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TFB A room without books is like a body without a soul
#1

Logic is the cement of our civilization, with which we ascend from chaos, using reason as our guide.

T’Mihn K'vek | Vulcan

T’Mihn camminava a passo sostenuto lungo il sentiero. Quando era giunta per la prima volta nel campus di San Francisco, la vulcaniana si era ritrovata a fissare ammirata l'immenso prato che collegava le tante strutture accademiche. Alcuni suoi compagni di corso lo ritenevano fin troppo piatto e geometrico, ma a T’Mihn tutto quell'ordine, quella logica, piaceva molto. Quell'enorme cortile era qualcosa di ben diverso da quello a cui era abituata su New Vulcano e, in precedenza, su Vulcano: una simile vegetazione non era una norma per lei, e di conseguenza l'aveva apprezzata di più di molti suoi colleghi umani.

Eppure, in quel momento non riusciva ad ammirare la bellezza del luogo in cui si trovava. Era a causa dell'abitudine? Probabile, d'altronde ormai frequentava l'Accademia della Flotta Stellare da diversi mesi, ma era più probabile che dipendesse dal freddo. Per quanto nell'ultimo periodo le temperature si fossero alzate, erano ancora troppo basse per una vulcaniana abituata a temperature ben più alte di quelle estive terrestri, e quel giorno in particolare tirava un vento gelido.

Forse avrei fatto meglio a rimanere nel dormitorio. Si ritrovò a pensare, mentre si sforzava di mettere un passo davanti all'altro sulle larghe pietre quadrate che componevano il sentiero. Eppure sapeva benissimo che non avrebbe retto a rimanere tutta la mattina chiusa nel suo alloggio, non senza un progetto da portare avanti. Ma la V'Shar non si faceva sentire da un po' e una parte di lei non si sentiva molto a suo agio ad hackerare troppo i sistemi dell'accademia. Insomma, i livelli di sicurezza erano piuttosto alti per una struttura universitaria, ma non era certo quello che la faceva titubare: il problema era il rischio di essere scoperta ed essere espulsa. Avrebbe potuto frequentare un'altra scuola e in un certo senso aveva già una carriera possibile (se non forzata) davanti a lei, ma il frequentare l'accademia era un modo più che valido per stare alla larga dalla V'Shar... almeno fino a quando, una volta diplomata, non si sarebbe trovata costretta a tenere d'occhio alla flotta stellare federale per l'agenzia di intelligence vulcaniana, o qualcosa del genere.

Per sua fortuna, il tragitto tra il dormitorio e la biblioteca non era troppo lungo. L'edificio della biblioteca ormai si ergeva davanti a lei, cancellando così i suoi dubbi sull'aver fatto bene o meno ad uscire. Il calduccio era a pochi passi da lei, insieme ad una quantità di informazioni strabiliante. Avrebbe potuto studiare qualcosa per il corso del pomeriggio, oppure leggere qualche saggio interessante, ma in ogni caso sarebbe riuscita ad occupare la mattinata altrimenti vuota.

