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USS Eternity Sospetti.
#1

Salkhar

Vulcan/Romulan

Quante ore erano, ormai, trascorse da quando il giovane Ufficiale Scientifico se ne stava seduto, immoto, alla sua postazione? Scorrevano le immagini sugli schermi ultratecnologici dei computer di bordo, raccontando di una galassia che solo da poco tempo aveva finalmente l’occasione di osservare come aveva sempre voluto. Le mani, fasciate dagli usuali guanti bianchi, pigiavano agilmente i tasti sui pannelli virtuali e, quando necessario, la penna scorreva sul display del PADD, sul quale segnava quei dati che l’intelletto suggeriva fossero i più significativi. Erano state rari i momenti in cui s’era concesso di guardare d’altra parte che non fosse dritta davanti a sé e tutti erano stati finalizzati ad informare il Capitano di eventuali anomalie. Per il momento, non ne aveva individuate di particolarmente rilevanti, ma era statisticamente assodato che sarebbero arrivati tempi migliori. Neonati passi verso un’evoluzione cognitiva sempre più sconfinata. Ma, per adesso, l’ignoto avrebbe dovuto attendere almeno l’indomani, da parte del vulcaniano. Terminato il suo turno, non gli restava che togliere silenziosamente il disturbo dalla Plancia, come di buona norma. Non che se ne fosse fatto una ragione della disposizione dei turni – che ancora, insisteva, fosse mal ripartita – tuttavia neppure lo sfiorò l’idea di tornare a protestare. Gli bastava già sapere che qualcun'altro condividesse la sua opinione. La mente volò al giovane Guardiamarina vulcaniano della palestra, frattanto che strisciava la punta della penna lungo la superficie plasticata, con brevi e precisi colpi di frusta. Come promesso, aveva reperito il suo fascicolo, memorizzandone le principali informazioni:
"Sottotenente T’Kaat, ufficiale scientifico assegnato alla U.S.S. Eternity NC-2001, primo incarico formale. Laurea in Scienze Astronomiche, idoneità in Probabilità Meccanica (attualmente in definizione)."
Ora la giovane donna poteva dirsi soddisfatta. Era sicuro che al prossimo incontro ricreativo lei non avrebbe avuto più nulla da ridire, sempre che fosse ancora più interessata a quello, che a qualcos’altro. A dire il vero, la giovane vulcaniana non gli aveva dato l’impressione di essere così superficiale. Ma era… strana, proprio non riusciva a capirla. Prima sembrava offesa, un attimo dopo decisa e, quello dopo ancora, fragile e insicura. Diceva di apprezzare la sua parte romulana e poi gli chiedeva di raccontargli di Vulcano. Già... era proprio difficile darle un senso. Ma aveva comunque sentito il bisogno di accondiscendere al suo ultimo invito, la scorsa volta.
Finalmente, si decise ad abbandonare la sua postazione, il giovane Comandante, gli occhi che, per l’ultima volta, in revisione definitiva, scorrevano le informazioni raccolte all’interno del dispositivo. Non che l’idea di tornarsene al suo alloggio lo allettasse particolarmente, ma era conscio di non avere scelta. Qualcosa da fare lo avrebbe certamente trovato – da quanto non riusciva a trovare del tempo per strimpellare con la sua chitarra? E poi, c’era ancora quella questione di cui doveva discutere col Capitano. Nei pochi giorni che avevano preso servizio, non aveva avuto occasione di restare solo col suo più diretto superiore e, forse, neppure ne avrebbe avuta stasera, ma valeva almeno la pena tentare.
Furono sufficienti un paio di ampie falcate per raggiungere la poltrona, posta proprio al centro della Plancia di Comando.
«Signore...» la voce, ferma e sterile, richiamava l’attenzione di Harris, quando gli fu al fianco. «… il rapporto che aveva richiesto.» Porse, a lui, il PADD, poi tacque per qualche istante. Riorganizzava i pensieri, pesava le parole, perché non era sicuro di quanto potersi spingere oltre. Elina Dax gli aveva parlato di massima segretezza, ma non sapeva se crederci o meno. Di segretezza, lei, non ne aveva dimostrata, ma poteva pure trattarsi della disattenzione di un ufficiale poco esperto. In ogni caso, era inutile rimuginarci. Presto o tardi, avrebbe ottenuto le sue risposte.
«Capitano, se possibile, vorrei discutere con Lei in merito ad una questione importante. In privato.» Piatto, avanzò la sua istanza, evitando inutili preamboli. Attese ancora un breve momento, prima di continuare. «Riguarda l’incidente del Settore 001.» Aggiunse quella come sola specifica, così che fosse Harris stesso a valutare le potenzialità dell’argomento e a decidere se valesse la pena prestargli ascolto o meno. Le mani dietro la schiena, sollevò leggermente il mento, prologo di un’ultima richiesta, che giunse semplice e repentina.
«Se mi permette, suggerirei che fosse presente anche il Comandante Heparel.» La sua non era una pretesa casuale. La Heparel era presente ad Earth Spacedock e aveva sentito qualcosa che neppure le sue orecchie vulcaniane erano state in grado di captare. Qualcosa di cui lei sembrava molto preoccupata, quando gliene aveva parlato, ma – nonostante mal giudicasse quel comportamento troppo emotivo – non poteva darle torto: non quando c’erano i romulani di mezzo.
#2

