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TFB A room without books is like a body without a soul
#11

Logic is the cement of our civilization, with which we ascend from chaos, using reason as our guide.

T’Mihn K'vek | Vulcan

Passare il tempo nella stessa sala sarebbe stato così problematico? Sì, tecnicamente avrebbero dovuto scegliere condizioni ambientali adatte ad entrambe, quindi non avrebbe potuto alzare troppo la temperatura e abbassare troppo la luminosità, ma caratterialmente Joanna non era male. Non era una vulcaniana e quindi ricadeva nelle emozioni e nell'illogicità degli esseri umani, ma non le dispiaceva conversare con lei. Una situazione inusuale per T’Mihn, visto il suo carattere introverso, ma non per questo illogica o da evitare.

Ok, torno subito. Si limitò a rispondere alle parole della collega, prendendo la decisione di provare a stare un po' con lei e vedere come andava. D'altronde, se voleva veramente entrare nella Flotta Stellare (cosa di cui, in realtà, non era proprio sicura) avrebbe dovuto abituarsi a relazionare con umani e individui di altre specie. Sì, c'era sempre la possibilità di tornare a New Vulcano una volta conclusi i suoi studi, ma avrebbe significato ricadere nelle grinfie della V'Shar, quindi - emotivamente parlando - forse era meglio iniziare una carriera nella flotta federale. Logicamente parlando, invece, sarebbe stato preferibile entrare nella sezione informatica dei servizi segreti vulcaniani, dove avrebbe avuto una carriera sicura davanti.

Lasciando per il momento Joanna da sola, T’Mihn si diresse verso le scaffalature contenenti volumi riguardanti l'informatica. Vista la sua abitudine a rifugiarsi in biblioteca quando la sua emotiva compagna di stanza eliminava ogni possibilità di studiare in santa pace in camera, non fece alcuna difficoltà a trovarli. Ebbe qualche difficoltà, invece, a scegliere che libri leggere: diversamente dal solito, infatti, quel giorno non era andata in biblioteca con l'idea di studiare per qualche esame.

Dopo qualche istante di indecisione, finalmente la vulcaniana scelse due volumi sull'informatica klingon, uno di base e uno un po' più avanzato. Essendo a digiuno sui processi algoritmici e sui linguaggi di programmazione klingon, poteva essere una buona idea farsi una base, soprattutto ora che i rapporti tra federazione e impero klingon erano straordinariamente buoni. T’Mihn dubitava che quella fragile alleanza sarebbe durata a lungo (anzi, probabilmente si sarebbe sfaldata ancor prima che i suoi emotivi cugini romulani avessero rinunciato all'idea di espandersi in territorio federale/klingon) ma la situazione attuale era ottima per poter studiare qualcosa in più su quella specie guerrafondaia.

Stava per tornare da Joanna quando le cadde l'occhio su di un piccolo carrello portalibri fluttuante poco lontano. L'incidente di poco prima era ancora ben presente nella memoria della vulcaniana, quindi poteva essere una buona idea utilizzare uno dei carrelli a disposizione degli utenti per trasportare tutti i volumi da loro scelti fino alla sala privata. Così posò i due volumi sul piccolo carrello e cominciò a dirigerlo verso la zona lettura.
#12

Joanna McCoy

Human

 
Joanna fece un altro cenno con la testa in risposta a Min, la osservò sparire tra le scaffalature e solo in quel momento distolse lo sguardo. Nell'attesa si mise a sedere sulla sedia più vicina e iniziò a sfogliare distrattamente uno dei libri che aveva preso. 

Biochimica era sicuramente una materia interessante, Joanna però preferiva anatomia o genetica e le differenze tra gli organismi dei vari pianeti. Non sapeva se era stato il trasferimento su Centaurus a far nascere la sua passione per tutte le creature o se erano state le sue letture. Era certa però che voleva viaggiare per poter scoprire nuovi organismi e studiarli, non le bastava conoscere l'universo attraverso i libri, voleva vederlo con i propri occhi. Per questo aveva deciso di iscriversi all'Accademia, sperava un giorno di lavorare dentro un'astronave come faceva suo padre. Perché non riusciva a capirla? Credeva forse che sua figlia non era in grado di fare quel lavoro? 