#2

Joanna McCoy

Human

Joanna si sarebbe aspettata un brutto voto in xenobiologia, dopotutto era difficile ricordare tutte le differenze tra umani e alieni, non era però pronta a prendere una valutazione negativa a biochimica. Aveva studiato così tanto da pensare di arrivare in una fascia alta, invece si era ritrovata nella media, non poteva accettarlo. 
Fin da piccola aveva ricevuto voti alti, erano poche le materie nelle quali non andava particolarmente bene e dopo vari tentativi era sempre riuscita a recuperare. 
La ragazza era consapevole che le materie all'Accademia erano più difficili, per questo aveva iniziato a studiare più di quanto non avesse mai fatto, a quanto pare non era bastato. Per quel motivo aveva deciso di andare in biblioteca a studiare, poteva prendere vari libri in prestito e leggerli in tutta calma in un posto silenzioso. 
La sua compagna di stanza era una persona piuttosto esuberante, era impossibile studiare quando era presente, non riusciva a concentrarsi a dovere. Quale posto migliore della biblioteca per trovare la pace? 
Con tutta la forza di volontà che aveva si era incamminata a passo spedito verso l'edificio e, una volta entrata nella sala, si diresse verso l'ala scientifica. Quel luogo era enorme, c'erano così tanti scaffali pieni di ogni sorta di libro da rischiare di perdersi, ci mise qualche minuto a trovare la sezione dedicata alla chimica e iniziò a guardare alla ricerca del volume giusto. Alla fine della sua ricerca ne aveva trovati ben tre, uno più grande dell'altro, li teneva stretti nel suo petto e camminava verso uno dei tavoli nella zona lettura con espressione trionfante in volto, peccato che le sue piccole braccia non potevano reggere tutto quel peso, proprio quando stava per arrivare alla sua meta, fece scivolare tutti i volumi a terra. 
Ci mise qualche secondo a reagire, rimase fissa a guardare i volumi a terra e con uno sbuffo li raccolse da terra.

Ottimo lavoro Joanna!

Bofonchiò leggermente irritata, quando tornò in piedi, si guardò intorno per vedere se c'era qualcuno, ci mancava solo di fare una figuraccia davanti a un compagno.

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È'questa la maledizione dell'essere me.Èe
Sapere che il libero arbitrio è una barzelletta e io sono la battuta finale. (Layla Rose Miller/X-Factor)

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#3

Logic is the cement of our civilization, with which we ascend from chaos, using reason as our guide.

T’Mihn K'vek | Vulcan

Raggiunta la scalinata in marmo, T’Mihn avanzò gradino per gradino, lo sguardo puntato sulla sua destinazione: la porta della biblioteca. Una volta superata la soglia si sentì subito meglio. Insomma, la temperatura non era ancora abbastanza alta per i suoi gusti e la luce era eccessiva, ma era sicuramente meglio rispetto all'esterno. E, una volta scelto cosa leggere e/o studiare, avrebbe potuto rifugiarsi in una delle piccole sale private disponibili, e allora avrebbe potuto settare la temperatura e la luminosità a livelli più adatti ad una vulcaniana.

Rincuorata all'idea di una sala privata tutta per sé (o divisa con qualche collega vulcaniano), T’Mihn si diresse verso l'ala scientifica. Una volta arrivata, si fermò un attimo titubante. Dove dirigersi? Ogni ala della biblioteca era composta da due settori non nettamente divisi. Nel primo erano presenti diversi terminali del computer, da cui si poteva accedere alla versione digitale di tutti i libri presenti nella biblioteca. Una volta scelto il libro da leggere, avrebbe anche potuto prenderlo in prestito scaricandolo temporaneamente sul suo PADD. Nel secondo settore, invece, era presente la versione cartacea replicata di diversi libri, pensata apposta per chi amava ancora la sensazione di tenere la carta tra le mani. Ovviamente all'interno della biblioteca erano presenti anche libri antichi, non replicati, ma per poterli consultare era necessario un permesso speciale.

Dopo un attimo di attenta riflessione, T’Mihn decise di optare per la versione cartacea. Non avendo ben chiaro cosa leggere - qualcosa per uno dei corsi che seguiva? o qualcosa di legato alle sue passioni e ai suoi hobby (informatica, quindi)? - poteva essere una buona idea vagare per gli scaffali alla ricerca di qualche titolo interessante. Stava passando nelle vicinanze della lettura, facendo una scorciatoia per raggiungere gli scaffali sull'informatica, quando un rumore attirò la sua attenzione. A una ragazza erano caduti alcuni libri. La cosa sinceramente non le faceva piacere - replicati o meno, quei libri erano proprietà dell'accademia e quindi dovevano essere trattati con rispetto - ma non era logico prendersela per quello che era stato evidentemente un incidente, come dimostrava la reazione non troppo felice della collega. Così T’Mihn si avvicinò alla ragazza con quella che sperava essere un'espressione cordiale, e le chiese: Posso darti una mano? Magari la sua proposta non sarebbe stata accolta con piacere, e in parte era in contrasto con la sua natura solitaria, ma sarebbe stato illogico non proporsi di aiutare in quelle condizioni. Insomma, era illogico anche caricarsi di tutti quei libri, ma non poteva aspettarsi altrimenti da una collega umana, no!?

