, con sufficiente agilità da non finire addosso al bajoriano accanto a lui, ma l'animale li avrebbe sicuramente attaccati di nuovo se il vulcaniano addetto alla sicurezza non si fosse premurato di stordirlo con un phaser.

L'ho detto che questo posto non mi piace... brontolò tra sé e sé, ritornando immediatamente al lavoro per terminare il più rapidamente possibile, ma con i guanti della tuta ogni ricalibrazione era più complessa del necessario e, se non avesse visto cosa poteva causare il virus che avevano contratto su quel pianeta, avrebbe molto probabilmente ceduto alla frustrazione e chiuso un occhio sul protocollo liberandosene. Un movimento un po' troppo brusco e il tricorder gli sfuggì di mano, facendolo imprecare silenziosamente. Ci volle un po' di tempo e una notevole dose di pazienza prima che riuscisse finalmente a risintonizzare le emissioni del tricorder, in modo da poterlo utilizzare come fonte di energia. Lo aveva appena collegato alla strumentazione aliena quando la dottoressa ritornò da lui per informarlo che le comunicazioni con la nave sembravano essere cadute. Tom sbuffò: ci mancavano solo altri contrattempi! Paris a Voyager... chiamò, attivando il suo comunicatore con un tocco leggero. Attese qualche istante, poi provò una seconda volta per esserne sicuro... ma la dottoressa sembrava aver ragione. Avrebbero passato su quel pianeta un tempo più lungo del previsto.

Qualunque cosa sia successa a bordo, staranno facendo il possibile per ripristinare le comunicazioni. Diamo loro un po' di tempo prima di iniziare a preoccuparci disse, più per esperienza che perché stava sottovalutando la situazione. Nel corso della sua carriera nella Flotta si era trovato più di una volta bloccato su pianeti inospitali e in fondo era ancora lì per raccontarlo. Per quanto lo riguardava, la missione aveva ancora la priorità: avevano ossigeno, nessun ferito e sebbene la situazione con le comunicazioni potesse rivelarsi problematica, era certo che Chakotay non li avrebbe abbandonati per nessuna ragione: avevano bisogno dei campioni almeno quanto loro avevano bisogno di tornare a bordo. Certo, prendere qualche precauzione per essere certi di ritornare tutti d'un pezzo non avrebbe fatto male... Jenar, Varik, create un perimetro di una decina di metri qui attorno, usate i phaser per spaventare le creature, possibilmente senza colpirle. Dottoressa, termini il suo lavoro. ordinò, mentre il suo sguardo tornava rapidamente sul tricorder tra le proprie mani. Sullo schermo dell'oggetto alieno era improvvisamente apparsa una luce, segno che il suo tentativo di ricarica aveva quantomeno attivato qualcosa. Ok, forse ho qualcosa... annunciò, nell'esatto istante in cui il display si illuminò, mostrando dei caratteri irriconoscibili ... non è che per caso qualcuno di voi ha un background in xenolinguistica? si informò, chiedendosi contemporaneamente se fosse in qualche modo possibile interfacciare il software alieno con il traduttore integrato nei comunicatori.
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#2

I'm a perfectionist, so my bossiness definitely comes out.

Saff Zaldan

Mi ero allontanata di nuovo della squadra, troppo concentrata sui dati del tricorder per rendermene conto. La mia mente era interamente focalizzata sull'analisi delle sequenze genetiche e su come potessero essere correlate al virus. Era una sensazione strana, quella di essere così immersa nel lavoro che l'ambiente circostante sembrava sfocato, quasi irreale.

Il peso di ciò che stava accadendo cominciò a gravare su di me. Mi trovavo su un pianeta alieno, lontana dalla mia nave e con comunicazioni interrotte, ma non potevo permettermi di vacillare. Dovevo restare concentrata, raccogliere quante più informazioni possibili e cercare di trovare un modo per tornare alla Voyager con qualcosa di utile.

Ad un certo punto la voce del primo ufficiale, mi colse un po' di sorpresa e mi riportò alla realtà: «...non è che per caso qualcuno di voi ha un background in xenolinguistica?»