Sospirò chiudendo gli occhi per un momento, si portò una mano sul volto e poggiò il gomito sul tavolo. Aveva passato alcune notti insonni continuando a chiedersi se davvero era portata per fare l’infermiera. A volte arrivava a convincersi che lo era, altre che forse stava sbagliando tutto, alcune notti finiva con l'addormentarsi senza una risposta.
I suoi voti erano ottimi, ma Joanna era consapevole che questo non bastava, non era solo lo studio a rendere un'infermiera o un medico competente. C'erano tanti altri fattori da considerare, non sapeva se possedeva tutte le caratteristiche necessarie.
Posò la fronte sul libro dandosi un leggerlo colpo di testa come per scacciare i pensieri, sapeva che non avrebbe funzionato eppure l'aveva fatto. 
Devo smetterla di deconcentrarmi per pensare a queste cose, farmi prendere dall'ansia non mi aiuterà ad ottenere quello che voglio.
Alzò il viso dal libro con decisione prendendo un bel respiro, perdere tempo con quei pensieri era inutile e dannoso per i suoi studi, che senso aveva fasciarsi la testa prima del dovuto? Non poteva rispondere a quei dubbi in quel momento, solo l'esperienza sul campo l'avrebbe aiutata a capire.
Chiuse il libro che aveva davanti e si voltò verso gli scaffali dove la vulcaniana era sparita poco prima, sentiva i passi con più chiarezza, forse Min aveva trovato quello che cercava e stava tornando.
 

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È'questa la maledizione dell'essere me.Èe
Sapere che il libero arbitrio è una barzelletta e io sono la battuta finale. (Layla Rose Miller/X-Factor)

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#13

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T’Mihn K'vek | Vulcan

Klingon. Perché, tra tutte le possibilità, aveva scelto l'informatica klingon? Quel pensiero la colse mentre percorreva la breve strada che la separava dalla zona lettura, il carrello portalibri che fluttuava davanti a lei. A poca distanza dei volumi che aveva scelto, nello stesso scaffale, c'erano anche libri sull'informatica romulana. I suoi occhi li avevano colti, il suo cervello li aveva registrati, ma T’Mihn li aveva scartati, anzi non li aveva nemmeno presi in considerazione.

Visto l'attuale situazione bellica, non avrebbe avuto più senso comprendere come violare i sistemi romulani? Sì, sicuramente quei volumi contenevano informazioni datate, ma quello valeva anche per i due volumi che aveva scelto. Leggerli, studiarseli, non l'avrebbe resa in grado di compiere con successo un'azione di hackeraggio nei confronti di un sistema klingon, ma era comunque una buona base di partenza per imparare quantomeno le basi del linguaggio di programmazione di quell'impero.

Quindi era stata solo una coincidenza l'aver scelto una specie e non l'altra? Un capriccio del momento? O era stata colta da un momento di emotività, dal desiderio di cancellare in qualche modo qualunque cosa fosse collegata con i romulani? T’Mihn non aveva mai avuto nulla contro i romulani, almeno non prima che Ŏ'ŗên - meglio conosciuto come Nero - distruggesse il suo pianeta natale. Li aveva considerati come degli idioti che erano rimasti attaccati alle loro emozioni e alla loro violenza al posto di abbracciare la logica di Surak, ma non aveva provato odio e risentimento nei loro confronti. Non come era successo durante e dopo la distruzione di Vulcano, quando il terrore aveva vinto la logica, dimostrando quanto ancora lei avesse da imparare.

Eppure, era logico non considerare l'Impero Stellare Romulano e i suoi abitanti colpevoli delle azioni di un folle che proveniva da una dimensione temporale differente dove aveva perso tutto, se non il desiderio di vendicarsi su l'unica persona che poteva in qualche modo considerare colpevole della distruzione di Romulus, in quanto il suo aiuto era arrivato in ritardo. Una motivazione assurda, che denotava la sua instabilità mentale, ma in un certo qual modo psicologicamente comprensibile, per quanto non approvabile. Di conseguenza, il suo involontario tentativo di evitare qualunque cosa fosse legata ai romulani, era decisamente assurdo.