Non avendo trovato informazioni sulla biblioteca, ho inventato un po' di cose. Tongue
#4

Joanna McCoy

Human

Il suo sguardo incrociò quello di un'altra ragazza, era troppo sperare che nessuno avesse assistito alla sua figuraccia, le sue guance si tinsero di un rosso tenue per l'imbarazzo mentre abbassava leggermente lo sguardo verso i libri. 
Non era una persona timida, trovarsi davanti ad un'estranea in quella situazione però la rendeva meno espansiva del solito. 
Rimase in silenzio a osservare la collega, fu subito evidente che non era umana. Capelli scuri, pelle chiara tendente al verde, sopracciglia arcuate e volto quasi privo di espressione: era sicuramente una vulcaniana. 
Era la prima volta che si trovava di fronte ad una creatura di Vulcano ed era piuttosto emozionata di aver avuto quell'occasione. L'Accademia della Flotta Stellare vantava una grande varietà di specie tra i suoi cadetti, era raro però vedere un vulcaniano tra questi.
Avrebbe voluto fare un sacco di domande alla ragazza, tutta colpa della sua curiosità, era consapevole però che questo avrebbe potuto infastidirla. Solo in quel momento si ricordò che la ragazza le aveva posto una domanda e che non aveva ancora risposto.

Che diavolo mi prende oggi? Il mio cervello ha smesso di funzionare improvvisamente? Si trovò a pensare scuotendo la testa per poi sorridere lievemente alla vulcaniana. 

Scusami! Oggi ho davvero con la testa da un'altra parte. Sì, potresti tenere uno di questi libri? Li ho presi tutti insieme per non fare due volte lo stesso percorso, non pensavo fossero così pesanti.

Con un cenno della testa indicò la pila di libri che teneva nuovamente tra le braccia, si poteva notare un lieve tremolio causato dallo sforzo, non voleva di certo far cadere tutto un'altra volta. 
Dopo aver spostato lo sguardo dai libri alla ragazza notò una cosa alla quale prima non aveva fatto caso, la sua pelle aveva una tonalità più chiara del dovuto. Non era un'esperta di fisiologia vulcaniana, in realtà non conosceva bene quella di nessun'altra specie se non quella umana, ma aveva letto qualcosa per curiosità. 
I vulcaniani erano abituati ad alte temperature e di certo non era facile per loro dover sopportare una giornata come quella.  

Hai freddo? Oggi non è una giornata particolarmente calda e ho il sospetto che abbiano regolato male la temperatura della biblioteca.

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#5

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T’Mihn K'vek | Vulcan

L'umana sembrava essersi persa nei suoi pensieri. Che fosse imbarazzata per quello che era successo poco prima? Non che T’Mihn potesse comprendere pienamente cosa significasse provare imbarazzo. La vulcaniana era ben lungi dall'eliminare tutte le sue emozioni, ma le aveva soppresse abbastanza bene grazie alla meditazione e la disciplina tanto che non era sicura di riuscire a comprenderle. Cos'era l'imbarazzo? In che occasioni poteva aver provato qualcosa di simile? Magari quando la V'Shar l'aveva rapita dall'Accademia delle Scienze Vulcaniana per sottoporla ad interrogatorio? In quel momento era imbarazzata per il fatto di essere stata scoperta? O, quantomeno, era rimasta sollevata nel constatare che i tecnici informatici dell'agenzia di intelligence vulcaniana fossero più abili di lei nelle operazioni di hackeraggio? Se fosse stata umana avrebbe potuto dire che, in quel periodo, lei era stata arrogante... ma quel termine si poteva applicare ad una vulcaniana? Era entrata all'accademia delle scienze in giovanissima età, ed era riuscita ad intrufolarsi in un server della V'Shar. Le sue azioni in quel periodo erano state basate sulla logica o su qualche emozione non correttamente soppressa? E la sua iscrizione alla meno prestigiosa Accademia della Flotta Stellare era seguita ad un percorso di pensieri logico o al desiderio puramente emotivo di allontanarsi il più possibile dalla V'Shar? Erano delle domande che T’Mihn si faceva spesso, ma a cui non aveva trovato ancora risposta.

