06-06-2012, 02:45 AM
Salkhar
Vulcan/Romulan
Quante ore erano, ormai, trascorse da quando il giovane Ufficiale Scientifico se ne stava seduto, immoto, alla sua postazione? Scorrevano le immagini sugli schermi ultratecnologici dei computer di bordo, raccontando di una galassia che solo da poco tempo aveva finalmente l’occasione di osservare come aveva sempre voluto. Le mani, fasciate dagli usuali guanti bianchi, pigiavano agilmente i tasti sui pannelli virtuali e, quando necessario, la penna scorreva sul display del PADD, sul quale segnava quei dati che l’intelletto suggeriva fossero i più significativi. Erano state rari i momenti in cui s’era concesso di guardare d’altra parte che non fosse dritta davanti a sé e tutti erano stati finalizzati ad informare il Capitano di eventuali anomalie. Per il momento, non ne aveva individuate di particolarmente rilevanti, ma era statisticamente assodato che sarebbero arrivati tempi migliori. Neonati passi verso un’evoluzione cognitiva sempre più sconfinata. Ma, per adesso, l’ignoto avrebbe dovuto attendere almeno l’indomani, da parte del vulcaniano. Terminato il suo turno, non gli restava che togliere silenziosamente il disturbo dalla Plancia, come di buona norma. Non che se ne fosse fatto una ragione della disposizione dei turni – che ancora, insisteva, fosse mal ripartita – tuttavia neppure lo sfiorò l’idea di tornare a protestare. Gli bastava già sapere che qualcun'altro condividesse la sua opinione. La mente volò al giovane Guardiamarina vulcaniano della palestra, frattanto che strisciava la punta della penna lungo la superficie plasticata, con brevi e precisi colpi di frusta. Come promesso, aveva reperito il suo fascicolo, memorizzandone le principali informazioni:
"Sottotenente T’Kaat, ufficiale scientifico assegnato alla U.S.S. Eternity NC-2001, primo incarico formale. Laurea in Scienze Astronomiche, idoneità in Probabilità Meccanica (attualmente in definizione)."
Ora la giovane donna poteva dirsi soddisfatta. Era sicuro che al prossimo incontro ricreativo lei non avrebbe avuto più nulla da ridire, sempre che fosse ancora più interessata a quello, che a qualcos’altro. A dire il vero, la giovane vulcaniana non gli aveva dato l’impressione di essere così superficiale. Ma era… strana, proprio non riusciva a capirla. Prima sembrava offesa, un attimo dopo decisa e, quello dopo ancora, fragile e insicura. Diceva di apprezzare la sua parte romulana e poi gli chiedeva di raccontargli di Vulcano. Già... era proprio difficile darle un senso. Ma aveva comunque sentito il bisogno di accondiscendere al suo ultimo invito, la scorsa volta.
Finalmente, si decise ad abbandonare la sua postazione, il giovane Comandante, gli occhi che, per l’ultima volta, in revisione definitiva, scorrevano le informazioni raccolte all’interno del dispositivo. Non che l’idea di tornarsene al suo alloggio lo allettasse particolarmente, ma era conscio di non avere scelta. Qualcosa da fare lo avrebbe certamente trovato – da quanto non riusciva a trovare del tempo per strimpellare con la sua chitarra? E poi, c’era ancora quella questione di cui doveva discutere col Capitano. Nei pochi giorni che avevano preso servizio, non aveva avuto occasione di restare solo col suo più diretto superiore e, forse, neppure ne avrebbe avuta stasera, ma valeva almeno la pena tentare.
Furono sufficienti un paio di ampie falcate per raggiungere la poltrona, posta proprio al centro della Plancia di Comando.
«Signore...» la voce, ferma e sterile, richiamava l’attenzione di Harris, quando gli fu al fianco. «… il rapporto che aveva richiesto.» Porse, a lui, il PADD, poi tacque per qualche istante. Riorganizzava i pensieri, pesava le parole, perché non era sicuro di quanto potersi spingere oltre. Elina Dax gli aveva parlato di massima segretezza, ma non sapeva se crederci o meno. Di segretezza, lei, non ne aveva dimostrata, ma poteva pure trattarsi della disattenzione di un ufficiale poco esperto. In ogni caso, era inutile rimuginarci. Presto o tardi, avrebbe ottenuto le sue risposte.