T’Mihn bloccò il suo passo, considerando per un istante se tornare indietro e sostituire i volumi che aveva riposto sul carrello con quelli che aveva inconsciamente ignorato, ma poi decise di lasciar perdere. Era quasi tornata da Joanna, non sarebbe stato corretto tornare indietro ora. E aveva tutto il tempo, quasi tre anni, per poter studiare l'informatica romulana. Ok, forse quel ragionamento era più una scusa che il risultato dell'applicazione della logica, ma in quel momento a T’Mihn non interessava. Le bastava avere una buona scusa per mettersi la coscienza a posto e proseguire per la sua strada.

Così la vulcaniana riprese a camminare, sbucando dalle file di scaffali ed entrando nella zona dedicata alla lettura. Raggiunto il tavolino dove aveva lasciato poco prima Joanna, disse: Eccomi. Ho preso un carrello portalibri così non avremo difficoltà a portare tutti i volumi fino alla sala privata. Probabilmente quello che aveva appena detto era ovvio, ma era sicuramente meglio di dire qualcosa come 'metti i libri qui così nel tragitto non li farai cadere'. Ok, forse quel concetto era sottinteso in quelle parole, ma non credeva che l'umana si sarebbe offesa per così poco.
#14

Joanna McCoy

Human

Ormai il rumore dei passi era inconfondibile, Joanna si alzò dalla sedia e la rimise a posto senza fare troppo rumore. Poggiò le mani sul tavolo e poco dopo si ritrovò di nuovo la vulcaniana davanti, subito notò il carrello portalibri davanti a Min e arrossì leggermente al ricordo di quanto era accaduto prima. 
Sapeva che i vulcaniani erano più forti degli umani, dubitava che era stato preso per la comodità di entrambe, forse era più per evitare che lei facesse cadere nuovamente i volumi. Perché non ci aveva pensato? Forse perché non ne aveva visto uno nelle vicinanze e le era completamente sfuggito di mente.

Oh beh…Sì, hai avuto un'ottima idea, non vorrei far ricadere tutto un'altra volta.

Fece un leggero sorriso imbarazzato pronunciando quelle parole per poi voltarsi e raccogliere i suoi libri, li poggiò nel carrello. 
Lo sguardo cadde nei libri che Min aveva preso, era piuttosto curiosa di vedere di che cosa si trattasse, ma in quel momento non riusciva a leggere bene i titoli. Avrebbe potuto chiederlo direttamente alla vulcaniana, ma non sapeva come l'avrebbe presa. Magari poteva dare un'occhiata non appena arrivate nella sala privata.

Beh…Possiamo andare, se vuoi.

Si morse leggermente le labbra pensierosa distogliendo lo sguardo dal carrello e da Min, dopotutto non era affar suo quello che aveva scelto di leggere. Joanna era stata sempre una persona curiosa, solitamente però si limitava a studiare gli altri da lontano e in silenzio. Questo metodo non poteva funzionare con i vulcaniani, troppo difficili da capire solo osservandoli, dopotutto basavano tutto sulla logica. Sembrava quasi che non provassero sentimenti. In realtà questa cosa non l'aveva mai ben capita, provavano i sentimenti ma li sopprimevano? Avrebbe voluto scoprire di più sui loro metodi, ma era certa che non avrebbe mai capito sul serio.

Non vorrei risultare invadente, non mi offendo se non mi risponderai, ma mi stavo chiedendo…Tu di che sezione sei? Non mi sembra di averti mai visto a lezione, non so se è perché siamo di anni diversi o se studi altre cose rispetto a me.

Sperava che il suo interesse non infastidisse Min, non voleva essere invadente. Era preoccupata che potesse dire o fare qualcosa di sbagliato, dopottutto i vulcaniani erano molto diversi rispetto agli umani. Non voleva offendere in alcun modo quella vulcaniana, dopottutto era stata piuttosto gentile con lei. 
Si chiese se anche Min stesse calibrando i suoi gesti e le sue parole, le era piuttosto grata in caso, era consapevole di essere leggermente permalosa riguardo certi argomenti.