Alle parole della collega, T’Mihn si limitò ad annuire. Avrebbe potuto commentare qualcosa sul fatto che sarebbe stato più logico fare due giri, ma non aveva idea di come avrebbe potuto reagire un'umana a quelle parole. Un vulcaniano, teoricamente parlando, si sarebbe limitato a dirsi d'accordo, un umano avrebbe potuto anche offendersi. Quindi era più logico evitare di commentare, anche perché la collega si era già accorta di aver fatto un errore.

Senza parlare, la vulcaniana allungò le mani per afferrare il libro in cima alla piccola pila, alleggerendo così il carico della ragazza. Avendo il pesante volume in mano, non riuscì ad evitare di lanciare una veloce occhiata al suo titolo, comprendendone di conseguenza l'argomento, per quanto solo in modo vago. Biochimica? È della sezione medica? Si domandò, e stava per riportare a voce i suoi pensieri, facendo una domanda in proposito, quando l'umana tornò a parlare.

Sì, oggi la temperatura non è molto alta, ma sta già cominciando a salire rispetto i mesi scorsi. Commentò. Ammetto che non mi aspettavo che la Terra fosse così fredda: avevo letto qualcosa in proposito, ma solo provandolo sulla mia pelle ho compreso quanto fosse diversa da... New Vulcano. Per un attimo aveva rischiato di dire 'Vulcano', nome che - nonostante gli anni passati - ancora poteva collegare ad una condizione mentale non propriamente ideale. I ricordi su Vulcano si portavano dietro spettri di alcune emozioni che non era ancora riuscita a rimuovere dalla sua mente. Durante l'attacco di Nero aveva provato paura? Ripensare a quanto aveva perso la faceva sentire triste e malinconica? Possibile, per quanto una parte di lei avrebbe voluto negarlo.

Scacciò quei pensieri con la forza, tentando di scacciarli e sopprimerli dalla sua mente, mentre rifletteva sulla teoria dell'umana sulla regolazione sbagliata della temperatura all'interno della biblioteca. Arrivando dall'esterno, esterno spazzato da un vento gelido inusuale, di primo acchito la biblioteca le era sembrata quasi calda, ma ora che si era abituata alla temperatura interna si poteva rendere conto che l'ambiente era più freddo del solito. Hai ragione, la temperatura della biblioteca sembra essere più bassa del normale.
#6

Joanna McCoy

Human

La vulcaniana aveva preso uno dei libri dalla pila, Joanna sistemò meglio i rimanenti nelle sue braccia e si incamminò verso il tavolo che aveva scelto poco prima. Rimase piacevolmente sorpresa nel sentire la ragazza che parlava senza limitarsi a risposte troppo concise, magari poteva davvero sperare di poter scoprire cose nuove sulla sua specie.

Non è facile abituarsi alla temperatura di un altro pianeta. 
In realtà non è facile abituarsi e basta, ho vissuto qualche anno su Centaurus e non è stato facile all'inizio. Non è molto diverso dalla Terra, ma non è la stessa cosa.