Edward Alan Harris

Augmented Human

L'Eternity era ancora attraccata a Deep Space One, il Capitano era in attesa di ordini. Seduto sulla nuovissima, comodissima poltrona a lui adibita al centro della plancia, Edward ripensava alla situazione attuale della Galassia, della Federazione, di lui stesso.
Solo all'ultimo momento si accorse che l'Ufficiale Scientifico, Salkar, gli stava porgendo il PADD contenente il rapporto che gli aveva commissionato.
Perfetto, grazie Comandante. Anomalie. Il rapporto conteneva informazioni sulle anomalie. L'ultima cosa a cui Edward voleva pensare.
Ma c'era dell'altro, difatti il Comandante non si mosse e infine gli rivelò il motivo per cui si era soffermato più del necessario: voleva informazioni riguardanti l'incidente al Settore 001, in pratica voleva sapere perchè la Federazione si era alleata all'Impero Klingon e perchè si aspettava un attacco Romulano da un momento all'altro.
Ma c'era ANCORA dell'altro: Salkar gli suggerì che fosse presente anche il Comandante Heparel, il Primo Ufficiale, la betazoide che le avevano affiancato per la futura missione.
E sia, andiamo nella sala riunioni.
Edward si alza, poggia distrattamente il PADD sul sedile di comando poi precede il vulcaniano nella grande sala dove si riuniscono gli ufficiali superiori.
La percorre per l'interezza, sedendosi infine a capotavola, il suo posto riservato e preferito.
Siediti. Ora aspettiamo il Comandante Heparel, poi mi chiederete quello che vorrete.
#3

Tan-Kantlya Heparel

Human/Betazoid

Sdraiata sul letto della propria cabina osservava il soffitto in silenzio. Accanto lei un libro aperto e delle sottolineature colorate evidenziavano alcune righe “Dei cinque elementi, nessuno è predominante; delle quattro stagioni, nessuna dura in eterno; delle giornate, alcune sono lunghe e altre corte; e la luna, prima cresce e poi cala”. Avrebbe volentieri riflettuto a lungo su questa frase, ma un pensiero tornava costantemente a distoglierle l’attenzione dal testo. Tre giorni prima aveva rivelato a Salkahr della scoperta fatta sulla Earth Spacedock. La cosa l’aveva alquanto allarmata, al contrario del suo collega che, come in ogni situazione, manteneva un invidiabile sangue freddo. Se avesse avuto solo un briciolo della capacità del vulcaniano di vedere le cose per la loro natura logica, avrebbe certamente risparmiatosi parecchi grattacapi. Un’altra cosa la turbava. Lui era stato chiaro nel volerla presente quando avrebbe parlato della cosa al capitano, e siccome non aveva ancora avuto occasione di parlarci da quando erano salpati, temeva di commettere una delle sue solite gaffe dettate dall’agitazione del momento. Le tornarono in mente le parole di sua madre << Quando sai di aver fatto una figuraccia, hai due alternative: ritratti e ci scherzi su, o vai avanti facendo finta di niente. L’importante nella vita è avere faccia tosta>>. Sorrise divertita pensando a quella che aveva sempre considerato come un’amica oltre che mamma. Improvvisamente un suono la riportò alla realtà. << Messaggio dal capitano Harris>>. La voce dell’addetto alle comunicazioni proveniente dal computer la fece scattare in piedi facendola avvicinare alla scrivania << Qui comandante Heparel a rapporto>> rispose in tono professionale. << Comandante Heparel, il capitano le ordina di presentarsi nella sala delle riunioni tra un minuto esatto>>, << Ricevuto>>. Sistematasi rapidamente la divisa, si diresse fuori dalla cabina e a passo svelto giunse davanti all’entrata della sala. Appena la porta si aprì, vide il capitano e Salkahr seduti che l’aspettavano. A piedi uniti e con le braccia perfettamente aderenti ai lati del busto, esordì << Il capitano voleva vedermi?>>, una domanda di circostanza quando ci si trova di fronte ad un superiore.
#4