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#15

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T’Mihn K'vek | Vulcan

Era evidente che Joanna fosse imbarazzata. Era stato per il suo gesto? Per le sue parole? T’Mihn, abituata a considerare scorrette e quasi impure quelle emozioni e quindi a tentare di sopprimerle, non riusciva a comprendere pienamente. In ogni caso l'umana non sembrava essersela presa troppo male, anzi era riuscita anche a farsi un'autocritica nonostante le emozioni che sembravano starla per sotterrare.

Dev'essere difficile non avere un controllo ottimale delle proprie emozioni. Si ritrovò a pensare la vulcaniana, per quanto lei stessa non fosse in grado di sopprimere del tutto le proprie. Eppure, anche se lei aveva ancora molta strada davanti prima di poter anche solo pensare alla possibilità di sottoporsi al Kolinahr, sicuramente la sua dedizione alla logica e i suoi esercizi di meditazione erano dei potenti aiuti che Joanna non aveva.

Dopo che Joanna posò i suoi libri sul carrello e annunciò di essere pronta per dirigersi verso la sala privata, T’Mihn si limitò ad annuire. Cominciò a muoversi verso l'uscita della sala lettura, il carrello portalibri sempre davanti a lei, mentre ascoltava quello che l'umana - dopo un attimo di silenzio - aveva cominciato a dire.

Joanna non si stava facendo problemi inutili? Perché avrebbe dovuto risultare invadente soltanto chiedendole che sezione frequentava? Non era certo un'informazione confidenziale o strettamente personale, quindi T’Mihn non riusciva a comprendere il problema. Non che fosse una novità: gli umani erano entità quasi incomprensibili per lei.

Sezione scientifica. Si limitò quindi a rispondere, per quanto probabilmente non fosse una novità che un vulcaniano scegliesse proprio quella sezione. Non che ci fossero molti vulcaniani in accademia, e questo avveniva ancor prima della distruzione di Vulcano: se si doveva scegliere tra l'Accademia della Flotta Stellare e l'Accademia delle Scienze Vulcaniana, non era logico scegliere la seconda? E non tutti erano come lei che aveva avuto la possibilità di frequentarle entrambe. Informatica, per la precisione. Decise di aggiungere, per quanto non fosse strettamente necessario specificarlo.

Tu sei nella sezione medica, giusto? Domandò poi, più per un pallido tentativo di proseguire la conversazione (che probabilmente aveva inabissato con la sua involontaria stringata risposta) che per un vero e proprio bisogno di conferma. Chi altri avrebbe potuto studiare biochimica? O forse c'era qualche corso su di essa anche nella sezione scientifica? A dire il vero non se lo ricordava, visto che il suo interesse si incentrava sull'informatica. Non che andasse male nelle altre materie, ma si impegnava giusto il necessario per passare gli esami con un buon voto... ossia ben poco. Forse non un comportamento molto logico, ma per il quale T’Mihn era in grado di trovare una scusante pseudo-logica: se voleva migliorare il più possibile nell'ambito informatico, allora aveva bisogno di utilizzare il suo tempo al meglio, anche sacrificando materie (per lei) meno importanti.
#16

Joanna McCoy

Human

Iniziò a camminare al fianco di Min, si guardava intorno cercando di memorizzare la strada in modo da poterla ricordare. Un giorno doveva farsi un giro completo della biblioteca, chissà quale altre zone interessanti non aveva ancora visto, doveva seriamente rimediare. 

Ascoltò le parole della vulcaniana e fece un cenno pensieroso con la testa. Min era specializzata in informatica, materia che per Joanna era difficile da capire. I medici dovevano usare strumenti tecnologici avanzati e i PADD, ma oltre a quello e qualche altra nozione base la ragazza non conosceva altro.

Informatica…Io sono davvero negata in materia, i miei genitori non sono molto amanti della tecnologia, soprattutto mio padre.