Joanna fissò un punto indeterminato davanti a sé, la mente che la riportava ad un brutto periodo della sua vita. Era stato davvero difficile cambiare pianeta, soprattutto dopo aver scoperto che non avrebbe più rivisto suo padre. Certo erano rimasti in contatto, ma poterlo vedere di persona era un'altra cosa. 
Si sentiva una stupida ad aver distrutto quel poco che rimaneva tra di loro. 
Il padre era ormai un medico di bordo, questo voleva dire che rischiava la vita di continuo. Voleva davvero che l'ultimo ricordo tra di loro fosse un litigio? 
Si morse il labbro nervosa al pensiero, sentiva una fitta al petto per il dispiacere, crescendo aveva finto che la lontananza dal genitore non l'avesse toccata minimamente, invece le faceva male. Si era chiusa in se stessa riguardo all'argomento, non l'aveva mai affrontato con nessuno e non voleva farlo. A volte era così arrabbiata che avrebbe voluto chiamare i suoi genitori e urlare loro contro tutto quello che sentiva, quando si calmava però riusciva a ragionare e a capire che non era la cosa giusta da fare.
Non era di certo quello il momento di pensare a tutte quelle cose, aveva un esame da preparare e in più non era sola.
Doveva davvero smetterla di perdersi tra i suoi pensieri.

Non so se c'è un modo per alzarla manualmente, non mi intendo molto di queste cose. Non sono particolarmente brava con la tecnologia. Le mie conoscenze si limitano solo al PADD e agli strumenti medici.

Arrivata finalmente davanti al tavolo posò i libri su di esso, si voltò a osservare la vulcaniana continuando a sorridere. Solo in quel momento le venne in mente che Centaurus era un pianeta popolato anche da vulcaniani, nonostante questo però non ne aveva mai incontrato uno. 
Poteva forse sembrare strano, ma alla fine non aveva girato molto, era rimasta più che altro nella città dove abitava e lì aveva visitato pochi luoghi.

  Ti ho chiesto di aiutarmi e non mi sono nemmeno presentata, scusami, mi chiamo Joanna McCoy e ti ringrazio per avermi dato una mano con i libri.  
 

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#7

Logic is the cement of our civilization, with which we ascend from chaos, using reason as our guide.

T’Mihn K'vek | Vulcan

A quanto sembrava, la sua collega di studi poteva comprendere almeno in parte le sue difficoltà nel ritrovarsi su di un pianeta estraneo. Insomma, essere un umana a Centaurus era diverso da essere una vulcaniana sulla Terra, e non solo a causa della diversa specie, ma poteva dire che c'era una certa affinità tra lei e l'umana. Centaurus, se non ricordava male, era in buona parte abitato da umani e vulcaniani. T’Mihn non l'aveva mai visitato, ma vista l'alta concentrazione di umani, la civiltà sul pianeta doveva avere caratteristiche legate a quelle terrestri. Sulla Terra, invece, erano ben pochi i vulcaniani, quindi T’Mihn si sentiva quasi spaesata... lontana dai suoi valori e le sue abitudini. Insomma, le differenze fisiche tra umani terrestri e centauriani, dovute a secoli di vita in un diverso pianeta, dovevano essere grandi, forse paragonabili a quelle presenti tra vulcaniani e romulani... ma le differenze culturali non dovevano essere eccessive. O forse non era così? Magari l'esperienza di quella ragazza poteva veramente paragonarsi alla propria, magari si era trovata anche lei immersa in una cultura diversa e circondata da individui simili ma differenti.

Le successive parole della collega scacciarono quei pensieri dalla sua mente, riportandola alla realtà. Che senso aveva perdersi in speculazioni sulla somiglianza dell'esperienza che loro due avevano avuto? Senza dati certi non poteva raggiungere un risultato logico, quindi si sarebbe persa nell'emotività delle ipotesi più assurde.

Ci sono delle sale private, lì è possibile modificare i parametri ambientali. Sempre che non siano già tutte occupate. Spiegò, consapevole di come quell'informazione non fosse così ovvia. Insomma, lo era per lei, abituata a rifugiarsi in quelle sale per ottimizzare la sua esperienza di lettura e per stare il più possibile alla larga dagli altri cadetti, ma non necessariamente lo era per il resto dell'accademia.

Seguì l'umana fino al tavolo da lei scelto, posando il libro accanto agli altri due.