Salkhar

Vulcan/Romulan

Non si fece attendere, la risposta del Capitano, che arrivò celere, nel momento stesso in cui il vulcaniano ebbe taciuto. Se avesse perseguito in quell’atteggiamento accondiscendente, Salkahr avrebbe ben presto potuto affermare che apprezzasse particolarmente di Harris il fatto che desse possibilità agli ufficiali sottoposti di esprimere i propri pareri o suggerire personali opinioni. Perché sì, questo era fondamentale per la buona riuscita degli incarichi, dal suo punto di vista. Ma, d’altronde, non era una novità che non amasse particolarmente essere contraddetto. Non per capriccio, la sua motivazione era semplicemente logica. E andare conto Logica non poteva essere altro che deleterio.
«Sì, Signore.» Al Capitano si rivolse, inespressivo, quasi a ricalcare il tipico atteggiamento di un androide mal costruito, quando questi lo invitò a seguirlo altrove. Attese rispettosamente che fosse il suo diretto superiore a precederlo, poi lo affiancò nel turbolift. Restò in silenzio fino a che entrambi non ebbero raggiunto la Sala Riunioni, quella riservata agli ufficiali superiori, dove seguì con lo sguardo Harris che prendeva posto al capo opposto del tavolo. Le mani allacciate dietro la schiena, il giovane mezzosangue mosse qualche passo verso l’interno della stanza spaziosa, adagio, senza fretta, nell’attesa che il Primo Ufficiale facesse la sua comparsa. La spilla argentata che designava la massima carica della Sezione Scientifica brillò per un istante breve, nel riflettere la luce bianca artificiale che illuminava l’ambiente affatto claustrofobico. Aumentò di poco l’andatura solo quando il Capitano gli ordinò di sedersi e a quel comando rispose con un lieve cenno d’assenso. Ebbe appena il tempo di posizionarsi al suo fianco destro, che la Heparel fece il suo ingresso nella sala.
«Na’shaya, Comandante Heparel.» Si premise di precedere Harris coi convenevoli, poi attese che anche lei prendesse posto al tavolo, prima di rivolgere nuovamente la sua attenzione a chi di dovere. Con tutti i presenti riuniti in sede, non gli sembrò necessario attendere più del dovuto e, una seconda volta, il Capitano avrebbe avuto dimostrazione del fatto che il giovane Ufficiale Scientifico aveva la tendenza ad andare dritto al sodo. Le mani , da che erano adagiate sulle gambe, scivolarono sulla superficie orizzontale del banco, dove le dita si intrecciarono, lasciando intravedere l’anello che, identico, condivideva con suo fratello. Quell'atteggiamento gli conferiva l’aria di chi sta per introdurre un argomento piuttosto serio e, a dir la verità, ciò di cui aveva intenzione di parlargli non era certamente roba di poco conto.
«Come Le avevo dapprima anticipato, il motivo della mia richiesta di convocare questa riunione è legato agli avvenimenti di cui si vocifera tanto, negli ultimi tempi.» Frappose all’argomentazione una piccola parentesi, a termine della quale fece saettare lo sguardo sulla bionda al capo opposto al suo. «Ho voluto che fosse presente anche il Primo Ufficiale poiché entrambi abbiamo motivo di pensare che queste dicerie siano meno infondate di quanto si è cercato di far credere.» Gli occhi tornarono, poi, all’ufficiale in comando supremo. «L’ho interpellata, Capitano, poiché – il Comandante Heparel ne converrà con me – è stato fatto il Suo nome in merito ad una missione diplomatica intercorsa recentemente con i Klingon, di cui - se questo riferimento fosse attendibile - sarebbe accertata la presenza nel Settore 001.» Tacque strategicamente per qualche istante, il tempo di lasciare che Harris metabolizzasse la notizia e decidesse il da farsi. Era fiducioso del fatto che avrebbe fornito loro la risposta ad ogni dubbio, o non avrebbe accettato di riunirsi in disparte, ma era presto per dire l’ultima parola.
«Chi ha fatto il Suo nome è Elina Dax, Signore. Trill, Timoniere della U.S.S. Constellation, sotto le direttive di un certo Ammiraglio Sheppard.» Proseguì, poi.«Ci sarebbero tutti i presupposti logici per concludere che la Dax dica il falso, ma sarebbe stato imprudente, da parte sua, fare il Suo nome, essendo a conoscenza della nostra assegnazione alla U.S.S. Eternity. Tuttavia, mi sfugge il motivo di rivelare a due perfetti sconosciuti informazioni di tale riservatezza, almeno quanto mi sfuggono i dettagli dell’incidente diplomatico.» Già, proprio non riusciva a spiegarsi perché quella donna avesse usato con loro tanta leggerezza. Per mettere in cattiva luce Harris? E a che pro, dal momento che entrambi, il vulcaniano e la betazoide, avrebbero ben presto preso servizio, avendo la possibilità di sfatare o confermare tale ipotesi? Imprudenza o c’era qualcosa sotto? «Le chiederei, dunque, chiarezza, Capitano.» Parve aver concluso, ma c’era ancora quella questione discussa con la Heparel in precedenza, qualcosa che lei aveva potuto leggere nella mente della Dax. «Abbiamo pure motivo di credere che siano, in qualche modo, coinvolti i romulani, nella vicenda.»
#5