Fece un cenno con la testa alla domanda di Min, non potè fare a meno di sorridere, a volte ancora stentava a credere di far parte dell'Accademia. Per anni aveva desiderato entrarci, poter studiare medicina con i migliori professori della Flotta. 

Sì, sono al primo anno. Per il momento sto cercando di diventare infermiera, ma spero in futuro di poter aspirare ad essere un medico.

Sperava di poter lavorare al fianco di suo padre, sapeva però che l'Enterprise era una delle migliori navi della Flotta, doveva dare il meglio, se voleva essere presa come infermiera. Certo avrebbe accettato qualsiasi ruolo, l'importante era svolgere il suo compito bene e con passione, ma sentiva che lavorare con suo padre poteva esserle di grande aiuto. Sapeva della fama del dottor McCoy, inoltre le piaceva l'idea di poter passare del tempo con lui.

Aveva però qualche dubbio sul suo futuro come medico, temeva di non esserne in grado. L'infermiera doveva lavorare al fianco di un dottore, era quest'ultimo a dover fare delle scelte. Per questo aveva deciso momentaneamente di provare come infermiera, l'esperienza poteva aiutarla a capire come diventare un buon medico, magari in futuro poteva avere una promozione.

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#17

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T’Mihn K'vek | Vulcan

Genitori non amanti della tecnologia? Non era un po' anomalo in tempi come quello in cui si faceva praticamente tutto tramite la tecnologia, da replicare un pasto a viaggiare nello spazio? Ma, a pensarci bene, se in un universo così globalizzato c'erano ancora estremisti xenofobi come gli affiliati a Terra Prime, allora perché non avrebbero dovuto esserci individui che non amavano la tecnologia? Soprattutto vedendo come, nel passato della Terra ma anche di molti altri pianeti, la tecnologia avesse causato più di una catastrofe ambientale.

Potrei dire altrettanto sulle discipline mediche. Commentò la vulcaniana, quando Joanna ammise che lei e l'informatica non erano sintonizzate. Se cominciassi a studiare medicina potrei arrivare a comprenderne la teoria, ma non riuscirei mai a prendermi la responsabilità di avere tra le mani una vita. L'indirizzo di studi che stai frequentando è stato - se mi permetti - una scelta coraggiosa.

L'idea iniziale era stata quella di dire a Joanna che ognuno aveva la propria strada e le proprie conoscenze e che quindi non era poi così anomalo o preoccupante che lei fosse negata in informatica, ma in qualche modo la vulcaniana si era involontariamente allontanata da quel semplice concetto e aveva parlato di sé più del dovuto. Non che fosse un problema, anzi probabilmente era un bene visto che doveva pur cominciare a relazionarsi con i non vulcaniani, ma un po' la metteva a disagio.

L'arrivo nella zona delle salette private di lettura la salvò dalle emozioni che stavano per sommergerla, superando la barriera protettiva - forte ma nel contempo fragile - della logica vulcaniana. Parcheggiando temporaneamente il carrello di fianco ad una delle porte presenti in quel lungo corridoio, T’Mihn diede un'occhiata al piccolo pannello presente a fianco della soglia chiusa. Sì, quella sala privata era libera. Evidentemente aveva ragione Joanna: in quell'orario erano ben pochi coloro che non stavano seguendo un corso, e quei pochi difficilmente avrebbero scelto di chiudersi in biblioteca a studiare.

Aperta la porta cliccando su di un semplice pulsante nel display, T’Mihn recuperò il carrello portalibri e superò la soglia, sicura che Joanna l'avrebbe seguita. L'interno della sala non era troppo grande, ma era abbastanza accogliente. C'era un tavolo ovale di dimensioni medio-piccole, attorniato da diverse sedie, una piccola scaffalatura vuota e alcuni terminali del computer per accedere al database virtuale della biblioteca. Il tutto era in stile contemporaneo e si abbinava perfettamente al resto della biblioteca. Una morbida moquette ricopriva la pavimentazione e vicino alla porta c'era un pannello per personalizzare i valori ambientali del luogo: principalmente temperatura e luminosità.
#18

Joanna McCoy

Human

Fece un cenno con la testa alle parole della ragazza e sorrise, aveva capito quello che le voleva dire. Insomma non bastava studiare per essere bravi in una disciplina, bisognava essere portati o avere la passione, meglio ancora possedere tutti e tre i requisiti. 
Sapeva che fare l'infermiera era uno dei mestieri più difficili, soprattutto se non si aveva un vero e proprio interesse. Si parlava di esseri viventi, salvare la vita o vederli morire e doverlo accettare. Non era affatto semplice. Purtroppo era consapevole che c'era anche quella possibilità, la medicina poteva guarire moltissime malattie, ma c'erano mali che non avevano cura.