«Capitano, se possibile, vorrei discutere con Lei in merito ad una questione importante. In privato.» Piatto, avanzò la sua istanza, evitando inutili preamboli. Attese ancora un breve momento, prima di continuare. «Riguarda l’incidente del Settore 001.» Aggiunse quella come sola specifica, così che fosse Harris stesso a valutare le potenzialità dell’argomento e a decidere se valesse la pena prestargli ascolto o meno. Le mani dietro la schiena, sollevò leggermente il mento, prologo di un’ultima richiesta, che giunse semplice e repentina.
«Se mi permette, suggerirei che fosse presente anche il Comandante Heparel.» La sua non era una pretesa casuale. La Heparel era presente ad Earth Spacedock e aveva sentito qualcosa che neppure le sue orecchie vulcaniane erano state in grado di captare. Qualcosa di cui lei sembrava molto preoccupata, quando gliene aveva parlato, ma – nonostante mal giudicasse quel comportamento troppo emotivo – non poteva darle torto: non quando c’erano i romulani di mezzo.
"Sottotenente T’Kaat, ufficiale scientifico assegnato alla U.S.S. Eternity NC-2001, primo incarico formale. Laurea in Scienze Astronomiche, idoneità in Probabilità Meccanica (attualmente in definizione)."
Ora la giovane donna poteva dirsi soddisfatta. Era sicuro che al prossimo incontro ricreativo lei non avrebbe avuto più nulla da ridire, sempre che fosse ancora più interessata a quello, che a qualcos’altro. A dire il vero, la giovane vulcaniana non gli aveva dato l’impressione di essere così superficiale. Ma era… strana, proprio non riusciva a capirla. Prima sembrava offesa, un attimo dopo decisa e, quello dopo ancora, fragile e insicura. Diceva di apprezzare la sua parte romulana e poi gli chiedeva di raccontargli di Vulcano. Già... era proprio difficile darle un senso. Ma aveva comunque sentito il bisogno di accondiscendere al suo ultimo invito, la scorsa volta.
Finalmente, si decise ad abbandonare la sua postazione, il giovane Comandante, gli occhi che, per l’ultima volta, in revisione definitiva, scorrevano le informazioni raccolte all’interno del dispositivo. Non che l’idea di tornarsene al suo alloggio lo allettasse particolarmente, ma era conscio di non avere scelta. Qualcosa da fare lo avrebbe certamente trovato – da quanto non riusciva a trovare del tempo per strimpellare con la sua chitarra? E poi, c’era ancora quella questione di cui doveva discutere col Capitano. Nei pochi giorni che avevano preso servizio, non aveva avuto occasione di restare solo col suo più diretto superiore e, forse, neppure ne avrebbe avuta stasera, ma valeva almeno la pena tentare.
Furono sufficienti un paio di ampie falcate per raggiungere la poltrona, posta proprio al centro della Plancia di Comando.
«Signore...» la voce, ferma e sterile, richiamava l’attenzione di Harris, quando gli fu al fianco. «… il rapporto che aveva richiesto.» Porse, a lui, il PADD, poi tacque per qualche istante. Riorganizzava i pensieri, pesava le parole, perché non era sicuro di quanto potersi spingere oltre. Elina Dax gli aveva parlato di massima segretezza, ma non sapeva se crederci o meno. Di segretezza, lei, non ne aveva dimostrata, ma poteva pure trattarsi della disattenzione di un ufficiale poco esperto. In ogni caso, era inutile rimuginarci. Presto o tardi, avrebbe ottenuto le sue risposte.
«Capitano, se possibile, vorrei discutere con Lei in merito ad una questione importante. In privato.» Piatto, avanzò la sua istanza, evitando inutili preamboli. Attese ancora un breve momento, prima di continuare. «Riguarda l’incidente del Settore 001.» Aggiunse quella come sola specifica, così che fosse Harris stesso a valutare le potenzialità dell’argomento e a decidere se valesse la pena prestargli ascolto o meno. Le mani dietro la schiena, sollevò leggermente il mento, prologo di un’ultima richiesta, che giunse semplice e repentina.
«Se mi permette, suggerirei che fosse presente anche il Comandante Heparel.» La sua non era una pretesa casuale. La Heparel era presente ad Earth Spacedock e aveva sentito qualcosa che neppure le sue orecchie vulcaniane erano state in grado di captare. Qualcosa di cui lei sembrava molto preoccupata, quando gliene aveva parlato, ma – nonostante mal giudicasse quel comportamento troppo emotivo – non poteva darle torto: non quando c’erano i romulani di mezzo.