Edward Alan Harris

Augmented Human

Tutto sommato, il Comandante Salkahr non voleva sapere molto, solo lo stretto necessario.
La filosofia di Edward Alan Harris in quanto Capitano di una nave della Flotta Stellare è chiara e risaputa: gli piace avere un buon rapporto con i suoi subordinati, dal mariaio con il grado più inferiore al suo Primo Ufficiale.
Mantenendo tale rapporto, ha sempre avuto il massimo che si poteva aspettare da tutti i partecipanti di ogni missione che ha intrapreso.
Elina Dax...perchè ha deciso di raccontare a due membri del suo equipaggio ciò che era successo nel Settore 001? Per metterlo in cattiva luce? Se lui non fosse stato lì, con la sua arguzia e intelligenza molto al di sopra della media, senza contare il sostegno di Alex Davis, sarebbe scoppiata una guerra tra la Federazione e l'Impero Klingon, e lui non se lo sarebbe mai perdonato. Forse quella Dax era invidiosa per come aveva trattato il suo Capitano, quella Suder che poi, tra l'altro, aveva anche lasciato la Flotta? Forse lo incolpava di aver condotto male la diplomazia, ma non era stato lui ad attivare le armi e a sparare contro la prima nave che gli era capitata a tiro, erano stati i Romulani e quel loro Generale, il suo viso era ben fisso nei ricordi di Edward.
Ero nel Settore 001. I Romulani avevano infiltrato un agente del loro servizio segreto, la Tal Shi'ar, tra i Klingon. Quest'agente aveva il compito di far credere all'Impero che la Federazione stesse costruendo, sulla Luna, un'arma potentissima, in grado di distruggere un intero pianeta: Qo'nos. La Federazione era stata informata del contrario. L'agente romulana presso i Klingon venne smascherata in tempo da Alexander Davis, che mi rivelò l'accaduto. Mi fece vedere, tramite una specie di fusione mentale, che ciò che sosteneva era il vero.
Sbarcai sulla Luna ma non trovai traccia di alcun Klingon, allo stesso momento una nave romulana entrò nel quadrante e cominciò a far fuoco sulla nave che comandavo allora: la Essex. Saprete quale è stata la sua fine...ad ogni modo, la nave Klingon comandata da Davis aveva davvero a bordo un'arma in grado di distruggere un pianeta, per vendicarsi se Qo'nos fosse stato distrutto. Ma niente di tutto ciò è accaduto. Con quell'arma minacciai i Romulani, che si ritirarono. Questo è ciò che accadde quel giorno.
#6