Non mi ritengo una persona molto coraggiosa, ma so che i miei studi implicano anche questo. Da piccola era solo una curiosità, mi piaceva toccare e osservare gli strumenti di lavoro di mio padre e non mi rendevo conto di quanto fossero importanti. Studiando determinate materie ho iniziato a provare una vera e propria passione per la medicina, ho sentito il desiderio di poter essere utile curando e confortando i malati.
A volte ho paura di sbagliare o di vedere morire quel paziente, ma sento che lavorare come infermiera sia l'unica cosa giusta per me. Quindi sì, forse è una scelta coraggiosa, ma credo ne valga la pena.


Si rese conto solo in quel momento di aver esagerato a parlare, Min non le aveva di certo chiesto quello e forse nemmeno le interessava. Quelle parole erano uscite spontaneamente dalla sua bocca, quasi uno sfogo per tutte quelle notti insoni passate a pensare al suo futuro.
Fortunatamente erano arrivate davanti a un lungo corridoio, forse le salette private si trovavano proprio lì. Joanna decise di rimanere in silenzio, ancora imbarazzata per essersi fatta sfuggire quello sfogo con una perfetta estranea. Si limitò perciò a seguirla senza dire una parola, non appena aperta la porta si sporse per poter osservare la sala. Non era certamente una stanza grandissima, ma la ragazza si aspettava un posto più piccolo. Dopo essersi guardata intorno decise che le piaceva, era tranquillo e quasi accogliente, sicuramente più silenzioso rispetto alla sua camera. 
Notò subito il pannello vicino alla porta, era sicuramente quello per cambiare la temperatura, si mise davanti ad esso e si voltò per guardare Min.

Bene, direi di alzare la temperatura. Che ne dici di 27 gradi? O la preferisci più alta?

Joanna aveva sempre odiato il freddo, dopottutto si era abituata alla temperatura di Centaurus, i soli che lo illuminavano rendevano l'inverno quasi inesistente. Certo poteva stare bene con meno gradi, ma non voleva che Min sentisse freddo. Anche lei faticava ad abituarsi alle temperature della Terra, nonostante fosse il suo pianeta natale, ma la sua fisiologia rendeva la cosa più sopportabile. Per i vulcaniani non doveva essere affatto facile, solo in quel momento aveva fatto caso a questa cosa.

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T’Mihn K'vek | Vulcan

Era così facile per gli umani aprirsi agli altri? O forse non era una questione di specie ma di carattere. T’Mihn era una persona più introversa, che preferiva starsene per conto suo più che in mezzo agli altri, mentre Joanna probabilmente era estroversa. O, quantomeno, più aperta di lei.

In ogni caso, le parole di Joanna erano interessanti. La sua passione arrivava dall'infanzia. T’Mihn poteva dire altrettanto? I vulcaniani e la scienza erano strettamente interconnessi, tanto che la maggior parte dei membri di quella specie che entravano nella flotta stellare sceglievano la sezione scientifica. Lei, sin da piccola, si era appassionata all'informatica, ma era stata una sua scelta o una conseguenza dell'ambiente culturale in cui era nata e cresciuta? Non che avesse molta importanza, anche perché non sarebbe riuscita ad immaginarsi a fare qualcosa che non centrasse con l'informatica.

Ventisette gradi vanno bene, grazie. Rispose alla domanda di Joanna, considerando prima di parlare anche il poco che sapeva sulla tolleranza umana alle alte temperature. Per quello che la riguardava, l'importante era che la temperatura fosse più alta del gelo esterno e della ventina di gradi presenti in biblioteca, poi era disposta ad andare incontro alla nuova... amica? conoscente? compagna di studi?