Io sono T’Mihn K'vek, ma puoi chiamarmi Min. Rispose, quando Joanna si presentò, ringraziò e si scusò in contemporanea. Non ti preoccupare, era logic... Si interruppe un secondo, rendendosi conto di quanto quello che stava per dire avrebbe potuto sembrare freddo ad un non vulcaniano, quindi si corresse: mi ha fatto piacere dare una mano.
#8

Joanna McCoy

Human

Si guardò intorno provando a vedere se riusciva a scorgere le sale private che l'altra aveva nominato, da quella zona però si intravedevano solo le file immense di librerie piene di volumi. Forse si trovavano nell'ala più tecnologica della biblioteca, non ci andava quasi mai, preferiva leggere un buon libro piuttosto che stare davanti al computer. Passava gran parte del suo tempo dietro ad uno schermo, a volte non faceva male cambiare.

Non sapevo dell'esistenza di queste sale private, di solito mi fermo al primo posto libero che trovo. Grazie per avermelo detto, potrei usarle per stare più tranquilla. Comunque dubito che ora siano tutte occupate, è abbastanza presto, non molti vengono in biblioteca a quest'ora e pochi rimangono a studiare. La maggior parte prende un dischetto o un libro e lo porta in camera.

Era andata a studiare presto proprio per questo, quando studiava preferiva non essere circondata da troppe persone, inoltre alcuni non rispettavano gli altri e passavano il tempo a chiacchierare, infastidendola. In realtà anche Joanna stava parlando in biblioteca, ma in quel momento lei e la vulcaniana erano sole, quindi non disturbavano nessuno. Non aveva mai capito le persone che andavano in quel posto proprio per chiacchierare, che senso aveva? C'erano un sacco di spazi per incontrarsi con gli amici, quello non era il luogo adatto.
Inclinò la testa di lato guardando incuriosita la ragazza mentre si prensentava, aveva dimenticato che i nomi vulcaniani erano piuttosto complicati. 
Chissà cosa pensano loro dei nostri, magari li trovano strani o troppo banali. O forse non ci pensando affatto.  Si ritrovò a pensare Joanna, avrebbe quasi voluto chiederlo, ma la conosceva appena, non sarebbe stato educato.

Min, è un nome carino! Suona bene. Disse arricciando leggermente il naso, aveva assunto un'espressione pensierosa, quasi come se stesse valutando il nome. Le sue labbra si incurvarono in un sorriso divertito alle parole di Min, la vulcaniana si era bloccata prima di nominare la logica. 

Era logico? Forse sì, ma non tutti l'avrebbero fatto.

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#9

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T’Mihn K'vek | Vulcan

Le parole di Joanna erano sensate: a quell'ora erano pochi i cadetti e i professori che sceglievano di passare il loro tempo in biblioteca, quindi probabilmente avrebbero trovato con facilità una sala privata libera. Il fatto che erano praticamente sole in quel locale era anche il motivo per cui, fino a quel momento, nessuno era arrivato a ricordare loro che - in effetti - in biblioteca non si dovrebbe parlare. T’Mihn non sapeva bene perché si era fermata a parlare con la collega... sì, l'aveva aiutata coi libri, ma se era per quello avrebbe potuto semplicemente accettare i suoi ringraziamenti, salutarla e dirigersi immediatamente nella sezione di informatica della libreria. Eppure si trovava ancora lì, a conversare amabilmente - seppure a bassa voce - con Joanna. C'era qualcosa che l'attirava in quell'umana? O aveva straordinariamente bisogno di compagnia?

Min era un nome carino? Personalmente non ci aveva mai pensato. Per lei era solo l'abbreviazione del suo nome, una storpiatura a cui era stata costretta per il bene degli altri cadetti e, in un certo senso, del proprio: era decisamente stancante cercare di insegnare la pronuncia del suo nome ad un non vulcaniano. Stancante e in diversi casi inutile.