Tan-Kantlya Heparel

Human/Betazoid

<< Shaya tonat >> rispose di rimando al comandante Salkahr, poi si sedette e il colloquio ebbe inizio. Ascoltò in silenzio il vulcaniano che spiegava dettagliatamente la situazione. Il suo sguardo ogni tanto distoglieva l’attenzione sul parlante per osservare il volto del capitano che prestava completa attenzione alle parole del collega. Ad un certo punto il capitano iniziò a rispondere alle domande di Salkahr raccontando della missione sulla luna e dando la sua versione dei fatti. Dunque non c’era nessuna base Klingon sulla luna e i Romulani c’entravano davvero in questa faccenda. Ma perché la prima versione dichiarata dalla federazione non era stata ritrattata? Che si volesse risolvere la questione nella più totale segretezza? Sebbene molte domande avevano trovato risposta, Tan-Kantlya non riusciva a capire perché la Trill si fosse lasciata sfuggire dell’incidente diplomatco, di Edwar Harris e del fatto di essere in possesso di informazioni riservate con tanta leggerezza. In quell’occasione infatti era involontariamente riuscita ad avvertire solo i pensieri, ma non le emozioni, impedendole di verificare se avesse agito intenzionalmente o meno. << Capitano, quello che mi risulta ancora oscuro è il comportamento della signorina Dax.>> esordì, decisa a condividere i propri dubbi ai presenti in sala << Le possibilità che reputo attualmente plausibili per il suo modo d’agire sono due: la prima è che la scarsa accortenza nel rivelare un’informazione simile a due membri della flotta da lei stesso guidata sia di natura del tutto accidentale . La seconda …. Capitano>> il tono serio acquisì una lieve sfumatura di preoccupazione << crede che la ragazza abbia avuto l’ordine di fare in modo che simili informazioni dilagassero tra i componenti dell’equipaggio? In questo modo i dubbi e i sospetti sullo stato attuale delle cose, a mio parere ancora ambiguo, sarebbero aumentati dando il via ad uno scatenarsi di opinioni e idee che avrebbero finito solo per confondere invece di fare chiarezza. E un equipaggio disorientato non sarebbe pronto per affrontare la missione che sta per compiere. Per questo abbiamo ritenuto opportuno non fare parola con nessuno e riferire direttamente a voi. Tuttavia, se mi è permesso chiedere, cosa ha intenzione di fare adesso, capitano? Secondo lei queste conoscenze possono rivelarsi determinanti per l’esito della missione e per l’incolumità dell’intero equipaggio?>>.
#7