Comunque, c'era una cosa che l'aveva colpita delle parole di Joanna, ossia l'accenno al padre. Non era così anomalo che la figlia di un dottore decidesse di studiare medicina, eppure quella frase le aveva fatto scattare una specie di campanello mentale. Qual era il cognome di Joanna? Le ci volle un attimo per recuperare quel frammento di informazione dalla propria mente in quanto, quando l'umana si era presentata, lei non aveva dato grande importanza al suo cognome. McCoy, era McCoy. Si ricordò infine.

Per caso, sei figlia o parente di Leonard McCoy? Si ritrovò a domandare prima di rendersene conto, a causa del collegamento mentale che aveva fatto tra Joanna e l'ormai famoso ufficiale medico capo della USS Enterprise. Solo dopo aver pronunciato la domanda si rese conto che una frase simile avrebbe potuto dar fastidio, ma ormai il danno era fatto.

Mentre ancora rifletteva sulla possibile gaffe e sulla logicità del domandare o meno informazioni sui famigliari ad una persona appena conosciuta, T’Mihn poté sentire un leggero vociare provenire oltre alla porta ormai chiusa. Non riusciva a comprendere cosa veniva detto, ma il fatto che le voci - per quanto indistinte - si sentissero dall'interno della saletta dimostrava che chiunque stesse passando per il corridoio stava chiacchierando senza preoccuparsi minimamente di abbassare la voce in quanto si trovava in una biblioteca.
#20

Joanna McCoy

Human


Perfetto!

Alla conferma di Min iniziò a regolare la temperatura in modo da portarla a ventisette gradi, più sollevata di poter studiare al caldo piuttosto che tenere la giacca della divisa. Una cosa che amava era stare comoda mentre studiava, solitamente preferiva indossare una tuta o un pigiama quando si trovava nella sua stanza, ovviamente questo in biblioteca non era possibile. 
Stava per domandarle se voleva modificare anche la luce, quando venne anticipata da Min che le chiese di suo padre. Non rispose subito, sentire quel nome aveva portato a galla tantissime emozioni.
Era fiera di suo padre e gli voleva bene, ma in quel momento era anche arrabbiata con lui per quello che le aveva detto l'ultima volta e perché ancora non l'aveva richiamata. 
Certo aveva un ruolo importantissimo dentro l'Enterprise, non aveva però un attimino per chiarire con sua figlia? 
Si morse leggermente il labbro cercando di non pensare nuovamente al litigio e a quanto sentisse la mancanza di suo padre. 
Tentò di sorridere mentre si voltava a guardare la vulcaniana facendo un cenno con la testa, dai suoi occhi però si notava la nostalgia che provava solo a sentirne il nome.

Sì, sono sua figlia.

Non si aspettava una domanda del genere, si era perfino scordata di averle detto anche il cognome. Il discorso le aveva fatto dimenticare quello che aveva detto prima?
Nonostante la carica del padre, era raro che le ponessero quella domanda; i professori sapevano della sua parentela con ufficiale medico capo dell’Enterprise, mentre la maggior parte dei suoi compagni o non chiedeva o non era veramente interessato e per Joanna era un bene.  Solitamente quando parlava dell’uomo mostrava una punta d’orgoglio, ma non voleva assolutamente che qualcuno la giudicasse come “la figlia di Leonard McCoy”. 
Lei era semplicemente Joanna e così voleva essere considerata. 

Distolse lo sguardo e l’attenzione dall’altra per voltarsi verso la porta dietro la quale si sentiva un forte vociare. Era vero che anche loro avevano parlato, ma il tono era sicuramente più basso di quello che stava sentendo ora.

Spero che le nostri voci non si sentivano o che veramente non c’era nessuno. Non vorrei che qualcuno avesse sentito il mio sfogo. Si trovò a pensare mentre fece una smorfia infastidita. 

Mi auguro sia uno scambio di battute brevi, altrimenti sarà impossibile studiare.

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