Sapevo che non era il mio campo di studio principale, ma durante i miei studi di medicina avevo approfondito gli studi in xenobiologia, perciò non una linguista, e la mia comprensione delle lingue era più istintiva che scientifica. Ma dovevo provare, dovevo fare qualcosa. «Io... ho una certa affinità con le lingue, non sono una linguista, dato che nella mia laurea studiai xenobiologia, ma posso tentare di capire se ci sono somiglianze strutturali con qualcosa che conosco. Se lo desidera, posso dare un'occhiata.» dissi, cercando di mascherare l'incertezza nella mia voce, anche se in quel momento, mi sentii un po' inadeguata. Non avevo mai studiato linguistica in maniera approfondita, ma avevo sempre avuto un'affinità naturale per le lingue. Potevo riconoscere schemi e fonemi, comprendere strutture grammaticali, e spesso mi rendevo conto di somiglianze con altre lingue, anche se non ne conoscevo il significato. Non era una capacità che avrei mai pensato potesse essere utile in una situazione come questa, ma forse, ora, potevo fare la differenza.
Era un momento cruciale. La capsula poteva contenere le risposte di cui avevamo disperatamente bisogno per salvare l'equipaggio della Voyager. Dovevo solo trovare la chiave giusta per aprire quella porta linguistica e accedere alle informazioni che ci avrebbero permesso di sconfiggere questo virus.
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#3

Thomas Eugene Paris

Umano

A Tom non sfuggì l'incertezza nella voce del medico, ma la linguistica non era decisamente il suo campo e interfacciare il traduttore presente nei comunicatori avrebbe richiesto strumenti che al momento non avevano. Due teste sono meglio di una rispose serafico il comandante, facendo cenno alla donna di raggiungerlo. Questo è il menù principale... spiegò, facendosi leggermente da parte per poter consentire a Saff di dare un'occhiata allo schermo. L'uomo premette uno dei tasti e l'insieme di dati cambiò questi sembrano dati di volo: fortunatamente la matematica alla base dei sistemi di coordinate ha un numero limitato di possibili varianti... con un po' di pazienza penso di poter risalire alle coordinate di partenza. Se dovessi azzardare un'ipotesi direi che si tratta di una capsula automatizzata con un controllo di volo preimpostato: non dovrebbe essere troppo complesso scoprire da dove viene. spiegò, prima di tornare nuovamente al menù principale tutte queste altre cose non ho idea di cosa siano disse, scorrendo una dopo l'altra le varie opzioni presenti sul display ... mi dica se riesce a riconoscere qualcosa. Qualunque informazione sullo scopo di questa capsula sarebbe utile. precisò, perché la dottoressa sapesse cosa stavano cercando.

Comandante, abbiamo visite! li informò in quel momento Jenar. La tensione nella voce del bajoriano era evidente, tanto che Tom raggiunse il proprio phaser prima ancora di guardarsi attorno. Qualcosa, nell'acqua paludosa, si stava evidentemente muovendo. Il fango e l'oscurità rendevano difficile scorgere di cosa si trattasse, ma il corpo ricoperto di scaglie che si scorgeva di tanto in tanto lasciava sospettare si trattasse di qualche tipo di grosso rettile, non troppo dissimile da un alligatore terrestre. Un animale come quello avrebbe potuto facilmente perforare le loro tute con un morso, esponendoli al patogeno presente sul pianeta... o peggio. Paris a Voyager chiamò di nuovo il comandante, sperando che il problema con le comunicazioni fosse stato risolto, ma ancora una volta, in risposta ricevette solo un lungo silenzio.

Ok, andiamocene da qui decise, valutando che la situazione cominciava a farsi un po' troppo rischiosa. Comandante, dietro di lei! avvertì Varik e Tom fece appena in tempo a balzare di lato, trascinando Saff con sé, perché il fuoco del phaser del vulcaniano li mancasse, centrando invece la creatura che stava dando loro la caccia. Qualcosa si contorse nel fango, allontanandosi di qualche metro, ma i suoni che li circondavano suggerivano che non se ne fosse andato... e che probabilmente non era solo. Dobbiamo cercare un riparo. Temo ci vorrà ancora un po' prima che la Voyager riesca a riparare le comunicazioni disse, evitando di esternare con il resto della squadra la sua vera preoccupazione: erano ormai diversi minuti che le comunicazioni erano saltate e già prima che lasciassero la nave la situazione con gli infetti era critica. Possibile che fossero riusciti a prendere le aree fino a quel momento sicure della nave? Il comandante si sforzò di allontanare quel pensiero: c'era sempre il medico olografico. Se la situazione a bordo fosse degenerata li avrebbe contattati... o no?
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#4

I'm a perfectionist, so my bossiness definitely comes out.