Salkhar

Vulcan/Romulan


{Sala Riunioni} Restava in silenzio, il vulcaniano, ad ascoltare il Capitano che, a mano, a mano, rimetteva al loro posto i pezzi mancanti del puzzle, dando vita ad una composizione del tutto differente da quella che aveva per sè figurato, in un primo momento. Non taceva, però, solo per semplice rispetto nei confronti del suo superiore. C’era dell’altro. Qualcosa che premeva insistentemente per uscire allo scoperto dalla maschera di assoluta indifferenza che ai presenti, per incondizionata abitudine, manifestava, e una voce, che cantilenava nella testa, ribadendogli di aver azzardato un’ipotesi troppo idilliaca, non tenendo conto di alcuni passaggi neppure così difficili da intuire. Sapeva che Harris non avrebbe rivelato loro informazioni piacevoli e già che c’era di mezzo il binomio romulani/guerra si poteva intendere la forma di un preludio poco allettante, ma non avrebbe mai creduto fino a questo punto. Doveva complimentarsi con gli organi impliciti della Federazione per essere riusciti a far sprofondare la questione di un’imminente guerra interplanetaria nel più assoluto silenzio e riteneva, a questo punto, che il fatto di aver lasciato che informazioni sui Klingon trapelassero non fosse stato affatto incidentale, ma, al contrario, voluto da chi si preoccupava che la possibilità dello scoppio di un conflitto con l’Impero avesse potuto gettare scompiglio tra gli organi istituzionali delle alleanze federali. Il caso meno grave – l’incidente diplomatico con Qo’nos – poteva essere stato solo un espediente di copertura per nascondere un problema assai più rilevante. Ora tutto aveva senso: la base sulla Luna non c’era mai stata, si trattava solo di una trappola architettata dai romulani per attirare in trappola i Klingon e la Federazione per lasciare che si eliminassero a vicenda, mentre loro ne avrebbero tratto profitto in seguito. Di che genere di profitto si trattasse, poi, non ne aveva la minima idea, ma poteva provare a supporre: diroccare la Flotta Stellare e sbaragliare la potenza dell’Impero Klingoniano, senza neppure sporcarsi le mani, voleva dire diventare la nuova ed indiscussa superpotenza della galassia conosciuta. Era deprecabile che qualcuno potesse covare ancora simili intenti nel XXIII secolo.
«Deduco che le ragioni che hanno spinto i romulani a provocare una collisione tra Qo’nos e la Federazione non abbiano bisogno di essere menzionate.» Commentò con estrema quiete, frattanto che si sistemava col dorso contro lo schienale della sedia e le braccia incrociate al petto. La realtà, invece, era che la notizia lo aveva sufficientemente scosso, ma l’imposizione di controllo e contegno era da troppi anni una reazione automatica.
Dal momento in cui tacque fu il Primo Ufficiale a prendere la parola, dando voce a delle perplessità che, in parte, erano anche le sue. L’aveva detto all’inizio della riunione che il comportamento della Dax non lo aveva convinto, per quanto era stato irrazionale. Essendo Harris a conoscenza dei fatti, ogni ragionamento su un possibile fine secondario a danno della flottiglia veniva inesorabilmente a crollare, per lasciare spazio solo all’impressione che la Trill fosse nulla più che un’ufficiale molto poco affidabile.
«Col dovuto rispetto, la Sua analisi, è inconcludente, Comandante Heparel.» Si rivolse alla betazoide, anticipando una possibile risposta del Capitano. «La Dax era a conoscenza della nostra assegnazione alla U.S.S. Eternity e, quindi, dell’ imminente incontro col Capitano Harris. Era logico, da parte sua, credere che avremmo discusso immediatamente con lui della questione, piuttosto che diffondere banali dicerie al resto dell’equipaggio. Che il Capitano fosse a conoscenza o meno degli eventi, avrebbe facilmente potuto smentire o confermare le rivelazioni della Dax, vanificandone il progetto di seminare il caos, se mai ve ne fosse stata intenzione da parte sua. Ne traggo che la conclusione più logica sia da ricercarsi nella sua poca avvedutezza.» Nel concludere il suo ragionamento, lo sguardo incrociò quello di Harris, al quale parve chiedere tacita conferma o possibilità di un divergente parere personale. Ma i dubbi non si esaurivano con Elina Dax, poiché c’era ancora un particolare che non gli era chiaro e, questa volta, avrebbe potuto non riguardare Harris direttamente. La Trill, ad Earth Spacedock, aveva fatto riferimento anche ad un altro personaggio invischiato nella vicenda, personaggio al quale non riusciva ancora a dare una collocazione ben precisa.
Sfruttò un momento di silenzio per snodare le braccia, ancora allacciate al petto, per far scivolare le mani sulle gambe, ove slittarono fino alle ginocchia, con le quali si riempì i palmi. Poi riprese.
«Signore, avrei un’ulteriore perplessità sulla quale vorrei avere delucidazioni.» Gli incisivi rigarono il labbro inferiore, prima che potesse continuare. «La Dax ha fatto accenno anche alla deprecabile - a sua detta - condotta dell’Ammiraglio Sheppard che, secondo voci di corridoio, sarebbe addirittura un membro della leggendaria Sezione 31, ma non mi è ancora chiaro in che modo siano coinvolti nella faccenda lui e la U.S.S. Constellation. Per quale motivo, volendo dare per buona la parola di Elina Dax, Sheppard e questa Sezione 31 si sarebbero interessati al Settore 001?» In realtà, da quanto recentemente appreso dal Capitano, una sua idea se l’era fatta e poteva benissimo avere a che fare con ammissibili servizi segreti apposti alla Federazione. «L’unica spiegazione che riterrei plausibile vorrebbe l’Ammiraglio Sheppard a capo di una spedizione inviata sulla Luna dalla Federazione con lo scopo di accertarsi dell’effettiva esistenza di questa devastante arma Klingon.» E magari era stata proprio la società segreta a commissionare la missione alla U.S.S. Constellation. Il ragionamento, in questo senso, poteva filare.
#8