La mia compagna di stanza ha detto che Min è un nome terrestre. Cinese e coreano, se non erro. Ma non so se sia proprio corretto: la trascrizione in federale standard è la stessa, ma la pronuncia forse è diversa.

Se doveva essere sincera non si era preoccupata troppo di scoprirlo, in quanto le antiche lingue terrestri non erano esattamente entro l'ambito di suo interesse. Visto il suo QI, se solo si fosse impegnata, avrebbe potuto studiare le lingue antiche o straniere senza problemi, ma il suo interesse era relegato all'ambito scientifico, soprattutto a quello informatico. Quindi, si sentiva soddisfatta della sua ottima conoscenza del federale standard e non era interessata ad imparare altre lingue straniere. Soprattutto quelle che si parlavano solo in certi settori della Terra e di qualche colonia.

Al commento sul fatto che non chiunque l'avrebbe aiutata a recuperare i libri, T’Mihn si limitò ad annuire. Per quanto per lei fosse stato naturale dare una mano più per il bene dei libri che della stessa Joanna, non tutti i cadetti avrebbero seguito quella via di pensiero per lei così logica. Ma, probabilmente, era meglio non esternare il fatto che aveva compito quel gesto per assicurarsi che il materiale accademico non si rovinasse, più che per uno slancio emotivo di solidarietà.

Se vuoi, appena ho scelto cosa leggere, ti posso far vedere dove si trovano le sale private. Si propose d'un tratto, quasi senza rendersene conto. Insomma, prima Joanna aveva mostrato un interesse nei confronti di esse e... no, un attimo, non è che così sembrava che la stesse invitando a stare con lei in una di quelle sale?
#10

Joanna McCoy

Human

Il fatto che Min stesse ancora parlando la lasciò piacevolmente sorpresa, molti consideravano i vulcaniani persone troppo fredde per poterci chiacchierare, invece la prima impressione di Joanna era positiva. Non conosceva abbastanza la vulcaniana, ma non sembrava antipatica e di certo era molto meglio di alcuni suoi compagni, i quali venivano considerati simpatici da molti cadetti. Certo di questo non poteva esserne certa, non era mai stata brava a fare amicizia. Quando era piccola e i suoi genitori litigavano, la bambina si era chiusa in se stessa, passava il tempo in solitudine e non permetteva a nessuno di avvicinarsi; per questo i suoi coetanei la consideravano scontrosa, a Joanna non era mai importato. Crescendo era diventatata una ragazza più socievole eppure aveva solo conoscenti e nessun amico fidato.
Non era solo colpa degli altri, Joanna allontanava le persone per non affezionarsi, per non soffrire, questo forse la portava ad avere un metro di giudizio diverso rispetto ai suoi coetanei.
Eppure come mai parlava tranquillamente con Min? Aveva iniziato a sentirsi sola?
Arricciò le labbra pensierosa alle parole dell'altra, in effetti il nome Min ricordava qualcosa di cinese, non sapeva dire con precisione, non era così informata sulla storia orientale. 

Forse, non mi intendo molto di lingue orientali, in realtà so poco anche della loro storia. Ho letto solo qualcosa sulla medicina cinese, dovrei informarmi meglio.

Era certa che non ci sarebbe mai riuscita, aveva un sacco di cose da approfondire e così poco tempo per farlo. Avrebbe voluto leggere tutto il possibile riguardo la medicina e la biologia, ma non poteva, non era così veloce o così brava da capire tutto e subito.


Volentieri, forse potrò concentrarmi meglio in una delle sale private. Allora ti aspetto qui, tanto non ho nessuna lezione oggi, se inizio qualche minuto più tardi non succede nulla.


Mentre parlava aveva fatto un cenno con la testa come per rimarcare le sue parole, non c'era bisogno di farlo, era più che altro un gesto inconscio dettato dall'entusiasmo nel risponderle. In una sala privata poteva rilassarsi più facilmente, anche se comunque non era come studiare nel letto della sua camera in assenza della sua rumorosa compagna.

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