Saff Zaldan

L’incertezza si insinuava anche nei miei pensieri mentre Tom spiegava con la sua solita calma ciò che stava cercando di decifrare dal pannello della capsula. Guardai lo schermo, cercando di focalizzarmi sui simboli e sulle strutture che potevano indicare informazioni utili. Due teste sono meglio di una, aveva detto il comandante, e mi trovai a ripetere quella frase nella mia mente come un mantra. Dovevo mettere da parte ogni dubbio e utilizzare al meglio le mie capacità.

Mi chinai per studiare il pannello, mentre Tom scorreva le varie opzioni presenti sul display. La logica dietro quei simboli era stranamente coerente, quasi come se avessi visto una versione rudimentale di questa lingua in un testo di linguistica antica. «Questi simboli qui... sembrano rappresentare delle istruzioni o dei comandi ripetuti, qualcosa legato al monitoraggio. Potrebbero riguardare le condizioni ambientali o i parametri biologici» dissi, più a me stessa che a Tom, cercando di far emergere qualche intuizione dai miei ricordi accademici.

Quando Tom menzionò che quelle potevano essere coordinate di volo, una scintilla di comprensione attraversò la mia mente. «Se possiamo risalire al punto di partenza della capsula, potrebbe fornirci un indizio cruciale. Probabilmente il pianeta di origine è legato allo sviluppo del virus. È una possibilità troppo importante per ignorarla,» risposi, sentendo la tensione crescere mentre cercavo di dare un senso ai dati sullo schermo.

Ma prima che potessimo andare oltre nelle nostre deduzioni, l'allarme del bajoriano Jenar ruppe bruscamente la nostra concentrazione. Il mio cuore accelerò mentre cercavo di valutare la situazione intorno a noi. Le ombre si muovevano nell'acqua fangosa, e l'oscurità rendeva difficile capire di cosa si trattasse. Sentii la tensione salire, un misto di adrenalina e preoccupazione per ciò che poteva accadere.

Il primo ufficiale non perse tempo e tentò di contattare la Voyager, ma il silenzio in risposta fece scendere un’ombra pesante su di noi. Sapevo che il comandante stava facendo il possibile per mantenere la calma e la lucidità, ma anche lui sembrava comprendere quanto la situazione stesse rapidamente degenerando.

Poi tutto accadde in un attimo. Varik gridò un avvertimento, e prima che potessi reagire, sentii la presa forte di Tom sul mio braccio mentre mi trascinava via, evitando per un soffio il fuoco del phaser diretto verso la creatura che si avvicinava. Caddi pesantemente nel fango, ma riuscii a rialzarmi in fretta, il respiro corto e la mente in allerta. Il rumore nel fango non accennava a cessare; anzi, sembrava moltiplicarsi, come se ci fosse più di una creatura a circondarci.

«Dannazione. Se riusciamo a metterci al riparo, forse possiamo guadagnare tempo per analizzare meglio queste informazioni.» dissi, cercando di mantenere la calma nonostante il battito del cuore mi martellasse nelle orecchie, ma mentre parlavo, un pensiero angosciante attraversò la mia mente: e se le comunicazioni fossero saltate a causa di un problema a bordo? Sapevamo che la situazione con gli infetti era critica quando eravamo partiti, e più passavano i minuti, più la mia preoccupazione cresceva. E se la Voyager fosse in pericolo e noi fossimo bloccati qui senza alcun modo di saperlo? Se non fossimo stati più in grado di tornare sulla nave?