Edward Alan Harris

Augmented Human

La prima a reagire dopo le sue parole è la Heparel, che dà voce ai suoi dubbi con molta franchezza.
Poi parla il Comandante Salkahr, ed il Capitano resta in silenzio, facendo lavorare il suo intelletto superiore alla media elaborando soluzioni o teorie.
Non conosco molto bene la signorina Dax, so solo che si è comportata con lucidità e grinta durante la situazione di emergenza. Tuttavia, alla luce degli ultimi avvenimenti ho elaborato una teoria, oltre alle tue due: la signorina Dax potrebbe essere stata minacciata da qualcuno che voleva che tli informazioni trapelassero all'interno della Flotta. Dirò all'equipaggio ciò che dovrà sapere: la missione è molto importante.
Poi ecco che torna in voga l'argomento Sheppard. Domande anche su di lui. Emil Sheppard è il Capo della Sezione 31. Parte del Comando di Flotta giudica il suo operato in modo positivo, l'altra invece lo ritiene inaffidabile, e completamente pazzo. Mi unisco alla seconda corrente di pensiero. La Constellation appartiene alla Sezione 31, è la sua punta di diamante, e Sheppard, con il grado di Ammiraglio, la comanda. La sua intuizione è giusta: Sheppard avrebbe dovuto indagare riguardo la presenza dei Klingon sulla Luna, ma ha avuto problemi e la nave è dovuta tornare ad Earth Spacedock. Lì Sheppard è stato catturato e poi liberato dai suoi che l'hanno portato alla base lunare. Ciò che ha fatto in quei momenti è tuttora ignoto.
#9

Tan-Kantlya Heparel

Human/Betazoid

Salkahr aveva ragione. L’ipotesi che la Trill avesse lasciato trapelare tali informazioni di proposito a due membri dell’Eternity allo scopo di provocare il caos tra l’equipaggio era “illogica”. Bisognava piuttosto concentrarsi sul capitano Sheppard, vero obiettivo della missione. Dunque era vero che apparteneva alla sezione 31, un’organizzazione di spionaggio i cui membri e le loro identità erano state tenute segrete, fino a questo momento. Ora era addirittura a conoscenza che l’intera flotta della Constellation era al servizio dell'organizzazione. Continuando ad ascoltare il capitano riguardo la sua personale opinione sul comandante, Tan-Kantlya ripeteva più volte la parola pazzo nella sua mente << Pazzo, pazzo. Pazzo come? Pazzo visionario? Pazzo genio? Un personaggio scomodo etichettato come pazzo? Se fosse pazzo sul serio, mi domando perché gli abbiano affidato un incarico così delicato come accertarsi dell’esistenza di armi Klingon sulla luna. Forse era stata proprio gente più pazza del comadante ad avergli lasciato carta bianca sulle modalità della missione prima che lo arrestassero. Ora che però il bambino non vuole giocare secondo le regole, è un bambino cattivo e va punito. Aaaaah, la stupenda logica della politica>>. Si sarebbe lasciata scappare un sorriso ironico se l’atmosfera in quella stanza non le avesse pesato sulle spalle come un’enorme pietra. Che fosse sano di mente o meno e di chi fosse la reale responsabilità di quanto accaduto, tuttavia, poco le importava. La cosa che la preoccupava maggiormente era la U.S.S.Eternity. Buona parte dell’equipaggio era costituita da membri alle prese con la loro prima missione. Tra questi c’erano anche lei e il suo amico seduto lì affianco. Se questo Sheppard si fosse rivelato pericoloso, sarebbero sorte serie complicazioni. La situazione attuale le ricodò di quando, durante gli allenamenti di lotta corpo a corpo, l’istruttore la fece confrontare con un’allieva di tre livelli superiore a lei, e in più con un insano piacere nel far del male all’avversario. Il risultato fu che si risvegliò in un letto d’ospedale con tre costole rotte e un braccio ingessato, per non parlare del viso tumefatto. Un’idea di ciò che avrebbero dovuto fare una volta raggiunta la Constellation era abbastanza chiara, tuttavia decise di formulare ugualmente la sua domanda << Capitano.>> esordì << Esattamente, quale sarebbe il compito dell’Eternity? E come crede sia opportuno comportarsi con il signor Sheppard? Lui e il suo seguito, hanno molta più esperienza rispetto a molti membri di questo equipaggio che, praticamente, hanno solo ora messo piede su di una nave. Se è anche pazzo, sarà ulteriormente difficile prevedere le sue mosse>>.
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