Stringendo i denti, tornai a concentrarmi su quello che potevo fare ora. Non c'era tempo per perdersi in supposizioni. Dovevamo mettere insieme i pezzi di questo mistero e trovare il modo di tornare alla nave sani e salvi; ma mentre ci spostavamo in cerca di un riparo, il pensiero del tempo che stavamo perdendo e di ciò che poteva star succedendo a bordo della Voyager non mi dava tregua.
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#5

Thomas Eugene Paris

Umano

Monitoraggio, ok... borbottò Tom tra sé e sé, cercando di attribuire un qualche significato a quell'informazione, che fosse corretta o meno. Assumendo che quella capsula monitorasse qualcosa, cosa poteva monitorare? Le variabili erano praticamente infinite: poteva essere una sonda atmosferica precipitata per errore, monitorare il terreno, l'umidità o magari perfino l'orografia... no. Quell'informazione era troppo vaga per poter essere di una qualche utilità. Prima che potesse concludere quel pensiero, tuttavia, la situazione degenerò rapidamente. La caduta aveva riempito il suo casco di fango e il comandante fu costretto a ripulirlo alla meno peggio con la manica della tuta per riuscire a vederci di nuovo. Non che quello che aveva di fronte fosse un gran bello spettacolo.

Tom si guardò attorno, mentre scollegava rapidamente il tricorder dall'artefatto alieno per agganciarlo alla tuta. Poi, con un solo gesto, recuperò il fucile phaser che aveva lasciato a terra e mentre lo imbracciava ne sbloccò la sicura. Attorno a loro l'acquitrino si estendeva in ogni direzione. Forse arrampicarsi sugli alberi li avrebbe messi al sicuro, ma con le tute difficilmente sarebbero riusciti ad arrampicarsi. Toglierle era fuori questione: un graffio durante l'arrampicata e avrebbero rischiato di fare la fine di Ried e degli altri.

Comandante? chiamò Jenar, in attesa di istruzioni, mentre le creature si facevano sempre più vicine e nervose. Superarle in velocità era fuori questione e senza un rifugio facilmente raggiungibile rimaneva solo una soluzione Dottoressa, rimanga dietro di me. Jenar, Varik, dobbiamo spaventarli... disse, impostando il proprio phaser su una potenza maggiore e concentrando il raggio, in modo da tranciare il ramo di uno degli alberi che li sovrastava. Un secondo colpo ed il ramo caduto nell'acquitrino prese fuoco. Subito la creatura più vicina emise un verso infernale, allontanandosi rapidamente. Sembra che il fuoco non gli piaccia. annunciò con una nota di sollievo nella voce, mentre invitava i colleghi a imitarlo. I danni ambientali che quell'incendio avrebbe potuto causare, al momento, non erano il primo dei suoi pensieri e l'umidità di quell'area avrebbe probabilmente placato le fiamme prima che potessero diffondersi causando problemi seri.

Forse l'idea di cercare un luogo sicuro non era poi così malvagia... convenne in direzione della dottoressa, non appena i versi dei grossi rettili si fecero più indistinti. Varik nel frattempo aveva recuperato il suo tricorder e muovendolo attorno a sé stava scansionando l'intera area. ... sembrano esserci delle strutture rocciose a 256 metri da noi, 15,32° nord annunciò il vulcaniano. Tom annuì d'accordo, andiamo a dare un'occhiata decise mentre dava un ultimo sguardo all'artefatto alieno: se quella capsula fosse davvero arrivata lì da un altro pianeta, doveva contenere un sistema di volo, dei sensori di navigazione... se il problema con le comunicazioni fosse perdurato, forse potevano utilizzare parte dei sistemi per contattare la nave... o anche solo far giungere un messaggio in orbita...

Comandante? lo richiamò Varik, che si era già avviato nella direzione indicata. Arrivo, arrivo! rispose Tom affrettando il passo per raggiungere il resto della squadra. Era mai possibile che la volta che gli avrebbe fatto comodo un ufficiale tattico in missione si ritrovava con un gruppo di ingegneri e la volta che gli avrebbe fatto comodo un ingegnere aveva una squadra di ufficiali tattici!? La fortuna sembrava divertirsi particolarmente a giocare con lui...

la butto lì: le strutture rocciose sono grotte e esplorandole ci trovano dentro un laboratorio alieno semidistrutto?
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